È stato firmato dal premier Giuseppe Conte e pubblicato in Gazzetta Ufficiale, nella tarda serata di ieri, il decreto legge approvato dal Consiglio dei Ministri sulle disposizioni anti-Covid19, il virus che negli ultimi giorni ha fatto registrare una preoccupante nuova impennata di contagi. Il testo, pubblicato nella G.U. numero 125, si intitola “Misure urgenti connesse con la proroga della dichiarazione dello stato di emergenza epidemiologica da COVID-19”, e autorizza la proroga al 31 gennaio dello stato di emergenza in conseguenza della dichiarazione di “emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale” da parte della Organizzazione mondiale della sanità (OMS). Tra le disposizioni più rilevanti, impone l’obbligo di avere sempre con sé un dispositivo di protezione delle vie respiratorie e di indossarlo qualora ci si trovi vicini a persone non conviventi. Nessun obbligo di mascherina, invece, se si è all’aperto e nei casi in cui sia garantita in modo continuativo la condizione di isolamento. E nemmeno quando si è seduti a scuola per seguire le lezioni se è garantito il distanziamento minimo di un metro.
Marcello Pacifico, leader del sindacato Anief, sostiene che “il rispetto delle regole è alla base del vivere civile e diventa una necessità importante rimarcare questa esigenza: dobbiamo essere consapevoli che, se non adottate, possono subirne delle conseguenze negative davvero tante persone. Sia per gli studenti, sia per chi lavora a scuola. Ad iniziare dai lavoratori potenzialmente fragili, che nei nostri istituti sono in alto numero. Ma il rischio c’è anche per tutti coloro che hanno maggiore vulnerabilità psico-fisica, quindi per il personale scolastico costretto a svolgere per anni e anni una professione indiscutibilmente “gravosa”. Pure introdurre una indennità di 10 euro al giorno, per compensare il rischio biologico e pure quello sul lavoro gravoso, simile alla diaria già assegnata a medici e infermieri, sarebbe un provvedimento di buon senso. Oltre che una risposta concreta a chi pensa che stare in classe con decine di alunni non costituisce pericoli. Come sarebbe auspicabile prevedere una finestra di uscita dal lavoro a 61-62 anni”.