Anche se la richiesta di trasferimento è tornata quest’anno a essere ordinaria e volontaria, il numero di richieste di cambio sede rimane altissimo: il motivo è l’aver assunto, con la riforma della Buona Scuola, decine di migliaia di docenti lontano dalla propria provincia di appartenenza. Anche quando i posti erano disponibili in sedi molto più vicine. Questi insegnanti, giustamente, chiedono ora di avvicinarsi. C’è poi il problema della correttezza delle operazioni: i parametri utilizzati dai tecnici del Miur per impostare l’algoritmo che regola i trasferimenti continuano a essere segreti. Mentre erano state promesse regole chiare e certe.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): purtroppo, in pochi verranno soddisfatti perché la maggioranza degli insegnanti che ha espresso la volontà di cambiare scuola, per avvicinarsi a casa, è del Centro-Sud. Dove però il numero di abbandoni scolastici rimane altissimo, alcuni istituti addirittura chiudono e il numero di cattedre libere è ridotto ai minimi termini. Se si fosse dato ragione all’Anief, che da anni chiede un organico maggiorato proprio per le zone disagiate, ad alta presenza migratoria e con una bassa incidenza culturale del territorio, anche la mobilità ne avrebbe giovato. Uno degli aspetti inquietanti del sistema è anche quello della soprannumerarietà di tanti docenti, finiti loro malgrado negli ambiti territoriali: il nostro sindacato continua a raccogliere lamentele e richieste di impugnazione per l’errata formulazione delle graduatorie interne d’istituto.