Varie

Caro/a socio/a, collega

il nostro Sindacato, nato nel dicembre 2008, ha provato in questi tre anni di silenzio o accondiscendenza alle scelte ministeriali da parte degli altri sindacati, ad opporsi, spesso con successo, nelle aule parlamentari e giudiziarie ai tagli sul sostegno, allo sfruttamento del precariato, alla mortificazione della professione del personale docente, ata o ricercatore. L’eco che la stampa ha riservato ai comunicati dell’Anief ne è la prova in un’editoria che è sempre più orientata politicamente e sindacalmente.

Alcuni di voi hanno accettato la sfida di aiutare gli altri nella segreteria nazionale o negli sportelli territoriali e di mettersi in gioco in prima persona rappresentando gli interessi di tutti nei rapporti con l’amministrazione tra gelosie, invidie, ostruzionismi, diffamazioni degli altri sindacalisti ma anche ringraziamenti sentiti e vivi di persone che ancora credono alla giustizia sociale e alla progressione civile.

L’Anief ha cambiato il modo di fare sindacato come lo dimostrano le diverse intese siglate con gli altri sindacati non rappresentativi che pur con una storia decennale ne hanno riconosciuto la spinta propulsiva delle sue azioni, la bontà e la determinazione e come lo dimostrano i duri e violenti attacchi ricevuti da parte di organizzazioni sindacali nate più di 100 anni fa.

Il contenzioso sul pettine ha permesso la riapertura delle graduatorie per 30.000 colleghi che hanno scelto di cambiare provincia ed ha prodotto l’accantonamento di alcuni dei 10.000 posti dati in ruolo dalle vecchie graduatorie, pur in presenza di un intervento del legislatore che è stato dichiarato incostituzionale. La riassunzione del ricorso al giudice del lavoro, indipendentemente dall’esito del contenzioso al Tar visto il conflitto di competenza sollevato da altri sindacati alle Sezioni Unite della Cassazione, porterà a tutti i ricorrenti/aventi diritto il posto in ruolo anche con procedure d’urgenza laddove riconosciute dal giudice, e il giusto risarcimento danni vantato.

Il ricorso avverso le sole 67.000 immissioni in ruolo, sulla scia della sentenza del Consiglio di Stato, porterà il Miur probabilmente a rivedere il criterio di ripartizione dei posti dati in ruolo nelle diverse aree del Paese.

La lunga campagna d’informazione e di organizzazione dei ricorsi per la stabilizzazione dei precari, il riconoscimento degli scatti e l’assegnazione dei contratti al 31 agosto su posti vacanti e disponibili, ha costretto tutti gli altri sindacati a investire tutte le loro strutture del problema e ora finalmente giunge nelle aule dei tribunali, per via del tempo utilizzato a creare la rete territoriale dei terminali sindacali e legali. Il loro esito è scontato visto che la normativa europea non può essere superata dal nuovo intervento del legislatore, cosicché il loro iter può essere considerato una polizza assicurativa per quanto di voi dopo anni di precariato ancora attendono il ruolo.

Il contenzioso per lo spostamento del punteggio già dichiarato all’atto dell’aggiornamento è stato bloccato anch’esso da un intervento del legislatore e in questo momento ci costringe a iniziative individuali al giudice del lavoro per sollevare una questione di incostituzionalità della norma, al fine di riprendere sempre nel tribunale ordinario la questione in maniera seriale.

Tutti i nuovi e vecchi ricorsi presentati al Tar Lazio sulle graduatorie, comunque, dopo le decisioni dell’adunanza plenaria del Consiglio di Stato, dovranno essere in maniera precauzionale riassunti presso il giudice del lavoro, in attesa di un ripensamento della questione sulla giurisdizione da parte della suprema corte.

L’attenzione al dramma del precariato, però, non ci ha allontanato dal contrastare la progressiva mortificazione dei diritti e della professionalità acquisita dal personale di ruolo: i ricorsi annunciati avverso il blocco della mobilità e l’accorpamento dei primi due gradoni stipendiali per i 65.000 neo-assunti ne sono l’apice dopo che stanno per essere depositati, finalmente, nelle aule dei tribunali i primi ricorsi per il riconoscimento dello sblocco degli aumenti stipendiali e del contratto, come del riconoscimento titolo SSIS o di supervisore di tirocinio ai fini della mobilità.

Senza per niente dimenticare quanti hanno diritto a inserirsi nelle graduatorie perché in possesso di un titolo abilitante, come lo dimostrano anche le iniziative legislative promosse e che dovranno avere un esito privilegiato nell’esame del Parlamento nei prossimi mesi.

La ricerca di una valorizzazione della nostra categoria, ci ha portato con ostinazione ad ottenere il riconoscimento di ente di formazione da parte del Miur così da offrire le tante collaborazioni per un servizio di qualità, dalla preparazione al concorso a dirigente dove abbiamo ricorso per gli esclusi, a quella per Dsga o per l’accesso al Tfa senza nulla trascurare in merito a tematiche sensibili quali la formazione del personale in servizio, docente e Ata, con attenzione al sostegno, ai disturbi di apprendimento, al passaggio di area.

Pur volendoci distanziare dagli altri sindacati, coscienti della necessità di offrire alcuni servizi essenziali, ci siamo dotati di un’assicurazione per il personale in servizio contro gli infortuni personali e dei discenti,  di convenzioni con Caf e Patronati delle Acli che ora saranno estese ad altri enti, di intese per servizi bancari e legali con professionisti del settore, di sportelli di consulenza sindacale aperti al pubblico previa richiesta anticipata per mail.

E’ vero, l’Anief non ha la struttura di sindacati che ormai rappresentano il loro interesse, quasi un quinto potere ormai slegato dalle sue necessità ontologiche, tuttavia, non lo vuole neanche essere se questa azione la porta necessariamente a rinnegare la sua identità.

L’Anief siete tutti voi ed è per questo che vi chiedo di continuare a rinnovare la vostra fiducia nell’attivare la delega sindacale entro il mese di ottobre qualora abbiate avuto un contratto al 30 giugno o al 31 agosto o siate entrati di ruolo comunicando all’amministrazione il numero di partita o l’attivazione del vecchio numero di partita dichiarato e di presentarvi se di ruolo o di presentare un candidato per la lista RSU dell’Anief affinché possiate esprimere il vostro diritto di voto, attraverso la compilazione del modello di pre-candidatura.

Il nuovo anno scolastico che inizia assume una rilevanza particolare perché finalmente dopo tre anni di bavaglio (2009-2011) ti sarà data la possibilità nel marzo 2012 di decidere quale sindacato ti debba rappresentare nei tavoli negoziali con l’ex-provveditore, il direttore regionale, il ministro per il prossimo triennio 2012-2014. Basta votare la lista sindacale alle elezioni Rsu ed avere una delega attiva al 31 dicembre 2011.

Senza candidati non si vota la lista e senza la lista Anief potrà scomparire, persino, la stessa idea di contrattazione su tematiche sensibili come sta avvenendo, purtroppo, negli ultimi mesi su aumenti di stipendio, assegnazioni ai plessi, procedure di mobilità.

Stato del Contenzioso al Tar Lazio e invio istruzioni operative per la prosecuzione dei ricorsi al Giudice del lavoro.

ANIEF informa che sono in corso di invio a tutti i soci, tramite newsletter, le istruzioni operative per la prosecuzione al GdL di tutti i ricorsi TAR attivati tra il 2007 ed il 2011.

Coloro che non dovessero averle ricevute entro le ore 24:00 di lunedì 26 settembre dovranno segnalarlo alla Segreteria nazionale o al proprio referente territoriale, che provvederanno tempestivamente ad inviarle ai richiedenti.

Chi non avesse aderito entro le scadenze indicate ai ricorsi avverso il DM 44/2011 o i DD. MM. precedenti potrà farlo adesso inviando una mail all’indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. avente per oggetto il tipo di ricorso a cui si intende aderire (ad es., “Strumento musicale”) e per contenuto i propri dati anagrafici completi di recapiti telefonici (fisso e cellulare) ed e-mail (clicca qui per consultare l’elenco dei ricorsi proponibili).

I dati dimostrano come negli ultimi tre anni le scelte politiche del reggente del Miur, concordate sistematicamente con alcune OO. SS., abbiano allontanato la scuola italiana dall’Europa, contribuito a mortificare la professione degli insegnanti, disposto un servizio ristretto agli studenti.

Gli stipendi sono diminuiti negli ultimi dieci anni dell’1% mentre nella UE sono cresciuti del 7%; a parità di grado di istruzione, sono in Europa del 40% maggiori che in Italia, ma quale prospettiva futura aspetta 800.000 insegnanti? Ancora tagli, per via del blocco del contratto e degli scatti di anzianità disposto dal Governo per il quadriennio 2010-2013 con il consenso di alcune organizzazioni sindacali che hanno sottoscritto, persino, la scomparsa di un gradone stipendiale per i 30.000 neo-assunti nel 2011.

La spesa per l’istruzione è salita del 6% a casa nostra rispetto al 34% del Vecchio Continente, per un totale del 4,8% del PIL rispetto al 6,1% della UE, eppure il Governo senza alcuna seria opposizione dei sindacati ha tagliato 100.000 posti di personale docente/assistente tecnico-amministrativo e ha eliminato quasi 3.000 presidenze, lasciando tecnicamente più della metà degli edifici inagibili, a rischio, con aule sottodimensionate in rapporto ad alunni e personale educativo. E tutto ciò a parità di un tempo scuola complessivamente superiore alla media europea. Nel futuro, ancora tagli e accorpamenti tra istituti e classi concorsuali con il blocco del turn-over e il ritardo di un anno dei nuovi pensionamenti.

Pochi laureati, ma anche pochi fondi all’università con il blocco dei concorsi, la messa ad esaurimento del ricercatore universitario, il blocco della didattica con l’accorpamento dei corsi di laurea e la chiusura delle sedi periferiche dovuta all’assenza del personale docente strutturato, con conseguente proliferazione dei contratti gratuiti di insegnamento e della fuga di cervelli appositamente formati.

L’unica scelta di cui potrebbe vantarsi il Governo è la riduzione del personale docente: secondo la UE vi sono troppi insegnanti in rapporto al numero degli alunni, 1/11 rispetto a 1/16 ma ovviamente nel rapporto non si commenta il fatto che abbiamo 91.000 insegnanti di sostegno e 26.000 insegnanti di religione, caratteristica tutta italiana e apprezzata anche dalle famiglie che giustifica ampiamente tale sproporzione.

E non si vuole commentare la gestione pessima delle graduatorie ad esaurimento del personale docente, le plurime censure dettate dai Tribunali della Repubblica agli atti disposti dal ministro nei confronti del personale precario, che hanno così allontanato l’Italia dall’Europa da farne violare una precisa direttiva comunitaria.

Di fronte a questi dati oggettivi, il ministro Gelmini dovrebbe prendere atto di non essere stata minimamente in grado di gestire il settore dell’istruzione, dell’università e della ricerca in seno al Governo e farebbe bene per amor di patria a rassegnare le sue dimissioni, ma insieme ai suoi complici, ovvero a quei segretari generali di alcune organizzazioni sindacali della scuola che hanno in questi tre anni sempre sostenuto, coperto se non addirittura ispirato le sue scelte, perdendo di vista l’interesse dei lavoratori, delle famiglie, del Paese.

Soltanto con un nuovo ministro competente e nuovi leali sindacalisti si potrà rilanciare il settore dell’istruzione.

Tra omissioni, digressioni e dimenticanze, il ministro sfugge alle domande dei giornalisti e conferma di non saper reggere un ministero fondamentale per la crescita e il rilancio del Paese.
Sui nuovi concorsi, il ministro ribadisce che per il momento bastano quelli per dirigente scolastico, omettendo il numero di 3.000 presidenze cancellate ai seguito degli ultimi tagli e degli accorpamenti disposti dall’ultima legge finanziaria approvata (una scuola su sei nelle isole), rimandando lo scenario all’a. s. 2011-2012, senza chiarire che fine faranno i 12.00 futuri abilitandi a numero chiuso con il TFA al pari dei 100.000 abilitati con le SSIS negli ultimi 10 anni, ma almeno inseriti nel doppio canale per le assunzioni.
Sui posti accantonati per le assunzioni tra i 10.000 disposti dalle graduatorie retrodatate, il ministro, pur di non ammettere di continuare a eludere una sentenza della Consulta, in evidente imbarazzo, declina la sua responsabilità politica ai direttori regionali con una chiara digressione parlando, senza alcun riferimento reale, a un normale prosecuzione di accantonamento dei posti rispetto agli anni precedenti mai verificatosi, come se non fosse il titolare del suo dicastero o come se fossimo in una repubblica federale dove i direttori scolastici regionali sostituiscono il ministro pro-tempore, più volte sollecitato dall’Anief. Per la serie, homo faber fortunae suae…
Sul divieto di considerare gli anni universitari per il pensionamento introdotta dal Governo, il ministro esorta a solidarizzare con i più giovani che, però, reclamano lo stesso diritto, invitando a seguire il dibattito parlamentare ma dimenticando di discutere un provvedimento annunciato al termine di un vertice di maggioranza dall’on. Berlusconi.
A questo punto, il ministro Gelmini dovrebbe dimettersi per evitate brutte figure.

Anief, dopo aver difeso i precari, ora si scaglia contro il blocco dei contratti e degli stipendi per il personale di ruolo, predisponendo per i 67.000 neo-assunti nuove azioni, anche legali se necessarie, contro il blocco dei movimenti e l’eliminazione della prima fascia stipendiale.
La crisi del sindacato concertativo è effetto dell’attentato alle regole democratiche sulla rappresentanza dei lavoratori dovuto al rinvio delle elezioni RSU del 2009 e del rinvio della misurazione della rappresentatività sindacale, che ha aperto la strada alla violazione sistematica di gran parte dei diritti acquisiti dai lavoratori di ruolo della scuola su mobilità, stipendi, organici e contratti.
La maggior parte di quei sindacati che ha chiesto e avuto, in questi tre anni, compiacendosene (come risulta dalla risposta dell’on. Brunetta a una interrogazione parlamentare) la proroga della rappresentatività grazie al decreto delegato 150/2009 scritto dal ministro Brunetta - contrariamente a una norma precedente che vietava la proroga delle RSU - ha ceduto al Governo diverse prerogative dei lavoratori: dall’abolizione della mobilità per i primi cinque anni (come è stato richiesto, persino, in audizione parlamentare) e della prima fascia stipendiale per i neo-immessi (come sottoscritto nel recente CCNQ del 19 luglio 2011), al divieto di trattative negoziali su aumenti di stipendio e contratti (v. comunicati pubblicati dopo l’approvazione della norma che prevedeva la consultazione sull’utilizzo dei fondi nati dai 100.000 tagli) o formazione degli organici (prevista già nell’intesa sottoscritta dalle stesse confederazioni sindacali il 4 febbraio 2011).
Anief aveva provato a sbloccare le elezioni RSU per impedire a monte questo sfacelo, ma studiati espedienti (assenza di un decreto attuativo del decreto delega e quindi di un atto amministrativo) sono riusciti a impedirne l’azione giudiziaria fino a quando lo stesso Consiglio di stato non si è pronunciato sull’inopportunità di un eterno rinvio della misurazione della rappresentatività contro la libertà di scelta di rappresentanza dei lavoratori.
Già perché i diritti acquisiti possono essere rimodulati e sospesi ad tempus, come spesso anche la Consulta ha ricordato, ma non ad aeternum come sta avvenendo, trasformando la circostanza eccezionale in un nuovo ordine sociale. Così per le pensioni, per gli aumenti di stipendio, per la firma dei contratti, per le elezioni RSU, per la mobilità.
Il vecchio sindacato concertativo, nel frattempo, ha rinunciato a se stesso e ha dato il via libera al Governo a ritrattare diversi diritti acquisiti in trenta anni di lotta. Così non è più possibile per legge contrattare sugli scatti di anzianità del personale docente e ata di ruolo delle scuole - congelati per un quadriennio e destinati a scomparire in vista dell’introduzione del merito, salvo cancellare subito una prima fascia stipendiale per i neo-assunti; risulta impossibile firmare un contratto integrativo sulla mobilità del personale la cui assegnazione nelle istituzioni scolastiche è divenuta prerogativa del dirigente grazie anche all’intesa raggiunta dai vertici confederali con il Governo e il cui movimento è stato inibito per i neo-assunti per contentare il politico di turno. Tutto nel pieno disprezzo di principi costituzionalmente garantiti, di cui il sindacato si è impegnato soltanto a nasconderne la sistematica violazione attraverso ingannevoli comunicati, salvo oggi denunciarne l’evidenza vista la crisi politica corrente e l’opportunità di seguire il camaleonte.
L’Anief, nel frattempo, in questi tre anni, pur essendo esclusa dai tavoli negoziali e contrastata aspramente con attacchi personali e quotidiani su organi di stampa neanche troppo velatamente organizzati da questi stessi sindacati, ha ottenuto il riconoscimento per il personale precario a trasferirsi da una provincia all’altra, ha intrapreso una dura battaglia per il riconoscimento della parità di trattamento tra personale a tempo determinato e indeterminato (stabilizzazione, scatti di anzianità, contratti al 31 agosto su posti vacanti) che ha portato il Governo a sbloccare le immissioni in ruolo grazie ai ricorsi nei tribunali della Repubblica, agli scioperi proclamati, alle manifestazioni realizzate.
E’ evidente che di fronte a una legislazione, permanentemente d’urgenza, affidata dal Parlamento all’organo esecutivo governativo che svilisce anche il ruolo costituzionale costruito dai padri costituenti per il Sindacato, anche per il personale di ruolo della scuola diventa necessaria l’azione dell’Anief che deve intervenire con maggiore attenzione ed efficacia prima che scompaia la necessità di una qualsiasi attività negoziale. Pertanto, l’Anief, nel continuare l’azione legale per sbloccare il contratto collettivo nazionale e gli scatti di anzianità, si opporrà con determinazione con tutti gli strumenti legali e giudiziari disponibili anche al blocco della mobilità per il personale di ruolo neo-assunto come all’eliminazione del primo gradino stipendiale nella ricostruzione di carriera. Abbiamo già dimostrato come l’invarianza finanziaria per le nuove immissioni in ruolo fosse possibile senza comprimere i diritti dei lavoratori, né possiamo avvallare il blocco dei movimenti del personale neo-assunto dopo aver garantito il movimento dei precari. I principi alla base della nostra Costituzione non si barattano né per interessi politici, sociali o economici, né generali né particolari perché alla fine perdono soltanto le istituzioni e i fini a cui esse sono preposte e con esse, perdono tutti i cittadini, perdiamo tutti noi. Anche per questo stiamo lavorando a un progetto di un nuovo sindacato che possa ottenere la fiducia dei lavoratori della scuola alle prossime elezioni RSU previste nella primavera 2012 e recuperare il senso e il fine della sua stessa ragion d’essere nell’interesse di un Paese fondato sul diritto al lavoro. Già abbiamo una confederazione dalla nostra parte, manca soltanto il tuo contributo.