Il tribunale di Palermo solleva questione di legittimità costituzionale per violazione degli artt. 3, 36 e 38 richiamati dallo stesso giudice delle leggi nella sentenza n. 70/2015. Sono migliaia i ricorsi in corso di deposito per ottenere quanto spettante per il biennio 2012-2013, a partire da 3 mila euro di arretrati e mille a regime. M. Pacifico, presidente Anief, aveva denunciato subito l’illogicità, l’arbitrarietà e l’irragionevolezza del decreto legge n. 65/2015 rispetto anche a quanto deciso dal precedente Governo Letta nella legge 147/2013 per il triennio 2014/2016.
Il giudice ha rilevato nella sua ordinanza la profonda incongruenza con la scelta presa dal legislatore nella rimodulazione della perequazione tra anni differenti, e certamente maggiormente penalizzante voluta dal Governo Renzi rispetto alle aliquote decise dal Governo Letta (perequazione del 40% rispetto al 95% da tre a quattro volte il minimo INPS, del 20% rispetto al 75% da quattro a cinque volte, del 10% rispetto al 50% da cinque a sei volto, blocco totale per il 2012-2013 da sei volte rispetto al solo 2014) e ha ritenuto che il legislatore abbia eluso quanto prescritto dal giudice delle legge nella recente sentenza n. 70/2015 a cui doveva dare adeguata risposta, dopo l’annullamento del comma 25, dell’art. 24, del decreto legge 201/2011 come convertito dalla legge 214/2011. La norma voluta dal Governo, inoltre, non garantisce l’adeguamento delle pensioni all’aumento del costo della vita nemmeno per la fascia più basse, supera il limite della ragionevolezza, della proporzionalità, ha effetti che si ripercuotono nel tempo e violerebbe ben tre articoli della Costituzione, l’art. 3, l’art. 36 primo comma, l’art 38 secondo comma. Ai pensionati non rimane che ricorrere e affidarsi nuovamente al giudice delle leggi.