Mentre i leader di M5S e Lega continuano a rassicurare la piazza, si alza la protesta Inps per le possibili modifiche alla riforma Fornero che potrebbero mandare via 400 mila lavoratori sopra i 62 anni: l’ente previdenziale mette le mani avanti, dicendo che rischia il collasso per via di una spesa aggiuntiva di 140 miliardi in 10 anni, per poi crescere ancora fino al 2046. A fronte dei costi proibitivi, pressato anche dal giudizio di Bruxelles, l’esecutivo potrebbe sentirsi costretto a mediare, rimandando a fine legislatura il piano iniziale di introdurre quota 100 e quota 41 in modo “puro”, non sottomesse a paletti e restrizioni varie. Alla fine, chi accetterà di lasciare il lavoro fino a cinque anni prima si potrebbe vedere sottratto circa il 20% di quello che avrebbe preso andando con la pensione di vecchiaia. Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal, rifiuta categoricamente l’idea di un trattamento del genere, al limite del ricatto, rivolto verso chi ha lavorato una vita ed ora, ad un passo dal traguardo, si trova a pagare un pegno assurdo. E se alla fine dovessero comunque lasciare quasi 100 mila docenti, da settembre ci ritroveremmo con una cattedra su quattro da assegnare a supplenza. A quel punto, l’apertura delle GaE non sarebbe più una possibile scelta, ma una decisione inevitabile per salvare il sistema.