Fa discutere la decisione del Ministero dell’Istruzione di fare il punto sulla valutazione organizzando un Osservatorio nazionale di cui in pochi sentono il bisogno. Le priorità sono altre, soprattutto bisogna sgravare la categoria delle troppe responsabilità e competenze assegnategli, peraltro in cambio di compensi annui che anche dopo il rinnovo del contratto di categoria continuano a rimanere indietro di quasi 40mila euro rispetto ai dirigenti della stessa area professionale pubblica.
Marcello Pacifico (presidente Udir): È paradossale che l'aumento stipendiale previsto per il 2018 risulti ben tre volte sotto l'inflazione. Mentre l'adeguamento della sola parte fissa della retribuzione di posizione, sempre rispetto alle altre aree dirigenziali, si sarebbe dovuto disporre dal 2016 e non dal 2018. Al Miur pensano forse che questi problemi si risolvano con la verifica annuale delle prestazioni professionali, condotta, peraltro, con metodi su cui ci sarebbe pure molto da discutere. A queste condizioni, Udir ribadisce il suo no: sono valutazioni che aumenterebbero lo stipendio solo ad alcuni dirigenti scolastici di appena 300 euro al mese, non riconoscendo la professionalità di tutti gli altri che reggono con senso di responsabilità i nostri istituti scolastici.
Mettendo a confronto gli stipendi, si evidenzia che a fine carriera il gap negativo dei nostri docenti rispetto a quelli della media Ue è di circa il 20%. Eppure l’impegno in classe è quasi identico: alla primaria, ad esempio, in Italia il numero di ore annue in cattedra è solo del 5% in meno. Perché poi in Germania i compensi annui dei docenti sono quasi il doppio rispetto ai nostri? E Il nuovo contratto è a dir poco deludente, visto che non risolve nulla né sul piano stipendiale né su quello normativo. Anzi, si rischia di peggiorare la situazione.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): L’Aran ha in serbo di inserire tra le ore obbligatorie funzionali all'insegnamento nuovi compiti, in cambio di aumenti farsa. Non va meglio per chi comincia a insegnare, il cui compenso è inferiore del 6,5% rispetto a quanto si percepisce per lo stesso lavoro nell’area Ocse. Ora, l’Aran con il nuovo contratto cerca di introdurre delle norme che tendono ad assimilare l’opera di chi insegna nella scuola ad un lavoro impiegatizio. Dalla bozza di nuovo contratto collettivo nazionale, inoltre, non si recepiscono le sentenze della Corte suprema sulla parità di trattamento tra personale precario e di ruolo, né si elimina il raffreddamento della carriera nelle ricostruzioni attuate per il personale di ruolo. Addirittura, si attribuiscono appena 220 euro netti di arretrati per il 2016 e il 2017 ed aumenti di soli 40 euro netti per il 2018: è una cifra ridicola, addirittura tre volte inferiore all'aumento del costo della vita registrato dopo il blocco decennale degli stipendi. Qualsiasi proposta di aumento dell'orario lavorativo e di mansioni senza risorse aggiuntive va rispedita al mittente. Per questo insistiamo con i ricorsi in tribunale, confermando la mobilitazione del personale che, anche per altre motivazioni, porterà il nostro sindacato a scioperare due volte nelle prossime settimane e a scendere in piazza il 23 marzo per una grande manifestazione nazionale.
Anief ricorda che è ancora possibile recuperare 2.654 euro di arretrati, incrementati dei primi due mesi del 2018 indebitamente sottratti, e a partire da settembre 2015, come ha confermato due anni fa la Corte Costituzionale: basta consegnare il modello di diffida predisposto dall’Anief, attraverso cui recuperare almeno 270 euro di aumento, da suddividere in due parti uguali: la prima sulla mancata assegnazione dell’indennità di vacanza contrattuale, la seconda di effettivo incremento. Ancora per pochi giorni, infine, è possibile candidarsi come Rsu dell’Anief, compilando on line la scheda sul portale Anief.
ROMA, 21 GEN - "Dallo scorso primo settembre e nei prossimi mesi tra i 40mila e i 50mila lavoratori della scuola andranno in pensione. Si vanno ad aggiungere a quelli già oggi disponibili su disciplina, alle 40mila cattedre di sostegno in deroga, ad altre 20mila spostate con l'ultima Legge di Stabilità dall'organico di fatto a quello diritto: la prossima estate ci ritroveremo con una quantità enorme di posti vacanti". A lanciare l'allarme è l'Anief. "Si tratta di cattedre che andrebbero assegnate come prevede la legge, ai precari e ai vincitori di concorso attraverso contratti a tempo indeterminato. A meno che non si voglia incentivare - osserva il sindacato - la 'supplentite'. Ma ci sono candidati utili per coprirli? La risposta è negativa, almeno con le regole vigenti. Il nuovo reclutamento porterà in cattedra in modo definitivo i primi docenti vincitori dei nuovi concorsi riservati non prima del 2021 (gli attuali abilitati di seconda fascia d'istituto) e i nuovi che si metteranno in lista di attesa per diventare docente dovranno attendere almeno sei-sette anni, tra concorso pubblico e formazione triennale". "Al Miur fanno finta di dimenticare - dichiara Marcello Pacifico (Anief-Cisal) - che ci sono decine di migliaia di docenti già selezionati e formati, i quali non aspettano altro per subentrare sui tanti posti privi di titolare. Sono tutti gli abilitati degli ultimi otto anni, vittime della ingiustificata chiusura delle GaE, le stesse che l'Anief ha fatto riaprire dai giudici nel 2008 e nel 2012. Nella prima occasione perché si stavano esaurendo le Ssis, mentre nel secondo caso perché non erano ancora partiti i Tfa. Adesso c'è un motivo altrettanto valido. Per questo, continuiamo a chiedere al Governo di approvare con urgenza un decreto ad hoc, del quale possano beneficiare innanzitutto quei docenti che la Buona Scuola ha ignorato". "Il Governo faccia incontrare quella che gli economisti chiamano 'domanda e offerta'. In caso contrario - avverte il sindacalista - attueremo mobilitazioni, scioperi e una guerra legale senza precedenti". (ANSA).
Dal 1° settembre 2018 a lasciare il servizio saranno nei prossimi mesi tra i 40mila e i 50mila dipendenti. Si vanno ad aggiungere a quelli già oggi disponibili su disciplina, alle 40mila cattedre di sostegno in deroga, ad altre 20mila spostate con l’ultima Legge di Stabilità dall’organico di fatto a quello diritto: la prossima estate ci ritroveremo con una quantità enorme di posti vacanti. Si tratta di cattedre che andrebbero assegnate come prevede la legge, ai precari e ai vincitori di concorso attraverso contratti a tempo indeterminato. A meno che non si voglia incentivare la “supplentite”. Ma ci sono candidati utili per coprirli? La risposta è negativa, almeno con le regole vigenti. Perché in attesa del nuovo reclutamento che porterà in cattedra in modo definitivo i primi docenti vincitori dei nuovi concorsi riservati non prima del 2021 (gli attuali abilitati di seconda fascia d’istituto) e con i nuovi che si metteranno in lista di attesa per diventare docente e che dovranno attendere almeno sei-sette anni, tra concorso pubblico e formazione triennale.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Al Miur fanno finta di dimenticare che ci sono decine di migliaia di docenti già selezionati e formati, i quali non aspettano altro per subentrare sui tanti posti privi di titolare. Sono tutti gli abilitati degli ultimi otto anni, vittime della ingiustificata chiusura delle GaE, le stesse che l’Anief ha fatto riaprire dai giudici nel 2008 e nel 2012. Nella prima occasione perché si stavano esaurendo le Ssis, mentre nel secondo caso perché non erano ancora partiti i Tfa. Adesso c’è un motivo altrettanto valido. Per questo, continuiamo a chiedere al Governo di approvare con urgenza un decreto ad hoc, del quale possano beneficiare innanzitutto quei docenti che la Buona Scuola ha ignorato. A partire, certo, dai diplomati nella scuola magistrale, a cui il Consiglio di Stato con l’adunanza plenaria ha stoppato il passaggio nelle graduatorie ad esaurimento ma che lo stesso organo di giustizia continua ad avallare con sentenze a parte. La loro riapertura riguarderebbe anche gli abilitati con Tfa, Pas e Scienze della formazione primaria, pure loro ad oggi senza alcuna prospettiva, se non quella di vedersi negare le supplenze lunghe al compimento del trentaseiesimo mese di precariato. Il Governo faccia incontrare quella che gli economisti chiamano ‘domanda e offerta’. In caso contrario, attueremo mobilitazioni, scioperi e una guerra legale senza precedenti. Con il coinvolgimento della giustizia europea, della Cassazione e dei singoli tribunali, dove sicontinua a risarcire i precari per via dei mesi estivi, degli scatti di anzianità e altri diritti illegittimamente negati.
È notizia di questi giorni che il decreto che istituisce il concorso riservato ai docenti abilitati è stato restituito mercoledì dalla Corte dei Conti. Attesa, dunque, a stretto giro, anche l'emanazione del bando concorsuale dedicato al primo dei tre concorsi previsti dal D.Lgs. n. 59/2017 ed espressamente dedicato al personale abilitato della scuola secondaria di primo e secondo grado. Marcello Pacifico (Anief-Cisal): “Troppe le categorie ancora illegittimamente escluse che avrebbero diritto a partecipare al concorso riservato agli abilitati; se il bando del Miur confermerà le restrizioni che già abbiamo segnalato, procederemo con il deposito dei ricorsi e tuteleremo ancora una volta i diritti dei lavoratori in tribunale”. Ancora possibile preaderire, entro il prossimo 31 gennaio, ai ricorsi predisposti dall'Anief per la fase transitoria.
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