Sta destando sconcerto la decisione del Consiglio di Stato, dopo l'udienza tenutasi lo scorso 15 novembre, di pubblicare una sentenza definitiva con cui nega se stesso e il diritto dei docenti in possesso del titolo di studio, conseguito entro il 2001/2002, all'inclusione nelle GaE. Per dimostrare come senza questi maestri, in larga parte donne, non può funzionare la scuola dell'infanzia e primaria italiana, il sindacato il prossimo 8 gennaio, giorno di rientro dalle vacanze natalizie, aderisco allo sciopero e invita il personale a parteciparvi. L'iniziativa è estesa a tutto il personale abilitato, anche delle superiori esclusi dalle GaE. Nello stesso giorno, si svolgerà anche un sit-in a Roma.
Anief apre da subito le procedure di preadesione al ricorso gratuito dei docenti diplomati magistrale alla CEDU e quelle per inviare una petizione alla Commissione del Parlamento Europeo. Il sindacato, inoltre, sta predisponendo un reclamo collettivo al Consiglio d’Europa.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Per fare valere le nostre ragioni, siamo pronti a protestare contro la violazione del giudicato e con esso dello stato di diritto. Bisogna dire basta alla precarietà, una volta per tutte. E non dichiarare, come hanno fatto gli ultimi due Governi, l’intenzione di debellarla e poi fare il contrario. Per non parlare dei diplomati magistrale nel frattempo immessi in ruolo con riserva: è evidente che non li abbandoneremo, faremo in modo che in loro soccorso vadano i giudici europei, da cui aspettiamo con serenità un giudizio di revisione e di condanna dell’Italia, oltre che un adeguato risarcimento per la situazione tragicomica che stanno vivendo. Siamo arrivati all’assurdo che un precario con diploma magistrale è in possesso di un titolo di studio che gli permette di insegnare nella scuola pubblica, senza però che l’amministrazione possa assumerlo. Ecco perché chiediamo di scioperare e manifestare a Roma ad inizio gennaio, oltre che di partecipare alle assemblee che stiamo organizzando in diverse località Italia: tutti devono sapere che non sono fantasmi, ma dei docenti che chiedono solo di svolgere la professione per cui sono stati selezionati e formati dallo stesso Stato che ora li vuole lasciare per strada.