Continuano ad essere migliaia i docenti pronti da tempo ad essere assunti, ma costretti a rimanere nel limbo del precariato per decenni. Gli ultimi casi: una docente 62enne del grossetano, con 33 anni di precariato alle spalle. Poi è toccato a due bidelle, a cui non è parso vero entrare in ruolo a 66 anni. E a tanti altri ancora. Con i presidi che a 100 giorni dalla fine dell’anno scolastico non sanno ancora a chi affidare le cattedre scoperte.
Marcello Pacifico (presidente Anief): la situazione è destinata a confermarsi, perché è falso dire che il concorso a cattedra ringiovanirà il “popolo” dei docenti italiani, i più vecchi al mondo con tre docenti su quattro over 50 anni, visto che non verrà permesso di parteciparvi ai non abilitati e ai neo-laureati. Il disegno fa parte di quella stessa logica che ha portato a negare ad oltre 100mila supplenti, stavolta già abilitati, di cui 45mila di sostegno, di essere inseriti nelle GaE. Tutti dispositivi, contro i quali Anief ha già fatto sapere di volere ricorrere.
Una schiacciante vittoria quella ottenuta dall’ANIEF in tribunale, con la conferma che i periodici Decreti del Ministero dell’Istruzione di aggiornamento delle GaE volevano negare ai docenti precari - che avevano prestato il servizio di leva obbligatorio – il punteggio spettante nelle Graduatorie a Esaurimento, limitando volutamente il loro diritto riconosciuto dalla legge. Gli Avvocati Fabio Ganci, Walter Miceli e Anna Maria Ferrara ottengono piena ragione in favore di un nostro iscritto, con l’immediata modifica del punteggio nelle Graduatorie d’interesse del ricorrente e la condanna del Ministero dell’Istruzione per non aver rispettato la gerarchia delle fonti e aver voluto svantaggiare volutamente quanti hanno compiuto il proprio dovere nei confronti della Nazione.
Intervista al presidente Anief - Domenica 7 febbraio. Il prof. Pacifico affronta l'argomento sull'ipotesi di contratto sulla mobilità personale.
La sentenza del giudice reputa che le ore di insegnamento con il docente specializzato costituiscono un diritto soggettivo condizionato dalla circostanza e che esso deve essere, di volta in volta, commisurato alle specifiche difficoltà riscontrate nell’area di apprendimento.
Premiata la pervicacia di Anief che, attraverso l’iniziativa “Sostegno: non un’ora di meno!”, ha smontato la linea assunta dagli Uffici scolastici regionali, che negano in modo sistematico, ad esclusione dei casi più gravi, quanto espresso dai medici attraverso la diagnosi e dalle équipe che redigono il profilo dinamico-funzionale, sulla base delle reali esigenze educative che poi confluiscono nel Piano educativo individualizzato.
Marcello Pacifico (presidente Anief): grazie alla nostra iniziativa, riusciamo a tutelare i diritti dei più deboli che il Miur sembra voler dimenticare. Anief risponde, quindi, dicendo ancora una volta basta a queste prevaricazioni che, con l'inaccettabile e vergognosa giustificazione di anteporre le fantomatiche ‘questioni di bilancio’, violano i fondamentali diritti degli alunni più deboli.
Illegittimo, perché in contrasto con la normativa primaria, non permettere il reinserimento dei docenti cancellati dalle Graduatorie a Esaurimento per non aver prodotto domanda di aggiornamento. Questo quanto ottenuto dall’ANIEF presso il Tribunale del Lavoro di Verona che, con due sentenze di identico tenore, dà piena ragione ai nostri legali Fabio Ganci, Walter Miceli, Francesca Lideo e Maria Maniscalco condannando il MIUR all’immediato reinserimento di due nostre iscritte e al pagamento delle spese di giudizio quantificate in un totale di 5.800 Euro oltre accessori.
La battaglia dell’ANIEF a tutela dei diritti dei lavoratori precari della scuola continua a raccogliere successi in tribunale e a vedere il Ministero dell’Istruzione nuovamente condannato per aver discriminato i docenti a tempo determinato non riconoscendo loro la medesima progressione stipendiale corrisposta ai docenti di ruolo. Gli Avvocati Fabio Ganci, Walter Miceli e Giovanni Rinaldi danno una nuova sonora lezione al MIUR e ottengono ragione presso il Tribunale del Lavoro di Torino con ben cinque sentenze che condannano l’Amministrazione a corrispondere ai ricorrenti un totale di oltre 50.000 Euro per le progressioni stipendiali mai riconosciute.
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