Applicando il D.M. 486 del 7 luglio scorso, dal 1° settembre prossimo le dirigenze scolastiche si collocheranno per la prima volta sotto quota 8mila. Attraverso un’ulteriore sforbiciata di 80 scuole autonome – accorpate o soppresse – e all’innalzamento del numero di quelle sottodimensionate (che diventeranno ben 354), con l’anno scolastico 2017/18 il numero di presidi scenderà infatti a 7.994. Il problema diventa doppio quando si vanno a cancellare altrettanti posti di Direttori dei servizi generali ed amministrativi: anche diversi di loro, di ruolo, sono stati costretti a cambiare sede, perché la loro è stata cancellata dall’ennesimo dimensionamento pro-risparmio. Ci sono casi dove la loro collocazione diventa complicata. Come in Molise, dove in tutta la regione rimangono attive appena 53 scuole autonome e 4 sottodimensionate.
Anief ha raccolto la "lettera di sfogo" di una sua neo-iscritta, la Dsga Antonella Spina, che ha visto la soppressione del proprio posto di lavoro, nella sua città molisana di residenza: “il personale Ata è sempre più decimato, ridotto negli organici, considerato dalla Buona Scuola ‘insostituibile’ solo nel senso letterale del termine: non lo si può sostituire in caso di assenza. Allora non serve. Eppure la Buona Scuola ha potenziato gli organici dei docenti in ogni scuola”. Ma “chi gestisce tutto questo: il dirigente da solo? Certamente no. Sono stanca di ripetere che siamo sovraccarichi all’inverosimile”. Sul suo trasferimento coatto, la Dsga si chiede che senso abbia “una normativa che prevede la eliminazione insieme alla dirigenza anche della figura del Dsga. Se il Dsga rientra nell’organico Ata, appartiene al profilo Ata e non è rappresentante dell’istituzione scolastica, perché deve subire la perdita del posto e diventare soprannumerario?”
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Il nostro ufficio legale sta valutando se vi sono i presupposti per ricorrere contro la perdita della titolarità della Dsga molisana. Tra l’altro, il problema si va ad aggiungere ai tanti altri che stanno affossando la categoria: viene da chiedersi da dove verranno individuati i 761 Dsga da immettere in ruolo, visto che il concorso non si fa da oltre vent’anni e non risulta che vi siano più candidati. Servirebbe assumere ope legis, con un corso formativo in itinere, riservato agli amministrativi che hanno assunto il ruolo superiore di Dsga per almeno tre anni. Rimane poi irrisolto il problema delle reggenze, perché a settembre saranno 1.700 le sedi vacanti: dai nostri calcoli, considerando che la stragrande maggioranza dei posti a ruolo non andranno assegnati rimarranno tutti scoperti. Come rimane irrisolto anche il problema della “temporizzazione” della carriera di tutti gli amministrativi transitati nei ruoli di DSGA, ai quali continua ad essere negato il riconoscimento integrale del servizio pregresso ai fini della ricostruzione di carriera.
Sulla temporizzazione, più volte la Cassazione si è occupata dell'argomento, da ultimo con la Sentenza n. 9144/2016 rilevando l'illegittimità del criterio. Per questi motivi, il sindacato offre la possibilità di aderire al ricorso.Anief invita poi il personale Ata non assunto ad aderire ai ricorsi per la stabilizzazione e gli scatti di stipendio non percepiti (gli interessati possono cliccare qui). Ma anche per il recupero della differenza retributiva per aver ricoperto il ruolo di DSGA, come per la stabilizzazione per chi ha svolto funzioni DSGA per oltre 36 mesi (gli interessati possono cliccare qui). È sempre attivo, infine, il ricorso per il personale Ata su posto vacante e disponibile per recuperare gli stipendi dei mesi estivi, sottratti in modo illegittimo.
ROMA, 18 AGO - Con le nuove regole sui vaccini le segreterie scolastiche saranno caricate di "tensioni e oneri afferenti a sanità e famiglie": è quanto sottolinea l'associazione sindacale Anief, chiedendo uno "stop all'attuazione decreto" e valutando "azioni per impugnarlo". Per il sindacato, "attraverso le due circolari esplicative si è riusciti nell'impresa di fare peggio della norma-madre: sono state imposte rigide disposizioni che precludono la possibilità di far frequentare la scuola agli alunni fino a 6 anni non in regola, minando il diritto allo studio previsto dalla Costituzione italiana, e si conferisce ai presidi una responsabilità, con tutte le incombenze che comporta, che per ovvi motivi non può essere a carico dell'istruzione pubblica ma rimane di carattere puramente medico-sanitario". "Serviva un dibattito e un adeguato confronto con le parti sociali - ha detto Marcello Pacifico (Anief-Cisal) - e inoltre lo Stato si è spinto oltre le proprie competenze dimenticando di attivare un adeguato raccordo con la scuola. Il nostro studio legale sta approfondendo i contenuti delle circolari applicative del decreto, per verificare se vi sono i presupposti giuridici per bloccarne gli effetti pratici, anche ricorrendo contro lo stesso decreto. La scuola non può continuare a fungere da 'imbuto' dove infilare i problemi sociali. Perché, ad esempio, non si è previsto lo stesso obbligo per tutti coloro che fanno una visita o si ricoverano in ospedale? In altri luoghi di affollamento, se i vaccini sono così rilevanti per la salute pubblica, per quali motivi non è stato adottato lo stesso criterio di indispensabilità delle certificazioni per l'accesso?", conclude la nota. (ANSA).
Per il sindacato, attraverso le due circolari esplicative si è riusciti nell’impresa di fare peggio della norma-madre: sono state imposte rigide disposizioni che precludono la possibilità di far frequentare la scuola agli alunni fino a 6 anni non in regola, minando il diritto allo studio previsto dalla Costituzione italiana, e si conferisce ai presidi una responsabilità, con tutte le incombenze che comporta, che per ovvi motivi non può essere a carico dell’istruzione pubblica ma rimane di carattere puramente medico-sanitario.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Serviva un dibattito e un adeguato confronto con le parti sociali, inoltre lo Stato si è spinto oltre le proprie competenze dimenticando di attivare un adeguato raccordo con la scuola. Il nostro studio legale sta approfondendo i contenuti delle circolari applicative del decreto, per verificare se vi sono i presupposti giuridici per bloccarne gli effetti pratici, anche ricorrendo contro lo stesso decreto. La scuola non può continuare a fungere da ‘imbuto’ dove infilare i problemi sociali. Perché, ad esempio, non si è previsto lo stesso obbligo per tutti coloro che fanno una visita o si ricoverano in ospedale? In altri luoghi di affollamento, se i vaccini sono così rilevanti per la salute pubblica, per quali motivi non è stato adottato lo stesso criterio di indispensabilità delle certificazioni per l’accesso?
ROMA, 17 AGO - Circa 700mila docenti sono precari col fiato sospeso, gli uffici scolastici pubblicano in queste ore le graduatorie d'istituto ed è altissima la percentuale di reclami. A sostenerlo è il sindacato Anief il quale spiega che da oggi, ogni supplente potrà rendersi conto del punteggio assegnato consultando 'Istanze On Line' ma sarebbero già migliaia le richieste di rettifica del punteggio recapitate sulle scrivanie delle segreterie, da parte dei docenti che hanno visualizzato il punteggio non corretto. Nel computo degli errori da sanare, secondo Anief, ci sono pure quelli dovuti alla decisione del Miur di escludere tante categorie di docenti. Come i diplomati Itp, a cui il Tar ha dato ragione avallando la tesi dell'Anief. "Attendiamo con fiducia - afferma Marcello Pacifico, di Anief-Cisal - la richiesta di inserimento nella seconda fascia d'istituto anche per i diplomati AFAM e magistrale linguistico, per i quali già esistono pronunciamenti positivi in Consiglio di Stato. C'è anche da verificare se il Ministero dell'Istruzione abbia comunicato ai propri Ambiti territoriali provinciali e alle scuole capofila di dare seguito agli ordini del tribunale amministrativo per registrare l'immediato inserimento nella seconda fascia delle Graduatorie d'Istituto di tutti gli aventi diritto. Inoltre è bene che ogni docente verifichi il punteggio assegnatogli e presenti apposito ricorso qualora vi siano discrepanze rispetto a quanto effettivamente gli spetta". (ANSA).
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