Lo Stato commette un errore quando a fine contratto cancella le ferie e festività soppresse dei precari anche se questi non le hanno mai utilizzate: lo ha ricorso il tribunale ordinario di Firenze, sezione lavoro, rispondendo favorevolmente al ricorso di una docente che tra il 2017 e il 2021 aveva sottoscritto contratti a termine nella scuola pubblica senza vedersi assegnare un euro per i periodi di ferie non fruite. Il giudice gli ha fatto avere 2 mila euro più interessi, quindi ha spiegato perché l’indennità sostitutiva delle ferie non può volatizzarsi: “i docenti assunti con contratto di lavoro a tempo determinato – si legge nella sentenza - hanno diritto ad ottenere, in deroga alla regola generale, la monetizzazione delle ferie non godute, ma “limitatamente alla differenze tra i giorni di ferie spettanti e quelli in cui è consentito al personale in questione di fruire delle ferie” ed è “un onere del datore di lavoro, quindi, assicurarsi che il lavoratore sia messo in condizione di esercitare tale diritto, invitandolo – se necessario formalmente – a farlo”.
Se per i docenti e il personale Ata le immissioni in ruolo scarseggiano, per gli educatori sono vicine allo zero per essendoci quasi 500 posti vacanti: durante l’informativa di oggi dei dirigenti del ministero dell’Istruzione e del Merito alle organizzazioni sindacali sulle bozze di DM sulle immissioni in ruolo per l’anno scolastico 2023/24, è stato comunicato che per quanto riguarda il personale educativo è prevista la stabilizzazione inferiore addirittura alla quota di posti relativa alle effettive cessazioni: ai 58 educatori che dal 1° settembre andranno in pensione, andranno infatti tolti 6 esuberi; quindi si è arrivati a optare per appena 52 stabilizzazioni di personale educativo. Anief non ci sta e chiede il concorso per educatori da effettuare subito. “L’informativa sul personale educativo, immissioni in ruolo a.s. 2023/2024, ci ha fortemente deluso”, dichiara Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, “perché i contingenti sono ancora vincolati ed è prevista la copertura soltanto di una minima parte dei posti disponibili.
Il ministero dell’Istruzione e del Merito ha confermato in queste ore le 50 mila immissioni in ruolo dei docenti e 10 mila di personale Ata da attuare entro il 2023: secondo il sindacato Anief sono numeri che non tornano, perché la quantità dei precari della scuola continuerà a rimanere altissima e non paragonabile a nessun altro comparto pubblico italiano ed europeo. “L’organizzazione sindacale spiega perché, numeri alla mano, ci troviamo davanti all’ennesima tornata di immissioni in ruolo che non avrà alcuna ripercussione positiva sull’organizzazione del sistema scolastico italiano”.
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