Il ministero dell’Istruzione e del Merito ha confermato in queste ore le 50 mila immissioni in ruolo dei docenti e 10 mila di personale Ata da attuare entro il 2023: secondo il sindacato Anief sono numeri che non tornano, perché la quantità dei precari della scuola continuerà a rimanere altissima e non paragonabile a nessun altro comparto pubblico italiano ed europeo. “L’organizzazione sindacale spiega perché, numeri alla mano, ci troviamo davanti all’ennesima tornata di immissioni in ruolo che non avrà alcuna ripercussione positiva sull’organizzazione del sistema scolastico italiano”.
L’ANALISI DEL SINDACATO ANIEF
Le assunzioni a tempo determinato che si vogliono attuare sono meno della metà dei posti certificati come vacanti e disponibili, pari a 110 mila, e non si spiega perché non siano tutti autorizzati per le immissioni in ruolo del prossimo anno, al netto, vi sono poi ulteriori 100 mila posti su sostegno in deroga mai considerati in organico di diritto. Il motivo dei tantissimi posti in organico di fatto è noto, anche se non condivisibile: da una parte si attivano per esigenze di risparmio della finanza pubblica italiana che porta il MEF a non voler autorizzare in organico di diritto tutti i posti vacanti e disponibili senza titolare: sono un esempio eclatante i 100mila su sostegno o i restanti 18 mila ATA.
Inoltre, va ricordato l'abbandono da parte del Parlamento italiano di quel doppio canale di reclutamento (risalente al 2014) che ha assicurato l'assunzione di tanti precari per scorrimento dalle graduatorie: con questo sistema sarebbe possibile stabilizzare tanti supplenti (prima GaE, oggi GPS, tranne che su sostegno dove è in corso una procedura straordinaria). Solo che il doppio canale non è mai ripartito e anche gli insegnanti di religione cattolica devono rimanere precari a vita: quest’anno saranno soltanto in 129 ad essere assunti dai vecchi concorsi, a fronte di 7 mila posti vacanti e 14 mila supplenze.
A fronte di 85 mila posti vacanti di docenti poi l'Europa, quest'anno, ha preteso di accantonarne 35 mila per assegnarli al prossimo concorso straordinario riservato ai precari detto anche ter o del PNRR. Così aumenteranno i supplenti annuali nelle more che però potranno almeno avere la carta docente grazie ad Anief e la ricostruzione di carriera per intero del servizio preruolo.
“Tutto questo – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief - avviene mentre è stato appena convertito in legge un decreto, il Salva Infrazioni, che non salverà niente perché il numero dei precari continuerà a lievitare toccando cifre epiche anche di supplenti annuali utilizzati (già 70 mila lo scorso anno) e di supplenti tout court con un aumento del tasso di precarietà già registrato del 220% degli ultimi anni. Nel frattempo, c’è un progressivo aumento del contenzioso risarcitorio ai danni delle casse dello Stato che risparmia comunque sui diritti dei lavoratori precari. Anche se solo in apparenza, perché sono 6,6 i milioni di euro restituiti al personale della scuola coi ricorsi gratuiti vincenti dei precari, tramite i legali Anief, solo nei primi sette mesi del 2023, grazie a quasi 1.700 sentenze positive condotte presso i giudici del lavoro”
Secondo Anief, nella prossima legge di bilancio bisognerà convincere Governo italiano a seguire le indicazioni dell’UE sull’abuso di precariato: quindi, a ripristinare il doppio canale e a trovare le risorse nel contratto per disporre la parità di trattamento giuridica ed economica di tutto il personale precario con quello di ruolo, ma anche snellire e accelerare le procedure riservate in essere e prendere atto della necessità di convertire in organico di diritto quei posti senza titolare. “Magari – conclude Pacifico - potremmo cominciare a ridurre la scuola più precaria al mondo e migliorarla e far quadrare questi numeri. Anief, di certo, ci proverà ancora”.
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