ROMA, 13 LUG - Entro il prossimo 13 settembre il Governo italiano è chiamato a rispondere alle richieste formulate ai giudici europei dai legali del sindacato Anief che difende numerosi dei circa 50 mila maestri con diploma abilitante, conseguito prima del 2002, che sono stati espulsi dalle Graduatorie ad esaurimento in virtù proprio di una sentenza del dicembre 2017 del Consiglio di Stato. A renderlo noto è lo stesso sindacato il quale riferisce che il Consiglio d'Europa ha respinto le osservazioni sulla mancata legittimazione ad agire. In sostanza il governo italiano sarà chiamato a rispondere alle richieste formulate dai giudici europei sulla violazione di una serie di articoli della direttiva comunitaria sul precariato e della Carta sociale europea. Intanto il Decreto Dignità ha stabilito di concedere 120 giorni di tempo all'amministrazione per ottemperare alle sentenze di merito dei tribunali e 60 giorni al Parlamento per decidere il da farsi. Il decreto infatti, una volta pubblicato, dovrà entro 60 giorni essere convertito dalle Camere e prevede che gli uffici scolastici regionali abbiano altri 120 giorni per ottemperare alla sentenza. Dunque licenziamenti e lo stop alle immissioni in ruolo sono solo rinviati per 4 mesi, in attesa di una soluzione definitiva, che dovrebbe portare la maestre senza laurea ad affrontare un probabile concorso. Marcello Pacifico (Anief-Cisal): "L'apertura del Consiglio d'Europa - spiega Marcello Pacifico, leader Anief - conferma che la nostra tesi è corretta e va perseguita. E che espellere gli insegnanti dalle Graduatorie ad esaurimento esporrebbe lo Stato Italiano a un'ulteriore procedura d'infrazione comunitaria per l'evidente assenza di misure di prevenzione e di sanzione dell'abuso dei contratti a termine. Il nostro Governo si è invece sempre opposto al confronto". (ANSA).
L’on. leghista Rossano Sasso parla degli insegnanti precari, da sempre discriminati, non solo per i contratti che si concludono al 30 giugno per poi rinnovarsi non più a settembre ma anche ad ottobre, novembre. Ma soprattutto – ha detto alle Commissioni Cultura – per il fatto che i docenti precari continuano a percepire lo stesso stipendio anche dopo venti anni di lavoro, seppure svolgano la professione con le stesse incombenze dei docenti di ruolo. È il momento di riconoscere gli scatti di anzianità anche ai docenti precari come ormai sancito da numerose sentenze. L’on Sasso ha fatto riferimento ad un altro problema che interessa il personale non di ruolo: il comma 131 della legge. “Dal 1° settembre 2019 alcuni precari corrono il rischio di essere licenziati, bisogna cancellare il comma 131 della legge Buona Scuola”. Un suggerimento in questa direzione è già stato fornito dal senatore Mario Pittoni che ha disegnato un’ideale porta di ingresso per stabilizzare i supplenti con 36 mesi di servizio e per l’attuazione del quale l’Anief ha chiesto un decreto plurimo.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): La prima operazione che il governo può fare, se vuole davvero affrontare il vulnus dei diritti negati a precari della scuola italiana, è quella di intervenire con il Decreto Dignità, andando a modificare il Testo Unico sulla scuola, risalente quindi a quasi 25 anni fa, in modo da arrivare ad una effettiva parità di trattamento economico e giuridico tra personale con contratti a termine e personale di ruolo. Inoltre, bisogna ovviamente trasformare il divieto dei contratti dopo 36 mesi, con cui si è andati a sovvertire la direttiva Ue n. 70/1999, in stabilizzazione del rapporto di lavoro, anche per evitare costi maggiori nei tribunali, dove il nostro sindacato sta raccogliendo successi considerevoli che portano nelle tasche dei lavoratori ricorrenti cifre sempre più considerevoli, anche decine di migliaia di euro, proprio per sanare la mancata adizione del principio di parità tra personale supplente e assunto a tempo indeterminato.
A questo proposito, il sindacato richiama il principio del “risarcimento dei danni”, così come ha stabilito la Corte suprema di Cassazione, attraverso diverse ordinanze del 26 giugno scorso, con cui si conferma quanto già disposto nelle sentenze 9042/17, 23868/16, 22752/16 e 22757/16. E per tali motivi, Anief ribadisce la volontà ad affiancare in tribunale tutti i docenti e il personale Ata a cui si continuano a ledere dei diritti sacrosanti: è possibile ancora ricorrere in tribunale per ottenere scatti di anzianità, il pagamento dei mesi estivi e adeguati risarcimenti. Ai ricorsi sono interessati pure i lavoratori già immessi in ruolo.
Entro il prossimo 13 settembre, il Governo italiano è chiamato a rispondere alle richieste formulate ai giudici europei dai legali dell’Anief che difende quasi la metà dei 50 mila maestri con diploma abilitante, conseguito prima del 2002, che ora non solo verranno estromessi delle Graduatorie provinciali e in 6mila casi pure dal ruolo, ma dal 1° settembre 2019 non potranno né insegnare più su posti vacanti e disponibili dopo 36 mesi di servizio a causa del comma 131 della Legge 107/15, né aver più possibilità di essere assunti a tempo indeterminato perché espulsi dalle Graduatorie ad esaurimento in virtù proprio della sentenza n. 11 del dicembre 2017 del Consiglio di Stato, dopo che lo stesso organismo giudiziario si era espresso con diverse sentenze di tenore opposto.
Sotto la lente d’ingrandimento del Consiglio europeo è andata a finire la violazione di una lunga serie di articoli e della Carta Sociale europea, la cui inosservanza sta mettendo a repentaglio la loro carriera professionale: con una risposta ineccepibile, nel ritenere ammissibili i rilievi mossi dai legali del giovane sindacato – secondo i quali il nostro Stato continua a non avere rispetto degli articoli 1.1, 1.2, 4.1, 4.4, 5, 6.4, 24 della direttiva comunitaria sul precariato e della lettera E della Carta Sociale europea –, il Consiglio d’Europa ha respinto le osservazioni sulla mancata legittimazione ad agire. Con la risposta del nostro Esecutivo che arriverà proprio nei giorni in cui sarà convertito in legge il Decreto Dignità, che concede 120 giorni di tempo all'amministrazione per ottemperare alle sentenze di merito dei tribunali e 60 giorni al Parlamento per decidere il da farsi.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): L’apertura del Consiglio d’Europa conferma che la nostra tesi è corretta e va perseguita. E che espellere gli insegnanti dalle Graduatorie ad esaurimento esporrebbe lo Stato Italiano a un’ulteriore procedura d’infrazione comunitaria per l’evidente assenza di misure di prevenzione e di sanzione dell’abuso dei contratti a termine. Il nostro Governo si è invece sempre opposto al confronto, ritenendo illegittimo l'intervento della nostra giovane associazione sindacale perché non rappresentativa per il triennio 2016/2018 e non formatrice del nuovo Contratto collettivo nazionale di categoria. Ora, però, dovrà spiegare all'Europa cosa intende fare per evitare il più grande e discriminatorio licenziamento collettivo della storia italiana nel pubblico impiego, a meno che il Parlamento non dia una risposta corretta e giusta ai tanti danneggiati che stanno reclamando giustizia in tutti i modi attraverso l’approvazione di una semplice norma: quella che porta alla riapertura delle GaE a tutto il personale abilitato.
Il sindacato torna a occuparsi dell’intricata problematica della sicurezza delle nostre scuole: il fatto è, purtroppo, che non ci manca un’amara risata quando affrontiamo il problema dei carichi di responsabilità dei DS su tale tema. Il preside non ha un budget di spesa; sarebbe necessaria invece la presenza di fondi di finanziamento nazionale e comunitario per la sicurezza degli edifici scolastici e ristrutturazioni edilizie. La giovane organizzazione sindacale ha più volte espresso la propria contrarietà a questo modo approssimativo d’interpretare le esigenze dello Stato e delle sue strutture, anche tramite interrogazioni parlamentari, esposti, audizioni alla camera.
Marcello Pacifico (presidente nazionale Udir): Durante gli incontri in giro per l’Italia con centinaia di presidi, è stata pressoché unanime la richiesta di cambiare in toto il Testo Unico sulla sicurezza. I dirigenti sanno bene che vi è un collegamento immediato tra il problema della sicurezza e quello della responsabilità che ricade sulle loro persone. Non è certo ammissibile finire in carcere per colpe non proprie. È bene che ciò sia chiaro. Udir continua la sua battaglia a favore dei dirigenti, ma soprattutto per una legalità equa e per una maggiore trasparenza verso il cittadino.
Anief concorda con il sindacato Snals che nella giornata odierna ha predisposto la piattaforma programmatica per il prossimo contratto del comparto Istruzione e Ricerca, ricordando che con l’accordo finale sottoscritto solo dai confederali, il 20 aprile scorso, si sono ottenuti solo incrementi retributivi lordi pari, rispettivamente, allo 0,36% per il 2016, all’1,09% per il 2017 e al 3,44% a regime, inferiore al 3,48%. Tale cifra – afferma il sindacato – è inferiore alla perdita del potere di acquisto intervenuta dal 2011 che, come è noto, era pari al 15% nei dieci anni di mancato rinnovo contrattuale dal 2009 al 2018. Lo stesso sindacato, inoltre, chiede il ripristino della fascia stipendiale da 3 a 8 anni di anzianità e di tornare a “riconoscere ai dipendenti in servizio ed a quelli collocati in quiescenza nel 2013 lo scatto stipendiale maturato in quell’anno, e congelato dal Governo e ignorato dal CCNL/2018”.
Appena Anief vedrà sancita la sua rappresentatività sindacale, avendo così per la prima volta la possibilità di sedersi ai tavoli di contrattazione nazionale, si batterà sicuramente per questo doppio risultato. Anief, inoltre, ricorderà ai dirigenti che difendono la parte pubblica che gli aumenti dell’ultimo contratto dovevano essere tre volte rispetto a quelli accordati. Con la conseguenza che i valori dei compensi di docenti e Ata oggi risultano ancora sotto il 50% del tasso IPCA non aggiornato dal settembre 2015. Questi incrementi dovranno aggiungersi alla conferma di quelli già previsti per il 2018 e la copertura dell’accordo sulla perequazione, che garantisce gli aumenti del contratto 2016/18 solamente fino al termine del corrente anno solare. Infine, il giovane sindacato reputa imprescindibile la revisione dei profili del personale Ata. Oltre alla totale equiparazione degli stipendi, ad iniziare dagli scatti di anzianità, e dei diritti tra personale di ruolo e Ata, così come previsto dal diritto comunitario ma anche dai nostri giudici, pure delle sezioni unite della Cassazione.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Adeguamento stipendiale, riformulazione profili Ata, allineamento diritti del personale precario ai colleghi di ruolo sono gli elementi minimi e basilari per intavolare una trattativa nazionale condivisa. Se anche gli altri sindacati, non firmatari dell’ultimo contratto, dovessero concordare con questi obiettivi da raggiungere, Anief si dice sin d’ora pronta a realizzare una piattaforma comune: rappresenterebbe la base per andare a costituire un’alternativa a quella sottoscritta incautamente dai Confederali lo scorso mese di aprile all’Aran. La porta è aperta: chi vuole stare con noi, entri pure.
Continua incessantemente il lavoro di Anief a sostegno dei propri soci: in questi giorni le segreterie delle scuole di tutto il territorio nazionale sono alle prese con la questione della monetizzazione delle ferie non godute per il personale il cui contratto è già terminato o avrà la sua cessazione il 30 giugno. A tali soci Anief sta assicurando, in queste settimane, il servizio di assistenza per la richiesta NASPI, grazie alla convenzione con Cedan s.r.l.s - centro servizi amministrativi.
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