Alla denuncia dell’Anief di inizio giugno, sulle inspiegabili prove difformi per verificare l’attitudine all’insegnamento dei candidati lombardi, è di queste ore la denuncia circostanziata, sempre ad opera del giovane sindacato, sulle anomalie, comunicate da alcuni candidati, che starebbero connotando la procedura in atto nella regione, in particolare per l’ambito disciplinare AD05 (Spagnolo): la prima riguarderebbe la lezione simulata che nelle tracce preparate dalla commissione giudicante non trova riscontro, per fare spazio, invece, alla preparazione di una Unità di Apprendimento. La seconda irregolarità verterebbe sulla durata massima del colloquio che secondo l’articolo 8 del bando va svolto entro 45 minuti: invece, in più occasioni, durante l’espletamento delle prove, tale limite obbligatorio è stato superato. Ci sarebbe poi un palese difetto di trasparenza: riguarderebbe il fatto che la griglia di valutazione dell’ambito disciplinare pubblicata sul sito dell’Ufficio Scolastico Regionale della Campania fosse, qualche ora dopo, di contenuto diverso. Inoltre, la variazione non solo sarebbe avvenuta senza alcuna comunicazione ufficiale, ma ad esami già avviati. Il principio di trasparenza, che avrebbe dovuto guidare l’intera procedura concorsuale, sembrerebbe non essere stato rispettato, infine, nemmeno quando è stato sostituito il presidente di commissione. A questo punto, in assenza di una risposta celere e ufficiale, Anief si riserva di attivare qualsiasi azione, compresa quella giudiziaria, al fine di tutelare i diritti e gli interessi degli associati.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Se ci troviamo in una situazione sempre più kafkiana la responsabilità è del Miur e degli ultimi due governi. Perché piuttosto che attivare questa selezione tautologica, bisognava risarcire i precari non assunti e attivare le prove suppletive del vecchio concorso, sanando così i tanti ricorsi in essere nei tribunali, piuttosto che attivare un’ulteriore verifica di conoscenze, capacità e competenze già riscontrate attraverso procedure analoghe. Il Partito Democratico si è voluto complicare la vita, introducendo questa cervellotica selezione, per non parlare delle altre, quando bastava applicare quanto ci dice l’Unione Europea da vent’anni: dopo tre anni di servizio svolto, i precari vanno immessi in ruolo.