La mancanza di prospettive d’assunzione, prevista dalle leggi delega della riforma Renzi-Giannini, riguarda tutto il panorama del personale precario: quello docente che lavora attraverso le graduatorie d’istituto e le scuole estere, gli amministrativi, tecnici e ausiliari a tempo determinato, gli educatori, i laureati in Scienze della formazione primaria dal 2012, gli insegnanti di sostegno. Inoltre, per chi sceglie il concorso pubblico si prospetta una beffa: ammesso che lo vinca, dovrà aspettare il 2020 per iniziare a frequentare un corso abilitante, abbandonare la supplenza e riavere poi la stessa con stipendio dimezzato perché tirocinante, per poi tornare a fare il docente dopo altri tre anni con stipendio iniziale senza scatti di anzianità e col rischio d’essere pure bocciato. Nella primaria, invece, il docente non sarà mai assunto. Per non parlare del 25% dei docenti precari che non potranno più lavorare dall’anno prossimo nelle scuole italiane all’estero, perché saranno sostituiti dagli insegnanti di ruolo. La questione riguarda anche gli insegnanti di sostegno, costretti a rimanere nel loro ruolo per dieci anni, in nome di una continuità didattica che non esiste. Risulta condannato alle supplenze anche il personale Ata. Inoltre, è scandalosa la gestione dei criteri di ammissione al concorso per diventare insegnante.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): la laurea, fino a prova contraria, non può scadere come se fosse uno yogurt. Un titolo di studio non può essere sospeso ad tempus: o è valido oppure non è valido; delle due, si scelga una. La verità è che il Miur deve subito organizzare un concorso a cattedre aperto a quei laureati che ha escluso nel 2016. Dopo le richieste emendative alle deleghe, in audizione in Senato, abbiamo deciso di proclamare lo stato di agitazione che, in assenza di risposte, porterà a un nuovo sciopero generale del personale interessato, da svolgere anche congiuntamente con le altre sigle sindacali. Serve una soluzione urgente e adeguata rispetto a una legge, la 107/15, e ai suoi schemi di decreti delegati, che allontanano la nostra scuola dall’Europa. La mobilitazione, per certo, continuerà anche nei Tribunali nazionali ed europei.
Per i giudici, che si sono espressi sulle medesime mancanze normative applicate sui trasferimenti di sede del 2016, la disparità di trattamento dei lavoratori non è tollerabile. Purtroppo, l'ipotesi di contratto sulla mobilità, sottoscritta lunedì scorso al Miur, mantiene le stesse problematiche: la mancata valutazione del servizio svolto nelle paritarie ai fini della corretta attribuzione del punteggio, in aperto contrasto con il prescritto normativo: il servizio pre-ruolo, che non si valuta per intero nella mobilità d'ufficio e nelle graduatorie interne d'istituto. Anche il servizio prestato su posto di sostegno con contratti a termine non sarà ritenuto utile ai fini del raggiungimento del vincolo quinquennale per passare da posto di sostegno su disciplina.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): è una situazione che il nostro sindacato non può tollerare, perché non si può continuare ad ignorare in modo palese la normativa europea e il giusto riconoscimento al servizio svolto durante il precariato. Se questa linea verrà confermata con la firma definitiva dell'accordo, non ci esimeremo dall'interessare nuovamente i giudici chiedendogli di ristabilire la legalità.
ROMA, 2 FEB - La Cisal ha presentato gli emendamenti di Anief ai decreti delegati della legge 107/15 in occasione dell'audizione al Senato presso la VII Commissione: "molte le modifiche da fare". A illustrarle è stato il segretario confederale Marcello Pacifico che, nel suo intervento, si è soffermato sulle "tante questioni aperte che se non risolte metterebbero a serio rischio lo svolgimento del prossimo anno scolastico: gestione della fase transitoria per precari abilitati; vincitori e idonei del concorso; docenti dell'infanzia ed educatori; blocco decennale sul sostegno e stabilizzazione dei posti in deroga, precari in servizio all'estero; parità di trattamento e rivalutazione dell'assegno dell'indennità di sede; retribuzione delle attività legate all'Invalsi; insegnamento di diritto, filosofia e storia per la cultura umanistica; tempo pieno e prolungato". "Il Parlamento ha l'opportunità di ridurre gli effetti perversi della Buona Scuola trovando finalmente delle soluzioni ai tanti nodi da sciogliere sul funzionamento delle nostre scuole e dell'istruzione pubblica italiana. Mantenere le deleghe così come presentate dal Governo sarebbe un grave errore, perché dimostrerebbe l'ennesima opera incompiuta del legislatore, su cui dovranno, per forza di cose, ancora una volta, mettere mano i giudici", ha concluso Pacifico
La nostra struttura copre tutte le regioni italiane.
Siamo presenti in tutte le province.