Gli uffici Scolastici Regionali di diverse regioni, le sezioni periferiche del Miur, in questi giorni stanno procedendo a rilasciare una serie di deleghe ai dirigenti scolastici per difendere l'amministrazione nelle cause di lavoro promosse dai dipendenti della scuola. In pratica, i nostri capi d’istituto si sostituiscono a tutti gli effetti all’Avvocatura generale dello Stato e ai suoi legali di professione. Allargando ulteriormente la forbice tra le sempre più numerose competenze e professionalità a trecentosessanta gradi richieste e l’entità degli stipendi a loro assegnati, terribilmente più bassi di quelli dei colleghi della stessa area di lavoro, con un disavanzo annuo medio di circa 40mila euro annui.
Marcello Pacifico (presidente Udir): È un'abitudine illegittima, perché l'incombenza è attribuita dalla legge vigente ai funzionari degli uffici legali, istituiti presso le amministrazioni periferiche del Ministero dell’Istruzione. Quindi, non può essere “scaricata” sui dirigenti scolastici. In secondo luogo, con questa richiesta anomala si va a gravare su una categoria già impegnata con un numero sempre più elevato di adempimenti. Per noi i presidi non sono dunque tenuti a surrogare gli appositi uffici, anche perché non hanno le competenze tecniche per svolgere questa delicatissima attività. Nel frattempo, invitiamo gli stessi dirigenti scolastici a chiarire tale posizione con l’amministrazione regionale di appartenenza.
Arriva una nuova vittoria Anief ottenuta dagli Avvocati Fabio Ganci, Walter Miceli, Ida Mendicino e Mirella Pulvento presso il Tribunale del Lavoro di Trieste che riconosce il diritto al computo del servizio preruolo per il raggiungimento del quinquennio obbligatorio di permanenza sul sostegno condannando il Miur a riformare i trasferimenti effettuati nel 2017 e a pagare le spese di soccombenza quantificate in un totale che supera i 4mila Euro. Marcello Pacifico (Anief-Cisal): “Non considerare gli anni di precariato al fine del raggiungimento del quinquennio sul sostegno viola la normativa comunitaria. Non ci sono ragioni oggettive o di legittima politica sociale tali da giustificare la disparità di trattamento nelle operazioni di mobilità quando non viene preso in considerazione il periodo preruolo: con la rappresentatività proporremo delle modifiche sostanziali anche per la contrattazione che riguarda i trasferimenti e chiederemo pari dignità al servizio preruolo anche nelle graduatorie interne d'istituto e l'abolizione sia del vincolo quinquennale sia di quello triennale di permanenza nella provincia di immissione in ruolo”.
Di contrattazione e mobilità si parlerà anche nel corso dei nuovi seminari gratuiti sulla legislazione scolastica organizzati da Anief ed Eurosofia “DIES IURIS LEGISQUE” che si svolgeranno in tutta Italia nel corso dei prossimi mesi e che vedranno come relatore proprio il presidente Anief Marcello Pacifico.
Il sindacato ha deciso di premere sull’acceleratore per far ottenere ai nostri capi d’istituto l'intera differenza di parte fissa derivante dall'allineamento dei loro stipendi a quelli degli altri dirigenti pubblici, in particolare della stessa area, i cui emolumenti annuali risultano di diverse decine di migliaia di euro maggiori: nel 2015, i dirigenti di Università e Ricerca annualmente guadagnavano 96.216,56 euro, mentre un preside si fermava a 57.893,28 euro. E oggi la forbice, nemmeno lontanamente ristretta dagli aumenti risibili previsti dall’ultima manovra finanziaria, è diventata ancora più larga.
Con l’approvazione dell’art. 1, comma 591 della legge 27 dicembre 2017, n. 205, è infatti possibile annullare i giudizi di primo o secondo grado e l’eventuale condanna alle spese, laddove si è chiesto nel ricorso principale, prima dell’entrata in vigore della nuova norma, anche il riconoscimento della parte fissa della retribuzione di risultato per il triennio 2015/2018. A queste condizioni, il dirigente che ha già presentato ricorso può rivolgersi al nostro ufficio legale per impugnare il tutto, se ancora entro i termini: basta scrivere a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.. Chi non ha mai presentato ricorso, invece, può ottenere fino a 43mila di euro di arretrati, impugnando il prossimo contratto della dirigenza. Per aderire cliccare sul seguente link.
Nelle osservazioni, il Governo si difende chiarendo che rispetto alle denunce del giovane sindacato sulla perdurante violazione del diritto dell’Unione Europea da parte della legislazione italiana, nonostante l’approvazione della legge 107/2015 e le sentenze della SS. UU. della Cassazione (22552 e ss. 2016), ci penserà la contrattazione come previsto nell’atto di indirizzo del 19 ottobre. Alla base della questione c’è sempre la volontà in Italia di mantenere in vita la discrepanza tra lavoro privato e pubblico impiego, dove dopo 36 mesi di servizio a tempo determinato in assenza di ragione oggettive continua a non essere consentita non solo la conversione del rapporto di lavoro, ma ora addirittura l’espulsione dallo stesso mercato del lavoro. Immediata la replica dello studio legale dell’Anief, secondo cui nell’ultimo Contratto sulle Funzioni Centrali, sottoscritto lo scorso 23 dicembre, non è stato previsto niente di nuovo: permane il raffreddamento nella ricostruzione di carriera e per i neo-assunti la disparità di trattamento per il personale precario, il mancato risarcimento al personale entrato di ruolo, l’esiguo risarcimento disposto per gli abusi. È dal 2009 che il contratto, in contrasto con la legge, va disapplicato.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Entro marzo, ANIEF potrà replicare alle osservazioni dello Stato italiano, ma alla luce della sua difesa, la condanna della condotta del Governo appare scontata. Mentre si attende di sapere cosa scriverà il sindacato rappresentativo in scadenza di mandato, con il rinnovo delle Rsu alle porte, nel nuovo contratto 2016/2018: qualcosa si potrebbe già capire nell’incontro di domani, vista l’assenza di tali temi nei principali resoconti sindacali degli incontri precedenti. La decisione del Consiglio d’Europa sarà vincolante per le autorità nazionali ai sensi della Carta sociale europea. Perché i tre anni di servizio a tempo determinato vanno considerati come soglia da valutare per l’assunzione a titolo definitivo. Mentre il comma 131 della Buona Scuola è stato creato ad arte per aggirare le direttive UE.
Intanto, il Miur continua ad essere condannato a risarcire ogni dipendente con decine di migliaia di euro, anche per l’assegnazione degli scatti di anzianità ai precari, come ribadito dalla Cassazione nel 2017 e indicato dalle sentenze europee, come la famosa Mascolo - C-22/13 sui precari della scuola del 2014. Anief prosegue i ricorsi gratuiti per attribuire il conferimento dell’indennità di vacanza contrattuale nel periodo 2008-2018. Si ricorda che la violazione della normativa comunitaria riguarda anche la mancata stabilizzazione: si può quindi decidere di ricorrere in tribunale per ottenere scatti di anzianità, il pagamento dei mesi estivi e adeguati risarcimenti. Ai ricorsi sono interessati pure i lavoratori già assunti a tempo indeterminato.
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