PIACENZA, 13 SET - Primo giorno di scuola per più di 35mila studenti delle scuole di Piacenza e della provincia, ma con un' eccezione: i 300 alunni della scuola d'infanzia e primaria Mazzini, nel centro storico di Piacenza, che questa mattina si sono visti rimandare a casa per uno sciopero indetto da Anief e Sisa contro l'obbligo di Green pass. Bambini e genitori questa mattina hanno trovato la scuola sbarrata e un cartello davanti ai cancelli d'ingresso che annunciava la chiusura. Niente primo giorno di scuola dunque per 94 alunni della materna e 200 alunni della primaria, tra cui anche 48 'remigini'
"Noi tutti aspettavamo questo momento, aspettavamo finalmente di rientrare in presenza, ma non possiamo più perdere altro tempo. Vogliamo segnalare al governo, con questo sciopero, la necessità di sdoppiare le classi, perché purtroppo la maggior parte degli studenti non è vaccinata e, quindi, vi sono classi sovraffollate che non sono a norma per quanto riguarda i distanziamenti". A sostenerlo, durante un’intervista all’agenzia Teleborsa, è stato Marcello Pacifico, presidente nazionale dell'Anief, nel giorno dello sciopero al ritorno a lezione in dieci Regioni, contro l'obbligo del Green pass e le scelte sbagliate sulla sicurezza, sulle classi e sugli organici. Secondo Pacifico, è giunto il momento di “riaprire quel dialogo col Governo, che non significa firmare patti e poi ignorarli, ma eseguirli e lavorare tutti insieme per migliorare il paese ed avere per una scuola più giusta, più sicura, più equa e più solidale”.
Oggi è ripresa la scuola in dieci regioni, con quasi 4 milioni di alunni tornati sui banchi: in molti casi, sono diverse le classi numerose che alzano i rischi di contagio e rendono la didattica difficile. Il ministero dell’Istruzione continua a ridimensionare il fenomeno, ma è inequivocabile che il numero degli alunni per classe rimane troppo alto. Ancora di più, perché il rischio contagio da Covid rimane alto e il Green Pass, contro cui Anief ha avviato più di un ricorso, non offre alcuna garanzia e perché nelle nostre scuole è vaccinato solo un individuo su cinque. Per questi motivi, il giovane sindacato ribadisce che è giunta l’ora di rivedere il rapporto alunni-docenti, con un ridimensionamento del numero di alunni collocati nella stessa classe, una maggiorazione importante del numero di aule e plessi, con parallelo incremento degli organici.
“La fine delle classi pollaio – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – non può prescindere dal cambiamento dei parametri che regolano i tetti numerici in vigore sulla formazione delle classi. È giusto di ieri la denuncia dell’associazione Cittadinanzattiva, secondo la quale in 17mila classi sono presenti più di 25 giovani iscritti, con netta prevalenza alle superiori: una realtà, che in tempo di Covid ha dell’incredibile, che si deve alla stretta impressa dal decreto legge 81 del 2009. Anief, tuttavia, ritiene che sia giunto il momento di prendere di petto la situazione, andando a risolvere il problema in modo strutturale e formando le classi con non oltre 15 alunni: il nostro Ufficio Studi ha calcolato che oltre l’80% delle classi supera questo parametro, perché su 366 mila classi, solo nel 15,9% dei casi si rispetta la norma sul distanziamento prevista dal Decreto Ministeriale del 18 dicembre del 1975. Quindi, solo andando ad imporre nuovi tetti numerici, si potrà arrivare all’obiettivo che porterà non pochi benefici anche per il miglioramento delle competenze acquisite, considerato che l’apprendimento è inversamente proporzionale al numero degli alunni collocati in ogni classe. Ecco perché – conclude Pacifico – abbiamo deciso di scioperare nel primo giorno delle lezioni, consapevoli che è stata una scelta difficile ma necessaria”.
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