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Per la scuola sarà possibile, nonostante le numerose sentenze di risarcimento, reiterare i contratti oltre i 3 anni.

Patroni Griffi esclude il comparto scuola dall'accordo quadro sui contratti a termine nella pubblica amministrazione che in questi giorni si sta discutendo presso l'ARAN.

Nessuna regolamentazione per la reiterazione dei contratti a tempo determinato per i prof, perchè la scuola fa caso a sè e nulla ha a che vedere con il decreto 368/2001 che vieta la reiterazione dei contratti oltre i 36 mesi: pena l'assunzione a tempo indeterminato.

La Corte di Cassazione ritiene che la reiterazione dei contratti nella scuola non viola la normativa europea e al Governo basta per lasciare la scuola nel caos.

Il comparto scuola ha esigenze diverse rispetto agli altri comparti della PA, dicono, e su questo non ci sono dubbi.

Ma se è vero che la reiterazione non può essere invocata nel caso del contratti a TD per le sostituzioni brevi, diverso è il caso dei precari che firmano contratti a termine per posti vacanti e si vedono reiterare tali contratti per 36 mesi di seguito.

Di questo i tribunali italiani ne hanno consapevolezza, basta vedere il consistente risarcimento ottenuto dall'ANIEF qualche giorno fa.

Sulla questione, entro un anno circa, comunque, si pronuncerà la corte di giustizia europea, la cui decisione sarà vincolante per lo Stato italiano.

Ma al momento si è deciso di procastinare, passando la patata bollente al prossimo Governo. Nel frattempo la parola resta ai tribunali.

Fonte: Orizzonte Scuola

 

"Oggi e domani gli italiani sceglieranno i partiti politici e i parlamentari da cui scaturira' il nuovo Governo: chiunque andra' a costituirlo, sappia sin d'ora che dovra' mettere in cima all'agenda degli obiettivi quello di assumere a titolo definitivo gli 80mila precari della scuola italiana, in servizio su altrettanti posti vacanti. Altrimenti lo Stato italiano sara' destinato a sborsare centinaia di milioni di euro per compensare l'abuso dei contratti a tempo determinato, i mancati scatti di anzianita', le mensilita' estive non corrisposte per gli anni passati e per quelli futuri fino all'eta' pensionabile". Lo scrive in una nota l'Anief.

"L'indennizzo record di oltre 150mila euro netti, piu' accessori e interessi, deciso nelle ultime ore da un giudice del lavoro di Trapani - continua la nota -, costituisce un precedente, una sentenza-pilota, che convincera' migliaia di precari a ricorrere in tribunale e ad opporsi sia al trattamento economico diversificato rispetto ai colleghi di ruolo, sia alla stipula di contratti al 30 giugno, anziche' al 31 agosto, anche quando il posto e' vacante e disponibile".

Fonte: Italpress

 

Il giudice del lavoro di Trapani ha riconosciuto un risarcimento pari a 150.385 euro netti, piu' accessori e interessi, a un docente precario di educazione fisica e sostegno che aveva ottenuto dal 2005 diversi contratti da supplente su posti vacanti e disponibili, ma insegnava gia' dal 2001. I legali dell'Anief, coordinati dagli avvocati Ganci e Miceli, hanno cosi' battuto ogni record come risarcimento danni subito per lucro cessante e danno emergente per la mancata stabilizzazione di un docente precario. Il Miur e' stato condannato al pagamento di scatti e mensilita' estive per gli anni pregressi (2005-2011) e per gli anni futuri fino all'eta' pensionabile, con un'addizionale del 10% in via equitativa per i possibili mancati contratti. 

Secondo la sentenza, la necessita' dell'assunzione per pubblico concorso non puo' giustificare deroghe alle disposizioni che limitano il potere di abuso del datore di lavoro nello stipulare contratti a termine, ne' proteggere patrimonio di soggetti pubblici, ne' autorizzare comportamenti contra legem della pubblica amministrazione. Nel ricorso, il giudice Petrusa ha tenuto conto della recente giurisprudenza e della legislazione comunitaria e nazionale. Per il presidente dell'Anief e delegato Confedir alla scuola e alle alte professionalita', Marcello Pacifico, si tratta di "una giusta condanna che risarcisce in maniera adeguata i precari danneggiati dai comportamenti illegittimi del Miur".

"Delle due l'una: o la Corte di Lussemburgo decidera' che in Italia la normativa scolastica derogatoria sui contratti a termine e' contraria alle disposizioni comunitarie e quindi va disapplicata oppure il risarcimento dei danni deve essere cosi' dissuasivo da comprimere l'arbitrarieta' illecita della P.A. e dare adeguata soddisfazione ai lavoratori. In questo senso - conclude Pacifico - la sentenza del giudice del lavoro di Trapani puo' fare scuola dopo la recente pronuncia della Cassazione che paventava un possibile grave danno erariale alle Casse dello Stato fissando dei nuovi criteri risarcitori. In ogni caso, e' confermata la dottrina secondo cui non vi possono essere trattamenti economici diversi tra lavoratori precari e di ruolo mentre il contratto al 31 agosto deve essere sempre riconosciuto se il posto e' vacante e disponibil,e come Anief ha sempre denunciato dall'inizio del 2010".

Fonte: Italpress

 

"Sull'assistenza ai neonati lo Stato italiano discrimina 3 milioni e mezzo di lavoratori pubblici, che oggi non possono godere dei giorni di assistenza previsti invece per le mamme e i papa' dipendenti del settore privato: lo ha scritto a chiare lettere il Dipartimento della Funzione Pubblica, il quale rispondendo il 20 febbraio ad un quesito del Comune di Reggio nell'Emilia ha spiegato che i padri dipendenti delle pubbliche amministrazioni non hanno diritto al congedo obbligatorio di paternita' e ai due giorni di congedo facoltativo, previo accordo con la madre ed in sua sostituzione con un'indennita' a carico dell'Inps, introdotti nel giugno scorso dal Governo Monti per l'assistenza dei primi cinque mesi di vita del bambino, ne' le madri lavoratrici del pubblico impiego hanno accesso ai cosiddetti 'voucher per l'acquisto di servizi di baby-sitting'".

"Secondo la presidenza del Consiglio - spiega l'Anief in una nota -, il sostegno ai neo-genitori per adeguare la normativa italiana a quella europea, approvato attraverso l'art. 4, comma 24, della Legge n. 92 del 2012, 'non e' direttamente applicabile ai rapporti di lavoro dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni di cui all'art. 1, comma 2, del d.lgs. n. 165 del 2001, atteso che, come disposto dall'art. 1, commi 7 e 8, della citata l. n. 92 del 2012, tale applicazione e' subordinata all'approvazione di apposita normativa su iniziativa del Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Pertanto, per i dipendenti pubblici rimangono validi ed applicabili gli ordinari istituti disciplinati nel d.lgs. n. 151 del 2001 e nei CCNL di comparto'".

"Il risultato di questa interpretazione e' che ad oggi tutti i dipendenti pubblici italiani non possono usufruire di un diritto concesso ai colleghi del settore privato - sottolinea il sindacato -. Disattendendo quindi la Direttiva 2010/18/Ue del Consiglio dell'8 marzo 2010, nella quale non si fa alcun riferimento alla natura del rapporto di lavoro, ma solamente alla necessita' di dare attuazione al diritto 'individuale' del congedo parentale, 'garantendo una base comune sull'equilibrio tra vita e lavoro negli Stati membri e svolgendo un ruolo significativo nell'aiutare i genitori che lavorano in Europa ad ottenere una migliore conciliazione'".

"Ci troviamo chiaramente di fronte ad una discriminazione dei dipendenti pubblici rispetto a colleghi che operano nel privato. Cio' fa ancora piu' scalpore se si pensa che quest'anno ricorre il ventennale dall'introduzione della privatizzazione del rapporto di lavoro pubblico - spiega Marcello Pacifico, delegato Confedir e presidente Anief -. Con il risultato che, disapplicando quanto previsto da una direttiva Ue del 2010, che supera chiaramente il decreto nazionale n. 151 del 2001, si mortifica la professionalita' di tre milioni e mezzo di dipendenti pubblici, dopo che non viene loro piu' concesso da tempo alcun rinnovo contrattuale e aumento stipendiale".

Il sindacalista Confedir-Anief ritiene, quindi, che l'adeguamento alle indicazioni Ue - anche se solo poco piu' che simbolico, di appena un giorno di congedo obbligatorio di paternita' e di due giorni di congedo facoltativo per i padri e di una serie di "voucher" per le madri - non puo' essere negato per basse ragioni di burocrazia: "siamo di fronte ad un abuso - incalza Pacifico -. Lo stesso che lo Stato italiano perpetra nei confronti di decine di migliaia di precari pubblici, in particolare della scuola, utilizzati ben oltre i 36 mesi previsti dalla direttiva Ue 1999/70/CE come soglia massima per giustificare la mancata assunzione a titolo definitivo. E' evidente, a questo punto, una seria riflessione sulla necessita' di mantenere in vita la privatizzazione del rapporto di lavoro pubblico. Anche perche' presto saranno i tribunali, attraverso le sentenze favorevoli ai dipendenti dello Stato, a smantellarla nei fatti".

Fonte: Italpress

 

Come tutte le attività legate alle scuola, anche il turismo scolastico è in ginocchio. La triste conferma è arrivata oggi da un’associazione di categoria. Che nel corso di una conferenza sul turismo scolastico ha reso pubbliche le conseguenze del tentativo del Governo di portare da 18 a 24 ore l’insegnamento settimanale di tutti i docenti: questa illogica iniziativa dei nostri governatori, poi rientrata anche grazie alle pressioni dell’Anief, assieme a diverse altre – il blocco degli scatti di anzianità e del contratto, la volontà di approvare il ddl Aprea sulla riforma degli organi collegiali – , ha comportato la mancata attivazione da parte di tantissimi Collegi dei Docenti di tutte le attività extradidattiche.

Con il risultato che in un anno i viaggi d’istruzione sono crollati del 70% su scala nazionale. Tanto che ben 3mila imprese sono a rischio chiusura. Se l’associazione di categoria ha chiesto pubblicamente al nuovo Governo di riattivare l'indennità di missione per i docenti, l’Anief si rivolge ai candidati che vorrebbero salire in Parlamento di farsi carico sin da oggi del ripristino della dignità dei nostri insegnanti: “come si fa – dichiara il presidente Anief, Marcello Pacifico – a chiedere a dei professionisti della formazione dei nostri giovani di accompagnare in viaggio decine di alunni per diversi giorni, ventiquattrore ore su ventiquattrore, assumendosi responsabilità enormi, senza un minimo di gratificazione? Per diversi anni questi stessi docenti hanno accettato di farsi carico di quest’onere per cifre poco più che simboliche. Ora però che i compensi del fondo d’istituto sono sempre più finalizzati e ridotti all’osso e, nel contempo, i decisori politici hanno deciso di impiegatizzare sempre più la professione, i docenti hanno detto basta. Come non comprenderli?”.

Secondo l’Anief si conferma quindi il fatto che gli insegnanti dei nostri ragazzi non sono più disposti ad essere presi in giro: i contratti bloccati e la mancanza di fondi per lo svolgimento delle attività aggiuntive rappresentano, infatti, un vero insulto alla loro professionalità. L’ultima testimonianza, in questo senso, arriva dalla mancanza di candidati a svolgere l’ingrato ruolo, in cambio di compensi irrisori, di commissario o presidente del concorso a cattedra. “Il nostro sindacato – spiega Pacifico - coglie l’occasione, a pochi giorni dalle elezioni politiche, di chiedere a chi governa il nostro Paese di investire sull’enorme patrimonio culturale di cui è in possesso l’Italia. Anziché tentare di metterlo in liquidazione, come ha fatto il Governo del premier Monti mettendo in vendita beni immobili di pregio per incassare 5 miliardi di euro entro il 2013, occorre con urgenza tornare ad investire nei beni culturali dando maggiore impulso all’attrattività turistica. Oltre che, ovviamente, tornando ad affidare alle scuole delle economie specifiche per far tornare a viaggiare i nostri giovani, anziché penalizzandoli ulteriormente privandoli delle attività che fanno parte del loro progetto formativo. Privandoli di conoscere, assieme ai loro docenti, la nazione – conclude il presidente Anief - con più beni culturali al mondo”.

Fonte: AgenParl

 

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XXIV2012

 

 

 

In questo numero:

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I RICORSI

Dimensionamento: per evitare il licenziamento i Dsga costretti a cambiare regione

Ricorso contro il blocco quinquennale della mobilità per il personale docente neo immesso in ruolo 

Scheda di rilevazione dati Ricorso Mobilità - Trasferimenti