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Scuole senza dirigenti né docenti vicari. Le ferie annuali si avvicinano e i dirigenti scolastici infuriati stanno per fare la mossa suggerita da Cgil, Cisl e Snals: comunicare ai rispettivi direttori regionali dell'istruzione i periodi durante i quali saranno in ferie senza farsi sostituire, e ciò perché non sono state loro assegnate risorse, né lo saranno, per compensare l'attività di sostituzione, ed essi non hanno alcuna intenzione di assumersi responsabilità nell'ordinare spese prive di copertura o adottare provvedimenti annullabili di diritto. 

La nota ministeriale sul programma annuale 2012 del 22 dicembre 2011 (prot. n. 9353), infatti, non solo non aveva previsto di conferire alle scuole i fondi necessari alla liquidazione dell'indennità per funzioni superiori da corrispondere ai docenti collaboratori quando esercitano la funzione vicaria, ma aveva addirittura escluso che durante le ferie potessero essere loro delegate funzioni proprie della qualifica superiore (art. 52 del decreto legislativo n. 165 del 2001). E allora, è il messaggio implicito rinvenibile nella lettera dei dirigenti scolastici, trovino una soluzione i direttori regionali, nelle cui mani vengono rimesse non solo le lettere ma le stesse istituzioni scolastiche. Se le ferie sono un diritto irrinunciabile, e qualche direttore regionale ha già intimato ai presidi di non rinviare le ferie se non in casi motivati da gravi e obiettive esigenze personali o di servizio, se durante le ferie i docenti collaboratori non possono sostituire i dirigenti, allora tocca all'amministrazione periferica, ai direttori regionali dell'istruzione, provvedere a garantire la continuità di direzione delle istituzioni scolastiche. Non certo ai dirigenti scolastici, ai quali è inibita l'unica possibilità che hanno, che è quella di farsi sostituire dai loro collaboratori.

Non è d'accordo l'associazione professionale Anief, secondo la quale i dirigenti scolastici rischiano una denuncia penale, quando “dichiarano di voler lasciare la scuola senza alcun sostituto”. Nello stesso tempo l'Anief contesta la nota ministeriale del dicembre scorso, che avrebbe commesso due errori. Il primo per avere confuso l'esercizio delle funzioni superiori con quelle del dirigente, la cui qualifica non è superiore ma solo di-versa (tesi originale, per altro). Il secondo perché il ministero, ricordando con tono minaccioso le sanzioni cui va incontro il dirigente scolastico nel farsi sostituire durante le ferie da un docente, dimentica di dire che esse si applicano solo nei casi di dolo o colpa grave. Che la nota ministeriale del dicembre scorso fosse sbagliata sul punto lo aveva scritto anche questo giornale ma lo aveva ammesso anche l'ufficio scolastico regionale del Lazio. Nel gennaio scorso, infatti, aveva precisato che i dirigenti scolastici devono dimostrare, in caso di rinvio delle ferie per ragioni di servizio, che le loro funzioni non possono essere delegate ai vicari. In positivo ciò significava e significa affermare che esistono funzioni che i dirigenti scolastici, salvo contraria e motivata decisione dei dirigenti stessi, possono e debbono delegare ai vicari. Fatto sta che il ministero non ha erogato fondi né si è ricreduto sull'interpretazione della norma che vieterebbe ai dirigenti di farsi sostituire durante le ferie. I direttori regionali, ai quali il cerino resta così in mano, non hanno altra scelta: o intimano ai dirigenti scolastici di nominare i rispettivi sostituti, contraddicendo le istruzioni ministeriali, o concordano un piano ferie con i dirigenti scolastici, disponendo sostituzioni reciproche e facendo ricadere la relativa spesa sul fondo regionale per la retribuzione di posizione e di risultato. Accendendo la miccia di ulteriori controversie con i sindacati.

Fonte: Italia Oggi

 

L’Anief chiede a Profumo di verificare se è vera la nomina nel Lazio di dirigenti appartenenti a Cisl e Anp. Accuse pure per lo scambio di codici a poche ore dalla pre-selezione. Russo (Pd) “interroga” il Ministro: concorso viziato da incredibili errori. Intanto Fabio Granata (Fli) auspica ispezioni in Sicilia sulle voci di nomine clientelari di diversi presidi.

Si fa sempre più minacciosa la spada di Damocle che pende sul concorso per selezione 2.386 nuovi dirigenti scolastici. I motivi che mettono a repentaglio la validità del concorso sono sempre gli stessi. In primis i limiti delle procedure adottate dal Miur, o meglio dal Formez, cui il ministero dell’Istruzione si era affidato, in occasione delle procedure di pre-selezione adottate lo scorso mese di ottobre. Ma ora spunta anche un altro “bug”: quello relativo alla presenza tra i commissari del concorso di alcuni dirigenti appartenente ad importanti sindacati nazionali di categoria. Si tratta di una eventualità che, se dimostrata, potrebbe far diventare ancora più problematico il mantenimento in vita del concorso e dei suoi vincitori.

A formulare le contestazioni è ancora una volta l’Anief, il sindacato degli educatori in formazione, che ha mosso dei rilievi formali contro l’organizzazione concorsuale ancora prima del suo avvio (ricorrendo al giudice, peraltro con successo, già la scorsa estate per opporsi contro l’esclusione dei docenti in ruolo da meno di cinque anni ma che vantavano comunque lunghi periodi di supplenze). Stavolta, a concorso quasi terminato, almeno in alcune regioni, l’organizzazione di Marcello Pacifico chiede pubblicamente l’avvio di un “atto ispettivo sulla presunta nomina nel Lazio di dirigenti sindacali di Cisl e Anp che si era costituita ad opponendum per salvare il concorso, contro la normativa vigente”.

In base a quanto risulta all’Anief, la presenza nelle commissioni d’esame di alcuni dirigenti che fanno sindacato sarebbe molto grave. Per spazzare via queste voci, il sindacato autonomo chiede quindi al ministro Profumo di “verificare se dei dirigenti sindacali siano stati nominati membri delle commissioni di esame del concorso contro la normativa vigente”.

Con l’occasione, l’Anief denuncia anche di essere venuta a conoscenza di altre anomalia. Che, sempre se accertata, comporterebbe conseguenze clamorose. In particolare, il sindacato chiede sempre al Ministro di verifiche “se all’atto della verifica dei test pre-selettivi i codici dei candidati possano essere scambiati da Formez nel giro di 24 ore in violazione di procedure che ne richiedono la non modificabilità, pena la contestazione di tutti i codici attribuiti”.

Secondo Marcello Pacifico è terminato il tempo degli indugi. Mentre “è giunto il momento di dire basta a una procedura indegna di un paese civile che non può selezionare i suoi dirigenti su quesiti palesemente sbagliati né permettersi procedure poco trasparenti che travolgono le istituzioni. Bisogna annullare tutto e garantire l’imparzialità della pubblica amministrazione nella selezione del personale e nella valutazione del merito dei candidati. Basterebbe avere un po’ di buon senso per non passare sempre - conclude il presidente Anief - dalle aule parlamentari o giudiziarie”.

Senza entrare nel merito, un invito simile a quello del sindacato autonomo è stato formulato anche dall’on. Tonino Russo (Pd). Secondo cui il Ministero dovrebbe intervenire “al più presto per fare chiarezza sulle gravissime irregolarità del concorso per dirigente scolastico. Ho presentato - dice Russo - un’interrogazione al Ministro Profumo per chiedere quali iniziative intenda adottare qualora il Tar del Lazio riterrà, come ampiamente prevedibile, irregolare l’intera procedura per la selezione dei futuri dirigenti scolastici”. Secondo il parlamentare, eletto in Sicilia, appare ormai sempre più “evidente come il concorso gestito dalla Formez S.P.A. sia stato viziato da una serie di incredibili errori che dovrebbero condurre al suo immediato annullamento. È fondamentale - conclude il parlamentare Pd - che il Ministro trovi al più presto una via d’uscita che chiuda questo brutto pasticcio”.

Profumo, tra l’altro è atteso anche da un’altra grana. Con al centro sempre dei dirigenti scolastici. "Ho portato in Aula con un`interrogazione - ha dichiarato il 5 giugno Fabio Granata, vice coordinatore di Fli - la questione del procedimento per l'assegnazione degli incarichi dirigenziali nelle istituzioni scolastiche siciliane ricevendo una risposta non soddisfacente da parte del Governo". Granata, rivendicando “legalità e trasparenza” pretende, quindi, "un`ispezione ministeriale immediata perché in Sicilia la scuola deve sempre essere al di sopra di ogni sospetto per quanto riguarda eventuali pratiche clientelari o illegalità. Tale azione dovrà chiarire la trattazione difforme di tante posizioni da parte della direzione regionale su uno scenario oggettivamente non trasparente che ha portato alla rettifica di 52 posizioni su 168 e a decisioni difformi sui ricorsi".

Fonte: Tecnica della Scuola

I premi e le borse di studio agli studenti più bravi non servono se poi lo Stato italiano non è in grado di trattenere le sue eccellenze e le fa migrare all'estero: così risponde Marcello Pacifico, presidente dell'Anief, alla lettera inviata ai sindacati dal ministro dell'Istruzione, Francesco Profumo, nella quale il ministro ha spiegato che "diritto allo studio e misure premio per chi si impegna di più sono due facce della stessa medaglia di una scuola moderna, europea ed inclusiva".

"Pensavo che i voti assegnati e gli esami svolti dagli anni della scuola elementare a quelli dell'università fossero sufficienti a misurare la capacità, le abilità, le competenze, gli apprendimenti dei nostri studenti", ha risposto sempre per via scritta il presidente dell'Anief rivolgendosi a sua volta al ministro Profumo. "Certamente, qualche borsa di studio in più non farebbe male - e ne parla uno che ne ha ricevute parecchie e per merito - ma non servono se poi alla fine lo Stato costringe i cervelli tanto coccolati ad emigrare all'estero perché l'accesso alla professione è sbarrato, per esempio, per diventare insegnante e ricercatore, o perché la stessa carriera per alcuni anni viene bloccata".

Secondo Pacifico le priorità che il governo italiano deve porsi per il suo comparto dell'istruzione sono altre: "Eliminare la precarietà come cattivo sistema ordinario di funzionamento della macchina pubblica, gestire in maniera trasparente e meritevole i concorsi pubblici, investire maggiori risorse nella selezione, nella formazione, nell'assunzione e nella progressione di carriera, dotare i centri di produzione e di trasmissione del sapere di strumenti tecnologici adeguati, garantire l'alternanza scuola-lavoro, rilanciare un piano di investimenti per il reclutamento dei giovani ricercatori dell'università e dei precari della scuola, adeguare gli stipendi dei dipendenti pubblici ai livelli europei per non mortificare ulteriormente la professione".

Il presidente dell'Anief conclude la sua lettera sostenendo di accogliere "di buon auspicio la fine della stagione dei tagli che negli ultimi cinque anni ha eliminato più di 100.000 posti nella scuola pubblica e più di 20.000 cattedre all'università", ma anche di attendere "l'aumento di un 1% del Pil per l'istruzione e la ricerca perché, senza investimento, le solite misure di contenimento della spesa non aiutano a rilanciare la nostra economia".

Fonte: TMNews

Nella delega del pubblico impiego non ci sono novità? Il mio auspicio venga comunque preso in considerazione. Duri i sindacati e l’opposizione: basta alimentare la falsa idea d’un settore pubblico iperprotetto.

Il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, si lascia ancora andare ad un’esortazione al licenziamento agevolato nella pubblica amministrazione, al pari di quanto avviene nel comparto privato. "Tenendo conto della specificità del pubblico impiego – ha detto laFornero a margine della sua visita al Centro per l'impiego della Provincia di Torino - auspico che ci sia il più possibile parità di trattamento tra lavoratori del settore privato e di quello pubblico. Ma non dite che questo significa libertà di licenziare". Per poi però specificare, riferendosi all’interruzione del rapporto di lavoro per motivi disciplinari, che “credo debba essere presa in considerazione”.
Il concetto che il ministro del Lavoro vuole far passare è di un’equiparazione a 360 gradi. "Io sono per le pari opportunità che non riguardano solo uomini e donne, ma anche dipendenti pubblici e privati, tra lavoratori extracomunitari e nativi. Quindi c'è un concetto più ampio di pari opportunità e mi parrebbe in contrasto col mio mandato se dicessi che le cose dovessero andare diversamente" ha concluso il ministro.

La sottolineatura della Fornero è arrivata dopo che alcuni muniti prima il ministro della Pubblica amministrazione, Filippo Patroni Griffi, aveva chiarito - a margine di un evento School of Governement - Luiss e Scuola Superiore della P.A - che nella delega del pubblico impiego non sono previste novità sui licenziamenti: " La delega non conterrà una disposizione specifica sui licenziamenti disciplinari dei dipendenti pubblici, ma si rimetterà al Parlamento", ha spiegato Patroni Griffi.

Secondo Mimmo Pantaleo segretario generale Flc-Cgil “è intollerabile, che a fronte di una disoccupazione devastante e dell'incapacità del Governo Monti di favorire la crescita del Paese, il ministro del lavoro chieda solo licenziamenti più facili. Peraltro dopo una riforma delle pensioni tra le più penalizzanti per i lavoratori in Europa”.

Scettici anche Giovanni Faverin e Francesco Scrima, della Cisl, secondo cui la parità pubblico-privato si dovrebbe attuare iniziando a “rinnovare i contratti. È del tutto fori luogo ostinarsi a chiedere regole che già ci sono, alimentando la falsa idea di un settore pubblico iperprotetto”. I due segretari, a capo rispettivamente del comparto Cisl Pa e Scuola, tornano quindi a chiedere “di rilanciare la contrattazione, come previsto dall’Intesa del 3 maggio scorso, per affrontare in quella sede i temi della spesa pubblica efficiente e della produttività. Il ministro – concludono - mostri altrettanta responsabilità invece di istigare al licenziamento dei lavoratori”.

Secondo Marcello Pacifico, presidente del sindacato Anief, che è anche delegato ConfedirMit-Pa ai direttivi, ai quadri e alle alte professionalità, quella della Fornero è una “irresponsabile l’invasione di campo”. Pacifico sostiene che “queste fughe in avanti sono a dir poco strane, perché vengono attuate mentre è in corso una trattativa fra le organizzazioni sindacali e il ministro della Pubblica amministrazione, Filippo Patroni Griffi, proprio sulla riorganizzazione del pubblico impiego, sull’attuazione del protocollo d’intesa già sottoscritto, sul precariato e sulla spending review”.

Velenosa la reazione di Giuliana Carlino, capogruppo dell'Italia dei Valori in commissione Lavoro al Senato: “Fornero è ministro delle pari opportunità quando le pare. Ora, per tirare acqua al suo mulino, rivendica - dice Carlino - parità di trattamento tra i lavoratori del pubblico impiego e quelli del privato, ma è la solita mossa propagandistica. La verità è un'altra: la sua riforma del lavoro è talmente iniqua e inutile che porterà solo alle pari opportunità di licenziamento".

Dalla parte del ministro del Lavoro si è invece schierato Giuliano Cazzola, deputato del Pdl, secondo cui “ancora oggi nei confronti del ministro Elsa Fornero si sono usate, in ambienti sindacali, espressioni violente ed offensive in risposta ad opinioni sicuramente discutibili ma legittime. Anzi, nel caso della disciplina del recesso nel pubblico impiego persino condivisibili".
In serata, Fornero e Patroni Griffi hanno cercato di smorzare la polemica, anche su loro eventuali contrasti sul tema. Attraverso un comunicato congiunto hanno affermato che i licenziamenti nella pubblica amministrazione sono una sanzione e un deterrente. "Dunque sono uno strumento e non l'unico" per una amministrazione efficiente e produttiva. "Il primo obiettivo della delega che presto sarà discussa dal Consiglio dei ministri - scrivono i due ministri - è migliorare la pubblica amministrazione. Il secondo è renderla più efficiente. Il terzo è aumentare la sua produttività. Il quarto è fare in modo che sia più trasparente. I licenziamenti sono una sanzione e possono essere un deterrente. Dunque sono uno strumento, non l`unico". Polemica chiusa. Fino al prossimo “strappo”.

Fonte: Tecnica della Scuola

Secondo il giudice non è lecito dire, facendosi forte del decreto Brunetta, che il parere espresso dal CdI sulla formazione dell’orario non è vincolante. Esulta il “Tavolo regionale per la difesa della scuola statale”, che ha patrocinato il ricorso dopo le proteste dei genitori di un istituto vicino Firenze: gli organi di democrazia scolastica esistono ancora!

Cari docenti, studenti e genitori: io sono il dirigente responsabile dell’istituto e l’ultima parola sull’orario scolastico non può spettare che a me. Deve essersi posto più o meno così, forte delle novità introdotte dalla legge 150/09, il preside di una scuola secondaria di primo grado di Galluzzo, a due passi da Firenze, che a proposito della scelta della scansione di giorni scolastici, ha deciso di adottare il pugno dure. Applicando l’opzione che secondo lui poteva essere più congeniale.

In certe realtà però l’utenza non sta a guardare. Così il caso è diventato presto di pubblico dominio. Con diversi genitori, in particolare, che hanno deciso di controbattere sul piano legale l’atteggiamento di un dirigente più vicino alle modalità di conduzione di un’azienda che di un istituto scolastico.

Quella dei genitori è però presto diventata una battaglia di principi. Tanto che a ricorrere al Tar della Toscana contro il preside tutto d’un pezzo è stato un organismo trasversale,  il “Tavolo regionale per la difesa della scuola statale”, composto da associazioni e movimenti di carattere associativo (come l’Anpi e il Cidi), sindacale (tra cui Flc-Cgil, Cobas, Unicobas, Rdb-Cub e Anief) e politico (quasi tutti partiti della sinistra extraparlamentare ma anche assessori comunali). Al giudice regionale hanno spiegato che “il Consiglio di Istituto del Galluzzo, in conformità all’art. 10 del T.U. n. 297/94, aveva deliberato i criteri generali per la formazione dell’orario della, confermando per l'anno scolastico prossimo l’orario differenziato con due sezioni con l’orario su sei giorni le le altre con l’orario su cinque giorni con il sabato libero. Il dirigente scolastico, ritenendo erroneamente che per effetto del cosiddetto decreto Brunetta il dirigente scolastico sia diventato nella scuola un manager assoluto con il conseguente esautoramento del ruolo degli organi di democrazia scolastica, ha sostenuto che il Consiglio di Istituto non potesse più deliberare i criteri generali per la formazione dell’orario; tutt’al più poteva esprimere un parere non vincolante”.

La posizione presa dai genitori è stata reputata valida. Con ordinanza n. 347/12, il Tar ha infatti ritenuto che il ds “deve tenere conto dei criteri generali validamente deliberati dal Consiglio d’Istituto”, ordinandogli quindi “di provvedere ad adottare l’atto terminale del procedimento, ovviamente tenendo conto dei criteri generali deliberati dal CdI, entro 15 giorni”.

Commento finale delle associazioni che hanno vinto il ricorso: “è auspicabile che il dirigente scolastico si convinca che gli organi di democrazia scolastica esistono ancora e che le loro competenze devono essere rispettate. Peraltro se la scuola deve essere per i giovani una palestra di democrazia, sarebbe opportuno che chi la dirige dia il buon esempio in tale senso”.

Fonte: Tecnica della Scuola

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XXIV2012

 

 

 

In questo numero:

IL PUNTO

I RICORSI

Dimensionamento: per evitare il licenziamento i Dsga costretti a cambiare regione

Ricorso contro il blocco quinquennale della mobilità per il personale docente neo immesso in ruolo 

Scheda di rilevazione dati Ricorso Mobilità - Trasferimenti