La Corte costituzionale ha colpito al cuore della scuola: gli accorpamenti fra istituti sono illegittimi, ha sentenziato giovedì. Il sindacato Anief ora sostiene che sarà necessario disarticolare quasi duemila scuole, già accorpate secondo la regola «non meno di seicento studenti per istituto non più di mille». E annuncia che impugnerà tutti i «decreti assessoriali» riguardanti la cancellazione o l' accorpamento di istituti scolastici.
Il Pd e l' Idv, Sel, la sinistra fuori dal Parlamento e i sindacati confederali attribuiscono la "sconfitta accorpamento" all' ex ministro Gelmini e in sottordine alle tredici Regioni che non si sono opposte al provvedimento. Molti chiedono al ministro Profumo un cambio di passo: «Deve fermare la cancellazione degli istituti e tornare a investire nell' istruzione».
Dal ministero della Pubblica istruzione si segnala come non sia possibile mettere mano subito alla questione: «Non partirebbe l' anno scolastico». Le Regioni potranno chiedere cambiamenti per la stagione 2013-2014.
Nessuno stanziamento per permettere ai professori di occupare temporaneamente, nel caso di ferie del dirigente scolastico o di impegni per la maturità, il ruolo di capo istituto. Con pesanti ripercussioni e possibili denunce. L'obiettivo è risparmiare 10 milioni di euro.
Scoppia la grana delle ferie ai presidi. Questa estate, i dirigenti scolastici rischiano di dover disertare le commissioni della maturità o di lasciare le scuole acefale per fruire del riposo annuale. In alternativa, potrebbero decidere di frazionare la pausa estiva in blocchi da 10 giorni o non andare in ferie per nulla.
Secondo una nota ministeriale relativa al bilancio 2012 infatti, da quest'anno non sono più previste somme per pagare l'indennità di sostituzione dei capi d'istituto e questi ultimi stanno passando la patata bollente ai direttori scolastici regionali.
In questi giorni, i dirigenti scolastici aderenti alla Flc Cgil, alla Cisl scuola e allo Snals Confsal stanno inviando una eloquente lettera ai diretti superiori, in cui comunicano loro il periodo scelto per le ferie e che "per gli adempimenti di competenza, nel suddetto periodo nessun docente" della scuola "sostituirà il dirigente scolastico visto che la Direzione generale per la politica finanziaria e per il bilancio del ministero ha comunicato di non aver assegnato alcuna risorsa per l'indennità di sostituzione del dirigente scolastico".
E' la prima volta che diecimila istituzioni scolastiche italiane si trovano a fronteggiare una simile situazione. Chi guiderà le istituzioni scolastiche durante le ferie del capo d'istituto? Ma la vicenda rischia anche di intrecciarsi con la maturità, al via fra meno di un mese. I dirigenti scolastici, ogni anno, presiedono parecchie commissioni di maturità e in quel periodo sono tecnicamente in servizio. Al loro posto resta il vicario o un altro collaboratore, in favore del quale dopo 15 giorni scatta l'indennità di sostituzione, legata anche alla responsabilità di gestione dell'istituto durante l'assenza del capo.
Le operazioni relative alle commissioni degli esami di Stato durano in genere da 20 a 30 giorni. Se non si troverà una via d'uscita i dirigenti scolastici avranno due possibilità: lasciare le scuole senza guida nel delicato momento in cui occorre organizzare i corsi di recupero per gli alunni rimandati a settembre e per la stessa maturità; oppure disertare le commissioni mettendo nei guai i provveditorati che dovranno trovare in fretta e furia centinaia di sostituti.
Ma, secondo l'Anief, le lettere che i presidi stanno inviando ai direttori regionali possono avere ripercussioni più pesanti. "La comunicazione inviata agli Uussrr può portare - spiega Marcello Pacifico - a denunce per omissione di atti di ufficio e interruzione di pubblico servizio e può portare la Corte dei conti a bloccare le ferie dei dirigenti o le nomine alle presidenze delle commissioni degli esami di maturità. Può - si chiede ancora Pacifico - il dirigente di una scuola assumere l'incarico di presidente di commissione di esame di Stato o andare in ferie senza nominare un sostituto lasciando la scuola senza direzione?".
La norma che rischia di gettare nella confusione migliaia di scuole e mezzo milione di studenti della maturità mira a risparmiare 10 milioni di euro. Ma ne vale la pena?
Secondo il sindacato Anief produrrà rilevanti conseguenze la sentenza 147/2012 della Consulta, che ritiene costituzionalmente illegittimo l'articolo 19, comma 4, del decreto legge 98 del 2011, poi legge 111/2011, nella parte che fissava l'obbligo di accorpamento in istituti comprensivi di scuole d'infanzia, primaria e medi con meno di mille alunni: il sindacato darà mandato ai suoi legali perché impugnino tutti i decreti assessoriali riguardanti la cancellazione o l'accorpamento di istituti scolastici, ormai dichiarati incostituzionali.
Secondo Marcello Pacifico, presidente Anief, "la Gelmini dopo essere stata bacchettata per i mancati inserimenti a 'pettine' dei precari, ha ricevuto una bocciatura anche per l'inadeguato provvedimento che ha dimensionato in 15 giorni la rete scolastica italiana cancellando 2.000 presidenze". Ora la Consulta ristabilisce le cose sui giusti binari, ritenendo la Legge 111/2011 priva di efficacia perché contrasta palesemente con l'articolo 19, comma 4, della manovra è (quello che determina le competenze legislative di Stato e Regioni), "essendo una norma di dettaglio dettata in un ambito di competenza concorrente".
"Questa sentenza dei giudici - continua il presidente dell'Anief - oltre a ripristinare il principio di leale collaborazione tra Stato e Regioni, manda dunque un chiaro segnale verso il precedente Governo. E rende vano il suo tentativo di calpestare, con una legge estiva, i diritti dell'utenza costituzionalmente protetta. Il provvedimento si materializza, tra l'altro, nella stessa giornata in cui, durante la riunione del comitato paritetico dell'Aran, sono stati resi noti i dati parziali di rilevazione degli aventi diritto alle elezioni Rsu: rispetto all'ultima tornata elettorale, quindi sei anni addietro, sono stati cancellati addirittura 200 mila posti di lavoro, che corrispondono al 75% dei tagli complessivamente effettuati nello stesso periodo in tutto il pubblico impiego".
"A questo punto - conclude Pacifico - spero che il Parlamento affronti subito la questione della riduzione delle scuole italiane, ripristinando le presidenze cancellate. Ma anche ripartendo con nuovi investimenti nel comparto dell'istruzione e rilanciando il merito. È questa l'unica strada percorribile per tornare a tenere alto il livello scolastico dell'intero Paese".
Dopo la bocciatura, da parte della Corte costituzionale, dell'articolo 19, comma 4, del decreto legge 98 del 2011, poi legge 111/2011, nella parte che fissava l'obbligo di accorpamento in istituti comprensivi delle scuole dell'infanzia, elementari e medie che per acquisire l'autonomia "devono essere costituiti con almeno 1.000 alunni, ridotti a 500 per le istituzioni site nelle piccole isole, nei comuni montani, nelle aree geografiche caratterizzate da specificità linguistiche", si registrano le prime reazioni da parte delle regioni (Toscana, Emilia-Romagna, Liguria, Umbria, Sicilia, Puglia e Basilicata) che hanno parzialmente visto vincere il loro ricorso, e dei sindacati.
A trarre le conseguenze più drastiche dalla sentenza pare essere la Sicilia, le cui intenzioni sembrano essere quelle di non applicare la legge Gelmini sul dimensionamento delle istituzioni scolastiche ma la legge regionale 6 del 2000, una legge che la regione insulare aveva già emanato, fissando indici e parametri differenti dal legislatore nazionale.
Sul fronte sindacale, invece si rinnova la linea 'giudiziaria' dell'Anief, il cui presidente, Marcello Pacifico, ha annunciato “che darà mandato ai suoi legali perché impugnino tutti i decreti regionali su cancellazioni e accorpamenti delle scuole, ora reputati incostituzionali”.