Anche il ministro dell’Istruzione in carica non si sottrae agli spot permanenti sui mega-progetti da realizzare: peccato che a volte certe affermazioni si rivelino tutt’altro che efficaci. Dire, come ha fatto al Tg1, che “entro il 2023 saranno 100 mila le assunzioni” nella scuola rappresenta un dato numerico da approfondire. Perché se le immissioni in ruolo si limitassero a quel numero, solo in apparenza altisonante, l’amministrazione scolastica garantirebbe nemmeno il turn over.
Marcello Pacifico (Anief): “È bene che il ministro dell’Istruzione chiarisca immediatamente che quella cifra riguarda solo i posti che verranno messi a concorso e che la quota di stabilizzazioni, derivanti dalle graduatorie ad esaurimento, dal doppio canale di reclutamento e dagli idonei dei precedenti concorsi pubblici che ancora attendono di essere convocati, è almeno tre volte tanto e solo per il prossimo biennio”.
Già oggi i docenti precari della scuola sono oltre 120 mila, compresi gli oltre 50 mila sul sostegno, ai quali vanno aggiunte alcune decine di migliaia di cattedre libere ma sempre collocate in organico di fatto perché le assegnazioni ai precari risultano allo Stato più convenienti. Tanto è vero che l’attuale ministero rischia di essere ricordato per lo scomodo record dei 200 mila supplenti della scuolanominati in una sola estate. Va poi considerata la quota di pensionamenti che quest’anno tra quelli “naturali”, derivanti dalla riforma Fornero (circa 25 mila) e da Quota 100 (che dovrebbe fare uscire una quota simile), porterà fuori servizio altri 50 mila insegnanti. Questo significa che già in questa estate saranno circa 170 mila i posti da coprire.
Considerando che le uscite sui pensionamenti risultano confermate per almeno altri due anni, con tanto di finanziamenti per l’anticipo pensionistico con 38 anni di contributi e 62 anni minimi di età, attraverso la Legge di Bilancio 2019, significa che già nel 2021 si arriverà a una quota di cattedre liberate attorno alle 270 mila unità. Sui due anni successivi non è possibile fare previsioni, se non quantificare un minimo di 20 mila pensionamenti per raggiunti limiti di età o per la fruizione della pensione di anzianità (attualmente collocata a circa 43 anni di contributi riconoscibili anche attraverso il riscatto della laurea).
“Quando si parla di assunzioni – dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief - forse il ministro Marco Bussetti dimentica che dietro ci sono tantissimi professionisti dell’insegnamento, già formati, abilitati e quasi sempre con lunghe esperienze di docenza alle spalle, che meritano rispetto e considerazione. E allestire concorsi riservati per stabilizzarne solo uno su tre, come si sta facendo ora con il decreto Crescita, oppure avviare una nuova procedura abilitante con queste prospettive, frutto dell’accordo sottoscritto al Miur l’11 giugno scorso, appare la solita operazione da fumo negli occhi. Come sostiene Anief da oltre dieci anni, la strada per l’immissione in ruolo di tanti precari storici è legata a doppio filo con la clausola 5 della Direttiva 70/99 UE: la stessa che – conclude Pacifico - i nostri Governi continuano colpevolmente ad ignorare”.
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