Continuano le assemblee sindacali promosse dal sindacato Anief, che si tengono su piattaforma telematica per tutte le province italiane. Dopo il successo degli anni passati e quello recente delle assemblee già svolte, il giovane sindacato invita tutti i lavoratori della scuola ad aderire
Le retribuzioni degli insegnanti italiani sono tra le più basse in Europa e nell’area Ocse: una petizione on line, con cui si chiede “un adeguamento dello stipendio di almeno 200 euro netti mensili ad invarianza degli oneri contrattuali”, ha raccolto 14mila adesioni in poche ore. Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, commenta dicendo che “abbiamo chiesto al Governo risorse ulteriori perché con le attuali si arriva al massimo a cento euro lordi. Se invece si utilizzassero, per il rinnovo del contratto scaduto da tre anni, le risorse aggiuntive stanziate per pagare le indennità di rischio biologico, di incarico e di sede pensate da Anief, allora la cifra si moltiplicherebbe”.
Quota 102 per la pensione nel 2022, educazione motoria negli ultimi due anni della scuola primaria, proroga Covid personale docente, deroga al dimensionamento nelle scuole ad alta dispersione scolastica come richiesto da Anief, incrementato il fondo per il merito della contrattazione. Soltanto 200 milioni per aumentare il salario accessorio (indennità e merito)
L’insegnamento dell’educazione fisica alla primaria diventa realtà e viene affidata al docente specializzato: dall’anno scolastico 2022-23 nelle quarte classi della primaria ci saranno due ore di attività motoria. Lo ha ricordato Rossano Sasso, sottosegretario all’Istruzione, dopo l’emendamento approvato nella Legge di Bilancio 2022. Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief “finalmente si ammette quello che Anief ha chiesto da dieci anni: il ritorno all'insegnamento modulare, che ha soppresso 30 mila posti per ragioni di risparmio a discapito dei risultati di apprendimento. Noi ripresenteremo l'emendamento nella Legge di Bilancio: l’insegnamento dell’educazione motoria va esteso a tutte le classi della scuola primaria, perché la corretta postura è fondamentale per la crescita del bambino”.
Attraverso l’Atto unilaterale 50079 del 03 novembre scorso, prodotto dai ministeri della Salute e dell’Istruzione, da ieri sono entrate in vigore le nuove regole per la gestione dei casi positivi a scuola: il fine dichiarato, da parte delle istituzioni, è quello di mantenere il più possibile le lezioni in presenza, con la quarantena che dovrebbe scattare in modo automatico solo laddove vi siano almeno tre contagi in una classe. Come segnala La Repubblica, la procedura non sembra esente da difficoltà: soprattutto, per la gestione del cosiddetto “tampone 0”, quello da effettuare il prima possibile dal momento in cui si è stati informati dal referente scolastico covid19 o dal dirigente scolastico e grazie al quale se tutti i compagni di un positivo sono negativi rientrano a scuola. Anche la stampa specializzata segnala che “ci vorranno comunque 24-48 ore per fare l’esame e avere i risultati. Quindi, gli studenti staranno comunque a casa uno o due giorni a fare la Dad”, perché in attesa dell’esito del tampone le scuole sospenderanno cautelativamente le lezioni di quella classe.
Anief ha immediatamente espresso i propri dubbi per le nuove quarantene a scuola. E ora i fatti le stanno dando ragione. Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, ritiene che “avere escluso parti sociali e sindacali dalla formulazione del nuovo protocollo di gestione dei casi Covid a scuola è stato un errore. Ancora di più perché permane poca chiarezza nel praticare le indicazioni giunte dall’Istituto superiore di Sanità e dai ministeri coinvolti: l’obiettivo di uniformare l’adozione delle norme e di portare ai minimi termini la dad, appare tutt’altro che centrato. Infine, si è arrivati a produrre queste conclusioni con ritardo e pure nel momento più inopportuno, poiché il numero dei contagi appare in evidente risalita. È chiaro che in questo modo si stanno creando ulteriori discriminazioni. Per non parlare dell’ulteriore grado di incertezza di trattamento del personale scolastico. Mentre si continua ad eludere il vero problema, che rimane sempre quello della formazione di classi ‘pollaio’ o comunque sopra i 20 alunni: non sono infatti compatibili con le norme sulla sicurezza e ancora meno con i pericoli derivanti dalla pandemia, poiché collocate in aule mediamente attorno ai 35 metri quadrati”.