Attraverso l’Atto unilaterale 50079 del 03 novembre scorso, prodotto dai ministeri della Salute e dell’Istruzione, da ieri sono entrate in vigore le nuove regole per la gestione dei casi positivi a scuola: il fine dichiarato, da parte delle istituzioni, è quello di mantenere il più possibile le lezioni in presenza, con la quarantena che dovrebbe scattare in modo automatico solo laddove vi siano almeno tre contagi in una classe. Come segnala La Repubblica, la procedura non sembra esente da difficoltà: soprattutto, per la gestione del cosiddetto “tampone 0”, quello da effettuare il prima possibile dal momento in cui si è stati informati dal referente scolastico covid19 o dal dirigente scolastico e grazie al quale se tutti i compagni di un positivo sono negativi rientrano a scuola. Anche la stampa specializzata segnala che “ci vorranno comunque 24-48 ore per fare l’esame e avere i risultati. Quindi, gli studenti staranno comunque a casa uno o due giorni a fare la Dad”, perché in attesa dell’esito del tampone le scuole sospenderanno cautelativamente le lezioni di quella classe.
Anief ha immediatamente espresso i propri dubbi per le nuove quarantene a scuola. E ora i fatti le stanno dando ragione. Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, ritiene che “avere escluso parti sociali e sindacali dalla formulazione del nuovo protocollo di gestione dei casi Covid a scuola è stato un errore. Ancora di più perché permane poca chiarezza nel praticare le indicazioni giunte dall’Istituto superiore di Sanità e dai ministeri coinvolti: l’obiettivo di uniformare l’adozione delle norme e di portare ai minimi termini la dad, appare tutt’altro che centrato. Infine, si è arrivati a produrre queste conclusioni con ritardo e pure nel momento più inopportuno, poiché il numero dei contagi appare in evidente risalita. È chiaro che in questo modo si stanno creando ulteriori discriminazioni. Per non parlare dell’ulteriore grado di incertezza di trattamento del personale scolastico. Mentre si continua ad eludere il vero problema, che rimane sempre quello della formazione di classi ‘pollaio’ o comunque sopra i 20 alunni: non sono infatti compatibili con le norme sulla sicurezza e ancora meno con i pericoli derivanti dalla pandemia, poiché collocate in aule mediamente attorno ai 35 metri quadrati”.
COSA PREVEDE IL PROTOCOLLO
Le nuove disposizioni emesse dal ministero dell’Istruzione prevedono provvedimenti – di responsabilità dell’autorità sanitaria – diversi a seconda della fascia d’età degli alunni e dello status vaccinale. In presenza di un caso positivo, i compagni di classe faranno un test il prima possibile, definito “T0”, e se il risultato è negativo si potrà rientrare a scuola, e poi uno dopo 5 giorni. Nel caso di due positivi i vaccinati o negativizzati negli ultimi 6 mesi faranno la sorveglianza con testing, mentre i non vaccinati la quarantena. Qualora vi siano tre positivi, invece, andrà in quarantena tutta la classe. Ma in qualsiasi circostanza, hanno spiegato dal Ministero dell’Istruzione, il preside sospende “in via eccezionale ed urgente” le lezioni nel caso in cui le autorità sanitarie “siano impossibilitate ad intervenire tempestivamente”: dunque, in attesa della risposta del tempone prima e della Asl poi, appare impossibile che almeno per quarantott’ore le lezioni possano svolgersi regolarmente a scuola.
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