Oggi pomeriggio dalle 15 alle 19 trasmetteremo un ampio dibattito sul Piano scuola 2021/2022 e decreto legge n. 111 del 6 agosto 2021. I relatori sono la Ds Daniela Crimi, la Dsga Vitalba Caravello, la Prof.ssa Maria Chiara Grigiante, l’Ing. Natale Saccone, l’Assessore Roberto Lagalla
Gli stipendi del personale docente e Ata della scuola sono così modesti che servirebbero aumenti molti più consistenti dei 150 euro lordi di cui si parla in questi giorni. A dirlo è Marcello Pacifico, dopo l’incontro tra i dirigenti del Ministero dell’Istruzione e i sindacati rappresentati sull’Atto indirizzo da presentare all’Aran in vista del rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro del triennio 2019/2021. “Bisogna intervenire non con aumenti di 200 euro, che riteniamo il minimo indispensabile – ha detto Pacifico all’agenzia Teleborsa ricordando che è questo uno dei motivi che hanno portato allo sciopero del sindacato nel primo giorno delle lezioni-, e con incrementi che portino anche al recupero dei sette punti percentuali del costo della vita che ancora mancano negli stipendi. Stiamo parlando di aumenti di almeno 300 euro netti per colmare questo gap". Durante l’incontro con l’amministrazione, "abbiamo affrontato col Ministro dei punti specifici, anzitutto il problema di un salario minimo che porti al recupero degli stipendi rispetto al costo della vita. Ricordiamoci che tra il 2009 e il 2015 gli stipendi sono stati bloccati e che un anno, il 2013, ancora oggi non vale nella ricostruzione di carriera”.
Il prof. Ettore Michelazzi, presidente del Consiglio Nazionale ANIEF e delegato per la CESI, ha partecipato in qualità di referente all’incontro di oggi via zoom con il segretario generale Klaus Heeger e gli altri referenti della CESI per il progetto europeo WEP (Workers Exchange Platform)
Sarebbero circa centomila gli incarichi di docenza già attribuiti con scadenza contratto al 31 agosto o 30 giugno 2022: mancano quindi almeno altrettanti contratti annuali da conseguire, operazione molto difficile da centrare nei pochi giorni che mancano all’inizio delle lezioni nella maggior parte delle regioni. Ancora di più perché la procedura è stata affidata a un sistema informatico, il cosiddetto algoritmo, che in alcuni casi ha presentato degli errori.
Il sindacato Anief insiste: “I rallentamenti delle operazioni erano inevitabili - dice il suo presidente nazionale Marcello Pacifico – perché bisognava ripristinare il doppio canale di reclutamento con le GPS da prima e seconda fascia, senza imporre limiti e alzare paletti gratuiti. C’è poi da risolvere l’annoso problema del sostegno, con almeno 50 mila posti che verranno affidati a personale precario non specializzato in deroga oltre alle altrettante già date in supplenza a dispetto delle sole 15 mila immissioni in ruolo realizzate perché nelle Università si continuano ad organizzare dei corsi TFA senza considerare le vacanze effettive territoriali”.
Si è svolto oggi un incontro tra i dirigenti del Ministero dell’Istruzione e le organizzazioni sindacali rappresentative per confrontarsi sul tema del rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro del triennio 2019/2021, in particolare sull’Atto indirizzo da presentare all’Aran. Al tavolo c’era anche Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, che si è soffermato sui motivi di attuare il prima possibile un adeguamento stipendiale non inferiore agli altri dipendenti pubblici: “Cosa può rendere questo rinnovo contrattuale migliorativo per i lavoratori del comparto scuola? Un’adeguata indennità di vacanza contrattuale – ha detto il leader dell’Anief -, un incremento tale da poter recuperare il forte gap rispetto agli stipendi dei colleghi dell’UE”.
Su questo punto, il presidente del giovane sindacato ha espresso una posizione netta: “A seguito dell’esplosione della crisi pandemica da Covid-19, riteniamo indispensabile che le retribuzioni del personale scolastico vengano allineate ai parametri europei. I salari, inoltre, devono essere adeguati al tasso d’inflazione certificata negli ultimi dodici anni, così da colmare un gap di sette punti percentuali e non erodere il potere di acquisto delle famiglie da lavoro dipendente, spesso anche monoreddito”.