C’era una volta la scuola che permetteva di elevarsi culturalmente e socialmente, come del resto scritto a chiare lettere nell’articolo 34 della Costituzione in base al quale “capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”. Le politiche degli ultimi lustri hanno compromesso questo diritto, al punto che oggi su 100 laureati solo 12 hanno i genitori sono poco istruiti: a rivelarlo l’ultima indagine Inapp, secondo cui l’ascensore sociale è bloccato. La ricerca rivela anche che se i familiari sono diplomati, solo il 48% dei giovani arriva a completare gli studi. Secondo il sindacato Anief ci troviamo dinanzi ad una condizione venutasi a determinare a seguito delle politiche sbagliate, contrassegnate da crescenti tagli di investimenti, strutture formative e organici, che i governi hanno perpetrato sulla scuola negli ultimi anni.
“Stiamo pagando le scellerate decisioni – dice Marcello Pacifico, leader Anief - di avere cancellato più di 4 mila sedi scolastiche autonome, con relativi dirigenti e Dsga, 200 mila posti da insegnante e 50 mila Ata, centinaia di ore annue di lezione, oltre che avere creato classi pollaio con 30 e più alunni. Cosa pensavamo di ottenere, oltre al risparmio di soldi pubblici? La verità è che in questo modo lo Stato italiano disattende al suo dettato costituzionale, condannando tutti i giovani che avrebbero le potenzialità e il talento per puntare a ricoprire ruoli professionali e sociali di medio-alto livello. Lo sosteniamo da tempo: in territori disagiati, dove vi sono alti tassi di abbandono scolastico e di discenti stranieri, servono organici potenziati, prescindendo dal numero di iscrizioni, tempo pieno a tappeto, docenti specializzati e in compresenza, oltre presidi a capo di un istituto e non anche di dieci e più sedi. Inoltre, va anticipato l’avvio scolastico a 3 anni ed esteso fino a 18, oltre che migliorata l’azione dell’orientamento a partire dalla scelta delle scuole superiori”.