Il sindacato Anief interviene a proposito dell’emendamento LeU 6.3 all’art. 6 del decreto Milleproroghe, approvato venerdì scorso a Palazzo Madama, il quale prevede la possibilità di fare entrare nelle graduatorie ad esaurimento tutti i docenti che hanno conseguito l’abilitazione entro l’anno accademico 2017/2018, inserendosi in una fascia aggiuntiva “ivi inclusi i docenti in possesso di diplomala magistrale o d’insegnamento tecnico-professionale entro l’anno scolastico 2001/2002”. Lo stesso decreto dovrà essere convertito in legge entro il prossimo 23 settembre. E arriverà all’esame della Camera l’11 settembre: lo stesso giorno, l’Anief ha previsto lo sciopero generale, il sesto del 2018, e una manifestazione nazionale, al fine di sensibilizzare i deputati impegnati nella conferma dell’emendamento che riaprendo le GaE a tuti i docenti abilitati direbbe fine ad una fetta consistente di precariato, aprendo finalmente alla continuità didattica mai trovata proprio per avere messo ai margini più di 100 mila insegnanti – diplomati magistrali fino al 2002, Itp, abilitati con Tirocinio Formativo Attivo (TFA), Percorsi Abilitanti Speciali (PAS), Scienze della formazione primaria, abilitati all’estero – scelti, formati e pronti per essere stabilizzati.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Non si può pensare che centinaia di senatori, impegnati nell’approvazione di un decreto-chiave per il futuro del Paese, possano essersi sbagliati sull’interpretazione di un emendamento: sarebbe un fatto di una gravità inaudita. Ancora di più perché quella norma apre all’applicazione del diritto europeo sulle immissioni in ruolo, sino ad oggi ignorato dall’Italia; in realtà, il decreto Dignità e il decreto Milleproroghe affrontano il problema dallo stesso punto di vista: il primo estende le procedure concorsuali riservate anche alla primaria, il secondo permette di reclutare subito migliaia di precari ristabilendo equilibrio nella gestione delle supplenze e parità di trattamento tra personale abilitato. Se avverrà qualche cambiamento a Montecitorio, lì si commetterà un grave errore. E si dovrà dare una risposta seria a decine di migliaia di docenti precari che l’11 settembre aderiranno al primo sciopero del nuovo anno scolastico per ricordare che non sono bottoni verdi o rossi da pigiare, come li intendono alcuni governanti, ma lavoratori senza i quali la scuola non può andare avanti.