La rendita integrativa temporanea RITA è stata introdotta dalla legge di Bilancio 2017; risulta in vigore, ma in via sperimentale, dal 1° maggio 2017 al 31 dicembre 2018. Lo scopo è quello di fornire una soluzione, tramite le forme pensionistiche complementari in regime di contribuzione definita, che rappresenti un sostegno finanziario agli iscritti, del settore privato o pubblico, vicini al raggiungimento del diritto alla pensione di vecchiaia e che hanno i requisiti per ottenere l’anticipo finanziario a garanzia pensionistica. Possono godere della Rita anche i dipendenti pubblici e privati che hanno aderito alle forme pensionistiche complementari.
No secco alla proposta, presentata da tempo dall’Anief, di incrementare gli organici al Sud, dove gli abbandoni scolastici raggiungono cifre da capogiro, e in tutte quelle zone dove l’istruzione diventa la risorsa prima per risollevare dei territori deprivati a livello sociale, culturale e lavorativo. Paradossalmente, poiché l’ago della bilancia continua ad essere quello delle iscrizioni, applicando la teoria del “tetti predefiniti”, il Meridione e le Isole per l’anno prossimo saranno ulteriormente penalizzati. A peggiorare la situazione c’è il dato che solo il 5% dei posti oggi collocati sull’organico di fatto verranno spostati su quello di diritto: appena 3.530, a fronte di oltre 70mila cattedre prive di titolare, di cui almeno 41mila su sostegno.
Marcello Pacifico (presidente Anief): Tutto ciò avviene nell'impotenza dei sindacati rappresentativi, chiamati invece per definizione a vigilare e a denunciare questa finzione. La verità è una sola: la scuola dell'autonomia non può avere organici uguali, predeterminati per numero di alunni: il numero di posti di docenti e Ata da assegnare va calcolato in base alle esigenze del territorio, come il tasso di dispersione scolastica e di disoccupazione, la presenza di quartieri a rischio o di zone, limitrofe alle scuole, geograficamente poco raggiungibili o economicamente depresse. Inoltre, nel computo della formazione dei posti da assegnare in vista del prossimo anno andava conteggiata, senza ombra di dubbio, anche la presenza di alunni disabili per classe e di studenti alloglotti o stranieri. Sono tutti fattori di cui dover tenere conto sulla determinazione degli organici. Quando Anief sarà rappresentava, dopo il rinnovo delle Rsu di metà mese, denuncerà in sede di informativa presso gli ex Provveditorati tutti quei posti vacanti e disponibili che l'amministrazione territoriale e centrale non destina alle immissioni in ruolo e riconosciuti come tali ma relegati a organico di fatto.
Sulla spinta dell’Anief, in prima linea a fianco dei maestri e delle maestre che rivendicano i loro diritti alla stabilizzazione, ora anche la Flc-Cgil chiede una soluzione che possa mettere fine all’ingarbugliata situazione: la decisione arriva dopo due scioperi, l’ultimo il 23 marzo scorso, e due manifestazioni nazionali proclamati da Anief, ricorsi depositati per migliaia di ricorrenti già nel 2014 dai legali del giovane sindacato. È curioso che solo adesso si muova invece il vecchio sindacato confederale, dopo 15 anni di silenzio dalla prima apertura delle graduatorie permanenti, chiedendo la stabilizzazione delle maestre colpite dell'Adunanza Plenaria di fine 2017. Eppure di tempo ne avrebbero avuto per accorgersene prima.
Nel frattempo, la nostra organizzazione sindacale ribadisce la necessità di riaprire urgentemente le GaE a tutti i docenti abilitati all’insegnamento, come già avvenuto nel 2008 (Legge 169) e nel 2012 (Legge 14), attraverso l’accoglimento della soluzione legislativa proposta sempre dall’Anief: è stato, infine, depositato il reclamo n. 159/18 dichiarato ammissibile dal Consiglio d'Europa, su cui si attendono le osservazioni dello Stato italiano sulla violazione della carta sociale europea dopo la nostra replica.
Marcello Pacifico (presidente nazionale Anief): La richiesta di un decreto-legge, una soluzione legislativa che riapra le GaE, è diretta al Miur e al nuovo Parlamento che si dovrà occupare del conflitto di giudicato posto dall’Adunanza Plenaria: 45 mila maestre aspettano di sapere, prima della fine dell’anno scolastico, se è possibile che siano licenziate solo perché sono in possesso dei un titolo - il diploma magistrale - che è ritenuto dai giudici valido per l’insegnamento ma non per l’immissione in ruolo e tutto questo mentre altre docenti con lo stesso titolo, grazie a sentenze passate in giudicato, sono confermate nei ruoli: l’ultimo avviso proviene dall’Ambito Territoriale di Vicenza, su ricorsi vinti da Anief al giudice del lavoro per 27 maestre.
Almeno 100 mila allievi con problemi di apprendimento (il 43% dei 233 mila alunni disabili presenti quest’anno nelle classi di ogni ordine di scuola) si sono visti assegnare un insegnante specializzato diverso: tuttavia, la rivista Tuttoscuola ha calcolato come una spesa per le Casse dello Stato di circa 1.650 euro per alunno disabile permetterebbe la stabilizzazione dei posti di sostegno. Solo il 7% di quanto già si spende, ma il risultato sarebbe del tutto diverso. Una soluzione è necessaria, anche perché aumenta di anno in anno il numero degli alunni disabili (+106% negli ultimi vent’anni) e con esso anche quello dei docenti di sostegno precari: 10 mila nel 99-00 (17% del totale docenti di sostegno), 30 mila nel 2004-05 (38%), 40 mila nel 2007-08 (45%!), 41.021 nel 2016-17 (29,8%). Che ‘deroga’ è un fenomeno che da decenni riguarda una fetta così larga del corpo degli insegnanti di sostegno? Una contraddizione in termini. Eppure ancora oggi dunque quasi un insegnante di sostegno su 3 è ‘in deroga’, cioè precario per scelta (dello Stato), non per necessità.
Marcello Pacifico (presidente nazionale Anief): Ben 100mila alunni disabili sono costretti a subire il valzer dei 41 mila supplenti chiamati ogni anno su posti vacanti e disponibili, ma esclusi dal reclutamento per colpa delle leggi dello Stato. Per ragioni di finanza, applicando la L.244/07, sino alla più recente L.128/13, l'organico di diritto del sostegno è bloccato al 70% di quello annualmente utilizzato, nonostante invece ogni anno cresca di quasi 8 mila unità il numero di alunni con disabilità certificata iscritti nelle nostre scuole. Inoltre, ora che secondo la Cassazione i precari hanno diritto allo stesso trattamento economico dei colleghi di ruolo, non si comprende perché debba essere impedito il diritto alla continuità didattica da parte del personale a tempo determinato: è un problema facilmente risolvibile, non con l'assegnazione di supplenze triennali, come autorizza il D.lgs 66/17, ma piuttosto con la stabilizzazione del personale e incentivi a permanere nei ruoli e non invece penalizzazioni per i passaggi di ruolo.
Il giovane sindacato replica al reclamo collettivo dichiarato ammissibile n. 146/17 dal Consiglio d'Europa, ma denuncia anche Governo e Sindacati confederali per aver firmato un contratto (CCNL 2016/8) per il personale della scuola che non recepisce né la giurisprudenza italiana né comunitaria sui contratti a termine, sull'applicazione della direttiva 70/99 UE né sulla parità di trattamento tra personale a tempo determinato e indeterminato con riflessi su ricostruzione di carriera e mobilità. Ora si aspetta la risposta delle istituzioni comunitarie che sarà vincolante per il nostro Parlamento.
Nella risposta al Governo, si sottolinea come rimanga “dunque in vigore, a tutti gli effetti, l’art. 526 D. Lgs. 297/94 che così dispone: «Al personale docente ed educativo non di ruolo spetta il trattamento economico iniziale previsto per il corrispondente personale docente di ruolo». Inoltre, Anief rileva che “il personale assunto in organico di fatto va a ricoprire dei veri e propri vuoti di organico, non sostituendo nessun titolare. Sotto il profilo del fabbisogno organico REALE, le cattedre dell’organico di fatto costituiscono cattedre VACANTI”. Ed il sostegno ne è l’esempio massimo: “Dei 142.930 posti di sostegno attivati nel 2016/2017, dunque, soltanto 96.238 sono stati assegnati a docenti di ruolo, mentre i restanti 46.692 sono in deroga, ossia conferiti a docenti con contratti fino al 30 giugno”. Pertanto, tali posti – come quelli comuni - devono necessariamente essere collocati nell’organico di diritto per essere poi assegnati alle immissioni in ruolo. Infine, Anief rileva che il risarcimento del danno è una “misura sanzionatoria insufficiente”.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Abbiamo anche denunciato la nuova fase transitoria delle graduatorie regionale di merito ad esaurimento che non risolve il problema del precariato e a cui non ha aderito un precario abilitato su tre: nella gestione della fase transitoria del nuovo sistema di reclutamento, infatti, nei prossimi dieci anni saranno persino ridotti i posti vacanti e disponibili riservati alle immissioni in ruolo di questa procedura fino a raggiungere il solo 20% delle disponibilità. Ora si aspetta la risposta delle istituzioni comunitarie che sarà vincolante per il nostro Parlamento.