Con il Decreto Ministeriale 576 del 1° agosto 2018, si ufficializza, dopo il via libera del Ministero dell’Economia, la quantità e la ripartizione delle assunzioni del personale ATA per l’a.s. 2018/19: si prevede l’immissione in ruolo per 724 nuovi Direttori dei servizi generali e amministrativi, sebbene i posti liberi siano ben 2.165. Per gli amministrativi le assunzioni saranno 2.881 (su 4.007 posti), poi gli assistenti tecnici solo 625 assunzioni (1.223 posti), per i collaboratori scolastici 4.497 su 9.278. Chiudono il cerchio delle assunzioni appena 2 addetti alle aziende agrarie (su 64 posti), 8 guardarobieri (su 47 posti), 7 cuochi (su 85). Non verrà infine assunto in ruolo alcun infermiere, sebbene i 22 posti liberi a livello nazionale.
Il sindacato non comprende il motivo per cui gli Ata continuano ad essere trattati come dei lavoratori di serie B, considerando che per gli insegnanti il contingente di assunzioni a tempo indeterminato corrisponde a tutti i posti liberi in organico di diritto: fa scalpore, pertanto, il numero di posti che per amministrativi, tecnici e ausiliari rimarranno vacanti anche dopo questa tornata di assunzioni. Anief reputa inaccettabile questo modo di procedere: per quale motivo si immette in ruolo solo su un quarto dei posti effettivamente vacanti, considerando la finzione dell’organico di fatto? Perché si continua a colpire una categoria professionale già penalizzata nel recente passato, tanto da ritrovarsi esclusa dal piano di assunzioni, dal potenziamento e dal bonus dell’aggiornamento annuale della legge 107/2015? Tra l’altro, la mancata stabilizzazione diventa ancora più illogica, dal momento in cui applicando il diritto europeo, la Corte di Cassazione ha aperto gli scatti di anzianità anche ai supplenti: con alcune recenti ordinanze, del 26 giugno scorso, si è anche stabilito di assegnare le mensilità di luglio e agosto al personale Ata ricorrente che opera su posto vacante e disponibile.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Ad incrementare l’ingiustizia è stato anche l’estensore del testo dell’ultimo contratto collettivo nazionale, ratificato il 20 aprile scorso all’Aran dalla triade di sindacati confederali, che non prevede nuovi profili professionali per gli Ata, sebbene negli ultimi 30 anni il carico di lavoro degli amministrativi, dei tecnici e dei collaboratori scolastici sia fortemente aumentato, alla pari delle responsabilità anche penali. Per non parlare dei compensi. Viene da chiedersi, per fare un esempio, per quale motivo un collaboratore scolastico debba percepire lo stipendio più basso dalla PA, pur rischiano di incorrere in sanzioni penali, perché addetto alla sorveglianza di minori mentre si recano ai servizi igienici. E che dire degli amministrativi a cui si chiede di tutto, dalle ricostruzioni di carriera alla verifica delle vaccinazioni, da sempre affidate ad uffici diversi o altri ministeri? La verità è che i governanti vogliono continuare a fare cassa sulla pelle dei precari, se poi sono Ata credono di giocare facile. Ma non hanno fatto i conti con l’Anief.