Dal 1° dicembre sarà possibile inoltrare domanda per il Reddito di inclusione (REI), la misura messa in atto dal Governo per aiutare le famiglie in difficoltà economica con il dlgs. n. 147/2017, con decorrenza dal prossimo 1° gennaio. Questa misura andrà a sostituire il sostegno all’inclusione attiva (SIA) e l’assegno di disoccupazione (ASDI) per i disoccupati a fine NASpI. La misura consiste in un assegno mensile versato per un periodo fino a 18 mesi, con importo minimo di 190 euro per i single, fino a un massimo di 485 euro per i nuclei familiari con almeno cinque componenti. Contestualmente i beneficiari dovranno partecipare a un progetto di reinserimento sociale e nel mondo del lavoro.
Rimane un sogno l’equiparazione dei dirigenti scolastici alla dirigenza pubblica della stessa area: per recuperare parte del gap di 38mila euro annui, sono previsti nel disegno di legge n. 2960 aumenti netti mensili di soli 154 nel 2018, appena 186 nel 2019 e 431 euro dal 2020, a regime. Ma con il contratto si perderebbero comunque complessivamente nel quinquennio 2015/2020 almeno 42.159 euro lordi. Recupera tale somma con i ricorsi patrocinati da Udir. Per aderire vai al seguente link.
Marcello Pacifico (Udir-Confedir): La nuova quota finanziata è messa a disposizione dal Governo per la contrattazione attuale. Ma siccome il contratto è virtualmente sbloccato da settembre 2015, accordo nel quale sono confluite le posizioni di tutti i dirigenti della stessa area di cui si vuole raggiungere la perequazione, per lo studio legale dell'Udir deve essere versata proprio a partire da tale data l'intera differenza della mancata retribuzione di posizione parte fissa non assegnata per un totale nel quinquennio di 42.159 euro. In attesa di diventare rappresentativi in base alle deleghe che saranno registrate entro dicembre Udir, che aveva già presentato un emendamento in Senato per sanare la questione, dichiarato poi inammissibile, fin da adesso annuncia la volontà di ricorrere al giudice del lavoro non per ottenere la perequazione esterna della parte fissa della retribuzione di posizione che è in questo momento prevista nel disegno di legge, ma la corresponsione di tutti gli arretrati a far fede dallo sblocco del contratto in cui sono confluite tutte le aree della stessa dirigenza del ministero dell'istruzione e della ricerca.
Le somme sono pari ad un terzo di quelli spettanti, alla luce dell'aumento del costo della vita. Il contratto che si sarebbe dovuto firmare doveva prevedere aumenti dal 2018 di almeno 127 euro, considerato il tasso di inflazione programmata registrato negli ultimi dieci anni. A cui aggiungere 2.654 euro netti di arretrati anziché 468 euro: si tratta di un rimborso davvero ridicolo, senza contare che mancano le quattro mensilità del 2015. Per questi motivi, Anief diffida gli altri sindacati dalla firma e invita a inviare la diffida all’amministrazione e alla Ragioneria dello Stato per sbloccare l'Indennità di vacanza contrattuale.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Un aumento di 30 centesimi al giorno non si era mai visto, né tanto meno che qualcuno si potesse vantare di tale aliquota che verrà erogata agli statali per il biennio 2016/2017. E che dire dell'aumento giornaliero di 1,40 euro previsto nel 2018? Altro che recupero dell'inflazione. Forse al Ministero della Funzione Pubblica e nelle sedi delle più importanti confederazioni sindacali si aveva davanti il prospetto dell'economia di uno dei Paesi del Terzo mondo. Con questi aumenti, non si recupera neanche quell'indennità di vacanza contrattuale che per legge, in assenza della firma del contratto, doveva essere pari al 50% del tasso di inflazione programmata, quando nel settore privato nello stesso periodo si è assistito ad aumenti del 20%. Anief promette battaglia in tutte le sedi possibili, invitando docenti e Ata beffati da un contratto-miseria a diffidare subito l’amministrazione scolastica, per interrompere i termini di prescrizione previsti dalla legge.
Scarica il modello di diffida per ancorare almeno lo stipendio al 50% della spinta inflattiva, come previsto dall’articolo 36 della Costituzione per interrompere la prescrizione in attesa della sentenza della Consulta.
Dalla percentuale di aumento ipotizzato, come descritto nella relazione tecnica allegata al disegno di legge 2960, si ricavano gli aumenti mensili lordi per dipendente pubblico per gli anni 2016-2018, nel rispetto asserito dell’intesa raggiunta tra Governo e le organizzazioni sindacali del 30 novembre scorso. Per il biennio 2016/2017, netto dell’assegno di indennità di vacanza contrattuale (IVC), bloccato dal 2008 al 2018, sono previsti appena 9 euro di aumenti mensili. E solo 54 euro per il 2018. Al netto dei ricorsi e delle diffide per sbloccare l’indicizzazione dell’Indennità di vacanza contrattuale, la firma di questo contratto farebbe perdere 4.732 euro lordi a dirigente pubblico.
Marcello Pacifico (presidente Udir): Bisogna calcolare che gli aumenti sono lordo Stato, per cui si deve dividere per 1,3838 e a sua volta detrarre il 35% di tassazione lordo dipendente. Eppure, se si sbloccasse l'indicizzazione dell'indennità di vacanza contrattuale dal 1° settembre 2015, per lo stesso triennio, lo Stato dovrebbe assegnare 4.732 euro lordi di arretrati e poi 368 euro mensili per il solo 2018. Per questo motivo, è importante inviare la diffida in attesa di una nuova pronuncia della Consulta per interrompere la prescrizione.
Prendono ufficialmente il via le operazioni che tra marzo ed aprile andranno a rinnovare nelle 8mila scuole autonome italiane le rappresentanze sindacali di 1 milione e 100 mila lavoratori, tra docenti e Ata. Nella delegazione Cisal sarà presente anche un rappresentante Anief: l’organizzazione sindacale autonoma del comparto Scuola che a distanza di dieci anni dalla sua fondazione punta a superare la soglia del 5% e a diventare quindi rappresentativa. Sarebbe un risultato storico. I presupposti perché ciò si realizzi ci sono tutti: il giovane sindacato autonomo ha infatti già assicurate una lista su due all’interno degli istituti scolastici (in totale 4mila). Inoltre, arriva a questo appuntamento con oltre il 6% delle deleghe (38mila) e oltre 6mila candidati. E continua, incessante, nella sua azione di ricerca di altri docenti e Ata interessati a costruire assieme una scuola finalmente giusta, equa, solidale e sicura.
Marcello Pacifico (presidente nazionale Anief): Siamo pronti a cambiare il contratto collettivo nazionale in tutti i casi in cui non riconosce la parità di trattamento tra precari e di ruolo o tutto il servizio di ruolo nella ricostruzione di carriera o nei passaggi di ruolo; ma anche i contratti collettivi quadro, laddove prevedono la trattenuta del 2,5% in regime di TFR, i contratti integrativi che negano ai neo-assunti dal 2011 il primo gradino stipendiale o nella mobilità inseriscono blocchi o vincoli o non riconoscono il servizio nella paritaria. Tra i contratti che vogliamo rivedere ci sono pure quelli di istituto, laddove antepongono interessi personali o particolari al diritto nazionale e comunitario e alle fondamentali regole della trasparenza, del merito, dell'efficienza ed efficacia della PA. Abbiamo intenzione di attuare una rivoluzione, nel senso buono del termine: lo riteniamo necessario. Siamo convinti che con i dirigenti sindacali Anief finalmente soffierà un vento di diritto nelle nostre scuole, attraverso i tavoli della concertazione: un vento nuovo, indispensabile per organizzare al meglio le nostre scuole ed educare le generazioni del domani.
Chiunque, docente e Ata, volesse sostenere il sindacato a diventare rappresentativo ha la possibilità di farlo, candidandosi con Anief alla prossima campagna RSU 2018: basta inviare on line la propria candidatura.