Nei giorni di fine anno scolastico, Anief fa un resoconto: la Legge 107/2015 ha acuito, anziché risolvere, i problemi dell’istruzione pubblica: basti pensare all’imminente chiamata diretta dei docenti da parte del preside o all’assegnazione del bonus di 24mila euro a pochi docenti meritevoli, alle superiori anche attraverso il giudizio degli allievi. Per non parlare del boom di supplenze annuali, anche dopo il piano straordinario di reclutamento, e di mancate stabilizzazioni, malgrado vi siano 80mila laureati abilitati che chiedono solo di essere inseriti nelle GaE e di essere immessi in ruolo. Preoccupa lo stallo degli stipendi, sempre più divorati dall’inflazione, e privati pure dell’indennità che per legge avrebbe dovuto tenere il passo. Intanto, tutto il personale Ata continua ed essere dimenticato, compresi i Dsga. E pure il concorso per dirigenti non arriva…
A Pantelleria, Marcello Pacifico (presidente Anief e segretario confederale Cisal) ricorda che le penalizzazioni toccheranno pure gli studenti, visto che i fondi per il Miglioramento dell’offerta formativa continuano ad essere dimezzati rispetto al 2011, con le scuole costrette a fare pressioni sui genitori dei loro allievi, per chiedere dei contributi che sanno poco di volontario. Al Governo nessuno parla poi più di addio alla supplentite, visto che il numero di contratti annuali è rimasto in linea con gli anni passati. Come continua a far scalpore l’estromissione di tanti laureati esclusi illegittimamente dal concorso a cattedra.
Per otto milioni di studenti finisce l’anno scolastico, ma la scuola italiana rimane sommersa di problemi. Perché la riforma, approvata quasi un anno fa con la Legge 107/2015, ha solo illuso di poterli risolvere. Anzi, in diversi casi li ha addirittura fatti emergere nella loro interezza. Come per quel che riguarda il reclutamento, con la chiamata diretta dei docenti ormai dietro l’angolo, senza nemmeno il “paracadute” della sequenza contrattuale, infatti lontana dal compiersi, con i dirigenti che in un colpo solo avranno sia l’onere di scegliere i candidati docenti a loro più congeniali, ma anche di dargli il benservito dopo tre anni, sia di poter dire l’ultima parola sul merito professionale. Senza dimenticare l’aggravante, alle superiori, che ad essere decisivi per l’assegnazione del bonus annuale di circa 23mila euro ad istituto, potrebbe essere il parere degli studenti eletti nel comitato di valutazione, i quali passeranno da giudicati a giudicanti, anche dei propri prof.
Dei tanti “buchi” formatisi dopo la riforma dalla scuola ne sta parlando oggi Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario confederale Cisal, impegnato in un istituto scolastico di Pantelleria a tenere l’ultimo dei seminari nazionali Anief dell’anno scolastico. “Ad essere state penalizzate quest’anno – ha detto Pacifico – ci sono anche le tante attività progettuali e a sostegno della didattica, visto che il Fondo d’Istituto, legato al cosiddetto Mof, è di fatto dimezzato rispetto al 2011, con le scuole costrette a fare pressioni sui genitori dei loro allievi, per chiedere dei contributi che hanno poco a che vedere con il volontariato. Con effetti negativi importanti per la conduzione anche ordinaria degli istituti”.
“Hanno grosse difficoltà – continua il sindacalista Anief-Cisal - anche i docenti precari, di cui più volte il Governo ha detto sarebbero stati stabilizzati, salvo poi dover registrare, nel corso del 2015/16 che sta volgendo al termine, lo stesso numero di supplenze annuali degli anni passati, circa 116mila, con l’aggravante di continuare a tenere fuori dalle GaE e dall’assunzione almeno 80mila precari abilitati pur in presenza di 150mila posti vacanti accertati. E di continuare ad insistere nel negare la validità del totale periodo di precariato ai fini della ricostruzione di carriera, malgrado sempre più giudici la pensino diversamente. Per non parlare dei tanti laureati rimasti esclusi dal concorso a cattedra, pur avendo tarato il proprio curriculum studiorum per approdare all’insegnamento, e aver assistito per decenni alla regolare partecipazione alla selezione concorsuale da parte di laureati desiderosi, come loro, di mettersi alla prova per avere una cattedra”.
Ma anche il personale di ruolo continua ad essere trattato in modo indegno. Perché dopo sei anni di mancato rinnovo contrattuale e di mancata applicazione dello stipendio al costo della vita, dobbiamo prendere lezione dai Paesi a noi più vicini, come la Francia, dove gli insegnanti guadagnano più dei nostri presidi ma dal 2017 si vedranno comunque corrispondere un aumento di 1.400 euro annue. Mentre da noi il Governo afferma di voler investire nell’Istruzione, ma poi nei fatti la debella e manda via i docenti migliori. Perché l’aumento proposto, su compensi annui che non superano i 29mila euro lordi, si ferma ad appena 17 euro, mentre con l’indennità di vacanza contrattuale attuata per intero, come previsto dalla legge, dovrebbe essere pari ad almeno 150 euro. E che dire del merito professionale, riservato probabilmente a non più del 20% del personale, scambiato dal ministro Giannini per un incremento stipendiale generalizzato?
A pagare pegno è anche il personale Ata. Per il quale dal 1° settembre scorso non si prevedono più sostituzioni “brevi”, se non dall’ottavo giorno di assenza consecutiva del titolare, non si fanno assunzioni ormai da due anni, con i posti liberi che nel frattempo sono diventati 30mila e il Miur che sembra fermarsi ad appena 5mila immissioni in ruolo: sarebbe una vera beffa, perché di amministrativi, tecnici e collaboratori scolastici, la scuola ne ha estremo bisogno. Tanto è vero che se l’amministrazione intende potenziare gli istituti fermandosi all’assunzione di soli 48mila docenti immessi in ruolo a fine 2015, si sbaglia di grosso: perché le scuole hanno bisogno di almeno 20mila Ata per far andare in porto i tanti progetti ed iniziative avviate negli istituti con il compimento della fase C del piano straordinario di stabilizzazione previsto dalla Legge 107/15.
Tra il personale Ata, non ridono nemmeno i Direttori dei servizi generali ed amministrativi, la figura professionale che gestisce i bilanci delle scuole e il personale, per i quali vi sono quasi 2mila posti liberi ma di concorso non si parla, malgrado l’ultimo sia stato bandito ben vent’anni fa. Così il ruolo continua ad essere coperto da volenterosi assistenti amministrativi, che senza nemmeno la dovuta preparazione (e nemmeno gli adeguati compensi) vengono caricati di responsabilità enormi e compiti complessi. Con l’Anief che è stato costretta adavviare un’azione giudiziaria, proprio per sollecitare l’indizione del concorso per il profilo di Dsga.
Non vanno meglio le reggenze delle scuole, che sopperiscono alla mancanza in circa mille scuole autonome del loro dirigente scolastico. A questo proposito, sarebbe bene che il Ministero dell’Istruzione rispetti la tempistica di uscita del nuovo bando concorsuale, quindi da attuare entro la fine del mese di giugno. Come è bene che il Miur si decida, una volta per tutte, a realizzare un serio monitoraggio delle cattedre vacanti e disponibili: una volta appurato che sono prive di titolare, la prima cosa da fare sarà quella di tramutare tutte lesupplenze annuali da 30 giugno a 31 agosto 2016. Come sembra essere stato fatto per il personale Ata. Subito dopo, si deve procedere alla stabilizzazione di decine di migliaia di docenti precari che attendono solo una chiamata per dare il loro contributo con professionalità e permettere, come sempre, il corretto funzionamento delle scuole pubbliche.
Per approfondimenti:
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Pa: firma accordo 4 comparti(Ansa, 5 aprile 2016)
Aumento stipendi ai minimi dal 1982 (Ansa, 27 maggio 2016)
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