In base a quanto si evince dalla Legge 107/15 e dal decreto sulle procedure emesse in queste ore dal Miur, la scelta delle discipline da maggiorare in seno agli istituti verrà decisa dai Collegi dei docenti: gli Uffici scolastici regionali, probabilmente in autunno, per espletare le fasi B e C del piano non potranno fare altro che raccogliere tutte le richieste e procedere alle conseguenti immissioni in ruolo. Ora, però se le richieste delle scuole pioveranno in larga parte sulle stesse classi di concorso, si andrebbe incontro ad un'altra beffa: i contratti a tempo determinato sarebbero molti meno di quelli assegnati e finanziati da tempo.
Marcello Pacifico (Anief-Confedir-Cisal): come se non bastasse, le graduatoria, di merito e ad esaurimento, che il Governo si vantava di voler svuotare proprio con la riforma, rimarrebbero ancora belle piane di aspiranti. Anche per evitare questa beffa, nelle prossime settimane Anief organizzerà una serie di seminari nelle scuole sulle competenze dei docenti e sui nuovi Piano dell’offerta formativa: tutti aspetti e documenti che con il nuovo anno scolastico dovranno essere rivisti sulla base di quanto indicato nella riforma.
Fa acqua da tutte la parti il piano straordinario di assunzioni, approvato dal Parlamento con la riforma della scuola. I problemi riguardano, in particolare, le oltre 48mila immissioni in ruolo che dovranno arrivare, non prima dell’autunno, quando entreranno in scena gli organici potenziati indicati dalle scuole. Quelle che dovrebbero portare tra i 5 e i 6 docenti in più ad istituto, Dopo la prima e seconda tranche di immissioni in ruolo, rispettivamente di 36.627 e 10.815 nuovi docenti da collocare sui posti vacanti attraverso procedure che porteranno alla stipula dei contratti a tempo indeterminato con procedure perlopiù tradizionali, si passerà all’assegnazione dei 55.258 posti del cosiddetto potenziamento, quelli che serviranno a rafforzare e ad ampliare l’offerta formativa di ogni istituto: si tratta di 48.821 cattedre curricolari e 6.446 di sostegno.
Questa parte di immissioni in ruolo si basa su regole e presupposti davvero fragili. Prima di tutto perché saranno assunzioni praticamente “al buio”, con la destinazione del docente alla scuola di servizio, previa richiesta on line – con preferenza graduata di tutte le 100 province attraverso il sistema telematico ministeriale Istanze on line da formulare tra il 28 luglio e le ore 14.00 del 14 agosto prossimi - che avverrà sulla base di un sistema informatico automatizzato. Senza alcuna interazione e motivazione, il docente potrà essere sbattuto anche a centinaia e centinaia di chilometri dalla residenza o dalla provincia dove era collocato in graduatoria. Quasi che stessa partecipando ad una lotteria, piuttosto che all’assegnazione di una sede di servizio dello Stato italiano.
Come se non bastasse questa procedura, che ovviamente non è sorretta da alcun impianto normativo e quindi presta il fianco a prevedibili ricorsi, scorrendo i commi della Legge 107/15 e le indicazioni fornite in queste ore dal Miur sulle procedure di assunzion3, con il DM 767, abbiamo conferma di un altro pasticcio: quello relativo al fatto che prima di veder completate le fasi B e C del piano nazionale di immissioni in ruolo, le 55.258 assunzioni finali, in particolare le 48.821 cattedre curricolari, gli Uffici Scolastici Regionali dovranno necessariamente attendere di ricevere le delibere dei Collegi dei docenti di tutte le 8.519 istituzioni scolastiche statali che gestiscono 41.383 sedi sparse per il territorio nazionale.
“Solo una volta recepito il fabbisogno da ogni scuola pubblica – spiega Marcello Pacifico, presidente Anief, segretario organizzativo Confedir e confederale Cisal –, quindi presumibilmente non prima dell’autunno, gli uffici regionali del Miur potranno iniziare a verificarne la fattibilità. E ad incrociarne i dati pervenuti. E a quel punto, però, ne vedremo delle belle. Perché il piano non prevede cosa accadrebbe nel caso in cui i collegi dei docenti dovessero indicare all’amministrazione il bisogno di assumere solo determinate classi di concorso. Secondo il sindacato non vi sono dubbi: buona parte delle 48mila assunzioni sarebbero a rischio e le graduatoria, di merito e ad esaurimento, che il Governo si vantava di voler svuotare proprio con la riforma, rimarrebbero ancora belle piane di aspiranti”.
Facciamo un esempio pratico: immaginiamo che le scuole chiedano in larga prevalenza docenti una disciplina tradizionalmente ostica agli studenti, come la matematica, o di potenziarne una per troppo tempo lasciata ai margini, come la musica. In tal caso gli Uffici scolastici regionali non potranno far altro che acquisire questa necessità a sistema e immettere in ruolo solo su quelle materie. Con il risultato che ben presto le disponibilità di precari e vincitori di concorso sarà esaurita. E le immissioni in ruolo si fermerebbero molto prima, dopo qualche migliaia di assunzioni, del contingente previsto dalla Legge 107/2015.
“Sarà quindi importante – continua Pacifico – che i collegi dei docenti ragionino con accortezza nel chiedere i docenti a supporto: sulla base, certamente, delle effettive esigenze formative e progettuali delle loro scuole, ma anche considerando questi aspetti. Perchè per colpa di un legislatore “cocciuto”, potrebbe presto saltare una bella fetta di quelle immissioni in ruolo programmate e finanziate da tempo attraverso la Legge di Stabilità. A tal proposito, nelle prossime settimane Anief organizzerà una serie di seminari nelle scuole sulle competenze dei docenti e sui nuovi Piano dell’offerta formativa: tutti aspetti e documenti che – conclude il sindacalista Anief-Confedir-Cisal - con il nuovo anno scolastico dovranno essere necessariamente rivisti sulla base di quanto indicato nella riforma della scuola”.
Per approfondimenti:
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