La stampa scrive

"Sul web sono state raccolte 20.000 firme in poche ore contro una norma che allontanerebbe l'Italia dagli altri Paesi dell'Ocse e avrebbe violato due precisi articoli della Costituzione".

Così Marcello Pacifico, Presidente Anief e delegato Confedir per la Scuola, dopo aver apposto anche la sua firma alla petizione pubblica.

L'Anief chiede al ministro della pubblica istruzione Francesco Profumo di fare un passo indietro sull'aumento dell'orario di lavoro degli insegnati a '24 ore' con il contratto bloccato.

I dati della ricerca "Education at a Glance" che pone a confronto i sistemi educativi nell'ultimo decennio nei 37 Paesi più economicamente avanzati, dimostrano come il carico di lavoro (didattica) dei docenti italiani sia nella media, per la scuola materna ed elementare (12 ore in meno), di poco inferiore per la scuola media (74 ore) e per la secondaria superiore (28 ore).

E se complessivamente i docenti italiani lavorano una settimana in meno e dieci giorni in meno rispetto agli altri, hanno avuto, però, soltanto il 5% di aumento di stipendio rispetto al 20% degli altri e continuano a perdere a fine carriera 8.000 euro annui. Per questo l'aumento di 234 ore dell'orario di lavoro (6 ore per 39 settimane) proposto dal Governo è fuori da ogni logica e anche privo di buon senso, vista l'evidente discriminazione nel trattamento economico.

"L'articolo 39 della Costituzione, d'altronde, - prosegue Pacifico - prevede che il rapporto di lavoro sia regolato da un accordo tra la parte datoriale e il sindacato, mentre l'articolo 36 della Costituzione impone uno stipendio proporzionale alla mole di lavoro e l'obbligo delle ferie che non possono essere considerate una monetizzazione di una prestazione lavorativa, ma un riposo dall'ordinario lavoro".

Per queste ragioni, Anief ha lanciato un appello al ministro Profumo perché ritiri questa insensata e incostituzionale proposta.

Fonte: Tuttoscuola

Il sindacato Anief, con le sue censure, differenzia i ricorsi sentenziati il 26 settembre scorso dal Tar Lazio, di cui abbiamo già dato notizia in un precedente articolo.

La recentissima sentenza del TAR del Lazio sez. III^ bis n. 8141/2012 del 26/09/2012 riguardante la prova preselettiva del concorso per DS, ha stabilito la legittimità della prova preselettiva espletata dagli aspiranti DS su tutto il territorio nazionale. In questa sentenza sono stati condannati alle spese i numerosi candidati ricorrenti che, non superando la prova preselettiva, e risultati quindi esclusi dal concorso, avevano evidenziato in sede giurisdizionale le loro doglianze. Alla luce di questi fatti si potrebbe pronosticare stessa sorte per i numerosi ricorsi proposti ed attualmente pendenti innanzi al TAR Lazio che, autorevolmente, ed in linea con gli ultimi pronunciamenti in materia del Consiglio di Stato (adito in sede cautelare) hanno escluso ipotesi d' illegittimità degli atti inerenti la procedura concorsuale in argomento. 

Di parere contrario il sindacato ANIEF (si legga il comunicato pubblicato nella rubrica "La voce degli altri") che differenzia i ricorsi sentenziati il 26 settembre scorso dai propri. Infatti, rispetto al ricorso perso in questi giorni da privati le censure presentate dall’ANIEF sono decisamente diverse. Una di queste riguarda, ad esempio, la violazione di una precisa disposizione del bando di concorso nella parte in cui è venuta a mancare la correttezza di diverse domande e risposte. Altre censure, invece, hanno riguardato l’operato dell’Invalsi. 

Quindi ANIEF non ha mai affermato che nelle prove preselettive del concorso per dirigenti scolastici vi sarebbe stata una discriminazione tra ricorrenti esclusi e candidati risultati idonei all’accesso alla successiva prova scritta, ma soltanto il fatto che gli errori docimologici proposti violano quanto scritto nel bando concorsuale. Pertanto la sentenza del 22 novembre sarà completamente indipendente da quella n. 8141/2012 del 26/09/2012, in quanto fondata su presupposti del tutto diversi.

Fonte: Tecnica della Scuola

 

La notizia pubblicata dal nostro sito ha smosso le acque e adesso i sindacati stanno intervenendo sulla questione. Anief soddisfatta. Flc-Cgil lamenta scarsa trasparenza e accusa il Miur di non rispettare le regole delle relazioni sindacali.

La notizia sulla questione del dimensionamento scolastico, da noi pubblicata nella giornata del 14 ottobre, non è passata inosservata.  Nella mattinata del 15 Flc-Cgil e Anief sono già intervenuti per chiarire la propria posizione. 

L’Associazione-sindacato di Marcello Pacifico si mostra soddisfatta ed “auspica che l’accordo possa essere firmato il prima possibile per porre fine al palese stato di illegalità, con precise clausole di salvaguardia deputate a tenere conto delle specificità territoriali”.  “L’azione tempestiva, ancorché isolata, dell’Anief - dichiara Pacifico - ha spinto il Governo a ripristinare il diritto: vi saranno più posti per dirigenti scolastici e personale ATA, mentre sarà salvato il posto di lavoro dei direttori dei servizi generali e amministrativi in esubero”. 

Più articolato il giudizio della Flc che parla invece di pura e semplice logica numerica e sottolinea come il nuovo parametro (una istituzione scolastica ogni 900 alunni) rappresenti “un numero del tutto arbitrario, scaturito peraltro da un dibattito al Senato all'indomani della bocciatura della legge da parte della Corte Costituzionale (Sentenza 147), basato su numeri del tutto imprecisi”. 

“Quest'anno - prosegue il sindacato di Pantaleo - nel Paese vi sono 9.135 scuole e con quel divisore diventano 8.894 che in realtà sono 8.787 se non si calcolano i 107 CPIA di nuova istituzione. Di nuovo la scuola è chiamata a pagare, nonostante per il corrente anno scolastico si sia operato di già un taglio di 1.078 scuole”. 

La Flc rimprovera poi alla Amministrazione la mancanza di confronto con i sindacati (“il testo dell’intesa ci è stato semplicemente consegnato a mano, come fanno i postini”) ma anche di chiarezza su questioni molto rilevanti come ad esempio quella dei comprensivi: “la cogenza di istituire Istituti comprensivi - afferma la Flc - non esiste più anche per evitare il mantenimento di istituzioni "monstres" quali si sono costituiti con provvedimenti rivelatisi incostituzionali”.  “La nostra idea - conclude la Flc - è questa: non una scuola di meno rispetto all'anno scolastico corrente”. 

Fonte: Tecnica della Scuola

 

Il Condacons chiede al personale di ricorrere contro la Legge di Stabilità collettivamente già a partire dal 13 ottobre. Critica l’Anief, peraltro per natura incline a rivolgersi ai tribunali: azione prematura e incauta, il testo approvato dal Cdm non è stato convertito in legge e non si possono processare le intenzioni. Dubbi poi sulla scelta di agire attraverso una class action.

Che la scuola costituisca il più grande concentrato di lavoratori pubblici è un dato inequivocabile. Che questi lavoratori possano cercare di difendersi da norme vessatorie e penalizzanti rivolgendosi a sindacati, associazioni e avvocati privati è un fatto noto e comprensibile. Soprattutto quando le sentenze sono favorevoli ai ricorrenti. Portando benefici ai dipendenti risultati vincitori, ai legali che li tutelano e all’immagine delle organizzazioni che hanno patrocinato la difesa.

Negli ultimi tempi, complice l’esplosione del precariato, la “stretta” sui dipendenti pubblici, i tagli agli organici, le azioni dei legali hanno assunto sempre maggiore consistenza numerica. Ed economica, con rimborsi sempre più congrui raggiungendo in certi

Tanto è vero che anche organizzazioni non propriamente scolastiche si sono avvicinate al settore. Andando ad alimentare una concorrenza sempre più difficile da vincere. Ecco che allora per associazioni, sindacati e legali vari è diventato fondamentale arrivare prima degli altri. La netta impressione è che, però, si stia davvero esagerando.

La conferma l’abbiamo avuta nelle ultime ore. Subito dopo la pubblicazione della prima bozza degli articoli sulla scuola contenuti nella discussa Legge di Stabilità. Una bozza che, se fosse confermata, andrebbe sicuramente a penalizzare non poco i docenti. In particolare quelli delle scuole medie e superiori. Catapultati, da un giorno all’atro, da un orario d’insegnamento settimanale di 18 ore ad uno decisamente più sostanzioso di 24. Senza possibilità di scelta. Ed in cambio della concessione di giorni di ferie che, di fatto, già vengono fruiti come tali. Il tutto, tra l’altro, superando contratti di lavoro e principi costituzionali che danno indicazioni ben diverse.

Il malcontento della categoria ha assunto subito dimensioni ciclopiche. Basta andare a leggere le proteste dei nostri lettori. Solo che bisogna ricordare che si tratta pur sempre e solo di una bozza di legge. E che in molti casi la norma che viene approvata è diversa da quella iniziale. Eppure, come se questo fosse un particolare ininfluente, la corsa al ricorso è già partita. Con il Codacons che nella stessa giornata in cui è stata divulgata la versione ufficiale della bozza della Legge di Stabilità, approvata il 10 ottobre dal Consiglio dei ministri, ha annunciato “fin da ora una battaglia legale per ottenere l’annullamento dell’incremento delle ore lavorative”. Secondo il Codacons  siamo di fronte ad “un provvedimento che incrementa le ore di lavoro senza aumentare proporzionalmente la retribuzione dei lavoratori, è palesemente incostituzionale e, come tale, annullabile”. L’art. 36 della Costituzione afferma infatti che “il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro”. La richiesta di adesione immediata ai ricorsi si conclude con un appello ai “docenti di tutta Italia” che, per l’associazione dei consumatori, “possono unirsi e partecipare al ricorso collettivo in preparazione, fornendo a partire da domani (13 ottobre n.d.r.) la propria adesione”.

A conferma che la scelta di adire subito le vie legali sia davvero prematura è addirittura Marcello Pacifico, presidente dell’Anief, il sindacato che proprio sui ricorsi ha basato la sua ascesa di credibilità e di adesioni. Secondo Pacifico è però “del tutto inutile far ricorso contro queste norme in questo momento. Anche noi siamo convinti che sono da ritirare, in particolare l’estensione dell’orario di servizio degli insegnanti della scuola a 24 ore settimanali, peraltro a parità di retribuzione ed in cambio di insensati giorni di ferie. E che per introdurre una novità di questa portata non basta un decreto d’urgenza del Governo, ma bisogna per forza modificare il contratto di lavoro di categoria. Però da qui ad avere una frenesia attivista, quasi da prestazione, ce ne vuole”.

Per il leader dell’Anief, quindi, quella del Codacons è “un’azione prematura e incauta: il testo approvato dal Consiglio dei ministri non è stato infatti ancora convertito in legge. E non si può andare a fare un processo alle intenzioni”.

A non convincere, infine, è la decisione dell’associazione guidata da Carlo Rienzi di condurre un ricorso collettivo: il recente esito negativo della class action condotta in difesa dei precari di lungo corso non sembra essere di buon auspicio. Ma le esperienze non sembra portare consiglio. Almeno tra gli avvocati.

Fonte: Tecnica della Scuola

Portare l’orario di servizio del personale docente della scuola indistintamente a 24 ore settimanali, "in cambio di insensati giorni di ferie in più, non è un’operazione possibile. E per farlo non basta un decreto d’urgenza del Governo, ma bisogna per forza rimettere mano al contratto di lavoro di categoria. Che invece al momento rimane bloccato".

A sostenerlo è l’associazione sindacale Anief, dopo aver preso visione della bozza della Legge di Stabilità 2013: in particolare, non è ammissibile, come indicato nell`art. 3, che "a decorrere dal 10 settembre 2013, nelle sei ore eccedenti l’orario di cattedra il personale docente non di sostegno della scuola secondaria titolare su posto comune" possa essere "utilizzato per la copertura di spezzoni orario disponibili nell’istituzione scolastica di titolarità e per l’attribuzione di supplenze temporanee per tutte le classi di concorso per cui abbia titolo".

Fonte: TMNews

Portare l'orario di servizio del personale docente della scuola indistintamente a 24 ore settimanali, in cambio di insensati giorni di ferie in più, non è un'operazione possibile. E per farlo non basta un decreto d'urgenza del Governo, ma bisogna per forza rimettere mano al contratto di lavoro di categoria. Che invece al momento rimane bloccato".

A sostenerlo è l'associazione sindacale Anief, dopo aver preso visione della bozza della Legge di Stabilità 2013: in particolare, non è ammissibile, come indicato nell'articolo 3, che "a decorrere dal 10 settembre 2013, nelle sei ore eccedenti l'orario di cattedra il personale docente non di sostegno della scuola secondaria titolare su posto comune" possa essere "utilizzato per la copertura di spezzoni orario disponibili nell'istituzione scolastica di titolarità e per l'attribuzione di supplenze temporanee per tutte le classi di concorso per cui abbia titolo".

L'Anief ricorda al Governo che, "come già previsto dall'art. 39 della Costituzione e dalle norme derivanti, la modifica dell'orario di lavoro del personale della scuola è soggetto a particolari necessità didattico-formative e di preparazione-programmazione delle stesse. E per questo motivo deve passare necessariamente attraverso uno specifico accordo tra amministrazione e parti sociali. Risulta, quindi, incostituzionale e annullabile dal tribunale un decreto di questa portata".

Fonte: Italpress

La Corte costituzionale ha bocciato la manovra correttiva del 2010 nella parte che disciplinava la trattenuta del tfr per i dipendenti pubblici.

In una sentenza depositata oggi, la Consulta ha dichiarato "l'illegittimità costituzionale dell'articolo 12, comma 10", del decreto legge 78 del 2010.

Per decisione del quarto governo di Silvio Berlusconi, dal 2011 la trattenuta del Tfr nel pubblico impiego è scesa al 6,91% dal 9,60%. Mentre nel settore privato la trattenuta è totalmente a carico del datore di lavoro, nel pubblico impiego 2,5 punti su 6,91 sono a carico dei dipendenti.

La Corte ha bocciato la misura ravvisandovi una discriminazione per i lavoratori pubblici rispetto ai privati.

L'Anief, l'Associazione professionale sindacale, sostiene in una nota che "lo Stato dovrà adesso versare circa 8 miliardi di euro".

Fonte: Reuters

Prolungamento del blocco degli scatti stipendiali e dell'indennità di vacanza contrattuale, penalizzazioni per i dipendenti che assistono i disabili, aumento delle ore d'insegnamento settimanale dei docenti. Secondo il sindacato Anief "se la Legge di stabilità dovesse realmente contenere queste novità peggiorative non vi sono dubbi: il rischio fondato è quello di ritrovarsi una scuola italiana sempre più in ginocchio".

"L'Anief però non starà a guardare. Sull'ennesimo blocco degli stipendi, il nostro sindacato l'ha detto già da un anno: l'unica strada è ricorrere al tribunale. A poco possono, invece, servire iniziative di piazza, scioperi, accordi con l'Aran e revisioni dei contratti d'istituto. Come deciso da altre organizzazioni. La realtà è che non c'è più tempo da perdere, perché la situazione economica che si sta venendo a determinare è davvero grave: non ci dimentichiamo che con gli stipendi dei docenti fermi al 2000, il Governo ha anche deciso di aumentare l'Iva, peraltro per la seconda volta in pochi anni".

"Questo doppio provvedimento - sostiene Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato ai quadri e direttivi della Confedir - penalizzerà tutti i dipendenti pubblici, in particolare gli insegnanti. I quali, a parità di lavoro, risultano già i meno pagati tra i 37 paesi più economicamente sviluppati. Per questo, contro il blocco stipendiale non resta che fare ricorso".

L'Anief annuncia una forte opposizione anche alle ipotesi di ridurre del 50% le giornate di assistenza ai disabili non di primo grado e di aumentare a costo zero il carico di ore settimanale degli insegnanti. "L'incremento delle ore frontali - continua Pacifico - non farebbe altro che creare nuovo precariato. Inoltre, saremmo di fronte ad una palese lesione di un diritto costituzionale, quale è a la garanzia dell'adeguata retribuzione per il lavoro svolto. E questo, è bene ricordarlo, a cospetto di un sempre maggiore carico fiscale e del costo della vita".

Per il sindacato si tratta di ipotesi improponibili. "Il Governo deve quindi decidere: riscoprire la sua vocazione pubblica, affrancandosi una volta per tutte dai poteri dei datori di lavori privati; oppure tartassare i suoi cittadini lavoratori, vessandoli attraverso decreti d'urgenza che violano palesamente le regole costituzionali del diritto al lavoro e su cui è fondata - conclude Pacifico - la nostra Repubblica".

Fonte: TMNews

"Prolungamento del blocco degli scatti stipendiali e dell'indennità di vacanza contrattuale, penalizzazioni per i dipendenti che assistono i disabili, aumento delle ore d'insegnamento settimanale dei docenti". Secondo l'Anief, "se la Legge di stabilità dovesse realmente contenere queste novità peggiorative, non vi sono dubbi: il rischio fondato è quello di ritrovarsi una scuola italiana sempre più in ginocchio".

"L'Anief però non starà a guardare - si legge in una nota -. Sull'ennesimo blocco degli stipendi, il nostro sindacato l'ha detto già da un anno: l'unica strada è ricorrere al tribunale. A poco possono servire, invece, iniziative di piazza, scioperi, accordi con l'Aran e revisioni dei contratti d'istituto. Come deciso da altre organizzazioni. La realtà è che non c'è più tempo da perdere, perché la situazione economica che si sta venendo a determinare è davvero grave: non ci dimentichiamo che con gli stipendi dei docenti fermi al 2000, il Governo ha anche deciso di aumentare l'Iva, peraltro per la seconda volta in pochi anni".

"Questo doppio provvedimento - sostiene Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato ai quadri e direttivi della Confedir - penalizzerà tutti i dipendenti pubblici, in particolare gli insegnanti. I quali, a parità di lavoro, risultano già i meno pagati tra i 37 paesi economicamente più sviluppati. Per questo, contro il blocco stipendiale non resta che fare ricorso".

Sarà, inoltre, altrettanto forte l'opposizione dell'Anief alle ipotesi di ridurre del 50% le giornate di assistenza ai disabili non di primo grado e di aumentare a costo zero il carico di ore settimanale degli insegnanti.

"L'incremento delle ore frontali - continua Pacifico - non farebbe altro che creare nuovo precariato. Inoltre, saremmo di fronte ad una palese lesione di un diritto costituzionale, quale è a la garanzia dell'adeguata retribuzione per il lavoro svolto. E questo, è bene ricordarlo, a cospetto di un sempre maggiore carico fiscale e del costo della vita".

Per l'Anief si tratta di "ipotesi improponibili. Il Governo deve quindi decidere: riscoprire la sua vocazione pubblica, affrancandosi una volta per tutte dai poteri dei datori di lavoro privati; oppure tartassare i suoi cittadini lavoratori, vessandoli attraverso decreti d'urgenza che violano palesemente le regole costituzionali del diritto al lavoro e su cui è fondata - conclude Pacifico - la nostra Repubblica".

Fonte: Italpress

Il capo dipartimento del Miur sorpreso dell’alto numero di domande: oltre 15mila in due giorni, ne avevamo stimate 160mila totali ma ora si aspetta che siano molte di più. Replica del sindacato autonomo: se non permette entro il 10 ottobre l’accesso a neo-laureati e a prof di ruolo partiranno le diffide. Ancora Stellacci: ai ricorsi abbiamo fatto il callo. Controreplica di Pacifico: ma noi li vinciamo.

Far sapere all’opinione pubblica che nei primi due giorni di apertura del sistema telematico sono pervenute oltre 15.000 domande per accedere alle prove preselettive del concorso a cattedra, per il Miur doveva essere motivo di vanto. Incarnava la dimostrazione che la macchina organizzativa per reclutare 11.542 nuovi docenti è iniziata con il piede giusto.

“Alle 13 dell’8 ottobre erano arrivate 15.374”, ha spiegato Lucrezia Stellacci, capo Dipartimento per l'Istruzione al ministero della Pubblica Istruzione e tra i primi responsabili dell’organizzazione della procedura concorsuale, a Radio 24 nel corso di 'Scuola in Controluce'. "Sono 7.344 invece le domande inoltrate, cioè quelle già inserite ma che attendono l'ok per l'inoltro definitivo, perchè gli aspiranti prof temono ci siano variazioni o aspettano che gli venga in mente qualche altro elemento da introdurre", ha spiegato la dirigente.
"In totale il ministero della pubblica istruzione aveva stimato 160mila domande totali – ha continuato Stellacci - ma visti questi primi numeri ora si aspetta che siano molte di più". Per quanto riguarda il sistema informatico Polis, attraverso cui inoltrare le domande, il dirigente ministeriale ha fatto sapere che non si sono stati problemi: "Il sistema ha retto. Incrociamo le dita".

Solo che attraverso la modulistica on line il Miur ha di fatto anche confermato l’esclusione del personale di ruolo o laureatosi nell’ultimo decennio, mandando su tutte le furie migliaia di potenziali candidati. I quali si sono rivolti al sindacato ormai da alcuni anni più combattivo sul fronte dei ricorsi: l’Anief.

L’organizzazione guidata da Marcello Pacifico ha promesso che interverrà subito, “per consentire ai docenti laureati negli ultimi dieci anni e ai docenti di ruolo di partecipare alla prova pre-selettiva: se entro 48 ore (quindi entro la serata di mercoledì 10 ottobre ndr) non avverrà la modifica, il sindacato metterà a disposizione di chi ha chiesto le istruzioni operative per ricorrere al Tar Lazio, il modello di diffida e di domanda da presentare in forma cartacea”.

Immediata è stata la replica della Stellacci: "abbiamo fatto il callo, siamo a rischio ma non significa che dobbiamo fermarci, altrimenti l'Amministrazione non assolverebbe alla sua funzione. Andiamo avanti, poi vedremo cosa dirà la magistratura". Sempre il capo dipartimento del Miur ha poi risposto ad alcune telefonate degli ascoltatori. Tra cui quella di un laureato palermitano che annunciava l’intenzione di ricorrere a causa della sua esclusione del concorso, perché laureatosi nel 2003, quindi un anno oltre il limite consentito dal Miur per l’accesso a questo concorso, nonostante in questi anni abbia svolto attività di ricerca e d’insegnamento presso l’università: la Stellacci ha di fatto risposto che la colpa non è dell’amministrazione ma da una parte del legislatore, dall’altra in parte del laureato stesso che fino al 2008 non è riuscito ad abilitarsi presso le Ssis.

Controreplica del presidente dell’Anief. “Il Capo Dipartimento avrebbe fatto bene – ha detto Pacifico – a spiegare perché per dodici anni il ministro non ha bandito un concorso o ancora perché 200.000 precari abilitati con i corsi riservati o i corsi SSIS, pur avendo superato un concorso, non sono stati assunti dallo Stato, invece di lavarsene le mani come Ponzio Pilato. Ecco perché poi il sindacato vince i suoi ricorsi, anche se per il Miur, comunque, la macchina deve andare sempre avanti”.

Se il buongiorno si vede dal mattino, la selezione a cattedra rischi di trasformarsi nell’ennesima diatriba giudiziaria. Dagli esiti incerti e a lunga scadenza.

Fonte: Tecnica della Scuola

Gli interessati possoo presentarle, solo per via telematica, dal 6 ottobre sino alle ore 14 del prossimo 7 novembre: indispensabile avere l’e-mail con estensione istruzione.it. A dicembre la prova preselettiva: passa chi risponde a 35 quesiti su 50 proposti. Attese tre le 160mila e le 200mila domande. Non tutti però potranno accedere: fuori causa i non abilitati ed il personale di ruolo. Via libera solo per chi ha acquisito un diploma di laurea prima di 9-12 anni fa. Chi è in difetto coi requisiti può essere espulso in qualsiasi momento. Intanto i sindacati fanno ricorso.

Dopo tante parole, polemiche, proteste e ricorsi annunciati è giunta l’ora x: tra poche ore diverse decine di migliaia di candidati, forse si arriverà a quota 200mila, potranno iscriversi alle prove preselettive per il concorso a cattedra. La selezione diretta che, dopo 13 anni di attesa, porterà in ruolo (tra le estati del 2013 e del 2014) 11.542 nuovi docenti appartenenti ad una ventina di aree e raggruppamenti di classi di concorso selezionati dal Miur, sulla base dei posti liberi, dei pensionamenti futuri e della consistenza delle GaE.

Per iscriversi c’è tempo un mese: dal 6 ottobre sino alle ore 14 di mercoledì 7 novembre. Chi ha intenzione di farlo (abilitati non di ruolo e coloro che hanno acquisito il titolo di studio d’accesso alle classi di concorso messe a concorso non oltre il 2001-2004, dipende dalla tipologia) è bene che sappia sin d’ora che per la prima volta l’unica procedura consentita sarà quella telematica. Gli interessati (il Miur si aspetta 160mila domande) dovranno produrre la richiesta di accesso al concorso utilizzando la casella di posta elettronica ministeriale (con estensione @istruzione.it), attraverso il sistema “Polis” raggiungibile dal sito del Miur.

Anche se dal ministero dell’Istruzione si continua a ribadire che si tratta di una procedura selettiva impostata sulle vecchie regole concorsuali, ci sono alcune novità importanti. La prima riguarda la scelta di non rendere il concorso abilitante all’insegnamento: l’abilitazione scatterà solo per coloro che verranno immessi in ruolo. La sola idoneità, l’aver superato tutte le prove, senza però approdare all’assunzione, non basterà. Rendendo così impossibile la replica delle situazioni, quasi kafkiane, venutesi a creare nei giorni scorsi in molti Ust, con gli impiegati chiamati ad escogitare il sistema migliore per cercare di rintracciare i vincitori del concorso a cattedra di 22 anni fa (ancora non esistevano i telefoni cellulari).

La strada che conduce al ruolo sarà davvero in salita: viale Trastevere si aspetta almeno 160mila candidati. I quali, se in possesso di più titoli, potranno concorrere anche per più ordini di scuole e classi di concorso. Il primo scoglio da superare sarà la preselezione: i candidati saranno chiamati a rispondere, tutti posizionati davanti ad un computer, ad una serie di test incentrati principalmente su argomenti di logica, comprensione del testo e cultura generale. Ogni partecipante avrà la sua “batteria” di 50 quesiti, estratti rigorosamente a sorte attraverso un meccanismo automatizzato. Non sarà dunque necessario che le prove, da svolgere in circa 150 atenei e 2mila sedi scolastiche, si svolgano tutte contemporaneamente: sono previste più tornate, da “spalmare” al massimo nel corso di due giorni.

Diversi candidati saranno subito messi di fronte ad un bivio: il concorso è infatti bandito a livello regionale e non sempre la scelta è facile. In compenso il candidato potrà farlo per tutti i posti o classi di concorso per i quali è in possesso del titolo di accesso. Innovativa è anche la fase di scrematura iniziale: se in passato ci si è affidati soli ai titoli, stavolta l’amministrazione ha deciso di introdurre una prova preselettiva composta da 50 domande a risposta chiusa su quesiti principalmente di tipo logico e deduttivo (su una batteria di 3.500 complessivi che verranno messi a disposizione dei candidati a fine novembre, quando alle prove mancheranno tre settimane). Per passare alla fase selettiva vera e propria servirà risponderne a 35: non sono poche.

Per la prima volta nella storia dei concorsi pubblici, inoltre, ogni candidato non risponderà su un foglio di carta, ma su un computer. Per i candidati la novità non è da poco. Soprattutto per la poca dimestichezza a scrivere su una testiera: una cosa è riempire un foglio elettronico di dati o inviare una e-mail. Un’altra rispondere a quesiti che si preannunciano ostici e con un solo minuto a disposizione per ognuno. Lo sa bene anche il Miur, che infatti ha predisposto un training on line, una sorta di esercitatore, proprio per prepararsi al nuovo test.

Cambia anche la fisionomia della prova scritta (in alcuni casi pratica) sulla disciplina: il tema tradizionale lascia spazio ad una serie di quesiti a risposta aperta (tra i 5 gli 8). E cambia il metodo di valutazione, visto che le commissioni dovranno utilizzare una griglia nazionale predisposta dall’amministrazione centrale. Innovativa pure la verifica orale, divisa tra una lezione simulata, da “calibrare” sulla base della tipologia dell’istituto e degli studenti cui sarebbe ipoteticamente rivolta, sorteggiata ventiquattrore prima, ed un’interrogazione generale. Sul fronte dei titoli si dà maggiore considerazione a quelli già acquisiti per diventare prof, in particolare alle Siss: se la laurea vale anche 2 punti, l’abilitazione ne può fare incassare infatti ben 5. Una curiosità: verranno presi in considerazione anche gli articoli giornalistici attinenti la materia per cui si concorre: varranno 0,20 punti ciascuno.

Ultima notazione: chi non è posto con i requisiti di accesso potrebbe venire escluso in qualsiasi momento della procedura selettiva. Anche dopo aver superato alcune o tutte le prove.
Per quanto riguarda le proteste contro il ritorno del concorso a cattedra, per una volta ci sembra il caso di dare la precedenza alla “voce” di un singolo cittadino. Si tratta di un nostro lettore, Giovanni Maraia, che ci dice di aver “ritenuto di presentare un esposto al Direttore Generale del Miur, al Procuratore della Corte dei Conti del Lazio e al Procuratore della Repubblica di Roma contro il decreto del Direttore Generale del Miur n. 82 del 24/9/2012. Ho richiesto al Direttore Generale del Miur – prosegue il docente - l'adozione di un provvedimento di autotutela che annulli (ai sensi art. 21/nonies della legge n. 241/90 e succ. mod.) il bando di concorso, in quanto illegittimo per violazione di legge ed eccesso di potere”. 
Secondo Maraia vi sono almeno quattro violazioni insite nel bando di concorso. In sintesi, contiene “un eccesso di potere che può assumere connotati di violenza morale nei confronti di quei docenti concorrenti costretti o a non partecipare al concorso o a scegliere una sede regionale non consona alla propria esistenza di vita”, conclude il nostro lettore. 

Con il malcontento, intanto, cresce anche il numero dei sindacati che hanno deciso di impugnare il concorso. La precedenza è d’obbligo per l’Anief, che ha reso pubblica la volontà di ricorrere contro la selezione diretta nella stessa giornata, il 25 settembre, in cui il Miur ha divulgato il bando pubblicato in gazzetta ufficiale. Il giovane sindacato si schiera dalla parte del diritto e denuncia diversi punti su il dicastero di viale Trastevere non avrebbe ragionato a sufficienza. Prima di tutto, i legali del sindacato autonomo sostengono che, se si accetta la deroga al principio di ammissione dei soli abilitati, non si può impedire ragionevolmente di far partecipare il candidato laureato in possesso di titolo di accesso valido per le vecchie SSIS o per il nuovo TFA. Né appare legittimo vietare la partecipazione al personale abilitato assunto a tempo indeterminato, specie se in esubero o in altro ordine di scuola.

L’Anief ha rilevato “una disparità di trattamento tra candidati che sono in possesso dello stesso titolo di accesso alla procedura concorsuale (laurea o abilitazione) e che hanno diritto a partecipare al di là dell’anno di conseguimento dello stesso titolo o dello status ricoperto. Il bando di concorso, infatti, in maniera irragionevole, arbitraria esclude sia i laureati tra il 2001 e il 2012 (art. 2, c. 3, lettera b), sia i docenti di ruolo (art. 2, c. 6)”.

Pertanto, l’Anief ha consigliato a tutti questi candidati di inoltrare regolare domanda attraverso il sistema on-line (art. 3, c. 3) o in cartaceo, nel caso in cui il sistema informativo gli precluderà l’inserimento della domanda. Contestualmente, i candidati devono avviare le procedure per ricorrere al Tar Lazio al fine di chiedere, in via cautelare, l’inserimento con riserva negli elenchi regionali degli ammessi alle prove preselettive. Ma nelle ultime ore vi sono anche altri sindacati che hanno organizzato il ricorso di massa in tribunale. La Gilda degli insegnanti, ad esempio, ha dato mandato al suo ufficio legale di iniziare l’iter che tra 60 giorni approderà nelle aule del tribunale amministrativo del Lazio. 

E' lungo l’elenco di vistose violazioni di legge rilevate dalla Fgu e che ha fatto scattare il ricorso. Qualche esempio: l’attuale normativa fissa in tre anni la durata delle graduatorie mentre il bando emanato da viale Trastevere la riduce a due anni; la legge stabilisce che l’abilitazione all’insegnamento viene assegnata attraverso il concorso mentre secondo il bando il titolo può essere acquisito soltanto da chi prende il posto in cattedra. E ancora: per la legge la prova di inglese per la scuola primaria è facoltativa ma il bando di concorso appena pubblicato in Gazzetta Ufficiale la rende obbligatoria.

Tecnica della Scuola

Nel giorno della giornata mondiale del docente, celebrata in più di cento Paesi per ricordare l'alta valenza sociale di questa professione, la Commissione europea pubblica un rapporto nel quale risulta che se si tiene conto del costo dell'inflazione l'entità degli stipendi degli insegnanti italiani è ferma addirittura al 2000.

Secondo l'Anief i dati confermano quanto sottolineato nei giorni scorsi che, nel riportare l'ultima indagine Ocse "Education at a Glance", si era soffermata su un punto: tra il 2000 e il 2010, fatto 100 lo stipendio medio degli insegnanti dei 37 Paesi economicamente più progrediti, lo stipendio in Italia è cresciuto ogni anno a partire dal 2005 solo del 4-5%; mentre nella media Ocde l'incremento è stato del 15-22%.

"Questi dati confermano che se si vuole cambiare il futuro delle nuove generazioni e della nostra società – sostiene Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato ai quadri e direttivi della Confedir - bisogna immediatamente ripartire dalla valorizzazione del ruolo del docente. Cancellando una volta per tutte la tendenza degli ultimi anni, durante i quali l'insegnante italiano è stato sempre più mortificato da iniziative peggiorative della qualità della professione".

Fonte: Italpress

"Per quale motivo i dirigenti scolastici vengono formati dal Miur gravando la spesa sulle scuole, mentre i docenti che acquisiscono gli strumenti e le conoscenze per insegnare, prima attraverso la frequenza delle SSIS ed oggi dei Tfa, sono obbligati a pagare delle tasse proibitive, anche superiori ai 3 mila euro?".

A chiederlo è l'associazione sindacale Anief, dopo essere venuta a conoscenza che le spese di viaggio che i prossimi dirigenti scolastici vincitori dell'ultimo concorso, su cui peraltro si attendono ancora importanti sentenze della giustizia amministrativa, dovranno affrontare per raggiungere Roma, dove il 5 ottobre si svolgerà un seminario formativo utile allo svolgimento della professione, risultano "a carico del bilancio delle scuole".

E nel caso i fondi degli istituti non fossero sufficienti, il Miur ha già allertato i direttori degli Uffici scolastici regionali, chiedendo loro di "adoperarsi per la migliore riuscita dell'iniziativa".

"La discrasia - dichiara il presidente dell'Anief, Marcello Pacifico - diventa ancora più evidente se si guarda ai precari, costretti da decenni ad iscriversi e a frequentare costosissimi corsi di perfezionamento e master annuali per non perdere posizioni nelle graduatorie ad esaurimento. Lo Stato non può usare due pesi e due misure, peraltro con il personale dello stesso settore pubblico: i docenti e i precari non sono figli di un dio minore".

Fonte: Italpress

La Flc-Cgil sciopera. Cisl, Uil, Snals e Gilda scrivono ai Ministri dell'istruzione e della funzione pubblica per attivare il tentativo di conciliazione, preludio alla protesta più estrema. Contraria l’Anief: inutile fermarsi contro una legge approvata da due anni, l’unica strada è il ricorso di massa.

Con l’inizio di ottobre torna a farsi sentire il malcontento conseguente al blocco degli scatti di anzianità. Ad esternarlo è stata dapprima la Gilda degli Insegnanti: nel corso dell’assemblea nazionale, svolta ad Amantea, i vertici del sindacato autonomo hanno ammesso di aver perso la pazienza e rotto gli indugi. Reputando, attraverso il coordinatore nazionale, Rino Di Meglio, oramai "lo sciopero necessario per ottenere il pagamento degli scatti di anzianità più volte promessi dal governo".

Molto seccato si è detto anche Francesco Scrima, segretario generale della Cisl Scuola, il quale ha ricordato con un duro comunicato che “sono mesi che il ministro Profumo si dice pronto a concludere le procedure per recuperare gli scatti maturati nel 2011, ma in realtà non muove un passo. La certificazione delle economie è stata fatta, i sindacati si sono detto disponibili a trovare in sede negoziale le integrazioni necessarie, ma la trattativa non parte”.

Scrima ha sottolineato che quello che manca è solo “l'atto di indirizzo del Governo all'Aran”. Anche la Cisl non intende più aspettare. “A questo punto non ci sono più ragioni che possano giustificare un ritardo così penalizzante per i lavoratori. Non possiamo accettare il mancato rispetto delle intese grazie alle quali sono stati già pagati gli scatti del 2010, né le inadempienze del Ministro rispetto agli impegni ripetutamente assunti”.

Assieme a Uil Scuola, Snals e la stessa Gilda, con cui nel luglio del 2010 era stato trovato un accordo (formalizzato alcuni mesi dopo) con l’allora ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, per reperire i fondi utili a “coprire” gli scatti automatici con il 30% dei risparmi derivanti dai tagli (inizialmente destinati al merito), la Cisl ha inviato ai ministri dell'Istruzione e della Funzione pubblica la richiesta di attivare il tentativo di conciliazione, cioè l'atto preliminare a un'eventuale azione di lotta.

La mobilitazione dei lavoratori - continua Scrima - segue un percorso coerente e chiaro: abbiamo definito un'intesa, ci stiamo confrontando da mesi perché si continui ad attuarla, non possiamo accettare che venga disattesa. Chiediamo che ai vuoti annunci segua la concretezza dei fatti”.

Manca all’appello la Flc-Cgil. Che, però, non starà di certo a guardare. Anzi. Il sindacato di Pantaleo lo sciopero lo ha già indetto. Per la prossima settimana, venerdì 12 ottobre. E tra i motivi della protesta, oltre al rifiuto della spending review, i tagli alle risorse e il blocco del contratto, c’è proprio lo stop triennale degli aumenti in busta paga: “imancato ripristino degli scatti per l’anno 2011 - ha scritto la Flc-Cgil - oltre a creare disparità di trattamento in alcuni casi per 1 solo giorno (maturazione al 1° gennaio 2011 anziché al 31 dicembre 2010), fa sì che il personale che volontariamente o in modo coatto andrà in pensione dal 1° settembre 2012 perderà a vita un beneficio economico che aveva già maturato sia nel trattamento di pensione che in quello di fine servizio; per il personale in servizio il mancato riconoscimento giuridico dell’anno 2011 comporterà un differimento della progressione di carriera che impedirà a molti di maturare prima del pensionamento l’ultima posizione stipendiale”.

A non credere nello sciopero è invece l’Anief. Secondo cui “scioperare contro il blocco degli scatti di anzianità della scuola è inutile, perché la legge è già stata approvata dal 2010 ed ora il Governo non fa che applicarla. L’unica possibilità che ha il personale è il ricorso di massa al tribunale del Lavoro”. L’Anief, del resto, aveva detto sin da subito che gli scatti erano irrecuperabili e che l’unica strada percorribile era quella di impugnarla attraverso ricorsi nominali. “Per questo motivo - ha dichiarato il suo presidente, Marcello Pacifico – abbiamo chiesto al tribunale del Lavoro di rendere inapplicabile, per illegittimità costituzionale, l’art. 9, della legge 122/2010 (c. 23) che espressamente vieta per il triennio 2011-2013 la firma di un Contratto collettivo nazionale di lavoro e la progressione di carrieraviolando ben sei articoli della Costituzione”.

Come abbiamo sempre detto - ha continuato Pacifico - per la prima volta, il Parlamento italiano in un ‘colpo’ solo ha deciso che nel nostro Paese una categoria di lavoratori dovrà lavorare per tre anni senza poter veder riconosciuto il merito del lavoro svolto (scatti di anzianità di carriera), l’adeguamento dello stipendio all’aumento del costo della vita (v. inflazione), il riconoscimento del lavoro per la pensione (i maggiori contributi versati): in poche parole, si lavorerà senza alcun riconoscimento economico, e per di più, senza poter per tutta la vita recuperare il blocco previsto”.

L’Anief boccia quindi l’azione degli altri sindacati. “Ma perché solo due anni dopo ci si accorge di questa scelta scellerata e si decide di scioperare? La verità è che coloro che non vogliono soccombere - ha concluso Pacifico - ha una sola scelta: presentare ricorso in tribunale”.

Fonte: Tecnica della Scuola

Sulla questione della diminuzione dei posti a concorso nelle regioni del sud, Pittoni non ha dubbi e sostiene che i calcoli vanno fatti non sui pensionamenti ma sui posti disponibili. "Ma il problema urgente - aggiunge il senatore leghista - è la riforma delle procedure per il reclutamento".

E’ guerra aperta fra Pittoni (Lega Nord) e Alessandra Siragusa (PD) sulla ripartizione regionale dei posti disponibili per il prossimo concorso.  Nei giorni scorsi la parlamentare del PD aveva depositato alla Camera il testo di un'interrogazione al Ministro Profumo per conoscere le ragioni di una improvvisa diminuzione di posti nelle regioni del Sud (e in Sicilia in particolar modo) a tutto vantaggio di alcune regioni del Nord (Lombardia e Piemonte soprattutto).  Diminuzione che aveva allarmato anche gli stessi sindacati. 

Adesso, a dare man forte a Siragusa c’è anche l’Anief che, per bocca del presidente Marcello Pacifico, sostiene che “il numero di cattedre attualmente vacanti e quelle che si liberanno nei prossimi due anni, per effetto dei pensionamenti, sono di gran lunga a favore delle regioni del Sud”.  L’Anief fornisce anche qualche numero: “In Sicilia - sostiene Pacifico - il numero di coloro che lasceranno il servizio tra il prossimo anno e il 2015 è in media di oltre 1.100 unità l’anno. Mentre al Nord i numeri sono decisamente più bassi: vale per tutti il caso della Lombardia, dove al termine di quest’anno saranno solo 678 i docenti ad andare in pensione, ancora meno (666) nel 2014, per poi salire nel 2015, ma comunque non oltre le 700 unità”. 

Di tutt’altro avviso è il senatore leghista Mario Pittoni che dichiara: “Mi pare evidente che, dopo l'incredibile sproporzione a favore del Sud da noi segnalata nella prima bozza di assegnazione dei posti del concorso insegnanti, i criteri - originariamente incentrati in via quasi esclusiva su supposti pensionamenti futuri - sono stati rivisti sulla più corretta base dei posti attualmente disponibili”. 

In una prima fase i posti disponibili in Sicilia erano poco meno di 1.600 ma nel bando si parla di circa 1.200 cattedre. Il “taglio” sarebbe servito ad incrementare i posti di 301 unità in Lombardia e di 172 in Piemonte. 

Pittoni non ha dubbi e spiega: “Ci mancherebbe che non si intervenisse su una situazione che, anche dopo l'aggiornamento, vede il Nord fortemente penalizzato nei numeri”. 
Ma il senatore leghista cambia anche gioco e parla del prossimo concorso annunciato dal Ministro per il 2013: “Forse sarebbe più utile ottenere qualche delucidazione sulle regole con cui si svolgerà concorso del 2013”. 

“Per intanto comunque - aggiunge Pittoni - siamo riusciti a limitare i danni, in quanto, in attesa della riforma del reclutamento, abbiamo ottenuto dal ministero la "compressione" del punteggio sui diplomi di laurea, riducendo la distanza tra chi possiede un voto basso e chi ha conseguito il massimo del punteggio. Il range tra valore massimo e minimo passa da 7,5 a 0,5 punti”. 

“E’ ovvio - conclude Pittoni - che questa non può essere la soluzione e proprio per questo rinnoviamo al Ministro l'appello a concentrare le forze su una riforma vera delle procedure di reclutamento dei docenti”. 

Fonte: Tecnica della Scuola

"Un concorso a cattedra anche nel 2013? Si tratterebbe di una disfatta. A meno che non si annulli quello decretato in questi giorni dal Miur, ma ufficialmente ancora non avviato".

E’ questa la reazione di Marcello Pacifico, presidente Anief, alle voci corse nelle ultime ore relative all’intenzione attribuita al ministro dell'Istruzione, Francesco Profumo, di voler bandire nel corso della prossima estate un altro concorso pubblico, subito dopo aver approvato un nuovo regolamento per l'accesso alla professione di docente nella scuola pubblica.

Secondo Pacifico, se il progetto dovesse concretizzarsi, "peraltro a Governo ormai abbondantemente caduto, stavolta la nuova selezione degli insegnanti italiani si coprirebbe di tragicomico”, afferma in una nota.

Infatti, argomenta il sindacalista, “il concorso a cattedre deve essere bandito ogni tre anni: mentre anticipando di un anno questa periodicità o modificando quanto previsto dal Testo unico, la Legge 297/1994, modificata dalla 124/99, si vuole far credere all'opinione pubblica che con queste mosse geniali si risolveranno i problemi del reclutamento scolastico. Il vero problema è che Profumo si è dimenticato delle graduatorie ad esaurimento e dei suoi 200mila 'inquilini' precari, già tutti abilitati e vincitori di concorso".

Non solo: “Se l'intenzione del ministro è, invece, quella di annunciare un altro concorso per tranquillizzare i partecipanti ai Tfa, che in questo modo potranno dare seguito alla loro abilitazione visto che sarà impedito loro di entrare nelle graduatorie ad esaurimento, allora l'Anief sostiene sin d'ora che anche questo non servirà: grazie al ricorso del nostro sindacato, infatti, tutti i laureati potranno comunque partecipare al concorso. Abilitati e non”.

Caro ministro” - conclude Pacifico - così non si va da nessuna parte".

Fonte: Tuttoscuola

Da sabato 6 ottobre iniziano le iscrizioni: è il momento di fare il punto sul bando per l'assunzione di 11.542 posti come insegnanti nelle scuole materne, elementari, medie e superiori. A partite dall'ormai famigerato quizzone di ammissione. Non mancano le polemiche e i ricorsi.

Dopo mille polemiche, tante anticipazioni e qualche smentita, il concorsone nella scuola è realtà. Il bando è stato pubblicato una settimana fa ed è bene fare il punto della situazione. Le polemiche e le minacce di ricorsi sono proseguite anche in quest’ultima settimana, mentre è partito il business dei corsi di preparazione per superare la lotteria del test di preselezione, la prova più difficile in assoluto del concorso atteso da 13 anni. 

In tutte le librerie è possibile trovare ponderosi volumi che traboccano di test di logica e comprensione del testo. Mentre su internet con 200 euro ci si può iscrivere ad un corso online, sempre con lo stesso fine: raggiungere quota 35 nel maledetto quizzone di ammissione alle prove scritte.

Requisiti di ammissione. I 160mila partecipanti previsti dal ministero saranno precari già abilitati e laureati con lauree del vecchio ordinamento. Il bando apre le porte al concorso esclusivamente a coloro che sono già in possesso di una abilitazione all’insegnamento: i precari e gli inclusi nelle graduatorie degli ultimi concorsi del 1990, del 1999 e del 2000. 

Ma, per la scuola primaria e dell’infanzia, potranno partecipare anche i “semplici” diplomati degli istituti e delle scuole magistrali purché abbiamo conseguito il titolo entro l’anno scolastico 2001/2002. Ammessi a partecipare anche i laureati in Scienze della formazione, mentre per partecipare al concorso di scuola media e superiore occorre essere in possesso di una laurea del vecchio ordinamento: conseguita entro l’anno 2001/02, per i corsi di studio quadriennali, 2002/03 per quelli quinquennali e 2003/04 per quelli di sei anni di durata. 

Esclusi, invece, coloro che sono già di ruolo e meditano di partecipare per un’altra classe di concorso. Le domande, in modalità esclusivamente on line, dovranno essere presentate per una sola regione dal 6 ottobre al 7 novembre.

I posti disponibili. Secondo il bando, sono 11.542 i posti che dovranno contendersi tutti i partecipanti. Il concorso si svolgerà a livello regionale e non per tutte le classi di concorso: il ministero ha svelato i numeri soltanto a bando pubblicato in Gazzetta. Oltre al concorso per la scuola dell’infanzia e primaria, che si svolgerà in quasi tutte le regioni italiane, saranno soltanto 25 (7 per la scuola media e 18 per la scuola superiore) le classi di concorso alle quali sarà possibile partecipare. Per tutte le altre materie d’insegnamento resteranno in vigore le graduatorie dei concorsi del 1990 e del 1999.

La prova preselettiva. Per la prima volta, la prova di apertura di un concorso a posti nella scuola sarà un test a risposta multipla uguale per tutte le discipline d’insegnamento e i gradi d’istruzione. In 50 minuti, gli aspiranti insegnanti dovranno districarsi tra 50 quesiti a risposta multipla: 18 di comprensione del testo, 18 di logica, 7 di informatica e 7 di lingua straniera. Per accedere alla fase successiva, occorrerà totalizzare 35 punti, stando attenti che ad ogni risposta errata se ne perderà mezzo. La prova si svolgerà i primi di dicembre, probabilmente in più giorni, e si svolgerà davanti ad un computer che darà l’esito in tempo reale. Ogni candidato risponderà ad una diversa batteria di test, selezionati al momento dal cervellone ministeriale. E come si conviene ormai nei concorsi pubblici, 20 giorni prima il ministero pubblicherà una panel di 3000/3500 test tra i quali saranno sorteggiati quelli della prova preselettiva.

Le polemiche. Lunghissimo l’elenco di polemiche contro un concorso che non sembra volere nessuno, soprattutto i precari della scuola già inseriti nelle graduatorie ad esaurimento. Alcuni sindacati – Flc Cgil in testa – considerano questo concorso una semplice passerella del ministro Profumo. Secondo l’ex viceministro alla Pubblica istruzione, Mariangela Bastico, “il concorso per l’assunzione di 11.542 insegnanti, a causa della tempistica sbagliata, esclude di fatto i più giovani, e cioè proprio coloro che ripetutamente il ministro dell’Istruzione Profumo ha dichiarato essere interlocutori privilegiati per il rinnovamento della scuola”. 

E sono moltissimi anche quelli che considerano la procedura di selezione poco idonea a reclutare i meritevoli. Se il test di preselezione dovrà verificare le capacità logiche e di comprensione del testo scritto dei futuri insegnanti, che senso ha pubblicare prima i test, risposte comprese? Basta una buona memoria per superare la prova, altro che logica. 

Ma non solo. Lo spostamento dell’ultima ora di quasi 1100 posti dalle regioni meridionali a quelle settentrionali non è piaciuta ai sindacati, ai quali pochissimi giorni prima che venisse pubblicato il bando i tecnici del ministero avevano comunicato una situazione completamente diversa. “L’ultima e definitiva ripartizione dei posti allegata al bando del concorso ordinario, rappresenta l’ennesima correzione dei dati sulle disponibilità per le assunzioni dei prossimi due anni e alimenta le perplessità intorno ad una operazione frettolosa, approssimativa, carente di trasparenza e di certezza sui criteri utilizzati”, spiega Francesco Scrima della Cisl scuola. 

E l’Anief già prepara un megaricorso al Tar che rileva otto punti di criticità nel bando e chiede, tra le altre cose, che vengano ammessi i laureati dell’ultimo decennio e gli insegnanti di ruolo.

I tempi e le altre prove. Il ministero ha più volte manifestato l’intenzione di immettere in ruolo i vincitori di concorso entro il prossimo anno. Per questa ragione, la prova preselettiva si svolgerà a dicembre e pochi mesi dopo si svolgerà la prova scritta, una prova strutturata con domande a risposta aperta e, eventualmente, una prova di laboratorio. Per superare l’ostacolo e presentarsi per la prova orale basterà ottenere 28 dei 40 punti a disposizione della commissione giudicatrice. L’orale consisterà in due momenti: “Una lezione simulata, della durata di 30 minuti, su una traccia estratta dal candidato 24 ore prima della prova orale; un colloquio immediatamente successivo, della durata massima di 30 minuti, nel corso del quale verranno approfonditi i contenuti, le scelte didattiche e metodologiche della lezione”, recita il bando. Otterranno l’abilitazione all’insegnamento e la cattedra soltanto i vincitori del concorso.

Fonte: Repubblica

Non è ancora partito l'attuale che già si discute del prossimo, almeno quello degli annunci di Profumo che nel 2013 vuole bandire un secondo concorso a cattedra. Un concorso che non parte con i migliori auspici, a ben leggere i comunicati di alcune realtà politiche e sindacali.

E' l'ANIEF che per prima interviene sull'argomento, affermando che se il progetto del Ministro dovesse concretizzarsi “stavolta la nuova selezione degli insegnanti italiani si coprirebbe di tragicomico. Come previsto dal comma 416 della Legge 244/2007, il concorso a cattedre deve essere bandito ogni tre anni: mentre anticipando di un anno questa periodicità o modificando quanto previsto dal Testo unico, la Legge 297/1994, modificata dalla 124/99, si vuole far credere all’opinione pubblica che con queste mosse geniali si risolveranno i problemi del reclutamento scolastico. Il vero problema è che Profumo si è dimenticato delle graduatorie ad esaurimento e dei suoi 200mila ‘inquilini’ precari, già tutti abilitati e vincitori di concorso”.

"Una disfatta", secondo l'ANIEF", "a meno che non si annulli quello decretato in questi giorni dal Miur, ma ufficialmente ancora non ancora avviato”.

Sulla vicenda è intervenuto anche Mario Pittoni, della Lega Nord, che chiede regole rinnovate per il prossimo concorso, ma lancia anche un allarme "Non risulta ci siano posti per un nuovo concorso: quelli autorizzati dal ministero delle Finanze se li prenderà tutti questo. E, senza posti, non può esserci concorso".

Inoltre, il Senatore chiede che vengano riviste le regole per "filtrare il merito e garantire omogeneità di valutazione sul territorio". "Rinnoviamo al ministro - conclude Pittoni - l'appello a concentrare le forze su una riforma vera, non un semplice "regolamento" che consentirebbe solo qualche ritocco a vecchi meccanismi, non in grado di evidenziare correttamente il merito".

Fonte: Orizzonte Scuola

"Come si fa a dire, come ha fatto oggi Attilio Oliva, presidente di Treelle, che 'la scuola italiana non ha bisogno di più soldi' perché 'la spesa per ogni bambino è tra le più alte d'Europa'?

A smentire quanto detto da Oliva non sono solo i noti dati sugli investimenti che l'Italia dedica all'istruzione, di oltre un punto e mezzo inferiori alla media europea, ma anche quanto riportato alcuni giorni fa dal Rapporto Ocse 2012 'Education at a Glance 2012', che nel fotografare lo stato della spesa per la scuola nei Paesi Ocse ha confermato proprio la scarsa propensione dell'Italia". È quanto afferma l'Anief in una nota.

"Per l'Ocse, infatti, bisognerebbe 'aumentare gli investimenti in programmi per l'infanzia e mantenere i costi ragionevoli per l'istruzione superiore, al fine di ridurre le disuguaglianze, aumentare la mobilità sociale e migliorare le prospettive di occupazione delle persone' - sottolinea l'Anief -. Il presidente di Treelle, inoltre, nel dire che i docenti italiani sono uno ogni 11,3 alunni contro i 21,5 della Francia e i 12,6 tedeschi ha dimenticato un particolare: la presenza nel nostro sistema scolastico, a differenza degli altri Paesi, di circa 100 mila docenti di sostegno. I quali rappresentano un valore aggiunto fondamentale per la qualità della nostra istruzione e la formazione dei suoi studenti disabili e più in difficoltà. Dei docenti di sostegno andiamo fieri. Da chi, invece, sostiene che per colpa loro i nostri docenti sono 'pagati la metà di quella dei colleghi tedeschi' sarebbe bene prendere le distanze".

Fonte: Italpress

"Un concorso a cattedra anche nel 2013? Si tratterebbe di una disfatta. A meno che non si annulli quello decretato in questi giorni dal Miur, ma ufficialmente ancora non ancora avviato".

A sostenerlo è il presidente dell'Anief, Marcello Pacifico, a seguito dell'intenzione manifestata nelle ultime ore dal ministro dell'Istruzione, Francesco Profumo, di voler bandire nel corso della prossima estate un altro concorso pubblico, subito dopo aver approvato un nuovo regolamento per l'accesso alla professione di docente nella scuola pubblica.

Secondo Pacifico, se il progetto del ministro dovesse concretizzarsi, "peraltro a Governo ormai abbondantemente caduto, stavolta la nuova selezione degli insegnanti italiani si coprirebbe di tragicomico - afferma in una nota -. Come previsto dal comma 416 della Legge 244/2007, il concorso a cattedre deve essere bandito ogni tre anni: mentre anticipando di un anno questa periodicità o modificando quanto previsto dal Testo unico, la Legge 297/1994, modificata dalla 124/99, si vuole far credere all'opinione pubblica che con queste mosse geniali si risolveranno i problemi del reclutamento scolastico. Il vero problema è che Profumo si è dimenticato delle graduatorie ad esaurimento e dei suoi 200mila 'inquilini' precari, già tutti abilitati e vincitori di concorso".

"Se l'intenzione del ministro è, invece, quella di annunciare un altro concorso per tranquillizzare i partecipanti ai Tfa, che in questo modo potranno dare seguito alla loro abilitazione visto che sarà impedito loro di entrare nelle graduatorie ad esaurimento, allora l'Anief sostiene sin d'ora che anche questo non servira': grazie al ricorso del nostro sindacato, infatti, tutti i laureati potranno comunque partecipare al concorso. Abilitati e non. Caro ministro - conclude Pacifico -, così non si va da nessuna parte".

Fonte: Italpress

"Un concorso a cattedra anche nel 2013? Si tratterebbe di una disfatta. A meno che non si annulli quello decretato in questi giorni dal Miur, ma ufficialmente ancora non ancora avviato".

A sostenerlo è il presidente dell'Anief, Marcello Pacifico, dopo l'intenzione manifestata dal ministro dell'Istruzione Francesco Profumo di voler bandire nel corso della prossima estate un altro concorso pubblico, subito dopo aver approvato un nuovo regolamento per l'accesso alla professione di docente nella scuola pubblica.

Secondo Pacifico se il progetto del ministro dovesse concretizzarsi, peraltro a Governo ormai abbondantemente caduto, "stavolta la nuova selezione degli insegnanti italiani si coprirebbe di tragicomico. Come previsto dal comma 416 della Legge 244/2007, il concorso a cattedre deve essere bandito ogni tre anni: mentre anticipando di un anno questa periodicità o modificando quanto previsto dal Testo unico, la Legge 297/1994, modificata dalla 124/99, si vuole far credere all'opinione pubblica che con queste mosse geniali si risolveranno i problemi del reclutamento scolastico. Il vero problema è che Profumo si è dimenticato delle graduatorie ad esaurimento e dei suoi 200mila 'inquilini' precari, già tutti abilitati e vincitori di concorso".

"Se l'intenzione del ministro è, invece, quella di annunciare un altro concorso per tranquillizzare i partecipanti ai Tfa, che in questo modo potranno dare seguito alla loro abilitazione visto che sarà impedito loro di entrare nelle graduatorie ad esaurimento, allora l'Anief sostiene sin d'ora che anche questo non servirà: grazie al ricorso del nostro sindacato, infatti, tutti i laureati potranno comunque partecipare al concorso. Abilitati e non. Caro ministro - conclude Pacifico - così non si va da nessuna parte".

Fonte: TMNews

"Anche per le regioni autonome, come il Trentino e la Valle d'Aosta, il bando di concorso a cattedre ed i relativi decreti attuativi non si discostano da quello pubblicato per il resto della nazione: i laureati dell'ultimo decennio ed il personale di ruolo ne rimangono ingiustamente esclusi".

A renderlo noto è oggi il sindacato Anief, che conferma di voler censurare questa decisione illegittima producendo ricorso formale e permettere loro di partecipare alle prove con riserva.

Il sindacato si schiera dalla parte del diritto e denuncia una disparità di trattamento tra candidati che sono in possesso dello stesso titolo di accesso alla procedura concorsuale (laurea o abilitazione) e che hanno diritto a partecipare al di là dell'anno di conseguimento dello stesso titolo o dello status ricoperto.

"Sono trascorsi dieci anni da quella previsione che tutelava addirittura chi doveva ancora conseguire il titolo al momento dell'emanazione del decreto interministeriale, e sarà facile dimostrare non soltanto l'irragionevolezza della limitazione odierna ma anche la violazione di diversi articoli della Costituzione (artt. 3, 54, 97)", spiega il presidente dell'Anief, Marcello Pacifico. Che aggiunge: "se si accetta la deroga al principio di ammissione dei soli abilitati, non si può impedire ragionevolmente di far partecipare il candidato laureato in possesso di titolo di accesso valido per le vecchie SSIS o per il nuovo TFA. Né appare legittimo vietare la partecipazione al personale abilitato assunto a tempo indeterminato, specie se in esubero o in altro ordine di scuola".

Fonte: Italpress

Da un’analisi del bando del concorso a cattedra pubblicato lo scorso 25 settembre, emergono, da parte degli esperti, otto punti di criticità. A rilevarlo l’Anief, che intende sollevare, per via giudiziaria, un caso di illegittimità del bando stesso.

Il sindacato Anief ritiene inaccettabile e del tutto illegittimo l’esclusione dal concorso dei laureati dell’ultimo decennio e la contemporanea esclusione dei docenti di ruolo. Elenchiamo di seguito le otto motivazioni che evidenziano, per conto dell’Anief, una chiara illegittimità del bando: 

1. I docenti con titolo di laurea conseguita dopo il 2002 fino al giorno del 25 settembre 2012, se questa rappresenta titolo idoneo per ottenere l’abilitazione all’insegnamento, potrebbero partecipare al concorso. 

2. I docenti di ruolo non potrebbero essere esclusi dal concorso. 

3. La soglia minima per l’ammissione alla seconda prova dovrebbe essere di 30/50. Il punteggio del test di preselezione deve essere equivalente al vecchio voto 6 e quindi dovrebbe essere pari o superiore a 30 e non 35, come invece stabilito dal Miur. 

4. Prova in lingua straniera nella scuola elementare non obbligatoria. Il Testo Unico parla, infatti, di prove facoltative. 

5. L’accertamento della conoscenza della lingua straniera all’orale. Non dovrebbe essere un obbligo. 

6. Scelta del punteggio favorevole. La legge prevede che il candidato con un punteggio inferiore a quello ottenuto in occasione del concorso precedente, possa optare per il vecchio punteggio prima dell’esame dei titoli. 

7. Valutazione permanenza nelle graduatorie. Dalla tabella dei titoli è assente ogni valutazione per la permanenza nelle graduatorie mentre viene riconosciuto, come previsto dalla norma, un punteggio superiore al titolo delle scuole di specializzazione rispetto ad altri titoli universitari. 

8. Graduatoria di merito con validità triennale. Il concorso è stato bandito secondo il Decreto Legislativo 297/1994 che autorizza il ministro a rinnovare il concorso ogni tre anni. Di conseguenza, sarebbero infondate le rassicurazioni del ministro Profumo, che ha annunciato un nuovo bando nella primavera del 2013, a meno che non venga poi emanato un regolamento attuativo diverso dalle disposizioni legislative in vigore. Il concorso dovrebbe in ogni caso garantire una graduatoria di merito di durata triennale, valida fino al concorso successivo.

Da parte sua il Ministro si dice certo della piena legittimità del bando, che definisce inattaccabile da punto di vista dell’esclusione di molti laureati o dall’esclusione anche dei docenti di ruolo. Il ministro ha sempre sostenuto che il bando non è stato emanato frettolosamente, ma ben ponderato da esperti del MIUR. I sindacati e non solamente l’Anief, ritengono invece che il bando sia illegittimo soprattutto, per quanto riguarda l’esclusione dei docenti già di ruolo, che non potranno concorrere per altro grado di istruzione o per altra classe di concorso in cui non sono abilitati. A noi sembra che l’esclusione degli insegnanti già in ruolo, non sia giustificabile giuridicamente, ma sia solamente un provvedimento volto a non gonfiare i numeri dei partecipanti. Questo francamente potrebbe essere degli otto punti, elencati da Anief, quello fatale per l’annullamento di questo bando non voluto dalla maggioranza dei precari. 

Fonte: Tecnica della Scuola

E di cosa allora? Nel bando mancano i criteri oggettivi. Il Capo Dipartimento per l’Istruzione del MIUR Lucrezia Stellacci ha così dichiarato al sito tuttoscuola.com: "Nella quantificazione dei posti messi a concorso, non si è tenuto conto della situazione attuale delle graduatorie ad esaurimento che è molto diversificata e suscettibile di cambiamento ad ogni tornata di aggiornamento".

Una dichiarazione che ci lascia con l'amaro in bocca, ci saremmo attesi un chiarimento sui criteri per la determinazione dei posti messi a concorso per regione.

Infatti, l'unica notizia sui criteri di distribuzione delle cattedre l'ha fornita repubblica.it con un articolo di Salvo Intravaia, secondo cui il criterio è da indentificarsi nelle proiezioni dei pensionamenti.

Ma è parso strano come si siano persi, da una prima stesura della bozza della tabella di distribuzione dei posti alla versione definitiva, migliaia di posti al Sud per essere redistribuiti a Nord: Come sono state ripartite le cattedre per il concorso tra le regioni? Il Ministero perde il pelo ma non il vizio

Una perdita di posti che ha raggiunto picchi indecenti per alcune regioni, come la Sicilia che è passata dalle 1600 cattedre della prima bozza alle 1200 della stesura finale: ben 400 posti andati a Nord.

I dati sulle pensioni parlano chiaro, ne abbiamo dato notizia in questo articolo, nei prossimi anni, nel settore scuola, i pensionamenti saranno a Sud. Non si comprende, dunque il cambio di direzione del Ministero. Senza parlare del fatto che non esiste nel bando riferimento ai criteri per la determinazione dei posti. Questa è mancanza di trasparenza.

Sulla faccenda è intervenuta l'ANIEF che ha ha chiesto "un commissario ad acta per ristabilire la giusta distribuzione". "Anche il Governo dei tecnici non tradisce la pessima consuetudine della classe politica italiana di favorire le regioni del Nord Italia a danno di quelle del Sud: come si potrebbe altrimenti interpretare il ‘travaso’ di migliaia di posti riguardanti i vincitori del concorso a cattedra per docenti appena bandito, inizialmente assegnati alle regioni del Meridione, ma che nel bando finale sono passati alle regioni del Nord?" Ha dichiarato Marcello Pacifico, presidente del giovane sindacato.

"Purtroppo – ha commentato Pacifico – stiamo assistendo ad una vicenda deplorevole, a cui purtroppo già siamo abituati: basta ricordare che non troppi mesi fa il Consiglio di Stato ha condannato e commissariato il Miur perché non ha mai spiegato il motivo per cui anche in occasione delle immissioni in ruolo del 2011 il Ministro Gelmini ha assegnato un numero maggiore di cattedre sempre, guarda caso, alle regioni del Nord". Ci sarebbero, conclude Pacifico "tutti i presupposti perché sulla suddivisione dei posti del concorso a cattedra venga nominato un commissario ad acta. Il cui compito sarebbe quello di approfondire i motivi dell’attuale spostamento, in modo da rivedere l’entità dei docenti che verranno assunti in ogni regione italiana al termine del concorso a cattedra pubblicato martedì scorso in gazzetta ufficiale. Ci stiamo già attivando perché ciò avvenga".

E difatti, non si comprende come sia possibile che la Lombardia, la regione con il numero maggiore di dipendenti scolastici, dove al termine di quest’anno alle superiori saranno solo 678 i docenti ad andare in pensione, ancora meno (666) nel 2014, per poi salire nel 2015, ma comunque non oltre le 700 unità, abbia avuto un’aggiunta inaspettata di centinaia di posti per nuovi insegnanti rispetto alle bozze originarie.

In una tabella mettiamo a confronto le stime dei pensionamenti 2013/15 con i posti assegnati per il concorso per lo stesso biennio. Ricordiamo che le proiezioni dei pensionamenti sono pre legge Fornero, ma forniscono un'idea del trend. Nessun documento ufficiale è stato divulgato, a nostra conoscenza, sui dati modificati dopo la riforma delle pensioni. Ma le proiezioni a disposizione bastano per chiedersi come sia possibile che alla Sicilia che presenta 2000 pensionamenti in più rispetto alla Lombardia, sia stato assegnato un numero di cattedre inferiore. O come ai 7.700 pensionamenti della Campania sia corrisposto un numero di poco superiore alla Lombardia che presenta 3000 pensionamenti meno. O come sia possibile che il Piemonte che presenta una proiezione 6 volte inferiore alla Campania, presenti una quantità di posti inferiore di un terzo.

Fonte: Orizzonte Scuola

Il Tar del Lazio ha ammesso con riserva centinaia di candidati esclusi: troppi i quesiti sbagliati ed intercettati solo in parte delle commissioni “riparatrici”. La spiegazione dell’Anief, che ha patrocinato i ricorsi: due giorni sono stati pochi per analizzare i test di alcune classi concorsuali, come il cinese, per più della metà errati. Nel frattempo però le prove d’accesso si stanno concludendo. In arrivo una selezione bis?

Il numero di corsisti che parteciperanno ai Tfa normali potrebbe crescere ulteriormente. Dopo l’allestimento delle commissioni ministeriali, che hanno appurato l’inesattezza di migliaia di quesiti presentati ai candidati in occasione dei test preselettivi svolti nel mese di luglio, ammettendo di conseguenza alle prove scritte altri 20mila aspiranti (per un totale di 47mila ammessi), stavolta il ripescaggio potrebbe arrivare dalle aule dei tribunali. Almeno questa è la forte sensazione, dopo la pubblicazione dell’ordinanza 3527/12, attraverso cui il Tar del Lazio ha ammesso con riserva alle prove centinaia di ricorrenti. Il motivo? I troppi quesiti sbagliati, intercettati solo in parte delle commissioni “riparatrici” allestite dal Miur in tempo record nella prima decade di agosto.

Nel testo è scritto che “esaminate le censure svolte nel ricorso; esaminata la istanza cautelare proposta per ottenere la ammissione alle prove scritte relative al procedimento indetto per la formazione iniziale degli insegnanti delle scuole; che la domanda di sospensione cautelare, in considerazione delle censure proposte dai ricorrenti appare al Collegio accoglibile”, si accoglie la domanda di sospensione cautelare (dei verbali e degli atti della commissione degli esperti e dell’elenco degli esclusi nei diversi atenei).

Secondo l’Anief, che ha patrocinato i ricorsi, “i giudici del Tar Lazio nella prima Camera di Consiglio utile dopo i decreti monocratici presidenziali emessi quest’estate d’urgenza, confermano la nostra tesi: il concorso mostra troppi errori di cui i ricorrenti esclusi non hanno alcuna colpa”. Parole di soddisfazione giungono da Marcello Pacifico, presidente dell’Anief, proprio in questi giorni impegnato a far partecipare al concorso a cattedra i docenti di ruolo e quelli laureati fino al 2012, poiché secondo il sindacato degli educatori in formazione il ministro Profumo avrebbe operato una evidente violazione del decreto legislativo 294/97.

Abbiamo denunciato fin da subito – ha detto il presidente del’Anief – le irregolarità nella somministrazione dei test preselettivi, arrivando persino a correggere le correzioni della commissione di esperti universitari nominata con urgenza dal Ministro. Probabilmente il tempo (2 giorni) è stato troppo esiguo per analizzare i test di alcune classi concorsuali, come il cinese, per più della metà errati”.

Nelle centinaia di pagina di memoria –  ha continuato Pacifico – i nostri legali hanno allegato tutti i quesiti ritenuti sbagliati, mal formulati o ambigui. Ora la selezione può procedere con serenità per tutti coloro che si sono rivolti all’Anief per ottenere giustizia. Nei prossimi giorni, sono attese altre udienze per centinaia di ricorrenti che hanno aderito all’azione giudiziaria collettiva”.

Se la giustizia amministrativa dovesse dare seguito alla prima sentenza del Tar laziale, per il Miur si verrebbe però a determinare un ulteriore problema: le prove scritte per l’ammissione ai tirocini formativi sono state già svolte (nei prossimi giorni la maggior parte termineranno anche gli orali). Le commissioni selettive sarebbe quindi costrette ad organizzarne una seconda tornata selettiva. Ma addirittura quando, nel frattempo, i corsi saranno già iniziati. E se le cose andranno così, il battesimo dei Tfa rischia davvero di trasformarsi in una vicenda ingarbugliata e senza fine.

Fonte: Tecnica della Scuola

I giudici del Tar Lazio, nella prima Camera di Consiglio utile dopo i decreti monocratici presidenziali emessi quest'estate d'urgenza, confermano la tesi dell'Anief: il concorso mostra troppi errori di cui i ricorrenti esclusi non hanno alcuna colpa.

Esulta Marcello Pacifico, presidente dell'Anief, proprio in questi giorni impegnato a far partecipare al concorso a cattedra i docenti di ruolo e quelli laureati fino al 2012, esclusi dal ministro Profumo per "una evidente violazione" del decreto legislativo 294/97.

"Abbiamo denunciato fin da subito – dichiara il presidente del'Anief - le irregolarità nella somministrazione dei test preselettivi, arrivando persino a correggere le correzioni della commissione di esperti universitari nominata con urgenza dal ministro. Probabilmente il tempo (2 giorni) è stato troppo esiguo per analizzare i test di alcune classi concorsuali, come il cinese, per più della metà errati. Nelle centinaia di pagina di memoria - conclude Pacifico - i nostri legali hanno allegato tutti i quesiti ritenuti sbagliati, mal formulati o ambigui. Ora la selezione può procedere con serenità per tutti coloro che si sono rivolti all'Anief per ottenere giustizia. Nei prossimi giorni, sono attese altre udienze per centinaia di ricorrenti che hanno aderito all'azione giudiziaria collettiva".

Fonte: Italpress

"Anche il Governo dei tecnici non tradisce la pessima consuetudine della classe politica italiana di favorire le regioni del Nord Italia a danno di quelle del Sud: come si potrebbe, altrimenti, interpretare il 'travaso' di migliaia di posti riguardanti i vincitori del concorso a cattedra per docenti appena bandito, inizialmente assegnati alle regioni del Meridione, ma che nel bando finale sono passati alle regioni del Nord?".

A chiederlo pubblicamente è oggi il sindacato Anief, dopo aver scoperto che solo in Sicilia sono state sottratte 406 cattedre delle 1.600 annunciate ai sindacati pochi giorni fa dallo stesso ministero dell'Istruzione: cattedre che andranno a regioni come il Piemonte, la Lombardia e il Veneto.

Secondo l'Anief la corretta distribuzione degli 11.542 posti da assegnare ai vincitori del concorso pubblico era quella originaria consegnata anche ai sindacati: il numero di cattedre attualmente vacanti e quelle che si liberanno nei prossimi due anni, per effetto dei pensionamenti, rimane infatti di gran lunga a favore delle regioni del Sud.

"Purtroppo - commenta Marcello Pacifico, presidente dell'Anief - stiamo assistendo ad una vicenda deplorevole, a cui purtroppo già siamo abituati: basta ricordare che non troppi mesi fa il Consiglio di Stato ha condannato e commissariato il Miur perché non ha mai spiegato il motivo per cui anche in occasione delle immissioni in ruolo del 2011 il Ministro Gelmini ha assegnato un numero maggiore di cattedre sempre, guarda caso, alle regioni del Nord.  Secondo i legali dell'Anief - conclude Pacifico - ci sono dunque tutti i presupposti perché sulla suddivisione dei posti del concorso a cattedra venga nominato un commissario ad acta. Ci stiamo già attivando perché ciò avvenga".

Fonte: Italpress

Dopo la lettera che FLC CGIL, CISL Scuola, UIL Scuola, SNALS e GILDA hanno inviato ai Segretari regionali, provinciali e territoriali per gestire le relazioni e contrattazioni sindacali in maniera unitaria, gli stessi si rivolgono adesso al Miur per la gestione del problema di legittimità delle RSU.

"Roma, 27 settembre 2012
Prot. N. 370/2012 flccgil – DP/ML-stm

Al Dott. Luigi Fiorentino
Capo di Gabinetto del Ministero
Istruzione, Università e Ricerca

Al Dott. Sergio Gasparrini
Presidente dell’ARAN

Oggetto: dimensionamento delle istituzioni scolastiche e RSU.

A seguito delle operazioni di dimensionamento, nell’a.s. 2012-213 che hanno coinvolto circa il 30% delle istituzioni scolastiche - che a seguito della recente pronuncia della Suprema Corte Costituzionale, sono suscettibili di ulteriori possibili cambiamenti, per l’a.s. 2013-2014 - si sono registrate modifiche della struttura organizzativa delle Istituzioni scolastiche stesse. Aggregazioni o scorpori di scuole hanno avuto conseguenza anche sulla titolarità del personale in servizio.

Le Rappresentanze Sindacali Unitarie, in questo contesto, hanno seguito la stessa sorte, con inevitabili ricadute negative anche per la contrattazione d’istituto, ritardi ed incertezze che inducono, taluni dirigenti scolastici, ad assumere iniziative autonome e fuori dalle regole.

La casistica si presenta oltremodo variegata: è mutata la composizione del personale ma la RSU è rimasta nel numero previsto di tre o sei; a seguito di accorpamenti il numero delle RSU è superiore a quello previsto; a seguito di accorpamenti il personale è andato oltre le duecento unità ma la RSU eletta è di tre; a seguito di disaggregazioni e spostamenti del personale non ci sono più RSU o sono in numero inferiore al previsto, ecc.

Oltre ai problemi conseguenti al dimensionamento, la mobilità annuale del personale (volontaria e non) e i pensionamenti portano spesso a dover indire continue elezioni suppletive, per la ridotta dimensione della rappresentanza (tre nella maggior parte delle scuole) e per la limitata possibilità di surroga.

Per questi motivi, le scriventi Organizzazioni Sindacali, chiedono la convocazione di un incontro per affrontare le tematiche poste, al fine di definire nei tempi più ravvicinati possibile, di un accordo integrativo di comparto, peraltro, previsto dal CCNQ 1998, prima parte, art. 2, c. 4 e 5 che consenta di dare continuità alle relazioni sindacali e alla contrattazione di Istituto. Nelle more di tale procedura, le Scriventi Segreterie ritengono utile e necessaria la predisposizione di una nota congiunta di indirizzo per le scuole, come valido orientamento applicativo, per consentire il corretto avvio delle contrattazioni nel corrente anno scolastico e prevenire, ove possibile l’instaurasi di un notevole contenzioso.

FLC CGIL Domenico Pantaleo
CISL SCUOLA Francesco Scrima
UIL SCUOLA Massimo Di Menna
SNALS CONFSALMarco Paolo Nigi
GILDA Unams Rino Di Meglio"

I sindacati chiedono dunque "la convocazione di un incontro per affrontare le tematiche poste, al fine di definire nei tempi più ravvicinati possibile, di un accordo integrativo di comparto, peraltro, previsto dal CCNQ 1998, prima parte, art. 2, c. 4 e 5 che consenta di dare continuità alle relazioni sindacali e alla contrattazione di Istituto", come peraltro già auspicato dall'ANIEF: "finalmente anche le organizzazioni sindacali rappresentative – Flc-Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals e Gilda – si accorgono dell'anomalia delle RSU nelle scuole dimensionate scrivendo ai segretari regionali e territoriali. Non si comprende però per quale motivo non indichino loro di attendere l'emanazione della nota interpretativa di un accordo pattizio che può essere sottoscritto soltanto in Aran. Ogni indicazione diversa, da parte dei dirigenti scolastici, è foriera di contenzioso nelle aule dei tribunali per attività anti-sindacale".

Fonte: Orizzonte Scuola

"Contro le regole troppo restrittive previste dal bando di concorso per 11.542 nuovi docenti" l'Anief promette "una valanga di ricorsi: l'obiettivo principale è ammettere alle prove selettive i giovani laureati ed il personale già di ruolo.

Secondo il sindacato, infatti, pur di evitare il passaggio in Parlamento, l'amministrazione ha commesso diversi errori di legittimità violando palesemente delle norme previste dal testo unico (D.Lgs 297/1994 come modificato dalla L. 124/99) richiamato (art. 400) per l'autorizzazione dello stesso nuovo concorso a cattedra".

I legali del sindacato autonomo indicano che, "se si accetta la deroga al principio di ammissione dei soli abilitati, non si può impedire ragionevolmente di far partecipare il candidato laureato in possesso di titolo di accesso valido per le vecchie SSIS o per il nuovo TFA. Né appare legittimo vietare la partecipazione al personale abilitato assunto a tempo indeterminato, specie se in esubero o in altro ordine di scuola".

Pertanto, l'Anief consiglia a tutti questi candidati "di inoltrare regolare domanda attraverso il sistema on-line (art. 3, c. 3) o in cartaceo (utilizzando il modello che sarà fornito dall'Anief), nel caso in cui il sistema informativo gli precluderà l'inserimento della domanda - si legge in una nota -.

Contestualmente, i candidati devono avviare le procedure per ricorrere al Tar Lazio al fine di chiedere, in via cautelare, l'inserimento con riserva negli elenchi regionali degli ammessi alle prove preselettive".

"Non si può invocare una norma vecchia di venti anni e poi tradirla in alcune parti, senza opportune modifiche legislative approvate dal Parlamento e dagli organi competenti. Cosa che il ministro Profumo non ha fatto", dichiara Marcello Pacifico, presidente dell'Anief.

Secondo L'Anief "vi sarebbero seri dubbi anche sui programmi ministeriali non rispondenti alla nuova scuola rivoluzionata dai regolamenti della Gelmini". Il sindacato reputa inoltre "sbagliata la soglia dei quesiti della prova preselettiva; ritiene un grave errore non predisporre una nuova graduatoria di merito per i prossimi tre anni e illegittima la facoltà di dichiarare il punteggio più favorevole, qualora i candidati avessero superato altri concorsi. E viene contestata, infine, la decisione del Miur di non inserire i vincitori nelle graduatorie".

Fonte: Italpress

Dopo la pubblicazione del bando per il concorso della scuola 2012 l'associazione professionale sindacale Anief ha fatto partire un ricorso al Tar e, dice il presidente Marcello Pacifico a Public Policy, ora farà partire una pioggia di ricorsi su punti in cui il ministro Francesco Profumo "ha violato la normativa".

Pacifico ci tiene a sottolineare che l'Anief non vuole bloccare il concorso ma vuole soltanto far valere il diritto di quanti, soprattutto i precari, rischiano di ricominciare la trafila alla ricerca di una cattedra senza nessun riconoscimento del lavoro svolto finora e dell'esperienza pregressa.

"Il concorso della scuola 2012 sarebbe stato positivo se le graduatorie fossero state esaurite - dice - Nel 1999 non c'erano precari ma in questi ultimi dieci anni, per colpa dei tagli alla scuola (200 mila posti in meno in sei anni al netto del tourn over) i precari ci sono eccome. Ce ne sono 170 mila nelle graduatorie ad esaurimento e 20 mila nelle graduatorie di merito (che ora vengono cancellate). Ecco perché c'è tanto livore nei confronti di questo bando. E' difficile che il concorso possa saltare ma si deve fare in base alla legge, ed ecco perché facciamo ricorso. Poi chiariamo: se non si fossero fatti i tagli alla scuola in questi anni, non avremmo il problema precari e questo concorso andrebbe bene. Ma lo Stato in questi ultimi dieci anni ha di fatto violato la normativa, cancellando i posti che aveva assegnato. Ecco l'origine del problema". 

Per ora quindi l'Anief ha presentato il ricorso al Tar per far ammettere tutti i laureati (anche quelli degli anni recenti) e gli insegnanti di ruolo, ma presto potrebbe presentare nuovi ricorsi. "Al momento - dice - abbiamo fatto partire il ricorso per permettere l'ammissione al bando dei laureati dal 2001 al 2012 e degli insegnanti di ruolo. Poi, una volta partito il concorso, vedremo quando far partire anche gli altri ricorsi, ci sono altri 6 punti in cui il ministro ha violato la normativa". 

Pacifico illustra quindi i punti che l'Anief contesta al ministro Profumo e che porteranno a nuovi ricorsi al Tar del Lazio:

35/50 COME PUNTEGGIO MINIMO DEL TEST PRESELETTIVO

Il punteggio relativo al test di preselezione inteso come prova scritta deve essere pari o superiore a 30 (equivalente al vecchio voto 6) e non a 35 come stabilito dal ministro, ammesso che un test possa essere in grado di dimostrare la conoscenza approfondita degli argomenti come vuole la norma di legge.

PROVA IN LINGUA STRANIERA NELLA SCUOLA ELEMENTARE E ORALE IN INGLESE PER TUTTI 

Il Testo Unico parla di prove facoltative.

STOP FACOLTÀ DI DICHIARARE IL PUNTEGGIO FAVOREVOLE 

Ignorato il Testo Unico anche laddove prevede che il candidato con un punteggio inferiore a quello ottenuto in occasione del precedente concorso, possa optare per il vecchio punteggio prima dell'esame dei titoli.

NESSUNA VALUTAZIONE DELLA PERMANENZA NELLE GRADUATORIE

Assente nella tabella dei titoli ogni valutazione per la permanenza nelle GaE e/o nelle GM rispetto ai non abilitati, mentre è riconosciuto - come previsto dalla norma - un punteggio superiore al titolo SSIS rispetto agli altri titoli universitari.

NESSUNA GRADUATORIA DI MERITO DI VALIDITÀ TRIENNALE

Il concorso è stato bandito secondo l'art. 400 del D.Lgs. 297/1994 che autorizza il ministro a rinnovarlo ogni tre anni. Pertanto le dichiarazioni di Profumo sul prossimo concorso per la primavera 2013 sono infondate, a meno che venga emanato secondo un regolamento attuativo della legge 244/2007 ma legato alla formazione iniziale. Per questa ragione, se è vero che il concorso non può fornire altre abilitazioni, tuttavia deve garantire una graduatoria di merito di durata triennale e fino al concorso successivo. Chi supera le soglie di 28/40 nelle rispettive prove scritte e orali prima della valutazione dei titoli non necessariamente deve ottenere subito la cattedra, a meno che a priori non si selezioni il numero esatto dei candidati secondo i posti messi a concorso

Fonte: Public Policy

Migliaia di docenti precari hanno manifestato oggi a Roma per opporsi al concorso a cattedra organizzato dal ministero dell'Istruzione. Alla manifestazione ha aderito anche l'Anief, il cui presidente, Marcello Pacifico, ha ribadito il no del sindacato.

"Non comprendiamo - ha detto Pacifico - quale motivazione logica abbia spinto il ministro Profumo a illudere nuovamente la categoria degli insegnanti con un concorso umilante e inutile, dal momento che esclude i giovani laureati mentre punta a valutare esclusivamente personale gia' abilitato, vincitore di concorsi e che svolge la professione da anni. Le tante persone giunte qui a Roma oggi per dire no a questa insensata selezione lo confermano: il ministro Profumo fa ancora in tempo a ripensarci e a non a far bandire il concorso. Lo stesso ministro - ha aggiunto - continua a dire che e' un'opportunita' per chi e' in fondo alle graduatorie. Ecco, noi oggi siamo qui per dirgli che questa ennesima selezione di docenti non serve a nulla, facendo finta di dimenticare che ci sono gia' delle graduatorie, con centinaia di migliaia di candidati al ruolo suddivisi sulla base di titoli, servizi e merito. I precari hanno intenzione, come in ogni sana competizione, di aspettare il proprio turno: non, come vorrebbe il Miur, di programmare lo sgambetto e passare avanti agli altri", ha concluso il presidente dell'Anief. 

Fonte: Italpress

 

Ha preso il via nel primo pomeriggio a Roma la manifestazione organizzata dal Cps contro una selezione che rischia di stravolgere le posizioni consolidate nelle GaE. Il sostegno di Cgil, Cobas, Cub, Usb, Usi-Ait e Anief. Ci sono anche gli studenti dell’Uds: basta con l'usare la retorica dei giovani per mascherare un progetto che non prevede l'assorbimento dei precari.

Ha preso il via, come previsto alle 14,30 nel quartiere Esquilino di Roma, la manifestazione dei coordinamenti dei precari della scuola contro il concorso a cattedra. L’iniziativa è stata organizzata a ridosso della pubblicazione del bando della procedura selettiva, che selezionerà 11.542 nuovo docenti, proprio per ribadire all’opinione pubblica la contrarietà dei precari, soprattutto quelli cosiddetti “storici”, ad un concorso che rischia di stravolgere le posizioni, ormai pressoché consolidate, all’interno delle decine di graduatorie provinciali sparse per il Paese.

La manifestazione, a cui hanno partecipato oltre un migliaio di persone, è servita tuttavia a ribadire non solo il no al concorso. I precari hanno chiesto l`assunzione su tutti i posti disponibili, il ritiro dei tagli effettuati fino ad ora, il blocco immediato del processo di privatizzazione della scuola statale che si sta portando avanti con l`approvazione del Ddl 953 (Aprea). Inoltre, spiegano in una nota, i precari scenderanno in piazza per respingere ogni ipotesi di "riconversione" dei docenti in esubero sul sostegno, "ovvero di deportazione degli insegnanti inidonei in ruoli amministrativi, previste dalla spending review, che ledono la dignità dei lavoratori e affossano il tanto evocato 'merito'.
L'arrivo della manifestazione a piazza Bocca della Verità. Alla manifestazione hanno aderito Cgil, Cobas, Cub, Usb, Usi-Ait e Anief il cui presidente, Marcello Pacifico, ha definito il concorso "una procedura selettiva tragicomica, che serve soltanto ad aggiungere un altro pezzo di carta per il prossimo governante di turno e a valutare nuovamente del personale docente all'esercizio di una professione che svolge con profitto da anni dopo aver superato diversi concorsi su contenuti disciplinari e competenze didattiche. Aggirando, tra l'altro, la direttiva 1999/70/CE secondo cui chi ha conseguito un'abilitazione e ha prestato 36 mesi di servizio va stabilizzato. E non umiliato – ha concluso Pacifico - con delle generiche prove sulla comprensione del testo e della logica".

Nelle ultime ore è arrivata anche l’adesione degli studenti dell’Uds, che parlano di“concorso truffa del ministro”. Secondo Roberto Campanelli, coordinatore nazionale dell'Unione degli Studenti “il ‘concorsone’ non piace neanche agli studenti: non ci va giù che si continui ad usare la retorica dei giovani per mascherare un progetto ben diverso da quello dell'assorbimento dei precari. Il progetto di smantellamento della scuola pubblica , cominciato anni fa e accelerato durante l'ultimo governo Berlusconi, passa dalla riproposizione della Legge 953, il PDL Aprea 2 - la vendetta, attraverso il quale si intende cancellare la rappresentanza studentesca e i diritti degli studenti, e si permette l'ingresso a pieno titolo dei privati nelle scuole, e fa tappa per il vergognoso sistema di reclutamento proposto dalla stessa On. Aprea alla regione Lombardia. Non permetteremo – ha concluso Campanelli - che la scuola venga distrutta sotto gli occhi di studenti e insegnanti”.

Fonte: Tecnica della Scuola

Profumo conferma i 5.336 posti richiesti lo scorso 2 luglio: coprirono il turn-over. Rimane però in piedi la possibilità che il contingente si riduca per il trasferimento coatto di soprannumerari, inidonei ed ex C555 e C999. Per l’Anief il ritardo non è più tollerabile, anche perchè nel frattempo si fanno contratti fino all’avente diritto non previsti dalla legge. Ancora un rinvio sul ricorso dello Snals contro il taglio degli Ata del 17% disposto dalla 133/08.

Che fine hanno fatto le assunzioni del personale Ata? A chiederlo, stavolta, non sono solo i diretti interessati e i sindacati. Ma anche il ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo. Che ha girato la domanda, attraverso una lettera, direttamente al ministro dell’Economia e a quello della Funzione Pubblica. Nella missiva, datata 18 settembre e che ha come oggetto “Richiesta autorizzazione nomine in ruolo personale ATA”, Profumo ricorda ai suoi colleghi di Governo “che nella riunione del 31 luglio u.s., oltre alla quantificazione delle assunzioni di dirigenti scolastici· e di personale docente ed educativo, già autorizzate nella seduta del CdM del 24 agosto u.s., si è concordato che la determinazione delle assunzioni relative al personale ATA sarebbe stata rinviata al completamento delle operazioni di mobilità di detto personale”.

Il ministro fornisce quindi “in allegato, il quadro delle disponibilità e degli esuberi risultanti: il prospetto sintetico del personale docente inidoneo; i prospetti sintetici ed analitici del personale delle soppresse classi di concorso C555 e C999”. l dati indicati si riferiscono alla situazione conosciuta al Sistema informativo del MIUR del 28 agosto 2012. “Nella riferita nota del 2 luglio – conclude il responsabile del Miur - veniva precisato che il turn-over effettivo del personale ATA è stato complessivamente pari a 5.336 posti, dato che si conferma”. Si attende ora una risposta, si spera celere, da parte di Mef e Funzione Pubblica.

Sulla richiesta di recepire l’autorizzazione ad assumere oltre 5mila amministrativi, tecnici ed ausiliari, si è soffermato nelle ultime ore anche l’Anief, che lamenta il danno che stanno subendo i precari non docenti della scuola in attesa che l’amministrazione prende una decisione: secondo il sindacato guidato da Marcello Pacifico “in tutta Italia si sono stipulati contratti (a nostro avviso illegittimi) fino all’avente diritto ai sensi dell’art. 40 L. 449/97 su tutti i posti vacanti di Assistente Amministrativo e di Assistente Tecnico: circa 35.000, in attesa di capire cosa fare dei docenti inidonei ed in esubero e, quindi, di vedere sbloccate le immissioni in ruolo del personale ATA”. L’Anief ritiene che “non è più tollerabile questo ritardo”. Ancora di più  “perché chi è stato nominato fino all’avente diritto è sottoposto a una forma contrattuale non prevista dalla legge, poiché quel tipo di contratto non appone nessun termine e non dichiara le ragioni per le quali si stipula il contratto a t.d.; indica, invece, un riferimento normativo (l’art. 40 della legge 449/97)” che “non ha nulla a che vedere con la natura giuridica del contratto, ma si limita sostanzialmente a stabilire chi deve pagare i supplenti. Dall’art.1, comma 2, del decreto n. 112/08 si evince, invece, che l'apposizione del termine è priva di effetto se non risulta, direttamente o indirettamente, da atto scritto nel quale siano specificate le ragioni di cui al comma 1, ovvero di quelle che ne giustificano la natura a termine”.

Il sindacato ricorda, inoltre, che anche “la giurisprudenza ha chiarito che la causale del ricorso al contratto a termine deve essere descritta in modo ‘puntuale e dettagliato’, evitando locuzioni generiche e/o tautologiche, dal momento che queste ultime impedirebbero al Giudice di operare il controllo sull’effettività della stessa causale e quindi sulla legittimità del ricorso al contratto di lavoro a tempo determinato”.

Ma c’è di più. Sempre secondo l’Anief “gli eventuali neo immessi in ruolostipuleranno, a questo punto, un contratto a tempo indeterminato con decorrenza giuridica dal 1° settembre 2012 e decorrenza economica dal 1° settembre 2013. Se questo personale nell'a.s. 2012/13 non è destinatario di supplenza, godrà dunque solo degli effetti giuridici (importante a fini pensionistici) ma il suo effettivo servizio e la sua retribuzione avranno inizio nell'a.s. successivo”. Solo “nel caso in cui invece sia in servizio, potrà continuare l’incarico e, nel caso in cui riesca a completare il periodo previsto per l’anno di prova, potrà superarlo”. Alla luce di questa discrepanza di trattamento, l’Anief ritiene che ci siano i presupposti per avviare delle diffide “per recuperare il servizio perso, considerato che le nomine all’avente titolo (nota Miur del30 agosto 2012 prot. n. AOOODGPER 6340/bis) sono da imputare ad un ritardo dell’amministrazione nella procedura di definizione delle utilizzazioni del personale inidoneo e in esubero per quanto riguarda gli ITP delle classi C555 e C999”.

Sempre a proposito del personale Ata, lo Snals-Confsal comunica lo stato di avanzamento del ricorso che il sindacato autonomo ha presentato a suo tempo al Tar del Lazio contro le riduzioni di organico del personale Ata (pari ad un considerevole 17% del contingente complessivo di posti) introdotte attraverso il famigerato articolo 64 del D.L. 112/2008:  per il sindacato condotto da Marco Paolo Nigi “in effetti, il Tar del Lazio ha sollevato la questione di legittimità costituzionale della norma citata. All'udienza del 18 settembre 2012 la questione di legittimità costituzionale è stata discussa, con l'intervento dei difensori del sindacato e dell'avvocatura dello Stato. La presidenza del Consiglio – continua il sindacato - ha difeso la costituzionalità della norma in quanto preordinata a salvaguardare le ragioni della spesa pubblica”.

Lo Snals-Confsal ha infine replicato che “le ragioni della finanza pubblica non possono legittimare riduzioni indiscriminate del personale della scuola che compromettono non solo i livelli occupazionali, ma anche gli standard qualitativi minimi del servizio istruzione. La Corte si è riservata la decisione che, verosimilmente, sarà pubblicata nei prossimi mesi”.

Fonte: Tecnica della Scuola

 

Partenza alle 14.30 da piazza Esquilino, arrivo a Bocca Verità. 

Domani i precari della scuola tornano in piazza e sfileranno in un corteo a Roma per manifestare contro il "concorso truffa" ideato dal ministro dell'Istruzione Francesco Profumo. I precari chiedono l`assunzione su tutti i posti disponibili, il ritiro dei tagli effettuati fino ad ora, il blocco immediato del processo di privatizzazione della scuola statale che si sta portando avanti con l`approvazione del Ddl 953 (Aprea). Inoltre, spiegano in una nota, i precari scenderanno in piazza per respingere ogni ipotesi di "riconversione" dei docenti in esubero sul sostegno, "ovvero di deportazione degli insegnanti inidonei in ruoli amministrativi, previste dalla spending review, che ledono la dignità dei lavoratori e affossano il tanto evocato 'merito'.
 

La partenza della manifestazione è prevista alle 14.30 da piazza dell'Esquilino, l'arrivo a piazza Bocca della Verità. Alla manifestazione hanno aderito Cgil, Cobas, Cub, Usb, Usi-Ait e Anief il cui presidente, Marcello Pacifico, spiega: "Con questo concorso il Miur ha messo in atto una procedura selettiva tragicomica, che serve soltanto ad aggiungere un altro pezzo di carta per il prossimo governante di turno e a valutare nuovamente del personale docente all'esercizio di una professione che svolge con profitto da anni dopo aver superato diversi concorsi su contenuti disciplinari e competenze didattiche. Aggirando, tra l'altro, la direttiva 1999/70/CE secondo cui chi ha conseguito un'abilitazione e ha prestato 36 mesi di servizio va stabilizzato. E non umiliato con delle generiche prove sulla comprensione del testo e della logica".

Fonte:TMNews

"I precari della scuola hanno ragione: il concorso pubblico in via di emanazione rappresenta una farsa che non risolve di certo l'annoso problema del reclutamento della scuola italiana, dove 200 mila supplenti vengono impiegati ogni anno per garantire la funzionalita' di un sistema d'istruzione senza alcuna garanzia sul loro futuro professionale". Lo afferma in una nota l'Anief.

"Con questo concorso - afferma Marcello Pacifico, presidente dell'Anief - il Miur ha messo in atto una procedura selettiva tragicomica, che serve soltanto ad aggiungere un altro pezzo di carta per il prossimo governante di turno e a valutare nuovamente il personale docente all'esercizio di una professione che svolge con profitto da anni dopo aver superato diversi concorsi su contenuti disciplinari e competenze didattiche. Aggirando, tra l'altro, la direttiva 1999/70/CE secondo cui chi ha conseguito un'abilitazione e ha prestato 36 mesi di servizio va stabilizzato. E non umiliato con delle generiche prove sulla comprensione del testo e della logica".

Secondo l'Anief, inoltre, "il concorso presenta due gravi contraddizioni che innescheranno sicuro contenzioso. La prima e' l'introduzione di una insensata soglia temporale, collocata tra il 2001/02 e il 2003/04, riguardante il conseguimento del titolo di studio utile ad accedere alle prove: chi si sara' diplomato o laureato prima di quella data, in pratica, potra' partecipare pur non avendo ancora conseguito l'abilitazione. Chi ha conseguito il titolo di studio negli ultimi dieci anni rimarra' invece fuori".

"Ma come si fa - chiede il sindacato - a dire ad un candidato che e' stato escluso del concorso perche' il suo titolo e' troppo recente? A parte l'evidente incongruita' giuridica di questa scelta, come fa il ministro dell'Istruzione ancora a dire pubblicamente che questo concorso rappresenta un'opportunita' per i giovani aspiranti insegnanti che altrimenti dovrebbero attendere diversi anni prima di salire in cattedra?".

"E' emblematico - commenta Pacifico - che non potranno partecipare nemmeno i candidati al Tfa, i quali in base ai dati ufficiali pubblicati dal Cineca hanno in media 36-37 anni. Altro che giovani e meritevoli da reclutare attraverso il ritorno del concorso a cattedra: ancora una volta, prima di raggiungere il ruolo i precari rischiano di invecchiare strada facendo". 

"La seconda contraddizione di cui il Miur dovra' farsi carico e' la decisione di non rendere il concorso abilitante. I vincitori che non entreranno in ruolo si ritroveranno, dopo due anni, senza posto e senza abilitazione - sottolinea l'Anief -: come se stessero giocando al Monopoli, si ritroveranno a dover ripartire daccapo perdendo tutto!".

Sempre domani, l'Anief, che e' anche ente qualificato dal Miur, ha organizzato la mattina a Roma, a partire dalle ore 9,00 nel quartiere Esquilino, un seminario di aggiornamento professionale aperto a docenti e personale Ata precari e di ruolo.

Fonte: Italpress

Il concorso a cattedra, voluto con forza dal ministro Profumo e che lo ha voluto bandire con tempi veloci, trova una forte contestazione da parte del mondo dei precari della scuola.

Come in fisica le forze di attrito si oppongono ai moti dei corpi, così la rivolta dei precari si oppone, con indiscussa determinazione, a questo per loro inutile concorso a cattedra. 

I precari iniziano oggi, scendendo in piazza, con una contestazione non stop. La loro speranza è quella che il ministro ritiri il bando, ma ciò appare assai difficile. 

Oggi anche la Flc Cgil scende in piazza in tutte le città italiane con presìdi davanti alle prefetture, assemblee aperte, eventi serali, sit-in. 

Dalla voce di Mimmo Pantaleo apprende che: “I lavoratori precari della conoscenza, delle scuole, delle università, degli enti di ricerca, dei conservatori e delle accademie celebreranno il giorno del merito, iniziativa con cui vogliono ricordare i meriti e i diritti acquisiti di un’intera generazione di docenti e Ata, le competenze e le conoscenze, le esperienze e i progetti per una scuola migliore, di qualità”. 

Anche l’Anief critica il concorso. Sabato 22 settembre saranno i coordinamenti autonomi dei precari della scuola e l’Usb a scendere in piazza per dire “No al concorso truffa”. 

Alla vigilia di questo bando previsto per martedì in Gazzetta Ufficiale, si prepara una due giorni di contestazione, ma tutto ciò non servirà a rallentarne le ormai ben avviate procedure. 

Dalla voce dei precari cogliamo i principali motivi del dissenso: “la contestazione è rivolta anche per quanto riguarda la possibilità che il concorso possa realmente reclutare insegnanti giovani e meritevoli. La probabilità che fra gli 11.542 neo insegnanti ci sia qualche giovane è ridotta al minimo. Il concorso è infatti riservato a coloro che sono già inseriti nelle graduatorie provinciali dei precari: supplenti già abilitati all’insegnamento e, in media, attorno ai 40 anni di età. Inoltre, estendere il concorso ai laureati prima del 2003 “suona come una beffa per tutti i docenti che hanno già superato un concorso e che hanno maturato un certa esperienza in classe”.

Fonte: Tecnica della Scuola

Con il richiamo al merito e ai giovani, spiega Flc Cgil, il ministero "dimentica il merito e i diritti di quanti finora hanno vinto concorsi, superato selezioni e si sono formati dentro e fuori dalle aule scolastiche". Dure critiche alle prove con cui il ministero crede di inserire giovani e meritevoli. Due manifestazioni, il 21 e 22 settembre, una sola richiesta: ritirare il concorso.

Precari della scuola in rivolta contro il cosiddetto "concorsone" voluto da Profumo. Pronti a scendere in piazza il 21 e il 22 settembre. Due diverse manifestazioni, ma la richiesta è la stessa: ritirare il concorso. "Il governo  -  spiegano dalla Flc Cgil  -,  trincerandosi dietro i richiami al merito e ai giovani, vuole bandire un concorso nella scuola dimenticando il merito e i diritti di quanti finora hanno vinto concorsi, superato selezioni e si sono formati dentro e fuori dalle aule scolastiche". 

Domani, 21 settembre, la Flc Cgil scenderà in piazza in tutte le città italiane con presìdi davanti alle prefetture, assemblee aperte, eventi serali, sit-in. "I lavoratori precari della conoscenza, delle scuole, delle università, degli enti di ricerca, dei conservatori e delle accademie celebreranno il giorno del merito, iniziativa con cui vogliono ricordare i meriti e i diritti acquisiti di un'intera generazione di docenti e Ata, le competenze e le conoscenze, le esperienze e i progetti per una scuola migliore, di qualità". Anche l'Anief critica il concorso. 

Sabato 22 settembre saranno i coordinamenti autonomi dei precari della scuola e l'Usb a scendere in piazza per dire "No al concorso truffa". Ma perché, nonostante gli 11.542 posti messi a disposizione per il concorso, i precari rispediscono al mittente l'invito del ministro Francesco Profumo? A spiegarlo è Maria Antonietta Assennato, precaria a Palermo. "I precari sono contrari al concorso perché hanno già in passato superato una o più procedure concorsuali, molto più selettive e molto più idonee (del nuovo concorso, ndr) a stabilire il livello di preparazione di un docente ", spiega la docente, con tantissima rabbia in corpo. 

"In particolare  -  continua -  buona parte dei precari nelle graduatorie a esaurimento proviene dalle costose Ssis (le Scuole di specializzazione all'insegnamento secondario) di durata biennale, periodo durante il quale i futuri docenti hanno svolto 200 ore di tirocinio diretto in classe, oltre ad avere l'obbligo di superare i 25 esami previsti dal piano di studi. In pratica, un'altra laurea magistrale conquistata lavorando gratis per lo Stato in classe". 

I precari obiettano anche sulla possibilità che il concorso possa realmente reclutare insegnanti giovani e meritevoli. Secondo i precari, la probabilità che fra gli 11.542 neo insegnanti ci sia qualche giovane è ridotta al minimo. Il concorso è infatti riservato a coloro che sono già inseriti nelle graduatorie provinciali dei precari: supplenti già abilitati all'insegnamento e, in media, attorno ai 40 anni di età. Inoltre,  estendere il concorso ai laureati prima del 2003 "suona come una beffa per tutti i docenti che hanno già superato un concorso e che hanno maturato un certa esperienza in classe". "Rischiamo  -  spiega ancora la Assennato  -  di immettere in ruolo, con criteri discutibili, persone che non mettono piede a scuola da quando si sono diplomate". 

Ma i precari hanno da ridire anche sul merito. "La prova preselettiva  -  aggiunge la Assennato  -  non ha nulla a che fare con l'insegnamento delle discipline e mortifica la professionalità acquisita dai docenti negli anni nelle scuole di tutta Italia". Il quizzone a cui verranno sottoposti i partecipanti al concorso prevede 50 domande di logica, comprensione del testo, lingua straniera e informatica. Pensare infatti che precari ultraquarantenni laureati in Lettere non comprendano quello che leggono o che colleghi ingegneri o matematici non abbiano capacità logiche è come bocciare in pieno università, scuole di specializzazione secondaria e concorsi a cattedre.

"Infine  -  conclude la precaria, titolare di diverse abilitazioni e specializzazioni  -  la prova orale con la simulazione di lezione davanti a una commissione di tre persone ha le caratteristiche di qualcosa di grottesco e ridicolo, visto che molti precari ogni giorno vanno a fare lezione in classi di 30 e passa alunni, quelli veri". 

Ma il concorso non va giù neppure a coloro che sono inseriti nelle vecchie graduatorie dei concorsi banditi nel 1990, 1999 e 2000. Per molti di loro l'assunzione era a un passo, con le nuove graduatorie dei concorsi le vecchie liste decadranno e occorrerà ripartire da zero. La richiesta è chiara: mantenere lo status quo e "impiegare le risorse necessarie a espletare il concorso per immettere in ruolo tutti i precari nelle graduatorie.

Fonte: Repubblica

"Da qualche ora il ministero dell'Economia ha autorizzato i posti da destinare ai vincitori del concorso per personale docente negli anni scolastici 2013/14 e 2014/15. Apparentemente si tratta di un'ottima notizia: peccato, però, che l'amministrazione continui ad ignorare la direttiva comunitaria sulle assunzioni. Così, dopo aver abilitato negli ultimi 10 anni 300 mila insegnanti, a seguito anche di selezioni universitarie e di tirocini nelle scuole, mentre altri 130 mila aspiranti sono in questo momento valutati delle commissioni per l'accesso ai Tfa su un fabbisogno di 20 mila posti disponibili, il Miur si dimentica di loro e rimette tutto in gioco". Lo afferma in una nota l'Anief.

"Certo che quando viene ufficializzata la notizia dell'assunzione di nuovo personale nella pubblica amministrazione, in particolare nella scuola, il sindacato dovrebbe gioire e rivendicare il merito di un'inversione di tendenza - commenta Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato ai quadri e direttivi della Confedir - rispetto ai tagli inferti con 200 mila posti cancellati negli ultimi sei anni. La gioia dovrebbe essere ancora più grande alla luce della spending review che si abbatte sugli statali. Tuttavia è un sorriso amaro quello che appare sulla faccia dei precari della scuola".

A tal proposito, l'Anief ricorda che "questi docenti non di ruolo per tanti anni si sono 'caricati' sulle spalle le sorti dell'istruzione italiana: facendosi assumere da supplenti, hanno infatti permesso il regolare insegnamento nelle nostre scuole ed in molti casi la continuità didattica che altrimenti non sarebbero state possibili. Questi precari hanno di fatto tappato enormi 'buchi' in organico, in attesa della loro assunzione in ruolo che però per la gran parte non è mai arrivata".

Fonte: Italpress

Il ministro Profumo, intervenendo alcuni giorni fa alla nuova intitolazione di una scuola a Torino, se ne è uscito con questa affermazione “Gli insegnanti di sostegno in Italia sono circa 150 mila, un numero importante, forse è arrivato il momento per una revisione del modello”.

Si tratta di una cifra molto lontana dal vero, perché nel 2011-12 i docenti di sostegno (su posti di diritto e su posti in deroga) sono stati esattamente 97.636. La differenza, rispetto al dato fornito, non è da poco (52.364 in più, pari al 54% oltre il valore reale); si tratterebbe, infatti di una cifra abnorme che, se fosse vera, potrebbe giustificare l’intenzione dello stesso ministro di voler cercare soluzioni per una “revisione del modello”.

Invece di fornirgli quella cifra clamorosamente sbagliata, i suoi consiglieri gli avrebbero dovuto far presente – come ha rilevato anche l’Anief sorpresa per quell’abbaglio di dati – che di quei posti un terzo abbondante (34.510, pari al 35,3%) è per legge precario (finanziaria 2008), occupato (per legge) da docenti precari, nominati annualmente, di volta in volta, fino al 30 giugno (in barba alla continuità didattica).

Secondo la stessa legge i posti stabili in organico di diritto dovevano essere pari al 70%. Quindi il restante 30%, in deroga, doveva essere precario! Già quel rapporto non era funzionale e conteneva le premesse per una evoluzione negativa. Come è avvenuto.

Ora i posti di diritto (63.126), rimasti fissi nel tempo, sono soltanto il 64,7% (anziché il 70% fissato pochi anni fa) e sono destinati a valere percentualmente sempre meno, visto che continuano ad aumentare i posti in deroga. E così aumenterà il numero di docenti di sostegno precari per legge!

Se il ministro Profumo vuole davvero revisionare il modello, cominci a proporre al Parlamento di elevare in modo considerevole la vecchia percentuale del 70% (90%?-95%?). Potrebbe essere una scelta di qualità per una "revisione del modello".

Un decisivo aumento dei posti di sostegno in organico di diiritto potrebbe dare stabilizzazione al sistema, eliminando o riducendo in tal modo la precarietà dell’integrazione per i ragazzi disabili e la precarietà dei docenti.

Fonte: Tuttoscuola

Secondo il sindacato di Pacifico rimangono saldamente in carica fino all’emanazione di una nota interpretativa dell’ARAN al CCNQ che determini anche i casi di indizione delle elezioni suppletive (novembre?): i ds che le rimuovono rischiano la condanna per attività anti-sindacale. Vale anche per le scuole in reggenza.

Cari dirigenti degli istituti dimensionati, prima rimuovere le Rsu in carica pensateci bene: potreste essere additati di comportamento anti-sindacale. È questo il senso del comunicato che il 17 settembre l’Anief ha reso pubblico sottolineando, per rendere meglio il senso, che “fino all’emanazione di una nota interpretativa dell’ARAN al CCNQ che determini anche i casi di indizione delle elezioni suppletive” le rappresentanze sindacali elette lo scorso mese di marzo rimangono pienamente in vigore.

L’Anief ritiene, quindi, che “qualsiasi comunicazione pervenuta da parte del dirigente scolastico in cui si asserisca la decadenza delle RSU elette durante l’ultima tornata elettorale nelle scuole dimensionate è da considerare illegittima”. Allo stesso tempo, “le eventuali convocazioni sulla contrattazione, in questo momento estese alle sole OO. SS. Rappresentative, devono riguardare necessariamente le stesse RSU elette, pena l’annullamento degli atti assunti”.

Il sindacato guidato da Marcello Pacifico ricorda, a tal proposito, che “i dirigenti scolastici non ha alcun potere di nomina, individuazione o rimozione delle stesse RSU elette dai lavoratori; pertanto – continua l’Anief - non può prendere alcuna iniziativa a riguardo che non sia condannabile per attività anti-sindacale, tanto più se consideriamo che la Consulta ha già annullato la norma sul dimensionamento”.

Per l’associazione degli educatori in formazione anche “nelle scuole assegnate in reggenza, le RSU continueranno ad ogni modo a rimanere in carica fino a nuove determinazioni. Trascorse 48 ore dalla richiesta di chiarimenti inoltrata nei giorni scorsi, preso atto degli incontri avvenuti al Miur tra le OO. SS. rappresentative, Anief attende di conoscere i tempi certi entro cui sarà assicurata la correttezza delle relazioni sindacali, visto l’inizio dell’anno scolastico e l’indispensabile individuazione delle sedi di elezioni suppletive”.

Nell’ambiente sindacale, a tal proposito, il periodo che ad oggi viene indicato ancora come probabile per la “coda” delle elezioni delle Rsu  rimane la prima decade di novembre. Mancando però ormai solo poco più di 50 giorni è lecito a nutrire grossi dubbi sul fatto che l’impegno possa essere mantenuto.

Fonte: Tecnica della Scuola

"Ridurre di un anno la durata del percorso 
scolastico? Se è vera l'indiscrezione riportata nelle ultime ore
 dai mass-media, che porterebbe i nostri ragazzi a diplomarsi a 18 
anni anziché a 19, il ministro Profumo farebbe bene a concentrare 
i propri sforzi su aspetti decisamente più importanti. Come 
quello di portare fino alla maggiore età l'obbligo scolastico e
 contemporaneamente di coinvolgere gli studenti più 'difficili' 
potenziando l'alternanza scuola-lavoro". Lo afferma in una nota
 l'Anief.


"Il progetto del Miur di cancellare un anno di studi - dichiara
 Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato ai quadri e 
direttivi della Confedir - rappresenta un altro tentativo che va 
contro la logica del merito e della cultura all'investimento delle 
risorse umane. Come se il tasso di abbandono scolastico in Italia 
non fosse tra i più alti dell'area Ocse. Il forte sospetto è che 
la spinta a realizzare certe iniziative nazionali sarebbe allora 
legata a mere esigenze di cassa".


L'Anief ritiene "significativo che tutte le indagini 
sull'istruzione prodotte negli ultimi anni, confermate da agenzie 
internazionali e persino dallo stesso Miur, abbiano invece
 indicato la necessità di far frequentare la scuola a tutti i
 lavoratori: ciò favorirebbe una migliore riconversione 
professionale, oltre che i processi di razionalizzazione e
 ricapitalizzazione dell'impiego delle risorse umane".


"Un esempio virtuoso che l'Italia dovrebbe seguire - sostiene
 Pacifico - è quello condotto da alcuni Stati degli Usa, dove è 
stato dimostrato che un percorso di apprendimento ridotto non 
porta a maggiori chance nella ricerca del lavoro. Né, tantomeno, 
permette di acquisire più conoscenze, capacità e competenze. Il
 nostro Governo potrebbe anche guardare a modelli
 educativi-formativi geograficamente più 'vicini', come quello 
tedesco: in Germania, infatti, gli studenti possono contare su un 
sapiente utilizzo dell'apprendistato, che essendo strettamente 
collegato al tessuto industriale permette ai giovani di
specializzarsi in campi produttivi reali ma contemporaneamente di
 accrescere il proprio sapere continuando a frequentare la scuola".


Alla luce di queste considerazioni, l'Anief teme quindi che il
 progetto ora all'esame di una decina di esperti incaricati dal 
Miur possa avere solo uno scopo: il taglio di 50mila unità di
 personale. "Non bisogna essere dei guru - conclude Pacifico - per
 prevedere che l'anticipo di un anno del corso di studi, assieme
 alla volontà espressa da tempo di abolire il valore legale del
 titolo di studio, metterebbe una pietra tombale sulla validità
 del nostro sistema scolastico".

Fonte: Italpress

La decisione del Miur di destinare tablet e
 personal computer alle scuole del sud è stata definita dal
 segretario federale della Lega Nord, Roberto Maroni "una cosa
 pazzesca che divide a fa danni anche alla scuola". Secondo l'Anief
 "stiamo solo assistendo alla solita politica irritante a cui ci ha
 abituato da tempo la Lega".


"Il segretario Maroni dovrebbe sapere - dichiara Marcello 
Pacifico, presidente Anief e delegato ai quadri e direttivi della 
Confedir - che il materiale informatico è stato assegnato ad una 
serie di regioni (Campania, Puglia, Calabria, Sicilia) che
 appartengono ad aree sottoutilizzate. Tanto è vero che i
 finanziamenti per acquistarli sono di tipo Fas e fanno capo a 
fondi della Comunità europea finalizzati a potenziare le regioni 
obiettivo 1".


"Forse la Lega Nord - continua Pacifico - rimpiange il periodo 
politico in cui attraverso il Cipe, abusando del potere assunto 
durante l'ultimo Governo Berlusconi, ha permesso di dirottare alle
 scuole del Nord diversi fondi dell'Unione destinati al meridione".


"La decisione del ministro Profumo di potenziare finalmente le
 scuole del sud non può che trovarci d'accordo: speriamo, anzi,
 che sia solo la prima - conclude il sindacalista - di una serie di 
tranche finalizzate a risollevare finalmente le aree del paese 
più in difficoltà".

Fonte: Italpress 

Dopo la FLC CGIL anche l'Anief e il PRC accolgono l'invito ad aderire alla manifestazione del 22 settembre. L'Anief organizza per la mattina dello stesso giorno un seminario di aggiornamento professionale per il quale è previsto l'esonero del servizio.

Ufficio Stampa Anief - Anief aderisce alla manifestazione organizzata dai precari, il 22 settembre pomeriggio a Roma
Per l’occasione, l’ente qualificato dal Miur organizza per la mattina un seminario di aggiornamento professionale aperto a docenti e ata precari e di ruolo sulla legislazione nazionale approvata nell’ultimo ventennio relativamente all’accesso alla professione. Previsto l’esonero dal servizio. Per informazioni, vai al a questo link.

Vito Meloni Responsabile nazionale scuola PRC SE - Accogliamo con convinzione l'invito ad aderire alla manifestazione del 22 settembre della quale condividiamo pienamente la piattaforma rivendicativa. C'è bisogno che il mondo della scuola e i cittadini tutti rimettano al centro dell'agenda politica i veri problemi del sistema scolastico italiano, resi drammaticamente evidenti dai risultati dell'ultima indagine OCSE, contro le iniziative demagogiche e fuorvianti del ministro Profumo e del governo.

Saremo in piazza al vostro fianco il 22 e lavoreremo per la migliore riuscita della manifestazione.

Fonte: Orizzonte Scuola

Giungono le prime reazioni alle indiscrezioni sulla volontà da parte del Ministro di dare seguito al vecchio progetto di Berliguer e Morati sulla riduzione del percorso scolastico di un anno, che permetterebbe agli studenti di conseguire il diploma a 18 anni. Pubblichiamo i comunicati di CISL e ANIEF.

Dichiarazione di Francesco Scrima 
Segretario Generale della CISL Scuola

Percorsi scolastici, inutili e sbagliate nostalgie

Ripensare articolazione e durata dei percorsi di studio, con l'obiettivo di un diploma a 18 anni? Non è un discorso nuovo, nè impresa facile, come si è già visto con precedenti esperienze, che non vorremmo qualcuno volesse riproporci. 
Un'impresa che certamente non sembra alla portata di questo governo, non fosse altro per i tempi di cui dispone. 
Ci chiediamo allora che senso abbia mettere in azione fantomatici gruppi di lavoro per compiti che si sa già in partenza di non poter svolgere, quando sarebbe bene dedicarsi a risolvere i problemi che anche quest'anno rendono travagliato l'avvio dell'attività delle scuole. 
Se poi, come sembra, si volesse dare spazio a qualche nostalgia di riforme ordinamentali già rivelatesi inattuabili, diciamo che anche oggi, come allora, non accetteremmo progetti che mortifichino e penalizzino quella parte del nostro sistema scolastico capace di restituire i migliori risultati, come avverrebbe se la 
“grande trovata” fosse quella di uno scivolamento in basso degli attuali percorsi, anticipandoli tutti di un anno. 
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Scuola – Anief: diploma a 18 anni? Miur vuole solo fare “cassa”
‘I più recenti studi indicano di allungare l’apprendimento in classe’

Ridurre di un anno la durata del percorso scolastico? Se è vera l’indiscrezione riportata nelle ultime ore dai mass-media, che porterebbe i nostri ragazzi a diplomarsi a 18 anni anziché a 19, il ministro Profumo farebbe bene a concentrare i propri sforzi su aspetti decisamente più importanti. Come quello di portare fino alla maggiore età l’obbligo scolastico e contemporaneamente di coinvolgere gli studenti più “difficili” potenziando l’alternanza scuola-lavoro.

“Il progetto del Miur di cancellare un anno di studi - dichiara Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato ai quadri e direttivi della Confedir - rappresenta un altro tentativo che va contro la logica del merito e della cultura all’investimento delle risorse umane. Come se il tasso di abbandono scolastico in Italia non fosse tra i più alti dell’area Ocse. Il forte sospetto è che la spinta a realizzare certe iniziative nazionali sarebbe allora legata a mere esigenze di cassa”.

L’Anief ritiene significativo che tutte le indagini sull’istruzione prodotte negli ultimi anni, confermate da agenzie internazionali e persino dallo stesso Miur, abbiano invece indicato la necessità di far frequentare la scuola a tutti i lavoratori: ciò favorirebbe una migliore riconversione professionale, oltre che i processi di razionalizzazione e ricapitalizzazione dell’impiego delle risorse umane.

“Un esempio virtuoso che l’Italia dovrebbe seguire – sostiene Pacifico – è quello condotto da alcuni Stati degli Usa, dove è stato dimostrato che un percorso di apprendimento ridotto non porta a maggiori chance nella ricerca del lavoro. Né, tantomeno, permette di acquisire più conoscenze, capacità e competenze. Il nostro Governo potrebbe anche guardare a modelli educativi-formativi geograficamente più ‘vicini’, come quello tedesco: in Germania, infatti, gli studenti possono contare su un sapiente utilizzo dell’apprendistato, che essendo strettamente collegato al tessuto industriale permette ai giovani di specializzarsi in campi produttivi reali ma contemporaneamente di accrescere il proprio sapere continuando a frequentare la scuola”.

Alla luce di queste considerazioni, l’Anief teme quindi che il progetto ora all’esame di una decina di esperti incaricati dal Miur possa avere solo uno scopo: il taglio di 50mila unità di personale. “Non bisogna essere dei guru – conclude Pacifico – per prevedere che l’anticipo di un anno del corso di studi, assieme alla volontà espressa da tempo di abolire il valore legale del titolo di studio, metterebbe una pietra tombale sulla validità del nostro sistema scolastico”.

Fonte: Orizzonte Scuola

Continuiamo le interviste per sondare le posizioni del mondo sindacale sul concorso per i docenti. Questa è la volta del Prof. Marcello Pacifico, presidente dell'ANIEF, l'intervista è di Daniela Sala.

Quale idea vi siete fatti di questo concorso?

Sicuramente c'è una grande confusione. Noi chiediamo al Ministro di riflettere sulla praticabilità e opportunità di questo concorso. In pochi giorni abbiamo assistito a dichiarazioni contrastanti da parte dei due sottosegretari e rispetto anche alle dichiarazione del Ministro. I 54mila posti per il prossimo triennio sembrano scomparsi e gli 11mila posti ora messi a concorso saranno forse spalmati sul triennio. Purtroppo non si sono voluti ascoltare né i precari né le sentenze della Corte europea, che obbliga a stabilizzare chi ha più di 36 mesi di servizio e dall'altra parte si è annunciato di voler inserire i giovani nella scuola quando proprio i più giovani, i neolaureati e gli ammessi al Tfa non potranno partecipare.

Che cosa si potrebbe o dovrebbe fare?

Si dovrebbe riprendere un serio piano di immissioni in ruolo, su tutti i posti o disponibili, che non sono solo quelli al 31 agosto: ci sono anche diversi posti al 30 giugno che dovrebbero essere dati di ruolo. Intanto a Mantova, ad esempio, siamo al paradosso che i precari sono sotto ricatto: chi aveva fatto causa e ottenuto il risarcimento danni è stato indotto a rinunciare a questi soldi in cambio di un'ennesima supplenza. La verità è una sola: per anni si è abusato dei precari e ora l'unica cosa giusta da fare è riconoscere loro il merito che ogni giorno hanno dimostrato con un reclutamento massiccio su tutti i posti disponibili.

Ecco, per quanto riguarda il reclutamento quali misure ritenete auspicabili?

In questo momento si sta procedendo con una distorsione rispetto a quanto stabilito dal legislatore, infatti il progetto iniziale del 2006 di riforma di formazione e reclutamento è stato tradito già con le Siss, un sistema basato su un numero chiuso in entrata che in teoria al termine doveva garantire l'assunzione. Peccato che i numeri fossero basati su previsioni di posti successivamente non disponibili, per effetto, chiaramente, dei tagli.
In teoria comunque l'accesso alle Siss era basato su un numero di posti disponibili e vacanti previsti per il triennio successivo, ecco perché oggi il ministro prima annuncio un concorso su posti disponibili all'1 settembre e poi si contraddice dicendo che i posti rigurdano il triennio: una vecchia regola che era quella della previsione dei posti sul triennio viene inserita in un sistema nuovo dai contorni indefiniti.
La prima cosa da fare è quindi chiarire quali sono i posti disponibili: l'ex provveditorato deve fare una seria ricognizione anche perché ormai, per prassi, molti posti posti vengono dati al 30 giugno e non al 31 agosto. Poi occorrere rimettere mano con urgenza al dimensionamento scolastico, peraltro dichiarato incostituzionale, e ai tagli che hanno riguardato il personale ata, altrimenti è impossibile capire come stabilizzare queste persone che lo Stato ha sfruttato per anni per fare supplenze e per far funzionare la scuola. Dopodiché bisogna trovare un sistema che colleghi formazione e reclutamento, reclutamento che deve essere fatto con mezzi o trasparenti e che certamente non può essere affidato ai dirigenti scolastici.

Che tipo di sistema immaginate per il reclutamento invece?

Siamo totalmente contrari alla chiamata diretta delle scuole, per un semplice motivo: il dirigente pubblico non può essere licenziato in caso di mancato raggiungimento degli obiettivi, può ricevere sanzioni ma non essere licenziato. E in pratica fino a quando il dirigente scolastico non sarà considerato direttamente responsabile è impensabile mettere nelle sue mani un simile potere sul personale scolastico.
Potrebbe invece funzionare un sistema che leghi la selezione iniziale con con la formazione sul campo e infine con l'assunzione in ruolo, ma questo può essere fatto soltanto se a priori non ci si dimentica delle storie personali e della professionalità che i precari hanno maturato negli anni. Insomma siamo contrari a qualunque provvedimento che non tenga conto della situazione attuale e dello stato attuale della precarietà in Italia: non si può lavorare sui massimi sistemi se non si ha idea della situazione reale e dei numeri. E questo è anche il motivo di tanta confusione in questi giorni: alla basa c'è una fotografia degli organici che non corrisponde alla realtà. E questo porta all'invenzione di nuovi sistemi di reclutamento lontani dalla realtà e guarda caso poi cadono.

Tanto che avete già annunciato possibili ricorsi.

Innanzitutto siamo stati i primi a dire che in questo momento non si può parlare di ricorso se non si conosce il bando. Certo è però che dalle riunioni con i sindacati sono emerse in maniera ufficiosa delle bozze preoccupanti. Noi comunque preferiamo appellarci al buon senso del Ministro perchè fermi il concorso, piuttosto che tentare di fermarlo ricorrendo a procedimenti giudiziari.
In ogni caso non si capisce perché è stata posta una data oltre la quale i laureati, a parità di titolo, non sono ammessi e questa è una palese disparità di trattamento. Così come siamo riusciti a far ammettere i precari al concorso a dirigente scolastico, così siamo pronti a intervenire anche rispetto a questa discriminazione..

Al momento che cosa si può fare di concreto?

Rivedere gli organici sulla base della normativa vigente, poi, in applicazione della direttiva europea 1999/70 stabilizzare i precari su tutti i posti vacanti e disponibili e quindi studiare un serio piano di immissione in ruolo. E non stiamo parlando di una sanatoria ma di persone che sono state già formate dallo stato per fare gli insegnanti.

Siete d'accordo con la scelta di riservare metà dei posti al concorso e l'altra meta alle GaE?

Il problema delle assunzioni è legato alla Costituzione, per cui ci è necessario fare i concorso. La legge non dice però quanti concorsi l'amministrazione deve bandire. Il problema, di nuovo, è che al netto del turn over sono scomparsi 200mila posti nella scuola. E guarda caso, dopo aver formato nuovi insegnanti per anni oggi ci sono 200mila persone in graduatoria e non per colpa loro: la colpa è dello Stato che prima li ha formati pensando di averne bisogno e poi, preso da politiche di rigore, con tagli lineari li ha ingabbiati nelle graduatorie.

Quale sarebbe ora il male minore?

Chi sta in graduatoria ha maturato delle aspettative di assunzione nel giro di pochi anni. Ecco perché noi ancora prima di questa polemica sul concorso abbiamo chiesto al Ministro di fare il concorso almeno solo sulle classi di concorso esaurite. Ma così non sarà e ci sarà di nuovo una guerra tra poveri.

D'altra parte c'è chi, come Mimmo Pantaleo (Flc-Cgil), vede nel bandire un concorso solo su classi esaurite una discriminazione ulteriore.

Certo in passato abbiamo assistito a discriminazioni anche per quanto riguarda il divario tra Nord e Sud. Il problema comunque sono i numeri e la confusione che sui numeri ha fatto il Ministro.
Stiamo parlando di ipotesi quando l'unica cosa sensata sarebbe fare una bella pausa di riflessione, rivedere egli organici e poi procedere a un ragionato piano di immissioni, senza dimenticarsi anche dei futuri iscritti al Tfa.

Fonte: Orizzonte Scuola

Di Meglio: non vorremmo che l’obiettivo fosse l’ennesimo taglio di posti nella scuola pubblica statale. Pacifico: pur di fare cassa mettono una pietra tombale sulla validità del nostro sistema scolastico.

Ma quale allineamento didattico della la scuola italiana al resto d'Europa? La volontà manifestata dal Governo Monti di ridurre di un anno il ciclo di studi scolastici - anticipando a 18 anni, anziché a 19, il conseguimento del diploma di maturità - deriverebbe prima di tutto dall’esigenza di dare un’ulteriore bella sforbiciata al numero di cattedre e di posti afferenti al personale Ata. Tanto è vero che se dovesse realizzarsi, l’intenzione dell’esecutivo, peraltro già manifestato dopo poche settimane dall’approdo a viale Trastevere, in particolare attraverso l’apertura espressa dal sottosegretario Marco Rossi Doria (con inevitabile strascico di polemiche) si verrebbe a creare un esubero di personale stimabile tra le 40mila e le 60mila unità.

Nelle ultime ore a farsi portatori di questa tesi sono stati alcuni sindacati autonomi. I quali, dopo i confederali, in particolare Flc-Cgil e Cisl Scuola, hanno espresso forti critiche, verso l’idea allo studio del Miur. Secondo Rino Di Meglio,coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, “non si comprende la finalità di una simile ipotesi. Non vorremmo che l’obiettivo fosse l’ennesimo taglio di posti nella scuola pubblica statale”. Secondo il sindacalista a capo della Gilda “sarebbe bene che il ministro Profumo, nei pochi mesi ancora a sua disposizione, si concentrasse sulle tante questioni aperte nel mondo della scuola e puntasse a far funzionare tutto ciò che ancora non va”.

Altrettanto piccata è la risposta dell’Anief, secondo cui il ministro Profumo dovrebbe concentrare i propri sforzi su aspetti decisamente più importanti. Come quello di portare fino alla maggiore età l’obbligo scolastico e contemporaneamente di coinvolgere gli studenti più “difficili” potenziando l’alternanza scuola-lavoro. “Il progetto del Miur di cancellare un anno di studi - dichiara Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato ai quadri e direttivi della Confedir - rappresenta un altro tentativo che va contro la logica del merito e della cultura all’investimento delle risorse umane. Come se il tasso di abbandono scolastico in Italia non fosse tra i più alti dell’area OcseIl forte sospetto è che la spinta a realizzare certe iniziative nazionali sarebbe allora legata a mere esigenze di cassa”.

L’Anief ritiene significativo che tutte le indagini sull’istruzione prodotte negli ultimi anni, confermate da agenzie internazionali e persino dallo stesso Miur, abbiano invece indicato la necessità di far frequentare la scuola a tutti i lavoratori: ciò favorirebbe una migliore riconversione professionale, oltre che i processi di razionalizzazione e ricapitalizzazione dell’impiego delle risorse umane. Il presidente del sindacato degli educatori in formazione, Marcello Pacifico, è convinto che non bisogna andare troppo lontano per capire cosa fare: basta recarsi “in Germania”, dove“gli studenti possono contare su un sapiente utilizzo dell’apprendistato, che essendo strettamente collegato al tessuto industriale permette ai giovani di specializzarsi in campi produttivi reali, ma contemporaneamente di accrescere il proprio sapere continuando a frequentare la scuola”. Davvero amara la conclusione del leader dell’Anief: “non bisogna essere dei guru – conclude Pacifico – per prevedere che l’anticipo di un anno del corso di studi, assieme alla volontà espressa da tempo di abolire del valore legale del titolo di studio, metterebbe una pietra tombale sulla validità del nostro sistema scolastico”.

Fonte: Tecnica della Scuola

''I tablet al sud sono necessari, la Lega si rassegni''. Così l'Anief replica a Maroni che ieri aveva criticato l'iniziativa.

''Stiamo solo assistendo - afferma l'associazione in una nota - alla solita politica irritante a cui ci ha abituato da tempo la Lega. Il segretario Maroni dovrebbe sapere - dichiara Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato ai quadri e direttivi della Confedir - che il materiale informatico è stato assegnato a una serie di regioni (Campania, Puglia, Calabria, Sicilia) che appartengono ad aree sottoutilizzate. Tanto è vero che i finanziamenti per acquistarli sono di tipo Fas e fanno capo a fondi della Comunità europea finalizzati a potenziare le regioni obiettivo 1.

Forse la Lega Nord - continua Pacifico - rimpiange il periodo politico in cui attraverso il Cipe, abusando del potere assunto durante l'ultimo Governo Berlusconi, ha permesso di dirottare alle scuole del Nord diversi fondi dell'Unione destinati al meridione. La decisione del ministro Profumo di potenziare finalmente le scuole del sud non può che trovarci d'accordo: speriamo, anzi, che sia solo la prima - conclude il sindacalista - di una serie di tranche finalizzate a risollevare finalmente le aree del paese più in difficolta'''.

Fonte: ANSA