"Un concorso a cattedra anche nel 2013? Si tratterebbe di una disfatta. A meno che non si annulli quello decretato in questi giorni dal Miur, ma ufficialmente ancora non ancora avviato".
A sostenerlo è il presidente dell'Anief, Marcello Pacifico, dopo l'intenzione manifestata dal ministro dell'Istruzione Francesco Profumo di voler bandire nel corso della prossima estate un altro concorso pubblico, subito dopo aver approvato un nuovo regolamento per l'accesso alla professione di docente nella scuola pubblica.
Secondo Pacifico se il progetto del ministro dovesse concretizzarsi, peraltro a Governo ormai abbondantemente caduto, "stavolta la nuova selezione degli insegnanti italiani si coprirebbe di tragicomico. Come previsto dal comma 416 della Legge 244/2007, il concorso a cattedre deve essere bandito ogni tre anni: mentre anticipando di un anno questa periodicità o modificando quanto previsto dal Testo unico, la Legge 297/1994, modificata dalla 124/99, si vuole far credere all'opinione pubblica che con queste mosse geniali si risolveranno i problemi del reclutamento scolastico. Il vero problema è che Profumo si è dimenticato delle graduatorie ad esaurimento e dei suoi 200mila 'inquilini' precari, già tutti abilitati e vincitori di concorso".
"Se l'intenzione del ministro è, invece, quella di annunciare un altro concorso per tranquillizzare i partecipanti ai Tfa, che in questo modo potranno dare seguito alla loro abilitazione visto che sarà impedito loro di entrare nelle graduatorie ad esaurimento, allora l'Anief sostiene sin d'ora che anche questo non servirà: grazie al ricorso del nostro sindacato, infatti, tutti i laureati potranno comunque partecipare al concorso. Abilitati e non. Caro ministro - conclude Pacifico - così non si va da nessuna parte".
"Anche per le regioni autonome, come il Trentino e la Valle d'Aosta, il bando di concorso a cattedre ed i relativi decreti attuativi non si discostano da quello pubblicato per il resto della nazione: i laureati dell'ultimo decennio ed il personale di ruolo ne rimangono ingiustamente esclusi".
A renderlo noto è oggi il sindacato Anief, che conferma di voler censurare questa decisione illegittima producendo ricorso formale e permettere loro di partecipare alle prove con riserva.
Il sindacato si schiera dalla parte del diritto e denuncia una disparità di trattamento tra candidati che sono in possesso dello stesso titolo di accesso alla procedura concorsuale (laurea o abilitazione) e che hanno diritto a partecipare al di là dell'anno di conseguimento dello stesso titolo o dello status ricoperto.
"Sono trascorsi dieci anni da quella previsione che tutelava addirittura chi doveva ancora conseguire il titolo al momento dell'emanazione del decreto interministeriale, e sarà facile dimostrare non soltanto l'irragionevolezza della limitazione odierna ma anche la violazione di diversi articoli della Costituzione (artt. 3, 54, 97)", spiega il presidente dell'Anief, Marcello Pacifico. Che aggiunge: "se si accetta la deroga al principio di ammissione dei soli abilitati, non si può impedire ragionevolmente di far partecipare il candidato laureato in possesso di titolo di accesso valido per le vecchie SSIS o per il nuovo TFA. Né appare legittimo vietare la partecipazione al personale abilitato assunto a tempo indeterminato, specie se in esubero o in altro ordine di scuola".
Da un’analisi del bando del concorso a cattedra pubblicato lo scorso 25 settembre, emergono, da parte degli esperti, otto punti di criticità. A rilevarlo l’Anief, che intende sollevare, per via giudiziaria, un caso di illegittimità del bando stesso.
Il sindacato Anief ritiene inaccettabile e del tutto illegittimo l’esclusione dal concorso dei laureati dell’ultimo decennio e la contemporanea esclusione dei docenti di ruolo. Elenchiamo di seguito le otto motivazioni che evidenziano, per conto dell’Anief, una chiara illegittimità del bando:
1. I docenti con titolo di laurea conseguita dopo il 2002 fino al giorno del 25 settembre 2012, se questa rappresenta titolo idoneo per ottenere l’abilitazione all’insegnamento, potrebbero partecipare al concorso.
2. I docenti di ruolo non potrebbero essere esclusi dal concorso.
3. La soglia minima per l’ammissione alla seconda prova dovrebbe essere di 30/50. Il punteggio del test di preselezione deve essere equivalente al vecchio voto 6 e quindi dovrebbe essere pari o superiore a 30 e non 35, come invece stabilito dal Miur.
4. Prova in lingua straniera nella scuola elementare non obbligatoria. Il Testo Unico parla, infatti, di prove facoltative.
5. L’accertamento della conoscenza della lingua straniera all’orale. Non dovrebbe essere un obbligo.
6. Scelta del punteggio favorevole. La legge prevede che il candidato con un punteggio inferiore a quello ottenuto in occasione del concorso precedente, possa optare per il vecchio punteggio prima dell’esame dei titoli.
7. Valutazione permanenza nelle graduatorie. Dalla tabella dei titoli è assente ogni valutazione per la permanenza nelle graduatorie mentre viene riconosciuto, come previsto dalla norma, un punteggio superiore al titolo delle scuole di specializzazione rispetto ad altri titoli universitari.
8. Graduatoria di merito con validità triennale. Il concorso è stato bandito secondo il Decreto Legislativo 297/1994 che autorizza il ministro a rinnovare il concorso ogni tre anni. Di conseguenza, sarebbero infondate le rassicurazioni del ministro Profumo, che ha annunciato un nuovo bando nella primavera del 2013, a meno che non venga poi emanato un regolamento attuativo diverso dalle disposizioni legislative in vigore. Il concorso dovrebbe in ogni caso garantire una graduatoria di merito di durata triennale, valida fino al concorso successivo.
Da parte sua il Ministro si dice certo della piena legittimità del bando, che definisce inattaccabile da punto di vista dell’esclusione di molti laureati o dall’esclusione anche dei docenti di ruolo. Il ministro ha sempre sostenuto che il bando non è stato emanato frettolosamente, ma ben ponderato da esperti del MIUR. I sindacati e non solamente l’Anief, ritengono invece che il bando sia illegittimo soprattutto, per quanto riguarda l’esclusione dei docenti già di ruolo, che non potranno concorrere per altro grado di istruzione o per altra classe di concorso in cui non sono abilitati. A noi sembra che l’esclusione degli insegnanti già in ruolo, non sia giustificabile giuridicamente, ma sia solamente un provvedimento volto a non gonfiare i numeri dei partecipanti. Questo francamente potrebbe essere degli otto punti, elencati da Anief, quello fatale per l’annullamento di questo bando non voluto dalla maggioranza dei precari.
E di cosa allora? Nel bando mancano i criteri oggettivi. Il Capo Dipartimento per l’Istruzione del MIUR Lucrezia Stellacci ha così dichiarato al sito tuttoscuola.com: "Nella quantificazione dei posti messi a concorso, non si è tenuto conto della situazione attuale delle graduatorie ad esaurimento che è molto diversificata e suscettibile di cambiamento ad ogni tornata di aggiornamento".
Una dichiarazione che ci lascia con l'amaro in bocca, ci saremmo attesi un chiarimento sui criteri per la determinazione dei posti messi a concorso per regione.
Infatti, l'unica notizia sui criteri di distribuzione delle cattedre l'ha fornita repubblica.it con un articolo di Salvo Intravaia, secondo cui il criterio è da indentificarsi nelle proiezioni dei pensionamenti.
Una perdita di posti che ha raggiunto picchi indecenti per alcune regioni, come la Sicilia che è passata dalle 1600 cattedre della prima bozza alle 1200 della stesura finale: ben 400 posti andati a Nord.
I dati sulle pensioni parlano chiaro, ne abbiamo dato notizia in questo articolo, nei prossimi anni, nel settore scuola, i pensionamenti saranno a Sud. Non si comprende, dunque il cambio di direzione del Ministero. Senza parlare del fatto che non esiste nel bando riferimento ai criteri per la determinazione dei posti. Questa è mancanza di trasparenza.
Sulla faccenda è intervenuta l'ANIEF che ha ha chiesto "un commissario ad acta per ristabilire la giusta distribuzione". "Anche il Governo dei tecnici non tradisce la pessima consuetudine della classe politica italiana di favorire le regioni del Nord Italia a danno di quelle del Sud: come si potrebbe altrimenti interpretare il ‘travaso’ di migliaia di posti riguardanti i vincitori del concorso a cattedra per docenti appena bandito, inizialmente assegnati alle regioni del Meridione, ma che nel bando finale sono passati alle regioni del Nord?" Ha dichiarato Marcello Pacifico, presidente del giovane sindacato.
"Purtroppo – ha commentato Pacifico – stiamo assistendo ad una vicenda deplorevole, a cui purtroppo già siamo abituati: basta ricordare che non troppi mesi fa il Consiglio di Stato ha condannato e commissariato il Miur perché non ha mai spiegato il motivo per cui anche in occasione delle immissioni in ruolo del 2011 il Ministro Gelmini ha assegnato un numero maggiore di cattedre sempre, guarda caso, alle regioni del Nord". Ci sarebbero, conclude Pacifico "tutti i presupposti perché sulla suddivisione dei posti del concorso a cattedra venga nominato un commissario ad acta. Il cui compito sarebbe quello di approfondire i motivi dell’attuale spostamento, in modo da rivedere l’entità dei docenti che verranno assunti in ogni regione italiana al termine del concorso a cattedra pubblicato martedì scorso in gazzetta ufficiale. Ci stiamo già attivando perché ciò avvenga".
E difatti, non si comprende come sia possibile che la Lombardia, la regione con il numero maggiore di dipendenti scolastici, dove al termine di quest’anno alle superiori saranno solo 678 i docenti ad andare in pensione, ancora meno (666) nel 2014, per poi salire nel 2015, ma comunque non oltre le 700 unità, abbia avuto un’aggiunta inaspettata di centinaia di posti per nuovi insegnanti rispetto alle bozze originarie.
In una tabella mettiamo a confronto le stime dei pensionamenti 2013/15 con i posti assegnati per il concorso per lo stesso biennio. Ricordiamo che le proiezioni dei pensionamenti sono pre legge Fornero, ma forniscono un'idea del trend. Nessun documento ufficiale è stato divulgato, a nostra conoscenza, sui dati modificati dopo la riforma delle pensioni. Ma le proiezioni a disposizione bastano per chiedersi come sia possibile che alla Sicilia che presenta 2000 pensionamenti in più rispetto alla Lombardia, sia stato assegnato un numero di cattedre inferiore. O come ai 7.700 pensionamenti della Campania sia corrisposto un numero di poco superiore alla Lombardia che presenta 3000 pensionamenti meno. O come sia possibile che il Piemonte che presenta una proiezione 6 volte inferiore alla Campania, presenti una quantità di posti inferiore di un terzo.
Il Tar del Lazio ha ammesso con riserva centinaia di candidati esclusi: troppi i quesiti sbagliati ed intercettati solo in parte delle commissioni “riparatrici”. La spiegazione dell’Anief, che ha patrocinato i ricorsi: due giorni sono stati pochi per analizzare i test di alcune classi concorsuali, come il cinese, per più della metà errati. Nel frattempo però le prove d’accesso si stanno concludendo. In arrivo una selezione bis?
Il numero di corsisti che parteciperanno ai Tfa normali potrebbe crescere ulteriormente. Dopo l’allestimento delle commissioni ministeriali, che hanno appurato l’inesattezza di migliaia di quesiti presentati ai candidati in occasione dei test preselettivi svolti nel mese di luglio, ammettendo di conseguenza alle prove scritte altri 20mila aspiranti (per un totale di 47mila ammessi), stavolta il ripescaggio potrebbe arrivare dalle aule dei tribunali. Almeno questa è la forte sensazione, dopo la pubblicazione dell’ordinanza 3527/12, attraverso cui il Tar del Lazio ha ammesso con riserva alle prove centinaia di ricorrenti. Il motivo? I troppi quesiti sbagliati, intercettati solo in parte delle commissioni “riparatrici” allestite dal Miur in tempo record nella prima decade di agosto.
Nel testo è scritto che “esaminate le censure svolte nel ricorso; esaminata la istanza cautelare proposta per ottenere la ammissione alle prove scritte relative al procedimento indetto per la formazione iniziale degli insegnanti delle scuole; che la domanda di sospensione cautelare, in considerazione delle censure proposte dai ricorrenti appare al Collegio accoglibile”, si accoglie la domanda di sospensione cautelare (dei verbali e degli atti della commissione degli esperti e dell’elenco degli esclusi nei diversi atenei).
Secondo l’Anief, che ha patrocinato i ricorsi, “i giudici del Tar Lazio nella prima Camera di Consiglio utile dopo i decreti monocratici presidenziali emessi quest’estate d’urgenza, confermano la nostra tesi: il concorso mostra troppi errori di cui i ricorrenti esclusi non hanno alcuna colpa”. Parole di soddisfazione giungono da Marcello Pacifico, presidente dell’Anief, proprio in questi giorni impegnato a far partecipare al concorso a cattedra i docenti di ruolo e quelli laureati fino al 2012, poiché secondo il sindacato degli educatori in formazione il ministro Profumo avrebbe operato una evidente violazione del decreto legislativo 294/97.
“Abbiamo denunciato fin da subito – ha detto il presidente del’Anief – le irregolarità nella somministrazione dei test preselettivi, arrivando persino a correggere le correzioni della commissione di esperti universitari nominata con urgenza dal Ministro. Probabilmente il tempo (2 giorni) è stato troppo esiguo per analizzare i test di alcune classi concorsuali, come il cinese, per più della metà errati”.
“Nelle centinaia di pagina di memoria – ha continuato Pacifico – i nostri legali hanno allegato tutti i quesiti ritenuti sbagliati, mal formulati o ambigui. Ora la selezione può procedere con serenità per tutti coloro che si sono rivolti all’Anief per ottenere giustizia. Nei prossimi giorni, sono attese altre udienze per centinaia di ricorrenti che hanno aderito all’azione giudiziaria collettiva”.
Se la giustizia amministrativa dovesse dare seguito alla prima sentenza del Tar laziale, per il Miur si verrebbe però a determinare un ulteriore problema: le prove scritte per l’ammissione ai tirocini formativi sono state già svolte (nei prossimi giorni la maggior parte termineranno anche gli orali). Le commissioni selettive sarebbe quindi costrette ad organizzarne una seconda tornata selettiva. Ma addirittura quando, nel frattempo, i corsi saranno già iniziati. E se le cose andranno così, il battesimo dei Tfa rischia davvero di trasformarsi in una vicenda ingarbugliata e senza fine.
I giudici del Tar Lazio, nella prima Camera di Consiglio utile dopo i decreti monocratici presidenziali emessi quest'estate d'urgenza, confermano la tesi dell'Anief: il concorso mostra troppi errori di cui i ricorrenti esclusi non hanno alcuna colpa.
Esulta Marcello Pacifico, presidente dell'Anief, proprio in questi giorni impegnato a far partecipare al concorso a cattedra i docenti di ruolo e quelli laureati fino al 2012, esclusi dal ministro Profumo per "una evidente violazione" del decreto legislativo 294/97.
"Abbiamo denunciato fin da subito – dichiara il presidente del'Anief - le irregolarità nella somministrazione dei test preselettivi, arrivando persino a correggere le correzioni della commissione di esperti universitari nominata con urgenza dal ministro. Probabilmente il tempo (2 giorni) è stato troppo esiguo per analizzare i test di alcune classi concorsuali, come il cinese, per più della metà errati. Nelle centinaia di pagina di memoria - conclude Pacifico - i nostri legali hanno allegato tutti i quesiti ritenuti sbagliati, mal formulati o ambigui. Ora la selezione può procedere con serenità per tutti coloro che si sono rivolti all'Anief per ottenere giustizia. Nei prossimi giorni, sono attese altre udienze per centinaia di ricorrenti che hanno aderito all'azione giudiziaria collettiva".
"Anche il Governo dei tecnici non tradisce la pessima consuetudine della classe politica italiana di favorire le regioni del Nord Italia a danno di quelle del Sud: come si potrebbe, altrimenti, interpretare il 'travaso' di migliaia di posti riguardanti i vincitori del concorso a cattedra per docenti appena bandito, inizialmente assegnati alle regioni del Meridione, ma che nel bando finale sono passati alle regioni del Nord?".
A chiederlo pubblicamente è oggi il sindacato Anief, dopo aver scoperto che solo in Sicilia sono state sottratte 406 cattedre delle 1.600 annunciate ai sindacati pochi giorni fa dallo stesso ministero dell'Istruzione: cattedre che andranno a regioni come il Piemonte, la Lombardia e il Veneto.
Secondo l'Anief la corretta distribuzione degli 11.542 posti da assegnare ai vincitori del concorso pubblico era quella originaria consegnata anche ai sindacati: il numero di cattedre attualmente vacanti e quelle che si liberanno nei prossimi due anni, per effetto dei pensionamenti, rimane infatti di gran lunga a favore delle regioni del Sud.
"Purtroppo - commenta Marcello Pacifico, presidente dell'Anief - stiamo assistendo ad una vicenda deplorevole, a cui purtroppo già siamo abituati: basta ricordare che non troppi mesi fa il Consiglio di Stato ha condannato e commissariato il Miur perché non ha mai spiegato il motivo per cui anche in occasione delle immissioni in ruolo del 2011 il Ministro Gelmini ha assegnato un numero maggiore di cattedre sempre, guarda caso, alle regioni del Nord. Secondo i legali dell'Anief - conclude Pacifico - ci sono dunque tutti i presupposti perché sulla suddivisione dei posti del concorso a cattedra venga nominato un commissario ad acta. Ci stiamo già attivando perché ciò avvenga".
Dopo la lettera che FLC CGIL, CISL Scuola, UIL Scuola, SNALS e GILDA hanno inviato ai Segretari regionali, provinciali e territoriali per gestire le relazioni e contrattazioni sindacali in maniera unitaria, gli stessi si rivolgono adesso al Miur per la gestione del problema di legittimità delle RSU.
"Roma, 27 settembre 2012
Prot. N. 370/2012 flccgil – DP/ML-stm
Al Dott. Luigi Fiorentino
Capo di Gabinetto del Ministero
Istruzione, Università e Ricerca
Al Dott. Sergio Gasparrini
Presidente dell’ARAN
Oggetto: dimensionamento delle istituzioni scolastiche e RSU.
A seguito delle operazioni di dimensionamento, nell’a.s. 2012-213 che hanno coinvolto circa il 30% delle istituzioni scolastiche - che a seguito della recente pronuncia della Suprema Corte Costituzionale, sono suscettibili di ulteriori possibili cambiamenti, per l’a.s. 2013-2014 - si sono registrate modifiche della struttura organizzativa delle Istituzioni scolastiche stesse. Aggregazioni o scorpori di scuole hanno avuto conseguenza anche sulla titolarità del personale in servizio.
Le Rappresentanze Sindacali Unitarie, in questo contesto, hanno seguito la stessa sorte, con inevitabili ricadute negative anche per la contrattazione d’istituto, ritardi ed incertezze che inducono, taluni dirigenti scolastici, ad assumere iniziative autonome e fuori dalle regole.
La casistica si presenta oltremodo variegata: è mutata la composizione del personale ma la RSU è rimasta nel numero previsto di tre o sei; a seguito di accorpamenti il numero delle RSU è superiore a quello previsto; a seguito di accorpamenti il personale è andato oltre le duecento unità ma la RSU eletta è di tre; a seguito di disaggregazioni e spostamenti del personale non ci sono più RSU o sono in numero inferiore al previsto, ecc.
Oltre ai problemi conseguenti al dimensionamento, la mobilità annuale del personale (volontaria e non) e i pensionamenti portano spesso a dover indire continue elezioni suppletive, per la ridotta dimensione della rappresentanza (tre nella maggior parte delle scuole) e per la limitata possibilità di surroga.
Per questi motivi, le scriventi Organizzazioni Sindacali, chiedono la convocazione di un incontro per affrontare le tematiche poste, al fine di definire nei tempi più ravvicinati possibile, di un accordo integrativo di comparto, peraltro, previsto dal CCNQ 1998, prima parte, art. 2, c. 4 e 5 che consenta di dare continuità alle relazioni sindacali e alla contrattazione di Istituto. Nelle more di tale procedura, le Scriventi Segreterie ritengono utile e necessaria la predisposizione di una nota congiunta di indirizzo per le scuole, come valido orientamento applicativo, per consentire il corretto avvio delle contrattazioni nel corrente anno scolastico e prevenire, ove possibile l’instaurasi di un notevole contenzioso.
FLC CGIL Domenico Pantaleo
CISL SCUOLA Francesco Scrima
UIL SCUOLA Massimo Di Menna
SNALS CONFSALMarco Paolo Nigi
GILDA Unams Rino Di Meglio"
I sindacati chiedono dunque "la convocazione di un incontro per affrontare le tematiche poste, al fine di definire nei tempi più ravvicinati possibile, di un accordo integrativo di comparto, peraltro, previsto dal CCNQ 1998, prima parte, art. 2, c. 4 e 5 che consenta di dare continuità alle relazioni sindacali e alla contrattazione di Istituto", come peraltro già auspicato dall'ANIEF: "finalmente anche le organizzazioni sindacali rappresentative – Flc-Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals e Gilda – si accorgono dell'anomalia delle RSU nelle scuole dimensionate scrivendo ai segretari regionali e territoriali. Non si comprende però per quale motivo non indichino loro di attendere l'emanazione della nota interpretativa di un accordo pattizio che può essere sottoscritto soltanto in Aran. Ogni indicazione diversa, da parte dei dirigenti scolastici, è foriera di contenzioso nelle aule dei tribunali per attività anti-sindacale".
"Contro le regole troppo restrittive previste dal bando di concorso per 11.542 nuovi docenti" l'Anief promette "una valanga di ricorsi: l'obiettivo principale è ammettere alle prove selettive i giovani laureati ed il personale già di ruolo.
Secondo il sindacato, infatti, pur di evitare il passaggio in Parlamento, l'amministrazione ha commesso diversi errori di legittimità violando palesemente delle norme previste dal testo unico (D.Lgs 297/1994 come modificato dalla L. 124/99) richiamato (art. 400) per l'autorizzazione dello stesso nuovo concorso a cattedra".
I legali del sindacato autonomo indicano che, "se si accetta la deroga al principio di ammissione dei soli abilitati, non si può impedire ragionevolmente di far partecipare il candidato laureato in possesso di titolo di accesso valido per le vecchie SSIS o per il nuovo TFA. Né appare legittimo vietare la partecipazione al personale abilitato assunto a tempo indeterminato, specie se in esubero o in altro ordine di scuola".
Pertanto, l'Anief consiglia a tutti questi candidati "di inoltrare regolare domanda attraverso il sistema on-line (art. 3, c. 3) o in cartaceo (utilizzando il modello che sarà fornito dall'Anief), nel caso in cui il sistema informativo gli precluderà l'inserimento della domanda - si legge in una nota -.
Contestualmente, i candidati devono avviare le procedure per ricorrere al Tar Lazio al fine di chiedere, in via cautelare, l'inserimento con riserva negli elenchi regionali degli ammessi alle prove preselettive".
"Non si può invocare una norma vecchia di venti anni e poi tradirla in alcune parti, senza opportune modifiche legislative approvate dal Parlamento e dagli organi competenti. Cosa che il ministro Profumo non ha fatto", dichiara Marcello Pacifico, presidente dell'Anief.
Secondo L'Anief "vi sarebbero seri dubbi anche sui programmi ministeriali non rispondenti alla nuova scuola rivoluzionata dai regolamenti della Gelmini". Il sindacato reputa inoltre "sbagliata la soglia dei quesiti della prova preselettiva; ritiene un grave errore non predisporre una nuova graduatoria di merito per i prossimi tre anni e illegittima la facoltà di dichiarare il punteggio più favorevole, qualora i candidati avessero superato altri concorsi. E viene contestata, infine, la decisione del Miur di non inserire i vincitori nelle graduatorie".
Dopo la pubblicazione del bando per il concorso della scuola 2012 l'associazione professionale sindacale Anief ha fatto partire un ricorso al Tar e, dice il presidente Marcello Pacifico a Public Policy, ora farà partire una pioggia di ricorsi su punti in cui il ministro Francesco Profumo "ha violato la normativa".
Pacifico ci tiene a sottolineare che l'Anief non vuole bloccare il concorso ma vuole soltanto far valere il diritto di quanti, soprattutto i precari, rischiano di ricominciare la trafila alla ricerca di una cattedra senza nessun riconoscimento del lavoro svolto finora e dell'esperienza pregressa.
"Il concorso della scuola 2012 sarebbe stato positivo se le graduatorie fossero state esaurite - dice - Nel 1999 non c'erano precari ma in questi ultimi dieci anni, per colpa dei tagli alla scuola (200 mila posti in meno in sei anni al netto del tourn over) i precari ci sono eccome. Ce ne sono 170 mila nelle graduatorie ad esaurimento e 20 mila nelle graduatorie di merito (che ora vengono cancellate). Ecco perché c'è tanto livore nei confronti di questo bando. E' difficile che il concorso possa saltare ma si deve fare in base alla legge, ed ecco perché facciamo ricorso. Poi chiariamo: se non si fossero fatti i tagli alla scuola in questi anni, non avremmo il problema precari e questo concorso andrebbe bene. Ma lo Stato in questi ultimi dieci anni ha di fatto violato la normativa, cancellando i posti che aveva assegnato. Ecco l'origine del problema".
Per ora quindi l'Anief ha presentato il ricorso al Tar per far ammettere tutti i laureati (anche quelli degli anni recenti) e gli insegnanti di ruolo, ma presto potrebbe presentare nuovi ricorsi. "Al momento - dice - abbiamo fatto partire il ricorso per permettere l'ammissione al bando dei laureati dal 2001 al 2012 e degli insegnanti di ruolo. Poi, una volta partito il concorso, vedremo quando far partire anche gli altri ricorsi, ci sono altri 6 punti in cui il ministro ha violato la normativa".
Pacifico illustra quindi i punti che l'Anief contesta al ministro Profumo e che porteranno a nuovi ricorsi al Tar del Lazio:
35/50 COME PUNTEGGIO MINIMO DEL TEST PRESELETTIVO
Il punteggio relativo al test di preselezione inteso come prova scritta deve essere pari o superiore a 30 (equivalente al vecchio voto 6) e non a 35 come stabilito dal ministro, ammesso che un test possa essere in grado di dimostrare la conoscenza approfondita degli argomenti come vuole la norma di legge.
PROVA IN LINGUA STRANIERA NELLA SCUOLA ELEMENTARE E ORALE IN INGLESE PER TUTTI
Il Testo Unico parla di prove facoltative.
STOP FACOLTÀ DI DICHIARARE IL PUNTEGGIO FAVOREVOLE
Ignorato il Testo Unico anche laddove prevede che il candidato con un punteggio inferiore a quello ottenuto in occasione del precedente concorso, possa optare per il vecchio punteggio prima dell'esame dei titoli.
NESSUNA VALUTAZIONE DELLA PERMANENZA NELLE GRADUATORIE
Assente nella tabella dei titoli ogni valutazione per la permanenza nelle GaE e/o nelle GM rispetto ai non abilitati, mentre è riconosciuto - come previsto dalla norma - un punteggio superiore al titolo SSIS rispetto agli altri titoli universitari.
NESSUNA GRADUATORIA DI MERITO DI VALIDITÀ TRIENNALE
Il concorso è stato bandito secondo l'art. 400 del D.Lgs. 297/1994 che autorizza il ministro a rinnovarlo ogni tre anni. Pertanto le dichiarazioni di Profumo sul prossimo concorso per la primavera 2013 sono infondate, a meno che venga emanato secondo un regolamento attuativo della legge 244/2007 ma legato alla formazione iniziale. Per questa ragione, se è vero che il concorso non può fornire altre abilitazioni, tuttavia deve garantire una graduatoria di merito di durata triennale e fino al concorso successivo. Chi supera le soglie di 28/40 nelle rispettive prove scritte e orali prima della valutazione dei titoli non necessariamente deve ottenere subito la cattedra, a meno che a priori non si selezioni il numero esatto dei candidati secondo i posti messi a concorso
Migliaia di docenti precari hanno manifestato oggi a Roma per opporsi al concorso a cattedra organizzato dal ministero dell'Istruzione. Alla manifestazione ha aderito anche l'Anief, il cui presidente, Marcello Pacifico, ha ribadito il no del sindacato.
"Non comprendiamo - ha detto Pacifico - quale motivazione logica abbia spinto il ministro Profumo a illudere nuovamente la categoria degli insegnanti con un concorso umilante e inutile, dal momento che esclude i giovani laureati mentre punta a valutare esclusivamente personale gia' abilitato, vincitore di concorsi e che svolge la professione da anni. Le tante persone giunte qui a Roma oggi per dire no a questa insensata selezione lo confermano: il ministro Profumo fa ancora in tempo a ripensarci e a non a far bandire il concorso. Lo stesso ministro - ha aggiunto - continua a dire che e' un'opportunita' per chi e' in fondo alle graduatorie. Ecco, noi oggi siamo qui per dirgli che questa ennesima selezione di docenti non serve a nulla, facendo finta di dimenticare che ci sono gia' delle graduatorie, con centinaia di migliaia di candidati al ruolo suddivisi sulla base di titoli, servizi e merito. I precari hanno intenzione, come in ogni sana competizione, di aspettare il proprio turno: non, come vorrebbe il Miur, di programmare lo sgambetto e passare avanti agli altri", ha concluso il presidente dell'Anief.
Ha preso il via nel primo pomeriggio a Roma la manifestazione organizzata dal Cps contro una selezione che rischia di stravolgere le posizioni consolidate nelle GaE. Il sostegno di Cgil, Cobas, Cub, Usb, Usi-Ait e Anief. Ci sono anche gli studenti dell’Uds: basta con l'usare la retorica dei giovani per mascherare un progetto che non prevede l'assorbimento dei precari.
Ha preso il via, come previsto alle 14,30 nel quartiere Esquilino di Roma, la manifestazione dei coordinamenti dei precari della scuola contro il concorso a cattedra. L’iniziativa è stata organizzata a ridosso della pubblicazione del bando della procedura selettiva, che selezionerà 11.542 nuovo docenti, proprio per ribadire all’opinione pubblica la contrarietà dei precari, soprattutto quelli cosiddetti “storici”, ad un concorso che rischia di stravolgere le posizioni, ormai pressoché consolidate, all’interno delle decine di graduatorie provinciali sparse per il Paese.
La manifestazione, a cui hanno partecipato oltre un migliaio di persone, è servita tuttavia a ribadire non solo il no al concorso. I precari hanno chiesto l`assunzione su tutti i posti disponibili, il ritiro dei tagli effettuati fino ad ora, il blocco immediato del processo di privatizzazione della scuola statale che si sta portando avanti con l`approvazione del Ddl 953 (Aprea). Inoltre, spiegano in una nota, i precari scenderanno in piazza per respingere ogni ipotesi di "riconversione" dei docenti in esubero sul sostegno, "ovvero di deportazione degli insegnanti inidonei in ruoli amministrativi, previste dalla spending review, che ledono la dignità dei lavoratori e affossano il tanto evocato 'merito'.
L'arrivo della manifestazione a piazza Bocca della Verità. Alla manifestazione hanno aderito Cgil, Cobas, Cub, Usb, Usi-Ait e Anief il cui presidente, Marcello Pacifico, ha definito il concorso "una procedura selettiva tragicomica, che serve soltanto ad aggiungere un altro pezzo di carta per il prossimo governante di turno e a valutare nuovamente del personale docente all'esercizio di una professione che svolge con profitto da anni dopo aver superato diversi concorsi su contenuti disciplinari e competenze didattiche. Aggirando, tra l'altro, la direttiva 1999/70/CE secondo cui chi ha conseguito un'abilitazione e ha prestato 36 mesi di servizio va stabilizzato. E non umiliato – ha concluso Pacifico - con delle generiche prove sulla comprensione del testo e della logica".
Nelle ultime ore è arrivata anche l’adesione degli studenti dell’Uds, che parlano di“concorso truffa del ministro”. Secondo Roberto Campanelli, coordinatore nazionale dell'Unione degli Studenti “il ‘concorsone’ non piace neanche agli studenti: non ci va giù che si continui ad usare la retorica dei giovani per mascherare un progetto ben diverso da quello dell'assorbimento dei precari. Il progetto di smantellamento della scuola pubblica , cominciato anni fa e accelerato durante l'ultimo governo Berlusconi, passa dalla riproposizione della Legge 953, il PDL Aprea 2 - la vendetta, attraverso il quale si intende cancellare la rappresentanza studentesca e i diritti degli studenti, e si permette l'ingresso a pieno titolo dei privati nelle scuole, e fa tappa per il vergognoso sistema di reclutamento proposto dalla stessa On. Aprea alla regione Lombardia. Non permetteremo – ha concluso Campanelli - che la scuola venga distrutta sotto gli occhi di studenti e insegnanti”.
Profumo conferma i 5.336 posti richiesti lo scorso 2 luglio: coprirono il turn-over. Rimane però in piedi la possibilità che il contingente si riduca per il trasferimento coatto di soprannumerari, inidonei ed ex C555 e C999. Per l’Anief il ritardo non è più tollerabile, anche perchè nel frattempo si fanno contratti fino all’avente diritto non previsti dalla legge. Ancora un rinvio sul ricorso dello Snals contro il taglio degli Ata del 17% disposto dalla 133/08.
Che fine hanno fatto le assunzioni del personale Ata? A chiederlo, stavolta, non sono solo i diretti interessati e i sindacati. Ma anche il ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo. Che ha girato la domanda, attraverso una lettera, direttamente al ministro dell’Economia e a quello della Funzione Pubblica. Nella missiva, datata 18 settembre e che ha come oggetto “Richiesta autorizzazione nomine in ruolo personale ATA”, Profumo ricorda ai suoi colleghi di Governo “che nella riunione del 31 luglio u.s., oltre alla quantificazione delle assunzioni di dirigenti scolastici· e di personale docente ed educativo, già autorizzate nella seduta del CdM del 24 agosto u.s., si è concordato che la determinazione delle assunzioni relative al personale ATA sarebbe stata rinviata al completamento delle operazioni di mobilità di detto personale”.
Il ministro fornisce quindi “in allegato, il quadro delle disponibilità e degli esuberi risultanti: il prospetto sintetico del personale docente inidoneo; i prospetti sintetici ed analitici del personale delle soppresse classi di concorso C555 e C999”. l dati indicati si riferiscono alla situazione conosciuta al Sistema informativo del MIUR del 28 agosto 2012. “Nella riferita nota del 2 luglio – conclude il responsabile del Miur - veniva precisato che il turn-over effettivo del personale ATA è stato complessivamente pari a 5.336 posti, dato che si conferma”. Si attende ora una risposta, si spera celere, da parte di Mef e Funzione Pubblica.
Sulla richiesta di recepire l’autorizzazione ad assumere oltre 5mila amministrativi, tecnici ed ausiliari, si è soffermato nelle ultime ore anche l’Anief, che lamenta il danno che stanno subendo i precari non docenti della scuola in attesa che l’amministrazione prende una decisione: secondo il sindacato guidato da Marcello Pacifico “in tutta Italia si sono stipulati contratti (a nostro avviso illegittimi) fino all’avente diritto ai sensi dell’art. 40 L. 449/97 su tutti i posti vacanti di Assistente Amministrativo e di Assistente Tecnico: circa 35.000, in attesa di capire cosa fare dei docenti inidonei ed in esubero e, quindi, di vedere sbloccate le immissioni in ruolo del personale ATA”. L’Anief ritiene che “non è più tollerabile questo ritardo”. Ancora di più “perché chi è stato nominato fino all’avente diritto è sottoposto a una forma contrattuale non prevista dalla legge, poiché quel tipo di contratto non appone nessun termine e non dichiara le ragioni per le quali si stipula il contratto a t.d.; indica, invece, un riferimento normativo (l’art. 40 della legge 449/97)” che “non ha nulla a che vedere con la natura giuridica del contratto, ma si limita sostanzialmente a stabilire chi deve pagare i supplenti. Dall’art.1, comma 2, del decreto n. 112/08 si evince, invece, che l'apposizione del termine è priva di effetto se non risulta, direttamente o indirettamente, da atto scritto nel quale siano specificate le ragioni di cui al comma 1, ovvero di quelle che ne giustificano la natura a termine”.
Il sindacato ricorda, inoltre, che anche “la giurisprudenza ha chiarito che la causale del ricorso al contratto a termine deve essere descritta in modo ‘puntuale e dettagliato’, evitando locuzioni generiche e/o tautologiche, dal momento che queste ultime impedirebbero al Giudice di operare il controllo sull’effettività della stessa causale e quindi sulla legittimità del ricorso al contratto di lavoro a tempo determinato”.
Ma c’è di più. Sempre secondo l’Anief “gli eventuali neo immessi in ruolostipuleranno, a questo punto, un contratto a tempo indeterminato con decorrenza giuridica dal 1° settembre 2012 e decorrenza economica dal 1° settembre 2013. Se questo personale nell'a.s. 2012/13 non è destinatario di supplenza, godrà dunque solo degli effetti giuridici (importante a fini pensionistici) ma il suo effettivo servizio e la sua retribuzione avranno inizio nell'a.s. successivo”. Solo “nel caso in cui invece sia in servizio, potrà continuare l’incarico e, nel caso in cui riesca a completare il periodo previsto per l’anno di prova, potrà superarlo”. Alla luce di questa discrepanza di trattamento, l’Anief ritiene che ci siano i presupposti per avviare delle diffide “per recuperare il servizio perso, considerato che le nomine all’avente titolo (nota Miur del30 agosto 2012 prot. n. AOOODGPER 6340/bis) sono da imputare ad un ritardo dell’amministrazione nella procedura di definizione delle utilizzazioni del personale inidoneo e in esubero per quanto riguarda gli ITP delle classi C555 e C999”.
Sempre a proposito del personale Ata, lo Snals-Confsal comunica lo stato di avanzamento del ricorso che il sindacato autonomo ha presentato a suo tempo al Tar del Lazio contro le riduzioni di organico del personale Ata (pari ad un considerevole 17% del contingente complessivo di posti) introdotte attraverso il famigerato articolo 64 del D.L. 112/2008: per il sindacato condotto da Marco Paolo Nigi “in effetti, il Tar del Lazio ha sollevato la questione di legittimità costituzionale della norma citata. All'udienza del 18 settembre 2012 la questione di legittimità costituzionale è stata discussa, con l'intervento dei difensori del sindacato e dell'avvocatura dello Stato. La presidenza del Consiglio – continua il sindacato - ha difeso la costituzionalità della norma in quanto preordinata a salvaguardare le ragioni della spesa pubblica”.
Lo Snals-Confsal ha infine replicato che “le ragioni della finanza pubblica non possono legittimare riduzioni indiscriminate del personale della scuola che compromettono non solo i livelli occupazionali, ma anche gli standard qualitativi minimi del servizio istruzione. La Corte si è riservata la decisione che, verosimilmente, sarà pubblicata nei prossimi mesi”.
Partenza alle 14.30 da piazza Esquilino, arrivo a Bocca Verità.
Domani i precari della scuola tornano in piazza e sfileranno in un corteo a Roma per manifestare contro il "concorso truffa" ideato dal ministro dell'Istruzione Francesco Profumo. I precari chiedono l`assunzione su tutti i posti disponibili, il ritiro dei tagli effettuati fino ad ora, il blocco immediato del processo di privatizzazione della scuola statale che si sta portando avanti con l`approvazione del Ddl 953 (Aprea). Inoltre, spiegano in una nota, i precari scenderanno in piazza per respingere ogni ipotesi di "riconversione" dei docenti in esubero sul sostegno, "ovvero di deportazione degli insegnanti inidonei in ruoli amministrativi, previste dalla spending review, che ledono la dignità dei lavoratori e affossano il tanto evocato 'merito'.
La partenza della manifestazione è prevista alle 14.30 da piazza dell'Esquilino, l'arrivo a piazza Bocca della Verità. Alla manifestazione hanno aderito Cgil, Cobas, Cub, Usb, Usi-Ait e Anief il cui presidente, Marcello Pacifico, spiega: "Con questo concorso il Miur ha messo in atto una procedura selettiva tragicomica, che serve soltanto ad aggiungere un altro pezzo di carta per il prossimo governante di turno e a valutare nuovamente del personale docente all'esercizio di una professione che svolge con profitto da anni dopo aver superato diversi concorsi su contenuti disciplinari e competenze didattiche. Aggirando, tra l'altro, la direttiva 1999/70/CE secondo cui chi ha conseguito un'abilitazione e ha prestato 36 mesi di servizio va stabilizzato. E non umiliato con delle generiche prove sulla comprensione del testo e della logica".
"I precari della scuola hanno ragione: il concorso pubblico in via di emanazione rappresenta una farsa che non risolve di certo l'annoso problema del reclutamento della scuola italiana, dove 200 mila supplenti vengono impiegati ogni anno per garantire la funzionalita' di un sistema d'istruzione senza alcuna garanzia sul loro futuro professionale". Lo afferma in una nota l'Anief.
"Con questo concorso - afferma Marcello Pacifico, presidente dell'Anief - il Miur ha messo in atto una procedura selettiva tragicomica, che serve soltanto ad aggiungere un altro pezzo di carta per il prossimo governante di turno e a valutare nuovamente il personale docente all'esercizio di una professione che svolge con profitto da anni dopo aver superato diversi concorsi su contenuti disciplinari e competenze didattiche. Aggirando, tra l'altro, la direttiva 1999/70/CE secondo cui chi ha conseguito un'abilitazione e ha prestato 36 mesi di servizio va stabilizzato. E non umiliato con delle generiche prove sulla comprensione del testo e della logica".
Secondo l'Anief, inoltre, "il concorso presenta due gravi contraddizioni che innescheranno sicuro contenzioso. La prima e' l'introduzione di una insensata soglia temporale, collocata tra il 2001/02 e il 2003/04, riguardante il conseguimento del titolo di studio utile ad accedere alle prove: chi si sara' diplomato o laureato prima di quella data, in pratica, potra' partecipare pur non avendo ancora conseguito l'abilitazione. Chi ha conseguito il titolo di studio negli ultimi dieci anni rimarra' invece fuori".
"Ma come si fa - chiede il sindacato - a dire ad un candidato che e' stato escluso del concorso perche' il suo titolo e' troppo recente? A parte l'evidente incongruita' giuridica di questa scelta, come fa il ministro dell'Istruzione ancora a dire pubblicamente che questo concorso rappresenta un'opportunita' per i giovani aspiranti insegnanti che altrimenti dovrebbero attendere diversi anni prima di salire in cattedra?".
"E' emblematico - commenta Pacifico - che non potranno partecipare nemmeno i candidati al Tfa, i quali in base ai dati ufficiali pubblicati dal Cineca hanno in media 36-37 anni. Altro che giovani e meritevoli da reclutare attraverso il ritorno del concorso a cattedra: ancora una volta, prima di raggiungere il ruolo i precari rischiano di invecchiare strada facendo".
"La seconda contraddizione di cui il Miur dovra' farsi carico e' la decisione di non rendere il concorso abilitante. I vincitori che non entreranno in ruolo si ritroveranno, dopo due anni, senza posto e senza abilitazione - sottolinea l'Anief -: come se stessero giocando al Monopoli, si ritroveranno a dover ripartire daccapo perdendo tutto!".
Sempre domani, l'Anief, che e' anche ente qualificato dal Miur, ha organizzato la mattina a Roma, a partire dalle ore 9,00 nel quartiere Esquilino, un seminario di aggiornamento professionale aperto a docenti e personale Ata precari e di ruolo.
Il concorso a cattedra, voluto con forza dal ministro Profumo e che lo ha voluto bandire con tempi veloci, trova una forte contestazione da parte del mondo dei precari della scuola.
Come in fisica le forze di attrito si oppongono ai moti dei corpi, così la rivolta dei precari si oppone, con indiscussa determinazione, a questo per loro inutile concorso a cattedra.
I precari iniziano oggi, scendendo in piazza, con una contestazione non stop. La loro speranza è quella che il ministro ritiri il bando, ma ciò appare assai difficile.
Oggi anche la Flc Cgil scende in piazza in tutte le città italiane con presìdi davanti alle prefetture, assemblee aperte, eventi serali, sit-in.
Dalla voce di Mimmo Pantaleo apprende che: “I lavoratori precari della conoscenza, delle scuole, delle università, degli enti di ricerca, dei conservatori e delle accademie celebreranno il giorno del merito, iniziativa con cui vogliono ricordare i meriti e i diritti acquisiti di un’intera generazione di docenti e Ata, le competenze e le conoscenze, le esperienze e i progetti per una scuola migliore, di qualità”.
Anche l’Anief critica il concorso. Sabato 22 settembre saranno i coordinamenti autonomi dei precari della scuola e l’Usb a scendere in piazza per dire “No al concorso truffa”.
Alla vigilia di questo bando previsto per martedì in Gazzetta Ufficiale, si prepara una due giorni di contestazione, ma tutto ciò non servirà a rallentarne le ormai ben avviate procedure.
Dalla voce dei precari cogliamo i principali motivi del dissenso: “la contestazione è rivolta anche per quanto riguarda la possibilità che il concorso possa realmente reclutare insegnanti giovani e meritevoli. La probabilità che fra gli 11.542 neo insegnanti ci sia qualche giovane è ridotta al minimo. Il concorso è infatti riservato a coloro che sono già inseriti nelle graduatorie provinciali dei precari: supplenti già abilitati all’insegnamento e, in media, attorno ai 40 anni di età. Inoltre, estendere il concorso ai laureati prima del 2003 “suona come una beffa per tutti i docenti che hanno già superato un concorso e che hanno maturato un certa esperienza in classe”.
Con il richiamo al merito e ai giovani, spiega Flc Cgil, il ministero "dimentica il merito e i diritti di quanti finora hanno vinto concorsi, superato selezioni e si sono formati dentro e fuori dalle aule scolastiche". Dure critiche alle prove con cui il ministero crede di inserire giovani e meritevoli. Due manifestazioni, il 21 e 22 settembre, una sola richiesta: ritirare il concorso.
Precari della scuola in rivolta contro il cosiddetto "concorsone" voluto da Profumo. Pronti a scendere in piazza il 21 e il 22 settembre. Due diverse manifestazioni, ma la richiesta è la stessa: ritirare il concorso. "Il governo - spiegano dalla Flc Cgil -, trincerandosi dietro i richiami al merito e ai giovani, vuole bandire un concorso nella scuola dimenticando il merito e i diritti di quanti finora hanno vinto concorsi, superato selezioni e si sono formati dentro e fuori dalle aule scolastiche".
Domani, 21 settembre, la Flc Cgil scenderà in piazza in tutte le città italiane con presìdi davanti alle prefetture, assemblee aperte, eventi serali, sit-in. "I lavoratori precari della conoscenza, delle scuole, delle università, degli enti di ricerca, dei conservatori e delle accademie celebreranno il giorno del merito, iniziativa con cui vogliono ricordare i meriti e i diritti acquisiti di un'intera generazione di docenti e Ata, le competenze e le conoscenze, le esperienze e i progetti per una scuola migliore, di qualità". Anche l'Anief critica il concorso.
Sabato 22 settembre saranno i coordinamenti autonomi dei precari della scuola e l'Usb a scendere in piazza per dire "No al concorso truffa". Ma perché, nonostante gli 11.542 posti messi a disposizione per il concorso, i precari rispediscono al mittente l'invito del ministro Francesco Profumo? A spiegarlo è Maria Antonietta Assennato, precaria a Palermo. "I precari sono contrari al concorso perché hanno già in passato superato una o più procedure concorsuali, molto più selettive e molto più idonee (del nuovo concorso, ndr) a stabilire il livello di preparazione di un docente ", spiega la docente, con tantissima rabbia in corpo.
"In particolare - continua - buona parte dei precari nelle graduatorie a esaurimento proviene dalle costose Ssis (le Scuole di specializzazione all'insegnamento secondario) di durata biennale, periodo durante il quale i futuri docenti hanno svolto 200 ore di tirocinio diretto in classe, oltre ad avere l'obbligo di superare i 25 esami previsti dal piano di studi. In pratica, un'altra laurea magistrale conquistata lavorando gratis per lo Stato in classe".
I precari obiettano anche sulla possibilità che il concorso possa realmente reclutare insegnanti giovani e meritevoli. Secondo i precari, la probabilità che fra gli 11.542 neo insegnanti ci sia qualche giovane è ridotta al minimo. Il concorso è infatti riservato a coloro che sono già inseriti nelle graduatorie provinciali dei precari: supplenti già abilitati all'insegnamento e, in media, attorno ai 40 anni di età. Inoltre, estendere il concorso ai laureati prima del 2003 "suona come una beffa per tutti i docenti che hanno già superato un concorso e che hanno maturato un certa esperienza in classe". "Rischiamo - spiega ancora la Assennato - di immettere in ruolo, con criteri discutibili, persone che non mettono piede a scuola da quando si sono diplomate".
Ma i precari hanno da ridire anche sul merito. "La prova preselettiva - aggiunge la Assennato - non ha nulla a che fare con l'insegnamento delle discipline e mortifica la professionalità acquisita dai docenti negli anni nelle scuole di tutta Italia". Il quizzone a cui verranno sottoposti i partecipanti al concorso prevede 50 domande di logica, comprensione del testo, lingua straniera e informatica. Pensare infatti che precari ultraquarantenni laureati in Lettere non comprendano quello che leggono o che colleghi ingegneri o matematici non abbiano capacità logiche è come bocciare in pieno università, scuole di specializzazione secondaria e concorsi a cattedre.
"Infine - conclude la precaria, titolare di diverse abilitazioni e specializzazioni - la prova orale con la simulazione di lezione davanti a una commissione di tre persone ha le caratteristiche di qualcosa di grottesco e ridicolo, visto che molti precari ogni giorno vanno a fare lezione in classi di 30 e passa alunni, quelli veri".
Ma il concorso non va giù neppure a coloro che sono inseriti nelle vecchie graduatorie dei concorsi banditi nel 1990, 1999 e 2000. Per molti di loro l'assunzione era a un passo, con le nuove graduatorie dei concorsi le vecchie liste decadranno e occorrerà ripartire da zero. La richiesta è chiara: mantenere lo status quo e "impiegare le risorse necessarie a espletare il concorso per immettere in ruolo tutti i precari nelle graduatorie.
"Da qualche ora il ministero dell'Economia ha autorizzato i posti da destinare ai vincitori del concorso per personale docente negli anni scolastici 2013/14 e 2014/15. Apparentemente si tratta di un'ottima notizia: peccato, però, che l'amministrazione continui ad ignorare la direttiva comunitaria sulle assunzioni. Così, dopo aver abilitato negli ultimi 10 anni 300 mila insegnanti, a seguito anche di selezioni universitarie e di tirocini nelle scuole, mentre altri 130 mila aspiranti sono in questo momento valutati delle commissioni per l'accesso ai Tfa su un fabbisogno di 20 mila posti disponibili, il Miur si dimentica di loro e rimette tutto in gioco". Lo afferma in una nota l'Anief.
"Certo che quando viene ufficializzata la notizia dell'assunzione di nuovo personale nella pubblica amministrazione, in particolare nella scuola, il sindacato dovrebbe gioire e rivendicare il merito di un'inversione di tendenza - commenta Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato ai quadri e direttivi della Confedir - rispetto ai tagli inferti con 200 mila posti cancellati negli ultimi sei anni. La gioia dovrebbe essere ancora più grande alla luce della spending review che si abbatte sugli statali. Tuttavia è un sorriso amaro quello che appare sulla faccia dei precari della scuola".
A tal proposito, l'Anief ricorda che "questi docenti non di ruolo per tanti anni si sono 'caricati' sulle spalle le sorti dell'istruzione italiana: facendosi assumere da supplenti, hanno infatti permesso il regolare insegnamento nelle nostre scuole ed in molti casi la continuità didattica che altrimenti non sarebbero state possibili. Questi precari hanno di fatto tappato enormi 'buchi' in organico, in attesa della loro assunzione in ruolo che però per la gran parte non è mai arrivata".
Il ministro Profumo, intervenendo alcuni giorni fa alla nuova intitolazione di una scuola a Torino, se ne è uscito con questa affermazione “Gli insegnanti di sostegno in Italia sono circa 150 mila, un numero importante, forse è arrivato il momento per una revisione del modello”.
Si tratta di una cifra molto lontana dal vero, perché nel 2011-12 i docenti di sostegno (su posti di diritto e su posti in deroga) sono stati esattamente 97.636. La differenza, rispetto al dato fornito, non è da poco (52.364 in più, pari al 54% oltre il valore reale); si tratterebbe, infatti di una cifra abnorme che, se fosse vera, potrebbe giustificare l’intenzione dello stesso ministro di voler cercare soluzioni per una “revisione del modello”.
Invece di fornirgli quella cifra clamorosamente sbagliata, i suoi consiglieri gli avrebbero dovuto far presente – come ha rilevato anche l’Anief sorpresa per quell’abbaglio di dati – che di quei posti un terzo abbondante (34.510, pari al 35,3%) è per legge precario (finanziaria 2008), occupato (per legge) da docenti precari, nominati annualmente, di volta in volta, fino al 30 giugno (in barba alla continuità didattica).
Secondo la stessa legge i posti stabili in organico di diritto dovevano essere pari al 70%. Quindi il restante 30%, in deroga, doveva essere precario! Già quel rapporto non era funzionale e conteneva le premesse per una evoluzione negativa. Come è avvenuto.
Ora i posti di diritto (63.126), rimasti fissi nel tempo, sono soltanto il 64,7% (anziché il 70% fissato pochi anni fa) e sono destinati a valere percentualmente sempre meno, visto che continuano ad aumentare i posti in deroga. E così aumenterà il numero di docenti di sostegno precari per legge!
Se il ministro Profumo vuole davvero revisionare il modello, cominci a proporre al Parlamento di elevare in modo considerevole la vecchia percentuale del 70% (90%?-95%?). Potrebbe essere una scelta di qualità per una "revisione del modello".
Un decisivo aumento dei posti di sostegno in organico di diiritto potrebbe dare stabilizzazione al sistema, eliminando o riducendo in tal modo la precarietà dell’integrazione per i ragazzi disabili e la precarietà dei docenti.
Secondo il sindacato di Pacifico rimangono saldamente in carica fino all’emanazione di una nota interpretativa dell’ARAN al CCNQ che determini anche i casi di indizione delle elezioni suppletive (novembre?): i ds che le rimuovono rischiano la condanna per attività anti-sindacale. Vale anche per le scuole in reggenza.
Cari dirigenti degli istituti dimensionati, prima rimuovere le Rsu in carica pensateci bene: potreste essere additati di comportamento anti-sindacale. È questo il senso del comunicato che il 17 settembre l’Anief ha reso pubblico sottolineando, per rendere meglio il senso, che “fino all’emanazione di una nota interpretativa dell’ARAN al CCNQ che determini anche i casi di indizione delle elezioni suppletive” le rappresentanze sindacali elette lo scorso mese di marzo rimangono pienamente in vigore.
L’Anief ritiene, quindi, che “qualsiasi comunicazione pervenuta da parte del dirigente scolastico in cui si asserisca la decadenza delle RSU elette durante l’ultima tornata elettorale nelle scuole dimensionate è da considerare illegittima”. Allo stesso tempo, “le eventuali convocazioni sulla contrattazione, in questo momento estese alle sole OO. SS. Rappresentative, devono riguardare necessariamente le stesse RSU elette, pena l’annullamento degli atti assunti”.
Il sindacato guidato da Marcello Pacifico ricorda, a tal proposito, che “i dirigenti scolastici non ha alcun potere di nomina, individuazione o rimozione delle stesse RSU elette dai lavoratori; pertanto – continua l’Anief - non può prendere alcuna iniziativa a riguardo che non sia condannabile per attività anti-sindacale, tanto più se consideriamo che la Consulta ha già annullato la norma sul dimensionamento”.
Per l’associazione degli educatori in formazione anche “nelle scuole assegnate in reggenza, le RSU continueranno ad ogni modo a rimanere in carica fino a nuove determinazioni. Trascorse 48 ore dalla richiesta di chiarimenti inoltrata nei giorni scorsi, preso atto degli incontri avvenuti al Miur tra le OO. SS. rappresentative, Anief attende di conoscere i tempi certi entro cui sarà assicurata la correttezza delle relazioni sindacali, visto l’inizio dell’anno scolastico e l’indispensabile individuazione delle sedi di elezioni suppletive”.
Nell’ambiente sindacale, a tal proposito, il periodo che ad oggi viene indicato ancora come probabile per la “coda” delle elezioni delle Rsu rimane la prima decade di novembre. Mancando però ormai solo poco più di 50 giorni è lecito a nutrire grossi dubbi sul fatto che l’impegno possa essere mantenuto.
"Ridurre di un anno la durata del percorso scolastico? Se è vera l'indiscrezione riportata nelle ultime ore dai mass-media, che porterebbe i nostri ragazzi a diplomarsi a 18 anni anziché a 19, il ministro Profumo farebbe bene a concentrare i propri sforzi su aspetti decisamente più importanti. Come quello di portare fino alla maggiore età l'obbligo scolastico e contemporaneamente di coinvolgere gli studenti più 'difficili' potenziando l'alternanza scuola-lavoro". Lo afferma in una nota l'Anief.
"Il progetto del Miur di cancellare un anno di studi - dichiara Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato ai quadri e direttivi della Confedir - rappresenta un altro tentativo che va contro la logica del merito e della cultura all'investimento delle risorse umane. Come se il tasso di abbandono scolastico in Italia non fosse tra i più alti dell'area Ocse. Il forte sospetto è che la spinta a realizzare certe iniziative nazionali sarebbe allora legata a mere esigenze di cassa".
L'Anief ritiene "significativo che tutte le indagini sull'istruzione prodotte negli ultimi anni, confermate da agenzie internazionali e persino dallo stesso Miur, abbiano invece indicato la necessità di far frequentare la scuola a tutti i lavoratori: ciò favorirebbe una migliore riconversione professionale, oltre che i processi di razionalizzazione e ricapitalizzazione dell'impiego delle risorse umane".
"Un esempio virtuoso che l'Italia dovrebbe seguire - sostiene Pacifico - è quello condotto da alcuni Stati degli Usa, dove è stato dimostrato che un percorso di apprendimento ridotto non porta a maggiori chance nella ricerca del lavoro. Né, tantomeno, permette di acquisire più conoscenze, capacità e competenze. Il nostro Governo potrebbe anche guardare a modelli educativi-formativi geograficamente più 'vicini', come quello tedesco: in Germania, infatti, gli studenti possono contare su un sapiente utilizzo dell'apprendistato, che essendo strettamente collegato al tessuto industriale permette ai giovani di specializzarsi in campi produttivi reali ma contemporaneamente di accrescere il proprio sapere continuando a frequentare la scuola".
Alla luce di queste considerazioni, l'Anief teme quindi che il progetto ora all'esame di una decina di esperti incaricati dal Miur possa avere solo uno scopo: il taglio di 50mila unità di personale. "Non bisogna essere dei guru - conclude Pacifico - per prevedere che l'anticipo di un anno del corso di studi, assieme alla volontà espressa da tempo di abolire il valore legale del titolo di studio, metterebbe una pietra tombale sulla validità del nostro sistema scolastico".
La decisione del Miur di destinare tablet e personal computer alle scuole del sud è stata definita dal segretario federale della Lega Nord, Roberto Maroni "una cosa pazzesca che divide a fa danni anche alla scuola". Secondo l'Anief "stiamo solo assistendo alla solita politica irritante a cui ci ha abituato da tempo la Lega".
"Il segretario Maroni dovrebbe sapere - dichiara Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato ai quadri e direttivi della Confedir - che il materiale informatico è stato assegnato ad una serie di regioni (Campania, Puglia, Calabria, Sicilia) che appartengono ad aree sottoutilizzate. Tanto è vero che i finanziamenti per acquistarli sono di tipo Fas e fanno capo a fondi della Comunità europea finalizzati a potenziare le regioni obiettivo 1".
"Forse la Lega Nord - continua Pacifico - rimpiange il periodo politico in cui attraverso il Cipe, abusando del potere assunto durante l'ultimo Governo Berlusconi, ha permesso di dirottare alle scuole del Nord diversi fondi dell'Unione destinati al meridione".
"La decisione del ministro Profumo di potenziare finalmente le scuole del sud non può che trovarci d'accordo: speriamo, anzi, che sia solo la prima - conclude il sindacalista - di una serie di tranche finalizzate a risollevare finalmente le aree del paese più in difficoltà".
Dopo la FLC CGIL anche l'Anief e il PRC accolgono l'invito ad aderire alla manifestazione del 22 settembre. L'Anief organizza per la mattina dello stesso giorno un seminario di aggiornamento professionale per il quale è previsto l'esonero del servizio.
Ufficio Stampa Anief - Anief aderisce alla manifestazione organizzata dai precari, il 22 settembre pomeriggio a Roma
Per l’occasione, l’ente qualificato dal Miur organizza per la mattina un seminario di aggiornamento professionale aperto a docenti e ata precari e di ruolo sulla legislazione nazionale approvata nell’ultimo ventennio relativamente all’accesso alla professione. Previsto l’esonero dal servizio. Per informazioni, vai al a questo link.
Vito Meloni Responsabile nazionale scuola PRC SE - Accogliamo con convinzione l'invito ad aderire alla manifestazione del 22 settembre della quale condividiamo pienamente la piattaforma rivendicativa. C'è bisogno che il mondo della scuola e i cittadini tutti rimettano al centro dell'agenda politica i veri problemi del sistema scolastico italiano, resi drammaticamente evidenti dai risultati dell'ultima indagine OCSE, contro le iniziative demagogiche e fuorvianti del ministro Profumo e del governo.
Saremo in piazza al vostro fianco il 22 e lavoreremo per la migliore riuscita della manifestazione.
Giungono le prime reazioni alle indiscrezioni sulla volontà da parte del Ministro di dare seguito al vecchio progetto di Berliguer e Morati sulla riduzione del percorso scolastico di un anno, che permetterebbe agli studenti di conseguire il diploma a 18 anni. Pubblichiamo i comunicati di CISL e ANIEF.
Dichiarazione di Francesco Scrima
Segretario Generale della CISL Scuola
Percorsi scolastici, inutili e sbagliate nostalgie
Ripensare articolazione e durata dei percorsi di studio, con l'obiettivo di un diploma a 18 anni? Non è un discorso nuovo, nè impresa facile, come si è già visto con precedenti esperienze, che non vorremmo qualcuno volesse riproporci.
Un'impresa che certamente non sembra alla portata di questo governo, non fosse altro per i tempi di cui dispone.
Ci chiediamo allora che senso abbia mettere in azione fantomatici gruppi di lavoro per compiti che si sa già in partenza di non poter svolgere, quando sarebbe bene dedicarsi a risolvere i problemi che anche quest'anno rendono travagliato l'avvio dell'attività delle scuole.
Se poi, come sembra, si volesse dare spazio a qualche nostalgia di riforme ordinamentali già rivelatesi inattuabili, diciamo che anche oggi, come allora, non accetteremmo progetti che mortifichino e penalizzino quella parte del nostro sistema scolastico capace di restituire i migliori risultati, come avverrebbe se la
“grande trovata” fosse quella di uno scivolamento in basso degli attuali percorsi, anticipandoli tutti di un anno.
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Scuola – Anief: diploma a 18 anni? Miur vuole solo fare “cassa”
‘I più recenti studi indicano di allungare l’apprendimento in classe’
Ridurre di un anno la durata del percorso scolastico? Se è vera l’indiscrezione riportata nelle ultime ore dai mass-media, che porterebbe i nostri ragazzi a diplomarsi a 18 anni anziché a 19, il ministro Profumo farebbe bene a concentrare i propri sforzi su aspetti decisamente più importanti. Come quello di portare fino alla maggiore età l’obbligo scolastico e contemporaneamente di coinvolgere gli studenti più “difficili” potenziando l’alternanza scuola-lavoro.
“Il progetto del Miur di cancellare un anno di studi - dichiara Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato ai quadri e direttivi della Confedir - rappresenta un altro tentativo che va contro la logica del merito e della cultura all’investimento delle risorse umane. Come se il tasso di abbandono scolastico in Italia non fosse tra i più alti dell’area Ocse. Il forte sospetto è che la spinta a realizzare certe iniziative nazionali sarebbe allora legata a mere esigenze di cassa”.
L’Anief ritiene significativo che tutte le indagini sull’istruzione prodotte negli ultimi anni, confermate da agenzie internazionali e persino dallo stesso Miur, abbiano invece indicato la necessità di far frequentare la scuola a tutti i lavoratori: ciò favorirebbe una migliore riconversione professionale, oltre che i processi di razionalizzazione e ricapitalizzazione dell’impiego delle risorse umane.
“Un esempio virtuoso che l’Italia dovrebbe seguire – sostiene Pacifico – è quello condotto da alcuni Stati degli Usa, dove è stato dimostrato che un percorso di apprendimento ridotto non porta a maggiori chance nella ricerca del lavoro. Né, tantomeno, permette di acquisire più conoscenze, capacità e competenze. Il nostro Governo potrebbe anche guardare a modelli educativi-formativi geograficamente più ‘vicini’, come quello tedesco: in Germania, infatti, gli studenti possono contare su un sapiente utilizzo dell’apprendistato, che essendo strettamente collegato al tessuto industriale permette ai giovani di specializzarsi in campi produttivi reali ma contemporaneamente di accrescere il proprio sapere continuando a frequentare la scuola”.
Alla luce di queste considerazioni, l’Anief teme quindi che il progetto ora all’esame di una decina di esperti incaricati dal Miur possa avere solo uno scopo: il taglio di 50mila unità di personale. “Non bisogna essere dei guru – conclude Pacifico – per prevedere che l’anticipo di un anno del corso di studi, assieme alla volontà espressa da tempo di abolire il valore legale del titolo di studio, metterebbe una pietra tombale sulla validità del nostro sistema scolastico”.
Continuiamo le interviste per sondare le posizioni del mondo sindacale sul concorso per i docenti. Questa è la volta del Prof. Marcello Pacifico, presidente dell'ANIEF, l'intervista è di Daniela Sala.
Quale idea vi siete fatti di questo concorso?
Sicuramente c'è una grande confusione. Noi chiediamo al Ministro di riflettere sulla praticabilità e opportunità di questo concorso. In pochi giorni abbiamo assistito a dichiarazioni contrastanti da parte dei due sottosegretari e rispetto anche alle dichiarazione del Ministro. I 54mila posti per il prossimo triennio sembrano scomparsi e gli 11mila posti ora messi a concorso saranno forse spalmati sul triennio. Purtroppo non si sono voluti ascoltare né i precari né le sentenze della Corte europea, che obbliga a stabilizzare chi ha più di 36 mesi di servizio e dall'altra parte si è annunciato di voler inserire i giovani nella scuola quando proprio i più giovani, i neolaureati e gli ammessi al Tfa non potranno partecipare.
Che cosa si potrebbe o dovrebbe fare?
Si dovrebbe riprendere un serio piano di immissioni in ruolo, su tutti i posti o disponibili, che non sono solo quelli al 31 agosto: ci sono anche diversi posti al 30 giugno che dovrebbero essere dati di ruolo. Intanto a Mantova, ad esempio, siamo al paradosso che i precari sono sotto ricatto: chi aveva fatto causa e ottenuto il risarcimento danni è stato indotto a rinunciare a questi soldi in cambio di un'ennesima supplenza. La verità è una sola: per anni si è abusato dei precari e ora l'unica cosa giusta da fare è riconoscere loro il merito che ogni giorno hanno dimostrato con un reclutamento massiccio su tutti i posti disponibili.
Ecco, per quanto riguarda il reclutamento quali misure ritenete auspicabili?
In questo momento si sta procedendo con una distorsione rispetto a quanto stabilito dal legislatore, infatti il progetto iniziale del 2006 di riforma di formazione e reclutamento è stato tradito già con le Siss, un sistema basato su un numero chiuso in entrata che in teoria al termine doveva garantire l'assunzione. Peccato che i numeri fossero basati su previsioni di posti successivamente non disponibili, per effetto, chiaramente, dei tagli.
In teoria comunque l'accesso alle Siss era basato su un numero di posti disponibili e vacanti previsti per il triennio successivo, ecco perché oggi il ministro prima annuncio un concorso su posti disponibili all'1 settembre e poi si contraddice dicendo che i posti rigurdano il triennio: una vecchia regola che era quella della previsione dei posti sul triennio viene inserita in un sistema nuovo dai contorni indefiniti.
La prima cosa da fare è quindi chiarire quali sono i posti disponibili: l'ex provveditorato deve fare una seria ricognizione anche perché ormai, per prassi, molti posti posti vengono dati al 30 giugno e non al 31 agosto. Poi occorrere rimettere mano con urgenza al dimensionamento scolastico, peraltro dichiarato incostituzionale, e ai tagli che hanno riguardato il personale ata, altrimenti è impossibile capire come stabilizzare queste persone che lo Stato ha sfruttato per anni per fare supplenze e per far funzionare la scuola. Dopodiché bisogna trovare un sistema che colleghi formazione e reclutamento, reclutamento che deve essere fatto con mezzi o trasparenti e che certamente non può essere affidato ai dirigenti scolastici.
Che tipo di sistema immaginate per il reclutamento invece?
Siamo totalmente contrari alla chiamata diretta delle scuole, per un semplice motivo: il dirigente pubblico non può essere licenziato in caso di mancato raggiungimento degli obiettivi, può ricevere sanzioni ma non essere licenziato. E in pratica fino a quando il dirigente scolastico non sarà considerato direttamente responsabile è impensabile mettere nelle sue mani un simile potere sul personale scolastico.
Potrebbe invece funzionare un sistema che leghi la selezione iniziale con con la formazione sul campo e infine con l'assunzione in ruolo, ma questo può essere fatto soltanto se a priori non ci si dimentica delle storie personali e della professionalità che i precari hanno maturato negli anni. Insomma siamo contrari a qualunque provvedimento che non tenga conto della situazione attuale e dello stato attuale della precarietà in Italia: non si può lavorare sui massimi sistemi se non si ha idea della situazione reale e dei numeri. E questo è anche il motivo di tanta confusione in questi giorni: alla basa c'è una fotografia degli organici che non corrisponde alla realtà. E questo porta all'invenzione di nuovi sistemi di reclutamento lontani dalla realtà e guarda caso poi cadono.
Tanto che avete già annunciato possibili ricorsi.
Innanzitutto siamo stati i primi a dire che in questo momento non si può parlare di ricorso se non si conosce il bando. Certo è però che dalle riunioni con i sindacati sono emerse in maniera ufficiosa delle bozze preoccupanti. Noi comunque preferiamo appellarci al buon senso del Ministro perchè fermi il concorso, piuttosto che tentare di fermarlo ricorrendo a procedimenti giudiziari.
In ogni caso non si capisce perché è stata posta una data oltre la quale i laureati, a parità di titolo, non sono ammessi e questa è una palese disparità di trattamento. Così come siamo riusciti a far ammettere i precari al concorso a dirigente scolastico, così siamo pronti a intervenire anche rispetto a questa discriminazione..
Al momento che cosa si può fare di concreto?
Rivedere gli organici sulla base della normativa vigente, poi, in applicazione della direttiva europea 1999/70 stabilizzare i precari su tutti i posti vacanti e disponibili e quindi studiare un serio piano di immissione in ruolo. E non stiamo parlando di una sanatoria ma di persone che sono state già formate dallo stato per fare gli insegnanti.
Siete d'accordo con la scelta di riservare metà dei posti al concorso e l'altra meta alle GaE?
Il problema delle assunzioni è legato alla Costituzione, per cui ci è necessario fare i concorso. La legge non dice però quanti concorsi l'amministrazione deve bandire. Il problema, di nuovo, è che al netto del turn over sono scomparsi 200mila posti nella scuola. E guarda caso, dopo aver formato nuovi insegnanti per anni oggi ci sono 200mila persone in graduatoria e non per colpa loro: la colpa è dello Stato che prima li ha formati pensando di averne bisogno e poi, preso da politiche di rigore, con tagli lineari li ha ingabbiati nelle graduatorie.
Quale sarebbe ora il male minore?
Chi sta in graduatoria ha maturato delle aspettative di assunzione nel giro di pochi anni. Ecco perché noi ancora prima di questa polemica sul concorso abbiamo chiesto al Ministro di fare il concorso almeno solo sulle classi di concorso esaurite. Ma così non sarà e ci sarà di nuovo una guerra tra poveri.
D'altra parte c'è chi, come Mimmo Pantaleo (Flc-Cgil), vede nel bandire un concorso solo su classi esaurite una discriminazione ulteriore.
Certo in passato abbiamo assistito a discriminazioni anche per quanto riguarda il divario tra Nord e Sud. Il problema comunque sono i numeri e la confusione che sui numeri ha fatto il Ministro.
Stiamo parlando di ipotesi quando l'unica cosa sensata sarebbe fare una bella pausa di riflessione, rivedere egli organici e poi procedere a un ragionato piano di immissioni, senza dimenticarsi anche dei futuri iscritti al Tfa.
Di Meglio: non vorremmo che l’obiettivo fosse l’ennesimo taglio di posti nella scuola pubblica statale. Pacifico: pur di fare cassa mettono una pietra tombale sulla validità del nostro sistema scolastico.
Ma quale allineamento didattico della la scuola italiana al resto d'Europa? La volontà manifestata dal Governo Monti di ridurre di un anno il ciclo di studi scolastici - anticipando a 18 anni, anziché a 19, il conseguimento del diploma di maturità - deriverebbe prima di tutto dall’esigenza di dare un’ulteriore bella sforbiciata al numero di cattedre e di posti afferenti al personale Ata. Tanto è vero che se dovesse realizzarsi, l’intenzione dell’esecutivo, peraltro già manifestato dopo poche settimane dall’approdo a viale Trastevere, in particolare attraverso l’apertura espressa dal sottosegretario Marco Rossi Doria (con inevitabile strascico di polemiche) si verrebbe a creare un esubero di personale stimabile tra le 40mila e le 60mila unità.
Nelle ultime ore a farsi portatori di questa tesi sono stati alcuni sindacati autonomi. I quali, dopo i confederali, in particolare Flc-Cgil e Cisl Scuola, hanno espresso forti critiche, verso l’idea allo studio del Miur. Secondo Rino Di Meglio,coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, “non si comprende la finalità di una simile ipotesi. Non vorremmo che l’obiettivo fosse l’ennesimo taglio di posti nella scuola pubblica statale”. Secondo il sindacalista a capo della Gilda “sarebbe bene che il ministro Profumo, nei pochi mesi ancora a sua disposizione, si concentrasse sulle tante questioni aperte nel mondo della scuola e puntasse a far funzionare tutto ciò che ancora non va”.
Altrettanto piccata è la risposta dell’Anief, secondo cui il ministro Profumo dovrebbe concentrare i propri sforzi su aspetti decisamente più importanti. Come quello di portare fino alla maggiore età l’obbligo scolastico e contemporaneamente di coinvolgere gli studenti più “difficili” potenziando l’alternanza scuola-lavoro. “Il progetto del Miur di cancellare un anno di studi - dichiara Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato ai quadri e direttivi della Confedir - rappresenta un altro tentativo che va contro la logica del merito e della cultura all’investimento delle risorse umane. Come se il tasso di abbandono scolastico in Italia non fosse tra i più alti dell’area Ocse. Il forte sospetto è che la spinta a realizzare certe iniziative nazionali sarebbe allora legata a mere esigenze di cassa”.
L’Anief ritiene significativo che tutte le indagini sull’istruzione prodotte negli ultimi anni, confermate da agenzie internazionali e persino dallo stesso Miur, abbiano invece indicato la necessità di far frequentare la scuola a tutti i lavoratori: ciò favorirebbe una migliore riconversione professionale, oltre che i processi di razionalizzazione e ricapitalizzazione dell’impiego delle risorse umane. Il presidente del sindacato degli educatori in formazione, Marcello Pacifico, è convinto che non bisogna andare troppo lontano per capire cosa fare: basta recarsi “in Germania”, dove“gli studenti possono contare su un sapiente utilizzo dell’apprendistato, che essendo strettamente collegato al tessuto industriale permette ai giovani di specializzarsi in campi produttivi reali, ma contemporaneamente di accrescere il proprio sapere continuando a frequentare la scuola”. Davvero amara la conclusione del leader dell’Anief: “non bisogna essere dei guru – conclude Pacifico – per prevedere che l’anticipo di un anno del corso di studi, assieme alla volontà espressa da tempo di abolire del valore legale del titolo di studio, metterebbe una pietra tombale sulla validità del nostro sistema scolastico”.
''I tablet al sud sono necessari, la Lega si rassegni''. Così l'Anief replica a Maroni che ieri aveva criticato l'iniziativa.
''Stiamo solo assistendo - afferma l'associazione in una nota - alla solita politica irritante a cui ci ha abituato da tempo la Lega. Il segretario Maroni dovrebbe sapere - dichiara Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato ai quadri e direttivi della Confedir - che il materiale informatico è stato assegnato a una serie di regioni (Campania, Puglia, Calabria, Sicilia) che appartengono ad aree sottoutilizzate. Tanto è vero che i finanziamenti per acquistarli sono di tipo Fas e fanno capo a fondi della Comunità europea finalizzati a potenziare le regioni obiettivo 1.
Forse la Lega Nord - continua Pacifico - rimpiange il periodo politico in cui attraverso il Cipe, abusando del potere assunto durante l'ultimo Governo Berlusconi, ha permesso di dirottare alle scuole del Nord diversi fondi dell'Unione destinati al meridione. La decisione del ministro Profumo di potenziare finalmente le scuole del sud non può che trovarci d'accordo: speriamo, anzi, che sia solo la prima - conclude il sindacalista - di una serie di tranche finalizzate a risollevare finalmente le aree del paese più in difficolta'''.
Anief: assumere i precari con 36 mesi di servizio è la vera priorità. Flc-Cgil: è un'operazione di pura propaganda. Mario Pittoni (Lega): questo concorso è uno spreco e si basa su una formula ampiamente superata.
Le prese di posizione contro i concorsi si susseguono. Ormai a sostenere i concorsi, Ministro e sottosegretario Rossi Doria, sono rimasti davvero in pochi.
L’Anief sostiene che la vera priorità è l’assunzione dei precari con 36 mesi di servizio e anche l’on. Anita Di Giuseppe contesta la decisione del ministro Profumo di bandire nuovi concorsi.
La Flc-Cgil non ha dubbi e afferma che “l'annunciato concorso è pura propaganda e che con la promozione della qualità della scuola pubblica non ha niente a che vedere”.
In un comunicato di queste ore il senatore della Lega Mario Pittoni afferma anche che questo concorso non consentirà affatto di facilitare l’assunzione delle 4 categorie che più di altre si aspettano una rapida soluzione dei propri problemi lavorativi: iscritti nelle graduatorie provinciali ad esaurimento, nuovi abilitati, abilitandi e non abilitati che hanno maturato un certo periodo di servizio. Il fatto è – sostiene Pittoni – che questo concorso si basa su una formula ampiamente superata e in sostanza si tradurrà in un vero e proprio spreco di denaro pubblico. Secondo Pittoni “non prendere in considerazione le peculiarità anche di una sola di queste categorie, può generare scontro sociale, mettendo a rischio l’intero progetto”. Gli insegnanti - aggiunge ancora il parlamentare - si chiedono: per chi viene bandito questo concorso? Non certo per i giovani neolaureati sprovvisti di abilitazione. E pure gli abilitati si contenderanno nell’arco di tre anni una cattedra su una disponibilità complessiva di soli 12 mila posti. Ha senso tutto questo? Se poi corrisponde al vero l’annunciata strutturazione delle procedure concorsuali, la spesa sarà di svariati milioni”. Conclude Pittoni: “In attesa di una riforma vera (non di un semplice regolamento che consentirebbe soltanto qualche ritocco a vecchi meccanismi, incapaci di filtrare il merito in modo omogeneo), e se davvero sono disponibili tali risorse non sarebbe meglio impiegarle per potenziare il servizio?”
"Mentre Profumo annuncia iscrizioni on line, registri elettronici e risparmi per 240 milioni di euro attraverso una nuova gestione delle scuole, l'Ocse lo bacchetta rilevando che dal 2000 al 2010 i docenti italiani sono sempre più poveri e meno pagati". E' quanto afferma l'associazione professionale sindacale (Anief) dopo l'annuncio del ministro che saranno introdotte una serie di innovazioni tecnologiche per abbattere le spese scolastiche e migliorare la qualità della didattica in ogni classe.
"Chi opera nella scuola - prosegue l'Anief - non può che apprezzare questo sforzo, però è bene che prima il personale scolastico venga messo nelle condizioni per operare al meglio. Sebbene lavorino di più, per colpa dei pochi investimenti di spesa pubblica nel settore dell'istruzione, università e ricerca, il 9% dei docenti italiani, contro il 13% della media di 32 Paesi, occupa il penultimo posto nell'indagine "Education at a Glance" che pone a confronto i sistemi educativi nell'ultimo decennio.
Per Marcello Pacifico, delegato Confedir alle alte professionalità e presidente Anief, "è chiaro come questa perdita secca dei salari influisca molto sulla motivazione del corpo insegnante che non ha una prospettiva di carriera, che accede al ruolo dopo anni di sfruttamento da precario. Senza soldi per la scuola, l'università e ricerca non ci sarà aumento della produttività, per questa ragione, l'Italia è ferma da 10 anni rispetto ai Paesi più sviluppati".
L'Anief cita i dati di una ricerca. Nel 2000, fatto 100 lo stipendio medio degli insegnanti dei 37 Paesi economicamente più progrediti, nel 2010, in Italia è cresciuto ogni anno a partire dal 2005 del 4/5% mente nella media OCDE del 15/22% secondo la fascia di insegnanti (primaria, secondaria di primo e secondo grado), colpa della percentuale di spesa (4,9%) del PiL che l'Italia dedica al settore della conoscenza, rispetto alla media del 6,2%. Risultato: nel 2010, il reddito medio degli insegnanti italiani si colloca intorno a 32.000 euro lordi, in Inghilterra supera i 49.000 euro.
A parte il minore investimento, permane la differenza tra stipendio iniziale e di fine rapporto, a testimonianza di una carriera che non c'è: infatti, nell'accesso alla professione, gli italiani prendono quanto i colleghi europei (28.000 euro), ma nell'ultimo anno prima della pensione perdono tra i 7.000 e gli 8.000 euro, in media, pur avendo aumentato le ore di insegnamento in questi ultimi dieci anni (da 744 a 770 rispetto a una media OCDE da 762 a 782 per la primaria, da 608 a 630 rispetto a una media OCDE da 681 a 704 per la secondaria di primo grado, da 605 a 630 rispetto a una media OCDE da 608 a 658). Complessivamente, gli insegnanti italiani lavorano 39 settimane rispetto alle 38 Ocde, 175 giorni rispetto ai 185 Ocde.
Si parte il 14 con lo stop del pubblico impiego proclamato da Fsi-Usae. Il 21 settembre al via le mobilitazioni della Flc-Cgil. Il giorno dopo in piazza i coordinamenti dei precari. Il 28 tocca ai comparti università, ricerca e Afam, su iniziativa di Cgil e Uil: si ferma anche l'Ugl. Lo stesso giono e poi il 12 ottobre sarà la volta degli studenti. Il 20 ottobre lo sciopero dei comparti della conoscenza indetto ancora dalla Flc-Cgil.
Quello che sta iniziando è un anno scolastico all’insegna delle contestazioni prodotte dai sindacati (ma non solo) contro una lunga lista di temi: tagli alle risorse e agli organici, concorsi pubblici e reclutamento, precariato, dimensionamento, riforma degli organi collegiali, diritto allo studio. Ed altri ancora. In alcuni casi le mobilitazioni riguarderanno specificatamente l'istruzione, in altre l'intera pubblica amministrazione.
Si inizia venerdì 14 settembre, con lo sciopero nazionale di tutto il pubblico impiego proclamato da Fsi-Usae. Il21 settembre prenderanno il via le iniziative di mobilitazione indette dalla Flc-Cgil in diverse località: “in tutte le città italiane – fa sapere il sindacato guidato da Mimmo Pantaleo - i lavoratori precari della conoscenza, delle scuole, delle università, degli enti di ricerca, dei conservatori e delle accademie celebreranno 'il giorno del merito', iniziativa con cui vogliono ricordare i meriti e i diritti acquisiti di un'intera generazione di docenti e ATA, le competenze e le conoscenze, le esperienze e i progetti per una scuola migliore, di qualità: presidi davanti alle Prefetture e alle Regioni, assemblee aperte, eventi serali”.
Il giorno dopo, sabato 22, gli stessi lavoratori della conoscenza parteciperanno alla manifestazione nazionale promossa dai coordinamenti dei precari “contro il concorso truffa del ministro Profumo e per la difesa della scuola pubblica”. I precari si sono rivolti “a tutte le organizzazioni sindacali e politiche che si sono espresse in questi giorni contro il concorso e hanno contrastato i tagli alla scuola di questi anni”: l’obiettivo è “dare un concreto sostegno al fine di contribuire alla massima riuscita della manifestazione”. Oltre al ritiro del concorso a cattedra, i coordinamenti del personale non di ruolo della scuola - che hanno manifestato davanti al Miur lo scorso 4 settembre assieme ad Anief e Usi - chiedono “la restituzione alla scuola delle risorse sottratte con i tagli della Gelmini e il rifinanziamento della scuola stessa; un piano di assunzioni a tempo indeterminato sui posti vacanti e disponibili; il ritiro del pdl 953 (ex Aprea)”.
Ma le proteste non si fermeranno qui. Il 28 settembre i comparti università, ricerca e Afam parteciperanno allo sciopero del pubblico impiego proclamato dalla confederazione nazionale assieme alla Uil. Nella stessa giornata si fermerà anche l’Ugl, secondo cui “i tagli previsti per il pubblico impiego sono eccessivi e non mirano ad abbattere i veri sprechi, anzi, mettono a rischio la funzionalità degli uffici”. Sempre il 28 settembre entrano in scena i giovani, con una manifestazione programmata a Roma da Rete studenti medi e Udu: al centro dalla protesta sono i corsi universitari a numero chiuso, definito come "la violazione totale del diritto allo studio".
Il 12 ottobre gli studenti manifesteranno ancora, stavolta per rivendicare il diritto ad una istruzione pubblica di qualità e garantita a tutti. “Una scuola di qualità – ha fatto sapere la Rete degli Studenti - ce la chiede l'Europa, e noi la chiederemo a questo governo, a partire dal primo giorno di scuola, in un percorso di mobilitazione che culminerà nel 12 Ottobre, data in cui tutti gli studenti d'Italia scenderanno in piazza per lanciare le loro proposte e denunciare i loro disagi”.
Il 20 ottobre è previsto, infine, lo sciopero, con manifestazione nazionale di tutti i comparti della conoscenza organizzata dalla Flc-Cgil. Secondo il sindacato di Leopoldo Serra serve "una lunga fase di mobilitazione in tutti comparti della conoscenza contro le scelte del Governo Monti che stanno ulteriormente penalizzando scuola, università, ricerca e Afam. La spending review assesta un duro colpo al sistema di protezione sociale e ai diritti di cittadinanza. Si continua a tagliare personale, si riducono i diritti, si licenziano i precari, si aumentano le tasse universitarie, si limita la contrattazione sui posti di lavoro, si colpisce la dignità del lavoro pubblico e si portano al collasso definitivo molti enti di ricerca".
La lista delle lamentele non finisce qui: “il ministro Profumo – continua la Flc-Cgil -vuole bandire un concorso nella scuola, inutile e costoso, senza aver prima definito un piano di stabilizzazione per i precari iscritti nelle graduatorie ad esaurimento. Per fare cassa si trasferiscono forzosamente i docenti inidonei per motivi di salute e gli insegnati tecnico pratici sui posti amministrativi e tecnici licenziando 2.000 precari che negli ultimi dieci anni hanno garantito la funzionalità delle segreterie scolastiche".
"I precari della scuola hanno bisogno di risposte certe sulle stabilizzazioni. Dal Ministero invece tanta confusione su numeri, tempi e modalità: basta con la politica degli annunci". È quanto si legge in una nota dell'Anief che aggiunge: "Dopo la mobilitazione attuata nei giorni scorsi dai tanti docenti precari che hanno già superato concorsi e selezioni per l'accesso all'insegnamento, l'unica risposta che il Miur avrebbe dovuto fornire era quella di pubblicare un piano trasparente e sicuro di immissioni in ruolo.
Invece in questi ultimi giorni il Ministro dell'Istruzione e i suoi sottosegretari si sono dilettati nel rilasciare dichiarazioni sui prossimi concorsi spesso confuse e persino discordanti una con l'altra". "Non è possibile che i più alti rappresentanti di un dicastero - sostiene Marcello Pacifico, presidente dell'Anief - forniscano diversi numeri, tempistiche e modalità sui concorsi venturi: come si fa, a pochi giorni dalla pubblicazione di un bando annunciato come un evento 'storico', ad avere ancora le idee poco chiare sui suoi contenuti?".
"Ecco qualche esempio - prosegue l'Anief -. I 54mila posti che nei giorni scorsi erano stati indicati come il contingente di nuovi docenti da suddividere nel prossimo triennio, nelle ultime ore si sono ridotti a 22mila, di cui la metà da individuare attraverso una modalità selettiva che non doveva esistere; la cadenza dei concorsi si è trasformata da biennale in annuale, per poi tornare biennale. E che dire della mancata individuazione del fabbisogno che ancora non è stato accertato? Ma non è finita. Perché prima si dice che il ritorno del concorso a cattedra permetterà di selezionare tanti giovani meritevoli, dimenticando i precari storici, poi si scopre che in realtà queste selezioni abbandonano al loro destino tutti i neo-laureati e i docenti che si abiliteranno con il prossimo Tfa.
E tutto questo avviene mentre, con fare quasi intimidatorio, l'amministrazione periferica lombarda costringe i supplenti che hanno lavorato per più di 36 mesi e ottenuto un risarcimento dal giudice del lavoro per l'abuso dei contratti a termine, a firmare una conciliazione attraverso la quale rinunciano a quanto imposto dal tribunale e dall'Unione Europea". "La misura è colma - commenta Pacifico - non si può più scherzare sulla qualità dell'istruzione pubblica e sull'accesso alla professione del docente. Sinora sui concorsi a cattedra abbiamo ricevuto, anziché indicazioni chiare e responsabili, solo una serie di spot pubblicitari. E nessuna risposta concreta.
È arrivato il momento di mettere in atto una seria riflessione. È per questo motivo che abbiamo chiesto al ministro Profumo di riflettere seriamente sulla possibilità di fermare il concorso e - conclude il presidente dell'Anief - di programmare al suo posto un serio assorbimento del precariato scolastico".
"Inutile invocare una decisione rapida del Consiglio di Stato sulle prove scritte in Lombardia, quando a fine novembre il Tar Lazio potrebbe annullare l'intera procedura concorsuale, mentre rimangono bloccati i concorsi in Calabria e Molise. La soluzione politica deve tenere conto anche dei diritti dei ricorrenti per non cancellare tutto". È quanto si legge in una nota dell'Anief.
"Quando il presidente dell'Anief, Marcello Pacifico - prosegue la nota - chiese al ministro – appena insediato, lo scorso ottobre - di rinviare di qualche giorno le prove scritte per consentire al Consiglio di Stato di valutare la richiesta di ammissione con urgenza e con riserva dei ricorrenti alle stesse, così da salvare l'esito finale del concorso, tale richiesta non è stata ascoltata. Ora il destino beffardo costringe lo stesso titolare di Viale Trastevere a chiedere al tribunale di anticipare il giudizio di una sentenza dai contenuti scontati per preparare l'ennesima sanatoria all'italiana che già alcuni esponenti politici e sindacali vorrebbero scritta.
Bene, ma questa volta si stia attenti alla sostanza oltre che alla forma, perché con la soluzione politica non basterà rinnovare le prove per tutti i ricorrenti, ma stilare una graduatoria unica finale comprendente i vecchi e nuovi idonei. In questo modo, potrebbe essere persino giustificata l'attribuzione, per l'a.s. 2012-2013, di un incarico di presidenza agli idonei.
Oggi, a differenza del precedente concorso siciliano, non è in discussione soltanto la valutazione degli scritti, ma la rinnovazione dell'intera procedura concorsuale, per la violazione del bando attraverso la somministrazione di quesiti errati.
Pertanto, qualsiasi soluzione dovrà risolvere la specifica situazione creatasi e soddisfare le pretese di tutti gli attori, sia ricorrenti sia idonei, per non essere annullata ancora una volta dal Tribunale".
Grazie a un decreto monocratico d'urgenza del Tar del Lazio, ottenuto dai legali del sindacato Anief, a partire da lunedì prossimo gli aspiranti docenti esclusi dalla prova preselettiva di accesso al tirocinio formativo attivo per colpa degli errori nella batteria dei quesiti selezionata dalla commissione di esperti del Miur potranno accedere alle prove presso le Università. Lo annuncia l'Anief in una nota.
Il ricorso è stato presentato per consentire la corretta valutazione dei candidati. Incompleta, per il presidente dell'Anief, Marcello Pacifico, la revisione dei test effettuata in auto-tutela dal Cineca e affidata dal Ministro Profumo a una nuova commissione di esperti universitari.
"Probabilmente il tempo esiguo dedicato, due giorni - spiega in una nota Pacifico - non ha garantito una serena riflessione, tanto che sarebbero state considerate valide domande sbagliate, mentre molti errori non sarebbero stati corretti". Di fronte, pertanto, alla possibilità di annullare l'intera procedura concorsuale, il Tar Lazio ha concesso la misura cautelare richiesta d'urgenza, rinviando al 27 settembre la decisione di accoglimento in Camera di Consiglio. In quell'occasione, sarà richiesta dai legali la rinnovazione delle prove scritte per quella decina di candidati che non hanno potuto partecipare per il ritardo della pubblicazione del decreto cautelare.
Erano state 300 le segnalazioni di anomalie pervenute in una settimana da parte dei candidati, analizzati dal sindacato e studiate dagli avvocati che hanno ottenuto il provvedimento dal tribunale amministrativo. Le classi concorsuali più disastrate riguarderebbero le discipline linguistiche, in particolare il cinese conterebbe quasi una risposta su due errata.
Si aggira intorno alle 160 mila unità il numero di possibili candidati al concorso per prof (11.891 posti) il cui bando, in avanzata fase di elaborazione, sarà pubblicato il 24 settembre, come ha confermato il 6 settembre anche il ministro Profumo.
Si tratterà di un bando-quadro sulla cui cornice i direttori regionali predisporranno i bandi sulle classi di concorso e i posti disponibili su base regionale o interregionale.
Le informazioni sono state comunicate ai sindacati nel corso di un incontro tecnico svoltosi al ministero, in attesa che il Cnpi (Consiglio nazionale pubblica istruzione) esprima il proprio parere sulla tabella di valutazione dei titoli e sui programmi d'esame.
TRE GLI ANNI DI VALIDITÀ DEL CONCORSO. Saranno tre - hanno riferito i sindacati - gli anni di validità del concorso e delle sue graduatorie ai fini delle assunzioni.
E tre sono anche le prove previste: una preselettiva non disciplinare (che rappresenta una novità) da svolgersi in un'aula informatica (di una scuola o di una università), con un numero di item ancora da definire, per accertare abilità logiche, comprensione del testo e conoscenza di una delle lingue straniere di maggiore diffusione comunitaria; una prova scritta a carattere disciplinare (con metodi diversi, inclusi quesiti a risposta aperta) e una prova orale strutturata con una lezione per verificare le capacità didattiche.
SÌ AI CANDIDATI CHE HANNO CONSEGUITO IL DIPLOMA NELL'ANNO 2001-2002. Potranno partecipare al concorso per la scuola dell'infanzia e per la scuola primaria anche i candidati che hanno conseguito il diploma di scuola o di istituto magistrale entro l'anno scolastico 2001-2002.
Per la scuola secondaria potranno accedere al concorso, oltre a coloro che risultano in possesso di abilitazione, anche i laureati entro l'anno accademico 2001-02 (lauree quadriennali), o 2002-03 (lauree quinquennali) o 2003-04 (lauree sessennali).
Comunque, per la scuola secondaria i concorsi saranno banditi solo per le classi di concorso per le quali si prevede la disponibilità di posti (100 è il numero minimo di posti disponibili nel triennio che danno luogo alla messa a bando delle cattedre).
Alle Medie le materie per cui il concorso sarà bandito per educazione artistica, educazione fisica, educazione tecnologica, italiano-storia-geografia, scienze matematiche, francese, inglese.
Alle Superiori le discipline sono disegno e storia dell'arte, educazione fisica, materie letterarie, materie letterarie e latino nei licei, materie letterarie-latino-greco nel liceo classico, francese, inglese, discipline economico-finanziarie, discipline giuridico-economiche, discipline meccaniche e tecnologia, elettronica, filosofia-psicologia-scienze dell'educazione, filosofia e storia, fisica, matematica, matematica e fisica, scienze naturali-chimica-geografia-microbiologia, laboratorio di edilizia e topografia.
Profumo contestato dalle associazioni insegnanti e dai precari a Pisa
L'annuncio del maxi concorso è stato accompagnato da un fiume di polemiche.
A puntare il dito contro il ministero dell'Istruzione, le associazioni insegnanti Gilda e Anief (Associazione Nazionale Insegnanti E Formatori).
«È offensivo apprendere da un comunicato stampa che il ministro Profumo ha intenzione di emanare il bando di concorso tra 18 giorni», ha dichiarato il coordinatore nazionale del Gilda, Rino Di Meglio.
«Il ministro» ha rincarato la dose «fino a questo momento non ha convocato neppure una volta i sindacati ai quali non ha ritenuto di chiedere neppure un semplice parere».
Anche nel merito delle questioni, però, la Gilda ha criticato viale Trastevere: «Siamo preoccupati dalle conseguenze che potrebbero scaturire da un bando frettoloso».
ANIEF: «DISPARITÀ DI TRATTAMENTO IN BASE A UNA DATA». L'Anief ha invece ribadito l'inopportunità di una procedura selettiva, nel prossimo concorso a cattedre, che ha escluso i precari non abilitati e i giovani neo-laureati.
«Se, come riferito nelle ultime ore ai sindacati, il Miur ha intenzione di andare avanti a passo spedito nello svolgimento di questo concorso» ha dichiarato Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato ai quadri e direttivi della Confedir «è evidente che si produrrà una disparità di trattamento tra il personale laureato nelle stesse università, poiché la discriminante per l'accesso alle prove selettive sarà costituta non dai titoli ma da un incomprensibile sbarramento associato a una data».
I PRECARI SCENDONO IN PIAZZA A PISA. E mentre le associazioni rivendicano i diritti degli insegnanti, gli stessi precari scendono in piazza per far sentire la loro voce.
Il 6 settembre, a Pisa, è stata organizzata una manifestazione nei confronti del ministro dell'istruzione Francesco Profumo, ospite di un dibattito alla Festa del Pd della città toscana.
«PROFUMO VENDE FUMO». Circa un centinaio di docenti precari e studenti hanno srotolato uno striscione con la scritta 'Profumo vende fumo' contestando il ministro e ottenendo poi che uno di essi prendesse la parola soffermandosi soprattutto su quello che un esponente dei precari ha definito il «concorso-truffa» per insegnanti.
Il Pd di Pisa, sulla vicenda, ha diffuso una nota nella quale si afferma che il partito «ha dato una lezione di democrazia a chi in modo inqualificabile ha provato a impedire al ministro di parlare».
"I posti devono essere assegnati in via prioritaria se non esclusiva a docenti che vengono selezionati in Lombardia per diventare dirigenti". Ad affermarlo è l'assessore all'istruzione della Regione, Valentina Aprea. "Chiederemo altri duecento posti in organico". Pacifico: "si rischia un contenzioso senza fine". Il Partito Democratico chiede una sanatoria come in Sicilia.
Dopo il comunicato stampa di ieri che chiedeva al ministro profumo di "bruciare le tappe", anticipando l'udienza del Consiglio di Stato fissata al 20 novembre relativamente ai ricorsi accolti dal Tar Lombardia per la violazione della privacy a seguito dell'utilizzo di "buste trasparenti" contenenti i dati dei candidati
Ma ciò non basta a Valentina Aprea, chiede anche che "ci siano almeno altri duecento posti in organico in Lombardia per poter gestire nelle scuole rimaste senza dirigenti" e che i dirigenti lombardi vengano selezionati in Lombardia, probabilmente temendo che giungano da fuori regione per coprire i posti vacanti, cosa che comunque garantirebbe il corretto avvio dell'anno scolastico, anche per gli anni futuri.
Sulla faccenda interviene anche il presidente dell'ANIEF e delegato ai quadri e direttivi della Confedir, Marcello Pacifico: “A questo punto nel caso in cui la politica dovesse intervenire sulle vertenze in atto, è evidente che dovrà necessariamente essere assicurato il diritto dei ricorrenti alla rinnovazione della prova concorsuale, al di là delle tutele che potrebbero essere offerte ai candidati che hanno superato il concorso”.
“In caso contrario – conclude Pacifico - il contenzioso non avrebbe mai fine. Anzi, si renderebbe, di fatto, ingestibile la direzione di migliaia di istituzioni scolastiche. Con la pratica delle reggenze, anche di diversi istituti, destinata a moltiplicarsi anziché ad estinguersi”.
Da canto suo L'On. Rusconi ha presentato una interrogazione parlamentare con la quale chiede al Ministro un intervento politico urgente per risolvere il contenzioso, prendendo ad esempio la legge n. 202 del 3 dicembre 2010 ("Norme per la salvaguardia del sistema scolastico in Sicilia e per la rinnovazione del concorso per dirigenti scolastici indetto con decreto direttoriale 22 novembre 2004, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale, 4a serie speciale, n. 94 del 26 novembre 2004") consentì un provvedimento di sanatoria per il concorso per dirigenti scolastici per la Regione Sicilia.
Il sindacato invita Governo e Parlamento a mostrare saggezza: bisogna assicurare il diritto dei ricorrenti alla rimozione della prova concorsuale, al di là delle tutele che potrebbero essere offerte ai candidati che lo hanno superato. In caso contrario migliaia di scuole diventeranno ingestibili.
Se l’amministrazione scolastica dovesse decidere di non procedere all’attuazione di un nuovo concorso per dirigenti le scuole italiane pagherebbero un prezzo altissimo, sottoforma di mancate direzioni e di reggenze sempre più al limite della praticabilità. A sostenerlo è l’Anief, dopo che alcuni sindacati dei dirigenti scolastici – come l’Anp e Disal – si sono apertamente schierati, invece, per l’immediata messa in servizio di tutti i candidati risultati vincitori di concorso.
A far infuriare il sindacato autonomo è stata, inoltre, la recente presa di posizione del direttore dell’Ufficio scolastico regionale della Lombardia, Giuseppe Colosio, nella quale dà per scontata la prossima assunzione dei 335 vincitori di concorso. Come se la sentenza del Consiglio di Stato, in programma il 20 novembre per decidere in via definitiva sulla questione delle buste “trasparenti” contenenti i dati sensibili dei partecipanti e quindi sull’eventuale annullamento dell’intera procedura, non fosse stata mai fissata.
Dopo aver invitato “il Governo e il Parlamento a mostrare saggezza”, l’Anief ha tenuto a ricordare di essere stato “il sindacato che ha patrocinato il maggior numero di ricorsi avversi a questa procedura selettiva” e anche per questo motivo “chiede rispetto per le sentenze emesse dalla magistratura nelle decisioni che verranno assunte” al fine di salvaguardare “i principi costituzionali di trasparenza, imparzialità e merito”.
“A questo punto - ha Marcello Pacifico, presidente Anief – nel caso in cui la politica dovesse intervenire sulle vertenze in atto, è evidente che dovrà necessariamente essere assicurato il diritto dei ricorrenti alla rimozione della prova concorsuale, al di là delle tutele che potrebbero essere offerte ai candidati che hanno superato il concorso”.
“In caso contrario – ha concluso Pacifico - il contenzioso non avrebbe mai fine. Anzi, si renderebbe, di fatto, ingestibile la direzione di migliaia di istituzioni scolastiche. Con la pratica delle reggenze, anche di diversi istituti, destinata a moltiplicarsi anziché ad estinguersi”. Un’eventualità, quella delle lungaggini che il processo in corso potrebbe subire, che in effetti potrebbe davvero venirsi a realizzare. Soprattutto qualora a novembre il Consiglio di Stato dovesse dare ragione ai ricorrenti. E non solo quelli della Lombardia, ma a diverse migliaia di candidati a diventare ds che dopo essere rimasti esclusi hanno impugnato i contenuti dei test e le procedure adottate. Trasformando il concorso in una lotteria dagli esiti ogni giorno sempre più incerti.
"Perché il ministero dell'Istruzione ha deciso di escludere i giovani e i neo-laureati a concorrere per il concorso a cattedre, mentre costringere a parteciparvi solo il personale scolastico docente abilitato che ha già dimostrato tutta la propria competenza disciplinare e didattica?". A chiederlo è il sindacato Anief, dopo aver appreso della volontà dell'amministrazione scolastica di far accedere alla procedura concorsuale solo i docenti già abilitati e coloro che si sono laureati, a seconda del numero di annualità dei corsi, comunque non oltre il 2004.
"Se, come riferito nelle ultime ore ai sindacati, il Miur ha intenzione di andare avanti a passo spedito nello svolgimento di questo concorso - dichiara Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato ai quadri e direttivi della Confedir - è evidente che si produrrà una disparità di trattamento tra il personale laureato nelle stesse università, poiché la discriminante per l'accesso alle prove selettive sarà costituta non dai titoli ma da un incomprensibile sbarramento associato ad una data".
In base a quanto comunicato dal Miur, per la scuola dell'infanzia e primaria saranno accettate le domande solo dei laureati in Scienze della formazione primaria e di coloro che hanno conseguito il diploma di scuola magistrale o in un istituto magistrale entro l'anno accademico 2001/02.
Per quanto riguarda la scuola secondaria, di primo e secondo grado, varranno invece solo le lauree conseguite entro l'a.a. 2001/02 (quadriennali), 2002/03 (quinquennali) o 2003/04 (sessennali). Se non si rientra in queste date servirà necessariamente l'abilitazione.
"Qualora tutto questo dovesse essere confermato nel bando di concorso - conclude Pacifico - è chiaro che l'Anief impugnerà un regolamento che per come è stato organizzato non garantisce affatto la parità di trattamento tra chi vuole oggi fare l'insegnante nella scuola italiana".
"I giudici della Corte di Cassazione, infatti, avevano giustificato la deroga alla normativa comunitaria (direttiva 1999/70/CE), introdotta dal legislatore nel solo comparto della scuola, sulla base del presupposto che il personale precario aveva maturato il diritto a una futura immissione in virtù della mera permanenza nelle graduatorie ad esaurimento e del servizio continuo che ne accresceva il punteggio in vista dell'assunzione". E' quanto si legge in una nota dell'Anief, Associazione, costituita da docenti e ricercatori in formazione, precari, in servizio, e di ruolo.
"Presupposto che Anief aveva subito smentito tanto da dare mandato al proprio ufficio legale di predisporre modelli di denuncia da inviare alla Commissione UE per aprire una nuova procedura d'infrazione a carico dello Stato italiano. Ecco che ora il Miur getta la maschera e, vestito dei poteri del datore di lavoro privato, tenta la strada di non chiamare più il lavoratore che lo aveva denunciato per abuso dei contratti a termine. È evidente come tale tentativo sia del tutto illegittimo poiché quel lavoratore è inserito in una graduatoria da cui si deve attingere esclusivamente sulla base del punteggio, tanto per stipula dei contratti a tempo indeterminato che per quelli a tempo determinato.
Allo stesso tempo, il Miur ha l’esigenza di evitare di incorrere in una nuova condanna per abuso nella reiterazione di contratti TD, che questa volta avrebbe anche risvolti penali. - continua la nota - Questo è il dramma a cui ora i dirigenti dell'amministrazione periferica devono rispondere: pur consapevoli, però, di come qualsiasi cosa decideranno di fare – se le alternative dovessero rimanere quelle sopra indicate – non potrà che essere sbagliata, visto che l'unica cosa corretta sarebbe stabilizzare i precari con 36 mesi o più di servizio pregresso. Quando la giurisprudenza scoprirà la farsa, allora potremo rivendicare il merito di avere sconfitto la piaga del precariato che da decenni affligge la nostra scuola, unico caso in Europa. Nell'attesa, ovviamente, i docenti precari non possono essere comunque cancellati da graduatorie previste per legge. La soluzione escogitata in Lombardia, infatti, equivarrebbe ad un’espulsione di fatto dal sistema scuola dei docenti con oltre 36 mesi servizio. Pertanto, laddove saremo contattati, ci attiveremo con precise diffide (come abbiamo già fatto a Mantova) e con ricorsi urgenti al giudice del lavoro per reintegrare il docente nelle proprie posizioni".
Un concorso gestito male, alla base delle problematiche che hanno riguardato le procedure concorsuali, nonchè il piano di razionalizzazione della rete scolastica che ha tagliato molte dirigenze ed una magistratura che, invece, ha cercato di mettere correttezza nelle procedure concorsuali. Il punto di vista di Marcello Pacifico, presidente ANIEF, in una intervista di Fulvia Subania. (da OrizzonteScuola.it)
L’Anief entra nel merito del grave problema del blocco degli scatti di anzianità maturati nel 2011, sostenendo che il confronto tra i sindacati Cisl, Uil, Snals e Gilda e il Miur non è risolutivo del problema.
Per Anief è assurda e fuori luogo la richiesta di un atto d’indirizzo all’Aran, sollecitato nella lettera inviata al ministro Profumo dai su citati sindacati in data 3 settembre. A tal proposito Anief ci tiene a ricordare che è improponibile chiedere la firma di un contratto che per legge rimane non sottoscrivibile fino al 2014. La situazione descritta dall’Anief è kafkiana, perché si cerca di recuperare, tramite degli accordi negoziali, le briciole di una tantum versate anche con grave ritardo, piuttosto che ricorrere contro una legge incostituzionale.
Infatti per Anief il fatto che il Ministero dell´economia abbia bloccato la corresponsione degli scatti di anzianità del personale della scuola, in applicazione dell’art.9, comma 23 del dl n.78 del 31 maggio 2010 è una norma che mina il principio costituzionale di avere un contratto che garantisca un ragionevole aumento stipendiale. L’associazione che fa capo a Marcello Pacifico inoltre richiama l’attenzione sul fatto che con il decreto interministeriale n. 3 del 14 gennaio scorso, i sindacati Cisl, Uil, Snals e Gilda, sono riusciti solamente, per ora, ad avere l’una tantum 2010 che non è conteggiabile ai fini dell’anzianità retributiva e dei gradoni stipendiali.
Sulla stessa linea di principio dell’Anief rimane anche la Flc-Cgil, che ha sempre ritenuto illegittima l’applicazione della legge n. 122/2010 che all’art. 8 prevede di riutilizzare le economie dovute ai tagli di organico per ripristinare i gradoni stipendiali. Le intenzioni di Anief e Flc-Cgil sono quelle di ottenere, anche per vie legali, tutto lo spettante senza chinarsi con il cappello in mano a ricevere quell’una tantum, che mortifica i lavoratori della scuola e non li tutela sul ripristino giuridico ed economico del gradone stipendiale spettante.
Il ministro della Funzione Pubblica intenzionato a dare seguito all’intesa sul negoziato del 3 maggio. Scrima (Cisl): ora serve un vero tavolo di confronto. Sul piede di guerra i rappresentanti dei dirigenti e dei quadri: la Confedir pronta a proclamare lo stato di agitazione.
Potrebbe arrivare dalla Funzione Pubblica la soluzione alla sempre più intricata vicenda del personale docente inidoneo o soprannumerario che rischia sempre più concretamente di vedersi collocato d’ufficio come impiegato. Se ne è parlato il 4 settembre a Roma, affrontando anche problematiche analoghe che riguardano altri comparti della pubblica amministrazione, nel corso di un incontro a Palazzo Vidoni tra il ministro della Funzione Pubblica, Filippo Patroni Griffi, e i sindacati. Per la prima volta, a quanto risulta dalle prime indiscrezioni, il Ministro avrebbe dato l’assenso per l’avvio di un tavolo di concertazione al fine di trovare una collocazione condivisa ai lavoratori dello Stato che si trovano in condizione di esubero.
La conferma arriva da Francesco Scrima, segretario generale Cisl Scuola, che al termine dell’incontro ha detto che sono emersi “segnali di maggior attenzione alle nostre richieste di dare seguito all’intesa del 3 maggio scorso, valorizzando le sedi di confronto e negoziato su tutte le questioni che attengono il lavoro pubblico, a partire da quelle oggetto dei provvedimenti sulla revisione di spesa, che possono comportare ricadute pesanti sul servizio e sul personale”.
Scrima però non si illude: “se quei segnali troveranno conferma lo vedremo nei prossimi giorni, entrando nel merito dei problemi che riguardano in modo particolare il settore scuola, su cui abbiamo chiesto l’attivazione di uno specifico tavolo di confronto”. Il sindacalista della Cisl entra quindi nel merito delle urgenze del personale della scuola, in particolare i docenti inidonei, per i quali “si manifesta ogni giorno di più l’assurdità di una norma che rischia di fare tre grossi danni in un colpo solo: mortificando la professionalità del personale, cui si impone di ‘transitare’ su profili diversi a prescindere dal possesso delle necessarie competenze; mettendo a rischio, in conseguenza di ciò, anche la funzionalità degli uffici (che con la scuola dell’autonomia negli ultimi anni si sono visti sempre più sovraccaricare di impegni ma con personale sempre più ridotto n.d.r.); vanificando, infine, le attese di migliaia di lavoratori precari, cui si sottraggono i posti di lavoro disponibili”. Secondo Scrima “la sede negoziale è quella giusta”: pensare “che una partita del genere possa essere gestita unilateralmente dall’Amministrazione è assolutamente impensabile”.
All’incontro con il responsabile della Funzione Pubblica erano presenti diverse confederazioni. Durante l'incontro, il segretario organizzativo della Confedir, Michele Poerio, ha ricordato come in Italia la percentuale degli occupati nel pubblico impiego sia del 14,3% rispetto alla media del 15% dei Paesi Ocse. Ha poi sottolineato che “rimangono disattese le aspettative sul tavolo del precariato, proprio quando le tensioni nella scuola e nella sanità di questi giorni dimostrano la necessità di interventi immediati e rispettosi della normativa comunitaria”. E quindi preannunciato prossime iniziative di lotta. “Alla luce di queste considerazioni, nella prossima segreteria generale, sarà discussa la possibilità di indire lo stato di agitazione dei dirigenti e quadri della pubblica amministrazione”.
All’incontro era presente anche Marcello Pacifico, che alla presidenza dell’Anief negli ultimi tempi ha aggiunto quella di delegato Confedir ai quadri e direttivi: il sindacalista ha ricordar dato che il Governo deve necessariamente mettere al centro della sua agenda mastodontica che opera nella scuola, con 300mila docenti e Ata eterni supplenti, deve “la stabilizzazione del personale abilitato all'esercizio della professione dallo Stato, chiamato a tempo determinato per diversi anni, e ora costretto a partecipare all'ennesimo concorso dalle procedure fantasiose. Ogni soluzione diversa – ha concluso Pacifico - ci costerà 8 milioni di euro come condanna reiterata da parte del Governo di una precisa direttiva comunitaria”.
Sotto una pioggia battente i precari della scuola hanno manifestato davanti al Ministero per protestare contro il concorso a cattedra, per un piano triennale di immissioni da graduatoria ad esaurimento e il rispetto della direttiva europea che obbliga ad assumere precari che abbiano stipulato almeno tre contratti di lavoro continuativi.
L’anno scolastico non ha ancora preso il via, ma la rabbia dei precari della scuola per la decisione del Miur di bandire un concorso pubblico, davvero ingiusto e illusorio, è già altissima. Ad esprimerla sono stati oggi in centinaia davanti al Ministero dell’Istruzione, dove, sotto la pioggia scrosciante, hanno denunciato il lato tragicomico di una procedura selettiva che li vorrebbe nuovamente valutati all'esercizio di una professione che svolgono da anni.
Mentre montava la protesta, dentro il palazzo ministeriale i sindacati rappresentativi erano impegnati in un incontro con i vertici del Miur per chiedere informazioni sullo svolgimento di quelle prove concorsuali che ancora prima di essere definite attraverso un bando ufficiale già rasentano la derisione.
“Come altro si potrebbe altrimenti definire un concorso – ha detto Marcello Pacifico, presidente dell’Anief – che costringe i precari della scuola a cimentarsi in una generica prova, come se puntassero ad essere semplici impiegati e non avessero mai superato diversi concorsi su contenuti disciplinari e competenze didattiche? A questo punto, per il nostro sindacato appare inevitabile farci carico di migliaia di denunce alla Commissione Ue per la violazione palese della direttiva 1999/70/CE perché chi ha conseguito un'abilitazione e ha prestato 36 mesi di servizio va stabilizzato. E non umiliato con delle insensate prove sulla comprensione del testo e sulla logica”.
Il problema è che a difendere i precari sono davvero in pochi: basta dire che gli unici sindacati che li hanno sostenuti durante la protesta davanti al Miur sono stati quello autonomo dell’Anief e quello di base dell’Usi. Dai microfoni di Orizzontescuola, il presidente dell’Anief ha quindi ribadito “l'inopportunità di un concorso a graduatorie strapiene di precari, proprio quando persino i trentasettenni aspiranti a svolgere i Tfa, come risulta dalla media anagrafica dei candidati rilevata dal Cineca, non potranno partecipare. Altro che giovani e meritevoli: prima di raggiungere il ruolo – ha concluso Pacifico - questi precari rischiano di invecchiare”.
Si e' svolto oggi a Roma, a Palazzo Vidoni, un incontro tra il ministro della Funzione Pubblica, Filippo Patroni Griffi, e i sindacati, in merito alla situazione dei dipendenti del pubblico impiego. Secondo la Confedir " per la maggior parte dei comparti, il ministro sembrerebbe aver cominciato a prendere in considerazione la possibilita' di avviare un tavolo di concertazione al fine di trovare una collocazione condivisa ai lavoratori dello Stato che si trovano in condizione di esubero".
Durante l'incontro, il segretario organizzativo della Confedir, Michele Poerio, ha ricordato come "in Italia la percentuale degli occupati nel pubblico impiego sia del 14,3% rispetto alla media del 15% dei Paesi Ocse". Ha quindi chiesto "come mai ancora una volta la piu' grande confederazione dei dirigenti pubblici, quale e' la Confedir, continui a essere ignorata a Palazzo Chigi. Tra l'altro per discutere, in occasione del prossimo incontro dell'11 settembre tra Governo e parti sociali, su argomenti - come il taglio del 20% dei dirigenti pubblici che dovra' essere "spalmato" sull'intera categoria - che interessano da vicino i suoi iscritti".
"Ancora una volta - ha detto Poerio - viene disattesa l'intesa del 3 maggio nella concertazione della revisione di spesa nella pubblica amministrazione. E ancora rimangono disattese le aspettative sul tavolo del precariato, proprio quando le tensioni nella scuola e nella sanita' di questi giorni dimostrano la necessita' di interventi immediati e rispettosi della normativa comunitaria. Alla luce di queste considerazioni, nella prossima segreteria generale, sara' discussa la possibilita' di indire lo stato di agitazione dei dirigenti e quadri della pubblica amministrazione".
Secondo Marcello Pacifico, delegato Confedir ai quadri e direttivi e presidente Anief, "la precarieta' del personale statale, ad iniziare da quella mastodontica che opera nella scuola, con 300mila docenti e Ata eterni supplenti, deve essere risolta necessariamente attraverso la stabilizzazione del personale abilitato all'esercizio della professione dallo Stato, chiamato a tempo determinato per diversi anni, e ora costretto a partecipare all'ennesimo concorso dalle procedure fantasiose. Ogni soluzione diversa - ha concluso Pacifico - ci costera' 8 milioni di euro come condanna reiterata da parte del Governo di una precisa direttiva comunitaria".
"L'anno scolastico non ha ancora preso il via, ma la rabbia dei precari della scuola per la decisione del Miur di bandire un concorso pubblico, davvero ingiusto e illusorio, e' gia' altissima. Ad esprimerla sono stati oggi in centinaia davanti al Ministero dell'Istruzione, dove, sotto la pioggia scrosciante, hanno denunciato il lato tragicomico di una procedura selettiva che li vorrebbe nuovamente valutati all'esercizio di una professione che svolgono da anni". Lo afferma l'Anief in una nota.
"Mentre montava la protesta, dentro il palazzo ministeriale i sindacati rappresentativi erano impegnati in un incontro con i vertici del Miur per chiedere informazioni sullo svolgimento di quelle prove concorsuali che ancora prima di essere definite attraverso un bando ufficiale gia' rasentano la derisione", prosegue il sindacato.
"Come altro si potrebbe altrimenti definire un concorso - ha detto Marcello Pacifico, presidente dell'Anief - che costringe i precari della scuola a cimentarsi in una generica prova, come se puntassero ad essere semplici impiegati e non avessero mai superato diversi concorsi su contenuti disciplinari e competenze didattiche? A questo punto, per il nostro sindacato appare inevitabile farci carico di migliaia di denunce alla Commissione Ue per la violazione palese della direttiva 1999/70/CE perche' chi ha conseguito un'abilitazione e ha prestato 36 mesi di servizio va stabilizzato. E non umiliato con delle insensate prove sulla comprensione del testo e sulla logica".
"Il problema e' che a difendere i precari sono davvero in pochi: basta dire che gli unici sindacati che li hanno sostenuti durante la protesta davanti al Miur sono stati quello autonomo dell'Anief e quello di base dell'Usi", conclude la nota. Dai microfoni di Orizzontescuola, il presidente dell'Anief ha quindi ribadito "l'inopportunita' di un concorso a graduatorie strapiene di precari, proprio quando persino i trentasettenni aspiranti a svolgere i Tfa, come risulta dalla media anagrafica dei candidati rilevata dal Cineca, non potranno partecipare. Altro che giovani e meritevoli: prima di raggiungere il ruolo - ha concluso Pacifico - questi precari rischiano di invecchiare".
L'anno scolastico non ha ancora preso il via, ma i precari della scuola sono già in protesta per la decisione del Miur di bandire un concorso pubblico.
Oggi, davanti al Ministero dell'Istruzione, sotto la pioggia scrosciante, i precari hanno denunciato "il lato tragico-comico di una procedura selettiva che li vorrebbe nuovamente valutati all'esercizio di una professione che svolgono da anni": nel frattempo, dentro il palazzo ministeriale, i sindacati rappresentativi erano impegnati in un incontro con i vertici del Miur per chiedere informazioni sullo svolgimento di quelle prove concorsuali "che ancora prima di essere definite attraverso un bando ufficiale già rasentano la derisione".
"Come altro si potrebbe altrimenti definire un concorso - ha detto Marcello Pacifico, presidente dell'Anief - che costringe i precari della scuola a cimentarsi in una generica prova, come se puntassero ad essere semplici impiegati non avessero mai superato diversi concorsi su contenuti disciplinari e competenze didattiche? A questo punto, per il nostro sindacato appare inevitabile farci carico di migliaia di denunce alla Commissione Ue per la violazione palese della direttiva 1999/70/CE perché chi ha conseguito un'abilitazione e ha prestato 36 mesi di servizio va stabilizzato. E non umiliato con delle insensate prove sulla comprensione del testo e sulla logica".
Ieri si è svolto l'incontro tra sindacati e Ministero per quanto riguarda la situazione sul personale inidoneo, ITP C999 e C555 e copertura posti ATA. Per UIL costringere inidonei e ITP a passaggio ruoli ATA è la peggiore soluzione. FLCGIL e ANIEF minacciano ricorsi.
Ieri il Miur ha confermato che è in via di predisposizione il decreto interministeriale relativo ai docenti inidonei e ITP, mentre della copertura dei posti ATA si tratterà nei prossimi incontri.
La Uil Scuola, nel rilevare la contraddizione tra le dichiarazioni del Ministro, le azioni del MIUR e gli impegni assunti dal Governo per la realizzazione dell’Agenda Digitale, segnala gli effetti negativi sul personale e le disfunzioni per le scuole per le scelte ed i ritardi accumulati nella soluzione dei problemi, porteranno alla peggiore soluzione; personale inidoneo all’insegnamento sottoutilizzato e carosello di nomine nelle segreterie scolastiche sui posti di Assistente Amministrativo.
Da canto suo l'ANIEF ritiene illegittimo il provvedimento e annuncia un ricorso
FLC, in un comunicato, ha affermato che si tratta di un provvedimento vergognoso e ha ribadito che impugnerà tutti gli atti che l’amministrazione emanerà, fino alla Corte di giustizia Europea e alla Corte Costituzionale.
“Ormai è inutile attendere la sentenza definitiva del Tar del Lazio del prossimo autunno: il ministro dell’Istruzione rinnovi subito il concorso per dirigenti scolastici.“
La posizione di ANIEF sul concorso per Dirigenti scolastici è in controtendenza rispetto a quelle di molte altre sigle sindacali, infatti, il sindacato siciliano afferma che: “Ormai è inutile attendere la sentenza definitiva del Tar del Lazio del prossimo autunno: il ministro dell’Istruzione rinnovi subito il concorso per dirigenti scolastici“
Quindi una richiesta netta di rifacimento complessivo del concorso su tutto il territorio nazionale senza nessuna eccezione. Da notare che la sentenza di merito sul concorso DS in Lombardia è stata fissata per il 20 novembre, a soli due giorni di distanza temporale dalla sentenza di merito sull’errore demologico della prova preselettiva, in altre parole in soli due giorni saranno definiti i contorni della giustizia amministrativa su questo martoriato concorso.
Il presidente dell’ANIEF rimarca il concetto, rincarando la dose, infatti, dice: “è chiaro che l’unica soluzione per salvare ancora un po’ di serietà e serenità alla scuola italiana è pretendere che si dia seguito ad una corretta selezione di dirigenti scolastici.
Quanto fatto sinora, invece, non ha garantito la parità di trattamento tra i candidati e la possibilità di scegliere i migliori. Per questi motivi, registrati anche dai giudici, occorre immediatamente rinnovare il concorso”. Di conseguenza tutto rinviato a novembre, mentre si irrigidiscono le posizioni di chi vuole difendere i diritti acquisiti e di chi vuole giustizia verso procedure concorsuali ritenute irregolari e poco trasparenti.
Lo abbiamo chiesto a Marcello Pacifico, presidente dell'ANIEF, sindacato che in questi anni si è distinto per numerose iniziative giudiziarie contro diversi provvedimenti, non ultimo il concorso a Dirigente.
Presidente, il Consiglio dei Ministri ha annunciato l'avvio delle procedure per un nuovo concorso riservato ai docenti, si aprirà una nuova stagione di ricorsi?
Nelle dichiarazioni rese alla stampa, pubblicate, in questi giorni, abbiamo chiarito la nostra posizione contraria al concorsone in presenza di migliaia di abilitati e siamo riusciti, unici tra i sindacati, a informare l'opinione pubblica sull’inopportunità di questo provvedimento. Nel 1999 le graduatorie erano esaurite, oggi sono "esauriti" i 200.000 precari che cambiano scuola ogni anno. Tuttavia, vi è una precisa legge dello Stato, la 206/2006 che autorizza il ministro a emanare uno specifico regolamento sul reclutamento e sulla formazione iniziale degli insegnanti; per non parlare della giurisprudenza consolidata che avvalora la liceità da parte della Pubblica amministrazione di bandire concorsi previsti dalla Costituzione per l’ordinario reclutamento nei ranghi dello Stato. Diverso è il caso di chi può accedere al concorso, come è stato chiarito in un articolo del Corriere della Sera di qualche giorno fa.
Si riferisce all'iniziativa che oggi ha anche pubblicizzato il Codacons sui ricorsi per i precari non abilitati ?
Si
Ricordiamo che il Codacons ha proclamato un mega ricorso per l'ammissione dei non abilitati al concorso. Il Codacons le ha tolto la scena.
Intanto, il problema riguarda la disparità di trattamento che si verrebbe a creare tra personale che hanno lo stesso titolo o equipollente (laurea). Infatti, sarà concesso di partecipare senza abilitazione a coloro che hanno conseguito una laurea entro l'anno accademico 2001-2002, se si tratta di corso di studi quadriennale o inferiore; entro l'anno accademico 2002-2003, se si tratta di corso di studi quinquennale; entro l'anno accademico 2003-2004, se si tratta di corso di studi esennale. A coloro che si sono laureati dopo e non hanno ancora conseguito l'abilitazione, invece non sarà concesso di partecipare. Non può essere l'anno di conseguimento del titolo a fare la differenza, come abbiamo appreso dalle prime indiscrezioni, ma la scadenza prevista da un bando che ancora non c’è.
Quindi, ci sono i presupposti per ricorrere.
Prima di proporre un ricorso o di aderire a un ricorso è nostra politica imperativa di studiare l’oggetto dell’impugnativa, di confrontarci con i nostri legali così da proporre le iniziative giuridiche che, evidentemente, nel caso specifico, dovranno essere proposte al Tar Lazio non appena pubblicato il bando di concorso. Non si ricorre contro le intenzioni ma contro gli atti amministrativi ritenuti illegittimi, anche se può essere peccaminoso il solo pensiero. A tempo debito, se ricorreranno le condizioni, avvieremo i ricorsi per denunciare nei tribunali la disparità di trattamento tra cittadini come abbiamo fatto per il concorso a dirigente scolastico dove abbiamo fatto ammettere gli stessi precari.