La stampa scrive

108.000 posti sono vacanti e disponibili e subito assegnabili in ruolo, e inserimento dei docenti abilitati (a pieno titolo) e specializzandi (con riserva) nelle graduatorie ad esaurimento – è questa la richiesta odierna dell'Anief al governo, sulla base delle “condanne a risarcimenti milionari dei giorni scorsi emesse dai tribunali della Repubblica, peraltro confermate in appello (Perugia)”.

L'Anief avanza questa richiesta, forte degli 8.000 ricorsi che la stessa organizzazione sindacale ha predisposto e considerando che “ormai con il blocco degli scatti del personale di ruolo non vi è alcun risparmio dello Stato rispetto al personale precario” e “che al personale Ata in sede di conciliazione viene ormai esteso al 31 agosto il contratto al 30 giugno senza alcun risparmio per i mesi estivi al netto di ferie non godute e assegno di disoccupazione”.

La via indicata dall'associazione è quella di “presentare e approvare una norma di legge per stabilizzare con urgenza il precariato e adeguare anche la scuola a quanto disposto dalla direttiva europea 1999/70/CE, inserendo un emendamento specifico al disegno di legge comunitario: o il DDL 2646 in discussione presso la I Commissione del Senato o il DDL 4059 in discussione presso la XIV Commissione della Camera”.

“Analogamente – conclude l'associazione -, per rispettare altre due direttive comunitarie (2005/36/CE e 2006/100/CE), Anief ritiene che sia necessario presentare un altro emendamento specifico per inserire i docenti abilitati in Italia come all’estero nelle graduatorie ad esaurimento, e per consentire l’inserimento con riserva dei docenti specializzandi in procinto di conseguite una laurea o un diploma abilitante presso le università italiane autorizzate (Scienze della Formazione primaria, Accademie e Conservatori)”.

Fonte: Tuttoscuola.com

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15 giorni di tempo per dare esecuzione alla sentenza della Consulta per evitare responsabilità penali.

Nuovo colpo di scena nella vicenda delle graduatorie dei precari e degli inserimenti "a pettine".

Dopo la sentenza n. 41 della Consulta che ha dichiarato l’illegittimità degli inserimenti in coda nelle graduatorie provinciali dei docenti precari e l’obbligo conseguente di inserimenti a pettine secondo il punteggio posseduto, il Miur il 21 marzo scorso ha trasmesso ai dirigenti territoriali la nota n. 2287 con la quale fa presente che non spetta al Tar Lazio dare esecuzione alla sentenza, in quanto, secondo una recentissima decisione della Corte di Cassazione, la materia è ora di competenza del giudice del lavoro. In poche parole l’applicazione della sentenza può aspettare mentre si cercano soluzioni all’intricato problema.

Ma la novità dell’ultima ora è il rientro in campo del commissario ad acta (nel caso si tratta del consigliere Luciano Cannerozzi De Gratia) che a suo tempo, come lui stesso ha ricordato in una nota inviata ai dirigenti periferici dell’Amministrazione scolastica, aveva sospeso ogni intervento in merito, in attesa proprio della pronuncia della Corte Costituzionale.

A sentenza emanata, il Commissario ad acta riprende in pieno le sue prerogative di legge e invita i dirigenti di tutta Italia ad ottemperare alla disposizione, ricordando preliminarmente che “Occorre sottolineare che l’inserimento a pettine dei ricorrenti doveva e deve intendersi disposto, con decorrenza dalla data di prima pubblicazione delle graduatorie definitive valide per il biennio per il biennio 2009/2011, senza alcuna riserva, pleno iure, a tutti gli effetti quindi giuridici ed eventualmente economici, e come tali utili ai fini della individuazione dei docenti destinatari delle proposte di stipula dei contratti, a tempo determinato o indeterminato, con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.

Le nuove graduatorie pertanto sono da considerarsi definitive, ricorda il Commissario, almeno fino ad eventuale contraria disposizione nel merito da parte del giudice amministrativo.

In ragione di ciò, il Commissario ha il potere di disporre ora “direttamente nei confronti di ciascun dirigente pro tempore degli Ambiti Territoriali Provinciali competenti la corretta esecuzione del giudicato, secondo le modalità già dettate nella precedente disposizione commissariale dell’11.12.2009”.

E se il dirigente territoriale intende resistere tenendo conto di quanto indicato dal Miur, cosa può succedere?  Lo ricorda lo stesso Commissario ad acta che puntualizza con precisa sottolineatura: “Si ritiene utile ricordare, atteso il tempo trascorso dal giudizio di ottemperanza, che la eventuale ulteriore mancata esecuzione degli ordini del giudice e delle disposizioni commissariali da parte dell’Amministrazione renderà necessario l’intervento diretto del Commissario, presso ciascun Ufficio interessato, per l’esercizio dei poteri sostitutivi, intervento che, oltre a causare ulteriori inutili spese per l’Amministrazione, potrebbe comportare, insieme alla mancata collaborazione con l’ausiliario del Giudice nell’esecuzione del giudicato, possibili responsabilità di natura penale, amministrativa e contabile per l’avvenuta omissione di atti d’ufficio e per danno erariale da parte di tutti i responsabili”.

Gli inserimenti a pettine comporteranno effetti giuridici ed economici con decorrenza retroattiva di due anni.

 

Fonte: Tuttoscuola

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Il commissario ad acta ritiene nulla la nota Miur prot. 2287 del 21 marzo scorso e ribadisce la necessità di dare esecuzione alle ordinanze del Tar Lazio sull’inserimento “a pettine” dei docenti precari nelle graduatorie ad esaurimento.
Dopo la nota Miur prot. 2287 del 21 marzo scorso, con cui il direttore generale Luciano Chiappetta sosteneva che “con riferimento ad eventuali richieste del commissario ad acta relative all’esecuzione delle ordinanze cautelari del Tar Lazio di cui al contenzioso (avverso il D.M. n. 42/2009, n.d.R.), si ritiene di non doversi procedere ai richiesti inserimenti in graduatoria” (per i motivi addotti nella stessa nota ministeriale), è giunta tempestiva la lettera del commissario ad acta che invita i dirigenti di tutta Italia ad ottemperare alla disposizione, ritenendo nulla la nota di invito, da parte del direttore generale del Miur, alla sospensione dell'esecuzione del provvedimento; nota - precisa il commissario ad acta - “senza alcun valore o efficacia ai fini della eventuale decisione (…) di non ottemperare alle disposizioni commissariali”.
Peraltro, la lettera del commissario ad acta esordisce sottolineando come “si premette che il sottoscritto non può che confermare in toto quanto illustrato e disposto con il precedente provvedimento commissariale anche per quanto riguarda i tempi di esecuzione ivi indicati e le responsabilità sottese”.
Tempo fa in una nota inviata ai dirigenti periferici dell’Amministrazione scolastica, lo stesso consigliere ad acta evidenziava che aveva sospeso ogni intervento in merito, in attesa della pronuncia della Corte Costituzionale. Ricordiamo che la sentenza n. 41 dello scorso 7 febbraio della Consulta ha dichiarato l’illegittimità degli inserimenti in coda nelle graduatorie provinciali dei docenti precari e l’obbligo conseguente di inserimenti a pettine secondo il punteggio posseduto.
Una volta emanata la suddetta sentenza, ecco che il commissario ad acta invita i dirigenti territoriali ad ottemperare alla disposizione, ricordando preliminarmente che “occorre sottolineare che l’inserimento a pettine dei ricorrenti doveva e deve intendersi disposto, con decorrenza dalla data di prima pubblicazione delle graduatorie definitive valide per il biennio per il biennio 2009-2011, senza alcuna riserva, pleno iure, a tutti gli effetti quindi giuridici ed eventualmente economici, e come tali utili ai fini della individuazione dei docenti destinatari delle proposte di stipula dei contratti, a tempo determinato o indeterminato, con il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca”.
Sull'argomento rimandiamo anche al comunicato Anief riportato nella rubrica "La voce degli altri". 
 
Fonte: La Tecnica della Scuola
 

 

Parlare di emergenza può apparire esagerato. Ma certo quello che sta avvenendo in questi giorni sul fronte dei precari della scuola almeno una questione sembra sollevarla con chiarezza: quella della tenuta del sistema scolastico, quella della sua governabilità o piuttosto della ingovernabilità, visto che difficilmente potrà rimanere esposto per molto tempo al rischio-sentenze. Occorre insomma trovare soluzioni politiche, ancor prima che tecniche, per governare una situazione che potrebbe andare presto fuori controllo. E occorrerà, probabilmente, una visione più pragmatica e meno giuridica della questione. Un approccio aperto, un confronto serrato che porti a decisioni che richiederanno, con tutta certezza, tanto coraggio e altrettanto respiro.
La storia infinita delle graduatorie dei precari si era chiusa, circa un mese fa, con l’attesa di un emendamento alla legge “milleproroghe”, che avrebbe dovuto appunto prorogare di un anno l’imminente aggiornamento delle graduatorie provinciali, per consentire il varo di una legge sul reclutamento dei docenti  (proposta della Lega). L’emendamento invece è stato cassato e la proroga non c’è stata. Tra qualche settimana, quindi, dovrà essere varato un nuovo decreto ministeriale per l’aggiornamento biennale delle graduatorie. C’è ora l’intenzione ministeriale di consentire l’aggiornamento dei punteggi solamente per la graduatoria di base, ma non per quelle altre graduatorie per le quali due anni fa era stato consentito il trasferimento di iscrizione in altra provincia (con accodamento, ma non con inserimento a pettine). C’è anche il problema delle assunzioni in ruolo dei precari e il Miur sta pensando di aumentarne il numero, ben oltre le quote risicate degli anni scorsi. Vediamo perché.

La moltiplicazione degli iscritti nelle graduatorie - Per capirci meglio: dei quasi 220mila docenti iscritti nella graduatoria della provincia di residenza, nel 2008-2009 quasi tutti hanno chiesto a suo tempo anche l’iscrizione in altre tre province, pur sapendo che questo avrebbe comportato il loro inserimento in coda. La situazione che si è venuta a determinare è semplicemente mostruosa: i docenti iscritti (cioè, come si dice, le teste) sono 220mila, ma la somma di tutti gli iscritti, tra graduatoria di base (prima iscrizione) e graduatorie di trasferimento, arriva a superare le 830mila unità: 220mila nella graduatoria di base e 610mila nelle graduatorie di altre province.

I docenti che hanno presentato ricorso al Tar e poi alla Consulta, ottenendo ragione per l’inserimento a pettine, sono ovviamente tra quei 610mila iscritti nelle graduatorie delle altre province in coda. La decisione della Corte costituzionale - che riguarda soltanto i docenti ricorrenti - attende ancora di essere applicata. L’Anief, il sindacato che ha patrocinato i ricorsi, ha inviato in questi giorni lettere di diffida alla dirigenza dell’Amministrazione centrale e periferica, annunciando, in caso di silenzio (molto probabile), la denuncia per omissioni alla Procura della Repubblica presso le sezioni regionali della Corte dei conti.

Le sentenze dei Tribunali - In questi mesi vi sono state varie pronunce dei giudici sull’intero territorio nazionale che hanno riconosciuto applicabile per il personale precario della scuola (sia docenti sia personale Ata) la direttiva comunitaria 1999/70/Ce che riconosce, a certe condizioni, il diritto di parità di retribuzione tra personale a tempo determinato e personale a tempo indeterminato. Le prime sentenze hanno riconosciuto il diritto allo stipendio estivo (due mesi di stipendio in più) dei docenti con nomina fino al termine delle attività didattiche (30 giugno) equiparandoli ai supplenti annui che hanno nomina per l’intero anno scolastico, fino al 31 agosto.
Questa prima forma di equiparazione ha avuto un seguito con crescendo rossiniano, passando con altre sentenze alla parità di stipendio tra docenti di ruolo e docenti con contratto a tempo determinato, ai quali ultimi è stato riconosciuto il diritto alla ricostruzione di carriera (scatti di anzianità) come avviene per i docenti di ruolo.
L’ultima (per il momento) sentenza di un tribunale è quella di Genova che ha riconosciuto a 15 precari (tra docenti e Ata) con almeno tre anni continuativi di servizio sulla stessa sede, il diritto di percepire una somma una tantum di 30mila euro ciascuno. Sembra che vi siano, tra docenti e Ata, almeno 65mila precari nelle stesse condizioni di quelli di Genova (e la stima potrebbe essere in difetto). Se tutti passassero per la via giudiziaria, il Miur dovrebbe sborsare circa 2 miliardi di euro. Il Miur ritiene che la direttiva CE sia applicabile soltanto al settore privato, ma non a quello pubblico; tuttavia, davanti al giudice è sempre risultato soccombente.

La class action -Sull’onda della sentenza di Genova, il Codacons ha avviato una class action, lo strumento di difesa dei consumatori previsto dal decreto legislativo 2006/2005, per chiedere la stabilizzazione - tramite assunzione - di 40mila precari della scuola e 12mila dell’università ed un maxi risarcimento di 30mila euro ciascuno per tutti i precari della scuola e professori universitari a contratto. Se l’iniziativa del Codacons dovesse avere successo, per il Miur vi sarebbe l’onere di 1,5 miliardi di euro e l’obbligo contestuale di assumere alcune migliaia di precari.

Cosa fare? - Per rompere l’accerchiamento, la via d’uscita sembra essere una soluzione politica da attivare con un intervento legislativo ad hoc per il reclutamento dei precari. Nell’immediato, come ha annunciato il ministro Gelmini nella risposta all’interpellanza urgente del deputato Russo (Pd), con un’azione amministrativa concordata con il ministero dell’Economia, si potrebbe coprire il maggior numero possibile di posti vacanti, mediante assunzioni in ruolo dalle graduatorie dei docenti e Ata.
Nonostante i tagli di organico, compensati abbondantemente dai pensionamenti, i posti vacanti non vengono coperti interamente con le immissioni in ruolo, decise ogni anno con il contagocce. Negli ultimi due anni vi è stata questa successione di nomine in ruolo: 8mila docenti e 8mila Ata nel 2009-10 per un totale di 16mila assunzioni; 10mila docenti e 6.500 Ata nel 2010-11 per un totale di 16.500 assunzioni. Ma i posti rimasti comunque ancora vacanti sono diverse migliaia. Poiché la retribuzione di precario con nomina annua è uguale a quella di un docente o Ata di prima nomina, l’assunzione in ruolo non avrebbe alcun costo aggiuntivo per il primo anno.
Per evitare che le assunzioni vengano decise per via giudiziaria con spese fuori controllo, è urgente definire azioni adeguate per via amministrativa subito e per via legislativa a seguire.

Fonte: Il Sussidiario.net

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I ricorsi si moltiplicano dopo le sentenze di risarcimento e pende la più grande class-action. Il blocco dei trasferimenti travolge i deputati meridionali (di tutti i partiti) che si attivano. Riunione d'emergenza con Tremonti: a rischio oltre 4 miliardi.
 
Monta la polemica politica sull'aggiornamento delle liste provinciali dei supplenti. Sessanta deputati di tutti gli schieramenti politici chiedono al ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, di investire il Parlamento della complessa questione dei precari della scuola. Mentre la maggioranza è intenta a cercare una soluzione per evitare di essere travolta dalle richieste di risarcimento danni e di immissioni in ruolo forzose imposte dai giudici del lavoro di mezza Italia. In ballo ci sono 4 miliardi di euro, ma forse anche sei. Tre giorni fa, per cercare una via d'uscita, si è svolta una segretissima riunione tra quattro ministri e un rappresentante sindacale. Ma non è trapelato nulla della discussione.
 
"Egregio ministro  -  scrivono i 60 deputati alla Gelmini  -  in queste ultime settimane, ognuno di noi è stato interessato da una problematica che riguarda il dicastero da Ella presieduto. Si tratta della, ormai nota, vicenda dell'aggiornamento delle graduatorie dei docenti e dei trasferimenti degli stessi in una provincia diversa da quella di provenienza". La questione sta letteralmente facendo impazzire i parlamentari meridionali, pressati dalle migliaia di supplenti in servizio al Nord che fra qualche settimana saranno costretti a fare le valigie alla volta di casa, restando senza lavoro e stipendio.
 
Tra i firmatari, spiccano i nomi di quasi tutti i deputati del Pdl eletti nelle circoscrizioni meridionali. "L'argomento interessa, da tempo, il Parlamento e gli ultimi due governi che si sono succeduti. Recentemente continua la missiva  -  è intervenuta anche una sentenza della Corte costituzionale e l'autorevole intervento del Presidente della Repubblica, in occasione del 'milleproroghe'.  Ovviamente, la questione non è semplice né di facile soluzione. Per tale ragione  -  scrivono piuttosto infastiditi i rappresentanti del popolo  -  siamo convinti della necessità di un pieno coinvolgimento parlamentare volto ad istruire al meglio il percorso".
 
Migliaia di supplenti, forse 20/30 mila, temono che la strada tracciata dal ministero per il prossimo aggiornamento delle graduatorie dei precari sia proprio quella delineata nella lettera inviata due giorni fa dai tecnici del ministero all'Avvocatura dello stato per un parere legale. L'ipotesi è quella di aggiornamento del punteggio nella sola graduatoria di merito, senza possibilità di trasferimento di provincia, e cancellazione delle cosiddette graduatorie di "coda", dichiarate illegittime dalla Corte costituzionale. Ma la complessa decisione, oggi, si intreccia con le migliaia di richieste di stabilizzazione e risarcimento danni avanzate dai supplenti.
 
Non ultima la megaclass-action di 40 mila precari di scuola e università annunciata dal Codacons. A fare drizzare letteralmente i capelli al ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, la sentenza del giudice del lavoro di Genova che ha condannato il ministero a pagare quasi mezzo milioni di euro a titolo di risarcimento danni in favore di soli 15 precari. Ma anche le centinaia di richieste di assunzione avanzate ai giudici per il semplice fatto di essere stati in servizio continuativo per tre anni. E le richieste di integrazione di ore di sostegno da parte dei genitori degli alunni disabili. Per disinnescare la bomba ad orologeria accesa dai giudici, che secondo calcoli ministeriali riguarda almeno 65 mila precari, il ministero ha ipotizzato un piano di assunzioni.
 
C'è chi parla di 50 mila immissioni in ruolo diluite in quattro/cinque anni, chi si spinge fino a 65 mila e c'è chi ne chiede almeno 30 mila da settembre. Ma salterebbero i vincoli di bilancio. Per prendere tempo, viale Trastevere intenderebbe impugnare i provvedimenti dei giudici del lavoro, ma il problema verrebbe spostato soltanto di alcuni mesi. Intanto, i precari pressano. E si sono creati due partiti: i favorevoli all'inserimento a pettine e al trasferimento di provincia e i contrari a tale ipotesi. In gioco c'è il posto di lavoro per i prossimi due anni. Due supplenti su 3 iscritti nelle graduatorie provinciali sono meridionali, ma la maggior parte dei posti vacanti è nelle regioni settentrionali.
 
Nel 2007, con l'intento di eliminare il precariato della scuola, l'allora ministro della Pubblica istruzione Giuseppe Fioroni trasformò le graduatorie "permanenti" in graduatorie "ad esaurimento", bloccando i trasferimenti di provincia e, al contempo, varando un megapiano di 150 mila assunzioni in tre anni. Quando a Palazzo della Minerva arrivò la Gelmini e in via XX settembre Tremonti, il piano di stabilizzazione dei precari venne cancellato, mentre il blocco dei trasferimenti di provincia restò in vigore.
 
Per addolcire la pillola alle migliaia di precari meridionali alla disperata ricerca di una cattedra e uno stipendio, la ministra di Leno inventò le graduatorie "di coda": una specie di lista secondaria, che seguiva la cosiddetta graduatoria di merito. Due anni fa i precari della scuola ebbero la possibilità di aggiornare il punteggio  -  per il biennio 2009/2010 e 2010/2011  -  nella provincia in cui si trovavano inseriti ai tempi di Fioroni e, in più, poterono scegliere altre tre province in cui inserirsi in "coda". La trovata consentì a migliaia di insegnanti delle regioni del Sud di lavorare al Nord. Ma il mese scorso i giudici della Consulta hanno dichiarato illegittime "le code". 
 
"In attesa della risposta dell'Avvocatura  -  osserva Maristella Curreli, presidente nazionale dei Comitati insegnanti precari  -  la situazione dei precari della scuola è di fatto bloccata". "Il ministero  -  spiega  -  ora si propone di avviare l'aggiornamento delle graduatorie considerando solo un'iscrizione e facendo decadere l'opzione per le altre tre province. Ripeto attualmente 'non sappiamo di che morte morire'". "Per fronteggiare una pioggia di ricorsi  -  conclude  -  il ministero sta pensando a una soluzione che prevede anche un piano di assunzioni. Per ridurre al massimo i ricorsi  -   rimarca la Curreli  -  sarebbe meglio che il ministero facesse una bella immissione in ruolo".   
 
Mentre la Flc Cgil ribadisce "che le sentenze e le direttive vanno applicate e non 'aggirate' per nascondere l'incapacità e l'inadeguatezza del ministro di turno". Cisl e Uil scuola, affiancate dallo Snals, chiedono al governo "una soluzione politica della questione di precari della scuola". Mentre l'Anief chiede l'inserimento a "pettine" da subito dei precari nelle diverse liste provinciali. Intanto, i bene informati sono certi che il governo per uscire dal guado opterà per un decreto-legge, possibilmente condiviso anche dalle opposizioni. Ma su tutta la partita vigila il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, già intervenuto poche settimane fa sul tema, costringendo l'esecutivo ad espungere dal Milleproroghe il congelamento biennale delle graduatorie.
 
Fonte: Repubblica.it
 

La tecnica della scuola - Graduatorie: il Miur prende tempo sul pettine?
...l’Anief diffida i direttori degli Usr “dal non agire in quanto corresponsabili di danno erariale alle casse dello Stato, mettendo a conoscenza le Procure generali della Corte dei conti”. ...
 
Leggo - Scuola, un piano precari contro i ricorsi a valanga
 
Tuttoscuola.com - Inserimenti a pettine: ancora in alto mare la sentenza della Consulta
... Una prospettiva che non trova assolutamente d'accordo l'Anief, il sindacato dei precari che ha promosso il contenzioso sulle graduatorie e che ha annunciato l'invio di diffide verso l'Amministrazione scolastica con l'intenzione di procedere, trascorsi inutilmente sette giorni, a denunciare i dirigenti per comportamento omissivo davanti alle competenti Procure della Repubblica della Corte dei Conti. ...

L’Anief non ci sta ad avallare la tesi della Lega secondo cui, come riferito da Tuttoscuola a proposito di un servizio del sen. Pittoni sulla Padania, molti punteggi degli iscritti nelle graduatorie ad esaurimento sarebbero gonfiati, e chiede “un minimo di rispetto per il merito e il servizio prestato, a garanzia della professionalità dei docenti”.

“L’Anief – si legge in un comunicato dell’Associazione - rimanda al mittente le criticità evidenziate sui punteggi da chi intende giustificare un nuovo sistema di reclutamento sostitutivo delle attuali graduatorie ad esaurimento che devono essere riaperte per consentire l’aggiornamento del punteggio e il cambio di provincia dei docenti inseriti”.

L’Anief ricorda che nel 2004 con la legge 143 si decise di ridurre la forbice della valutazione tra il voto più alto e il voto più basso presso all’esame finale di abilitazione all’insegnamento (da 12 / 36 si passò all’attuale da 4/12), “in totale spregio del merito”; “un’idea che oggi si riprende come se chi ha studiato e chi non ha studiato per diventare insegnante sono allo stesso livello”.

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ROMA - (25 febbraio) I precari della scuola possono tirare un sospiro di sollievo. Dal maxiemendamento al Milleproroghe, che oggi ha ottenuto la fiducia alla Camera, è stata infatti stralciata la norma congela graduatorie, che bloccava fino al 31 agosto 2012 le graduatorie degli insegnanti precari. La misura presentata dal senatore leghista Mario Pittoni, e oggi stralciata, avrebbe anche impedito ai docenti in graduatoria in una certa provincia di spostarsi in un’altra usufruendo del proprio punteggio, penalizzando in particolar modo i precari del Sud Italia.

Esulta l’Anief, che con il presidente Marcello Pacifico parla di trionfo della giustizia e del buon senso, «perché il prossimo anno tutti i precari potranno aggiornare il punteggio e inserirsi nella provincia che sceglieranno, mentre i ricorrenti otterranno il ruolo, soldi e punti per gli anni pregressi».

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Il governo è orientato a modificare la parte del ‘Milleproroghe’ che prevede il blocco delle graduatorie dei precari fino al 2012. Lo fa capire il ministro dell'Economia Giulio Tremonti che intervenendo in aula alla Camera, ma senza entrare nel merito, ha spiegato che "la normativa sui precari scuola, assunzione per provincia" è tra le parti del testo su cui, a seguito delle consultazioni di questi giorni, si può aprire una discussione tra le forze politiche.

La dichiarazione del ministro Tremonti viene interpretata dalla responsabile scuola della segreteria del Pd, Francesca Puglisi, come un "commissariamento del ministro Gelmini dopo i pasticci collezionati". Di qui la richiesta "al commissario Tremonti" di "far ripartire la discussione ed il confronto con il rinvio della terza tranche di tagli previsti per la scuola il prossimo anno e la stabilizzazione di 100.000 precari, operazione che avverrebbe – lo rassicuriamo - a costo zero poiché a queste persone, che lavorano su posti vacanti, già viene corrisposto il pagamento delle ferie non godute e la disoccupazione".

Sulla questione interviene anche il presidente dell’ANIEF Marcello Pacifico che torna sulla vexata quaestio del trasferimento dei docenti inseriti nelle graduatorie a esaurimento: “La Consulta ha ribadito, infatti, di recente – ha detto il sindacalista - il diritto dei docenti al trasferimento a pettine da una provincia all’altra e all’aggiornamento del punteggio che ne costituisce, al momento, l’unica misura del merito ai fini dello scorrimento delle stesse graduatorie e della stipula dei contratti a tempo determinato e indeterminato”.

L’Anief chiede pertanto al Parlamento e al Governo di sopprimere l’intero articolo di legge sulle graduatorie “al fine di ripristinare la normativa vigente (legge 124/99, legge 333/01, legge 143/2004, legge 296/2006) che prevede l’aggiornamento biennale delle stesse secondo il nuovo punteggio che dichiareranno i docenti all’atto dell’emanazione del nuovo decreto ministeriale”.

Fonte: Tuttoscuola

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Per i sindacati della scuola anche la gestione delle graduatorie dei 240mila precari diventa 'terreno' di scontro: alla notizia divulgata oggi dalla Gilda degli insegnanti, che ha reso nota la decisione del Tar del Lazio di respingere "al mittente i ricorsi presentati per ottenere l'inserimento a pettine nelle graduatorie dei precari" per l'errore commesso da "un'altra organizzazione sindacale nel rivolgersi al Tar invece che al giudice ordinario", nel pomeriggio ha risposto seccamente l'Anief, promotore della battaglia legale cui hanno aderito oltre 10mila docenti ricorrenti.

Per il sindacato degli educatori in formazione, la Gilda "fa opera di disinformazione spacciando per notizia un fatto già noto" ma privo di effetti pratici, perché se ciò "avesse le conseguenze auspicate da tale organizzazione sindacale, tra l'altro, non si capirebbe perché il Milleproroghe abbia fatto salvi gli effetti della sentenza della Corte Costituzionale favorevole all'inserimento a pettine dei ricorrenti".

L'organizzazione guidata da Marcello Pacifico sostiene, che "pertanto i ricorrenti Anief andranno a pettine in virtù del commissariamento in corso o potranno rivolgersi immediatamente comunque al giudice del lavoro salvando tutti gli atti già compiuti".

Gli effetti della sentenza del Tar laziale, che rimanda la questione al giudice ordinario, potrebbero inoltre rivelarsi ben diversi: "se sarà affermata definitivamente la giurisdizione del giudice ordinario in materia di graduatorie a esaurimento, così come auspicato in modo autolesionistico da qualche organizzazione sindacale", l'Anief sostiene che "potranno avvalersi della sentenza della Corte Costituzionale, proponendo ricorsi innanzi al giudice del lavoro, anche tutti gli altri docenti inseriti in graduatoria, e ciò in considerazione del termine quinquennale per agire".

Fonte: TMNews-Virgilio

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“Tutte le code vengono al pettine”. “Il pettine spettina le code”. “Per mettere ordine alle code ci vuole il pettine”. “Ci vuole il pettine per sistemare le code”. Le battute dopo la sentenza della Consulta (n. 41/2011) si sono sprecate, per far capire che d’ora in poi - nelle graduatorie dei docenti precari - ognuno ha diritto di entrare con il proprio punteggio, inserendosi - appunto - a pettine, anziché essere collocato in fondo alla graduatoria, in coda.
Ma, quasi contemporaneamente alla pubblicazione della sentenza della Corte Costituzionale (7 febbraio 2011), che non lascia dubbi sulla legittimità degli inserimenti in base al punteggio posseduto, è uscita un’altra sentenza (n. 3032 dell’8 febbraio 2011), emessa dalla Corte di Cassazione che ha affermato che i ricorsi contro le graduatorie non devono essere presentati al Tar bensì al Tribunale civile. Significa che la sentenza della Consulta, su ricorso del Tar Lazio, non è valida e che la procedura da seguire per chiarire il bisticcio coda-pettine avrebbe dovuto essere un’altra?
Le cose stanno un po’ diversamente, ma hanno bisogno forse di qualche chiarimento, ripercorrendo le fasi principali di questa lunga storia, che rischia di diventare infinita con l’ipotizzato blocco per un altro anno.

Prologo - La finanziaria 2007 dà vita alle graduatorie ad esaurimento - Nella prima finanziaria Prodi si decide di trasformare le graduatorie permanenti dei docenti in graduatorie provinciali ad esaurimento, prevedendo un piano pluriennale di immissione in ruolo dei docenti precari (150 mila in tre anni).

Capitolo 1 - Nasce il decreto delle code - Aprile 2009. Viene emanato un decreto ministeriale che, probabilmente su richiesta sindacale, dà facoltà ai docenti già iscritti nella graduatoria ad esaurimento della propria provincia di chiedere l’ulteriore iscrizione in graduatorie di altre tre province. Ad evitare terremoti nelle graduatorie esistenti, il ministero scrive (probabilmente sotto dettatura sindacale) che l’iscrizione ad altre graduatorie comporta l’inserimento in coda, dopo i vecchi iscritti della provincia richiesta. È comprensibile che il sindacato e il ministero intendano rispettare i diritti acquisiti dei docenti già iscritti a fronte di quelli che emigrano da fuori provincia.

Capitolo 2 - Partono i ricorsi per l’inserimento a pettine - Un sindacato che organizza il personale precario, l’Anief, non condivide il principio dell’accodamento e organizza ricorsi al Tar Lazio per ottenere il riconoscimento della piena valutazione nelle graduatorie esterne con attribuzione di tutto il punteggio posseduto (titoli e servizi). Il tribunale amministrativo del Lazio accoglie i ricorsi e dispone le prime ordinanze di sospensiva per consentire l’inserimento a pettine dei docenti precari ricorrenti. Ma il ministero che, proprio sulla base delle graduatorie con coda, sta per effettuare le nomine dei docenti per le supplenze annue e per le immissioni in ruolo, resiste alle ordinanze del Tar, che diffida il Miur e prepara il commissariamento contro l’amministrazione inadempiente.

Capitolo 3 - La legge salva-precari in soccorso delle graduatorie - Autunno 2009. Nella legge salva-precari (n. 134/2009) finalizzata a contenere gli effetti negativi dei tagli di organico, viene inserita una norma di interpretazione autentica delle precedenti norme sulle graduatorie ad esaurimento che legittima gli inserimenti in coda per gli iscritti provenienti da altre graduatorie esterne, vanificando così le pronunce del Tar. Intanto vengono effettuate le nomine dalle graduatorie senza pettine.
Ad adiuvandum il sindacato Gilda, contrario alle pronunce del Tar a favore degli inserimenti a pettine e nell’intento di difendere migliaia di docenti già iscritti che finirebbero per essere scalzati dal loro posto, avvia una procedura di impugnativa davanti alla Corte di cassazione per impedire ai tribunali amministrativi di intervenire sulle graduatorie in quanto, trattandosi di contratti lavorativi e di rapporto di lavoro, la competenza dovrebbe essere rimessa al giudice del lavoro. Pettine definitivamente mandato in archivio e code salve? Forse, ma...

Capitolo 4 - Il Tar Lazio solleva dubbi di legittimità delle code - Primavera 2010. L’Anief non si dà per vinto e il Tar, investito da migliaia di ricorsi, emette un’ordinanza con la quale solleva dubbi di legittimità costituzionale davanti alla Consulta contro l’interpretazione autentica data dalla legge salva-precari che ha negato la valutazione del punteggio intero a favore degli inserimenti in coda alle graduatorie. Per il secondo anno scolastico vengono effettuate nomine di docenti in supplenza annua o di ruolo secondo le graduatorie salvate con le code dalla legge salva-precari.
Intanto si avviano le procedure per arrivare ai dibattimenti davanti alla Corte costituzionale e alla Corte di cassazione, che dovranno discutere rispettivamente della eventuale illegittimità delle code e della eventuale non competenza dei tribunali amministrativi nel trattare ricorsi sulle graduatorie.

Capitolo 5 - Arrivano le sentenze - Febbraio 2011. Atto I. Arriva il 7 febbraio 2011 la sentenza della Consulta, che valuta il merito dei criteri per la determinazione delle graduatorie e dichiara l’illegittimità degli accodamenti, in quanto la legge salva-precari non poteva fornire un’interpretazione autentica di una precedente norma (finanziaria 2007), dandovi anche effetto retroattivo. La sentenza n. 41/2011 si limita a valutare il merito della questione e non discute sull’eventuale competenza del giudice che ha sollevato la questione.
Atto II. Arriva il giorno dopo, l’8 febbraio 2011, la sentenza 3032 della Corte di cassazione che, confermando un precedente orientamento, attribuisce al Tribunale ordinario (giudice del lavoro), anziché a quello amministrativo (Tar) la competenza a trattare eventuali ricorsi contro le graduatorie dei docenti.
Qualche docente, dunque, vuole ricorrere contro l’accodamento di graduatoria? Ricorra al giudice del lavoro, anziché al Tar. Tutto questo significa che la sentenza della Consulta sulla legittimità del pettine sia da rigettare o non possa essere applicata, perché conseguente ad una pronuncia del Tar, anziché ad un intervento del giudice del lavoro? Niente affatto, perché la Consulta ha valutato il merito del problema (coda o pettine), non la competenza del giudice che doveva agire (amministrativo o civile). La sentenza della Corte costituzionale dovrà essere applicata nei confronti dei ricorrenti; il Tar che li ha difesi darà esecuzione alla pronuncia, chiedendo all’Amministrazione scolastica di provvedere a darvi attuazione.
Dopo la sentenza della Corte di cassazione i docenti precari che vorranno avvalersi della sentenza della Consulta per invocare anche per sé l’inserimento a pettine, dovranno rivolgersi, dunque, al tribunale ordinario, anziché a quello, molto più costoso, del Tar.

Epilogo - Come si sistema tutto? - Primavera 2011. Quando arriverà l’ordinanza di esecuzione della sentenza, il ministero dell’Istruzione dovrà procedere a sanare l’intricata vicenda. Sembra che, prima di emanare un nuovo provvedimento di attuazione voglia procedere con i piedi di piombo per evitare nuovi ricorsi. Probabilmente chiederà (o ha già chiesto) pareri all’Avvocatura dello Stato e, soprattutto, al Consiglio di Stato. Con tutta probabilità l’anno scolastico sarà salvato e non vi saranno cambiamenti di nomina in corso d’anno. Ai 10mila (forse 12-15mila) vincitori del ricorso dovrà essere assicurata la nomina giuridica, se non hanno altri rapporti di lavoro in corso. Questo varrà anche per nomine dello scorso anno.

Un discorso diverso è invece quello che riguarda l’aspetto economico. Se la nomina non è stata coperta da un rapporto di lavoro, il docente avrà diritto all’integrazione stipendiale o all’intera retribuzione non corrisposta. Ma dovrà difendere il suo diritto in sede civile con un altro ricorso...
Per procedere a questa eventuale revisione delle nomine, dovranno prima di tutto essere integrate le attuali graduatorie con le code sulla base degli inserimenti a pettine degli aventi diritto (vincitori del ricorso) e poi, sulla base delle nuove graduatorie, verificare l’eventuale diritto alle nomine in ruolo o in supplenza annua.

Se poi arriveranno altri ricorsi accolti dai Tribunali, tutto rischierà di diventare una “macelleria amministrativa” per gli uffici scolastici territoriali (ex-provveditorati agli studi), mentre gli uffici legali e le organizzazioni sindacali avranno clienti e pane per i loro denti...

Fuori sacco - La proroga di validità delle graduatorie - In questo intrico è tutto ancora da decifrare l’effetto della proroga di validità delle graduatorie per un anno (deciso con il milleproroghe) che il Pd ha ritenuta illogica, contraddittoria e incostituzionale, anche se all’interno del testo viene fatta salva la sentenza della Consulta...
Questa però, in attesa di chiarimenti, è un’altra storia. Infinita.

Fonte: Il Sussidiario

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Nel panorama della stampa nazionale solo questo quotidiano si è occupato di registrare puntualmente, a cominciare dall’inizio, le tappe di un ricorso che avrebbe dovuto mobilitare l’intera società civile e le forze di opposizione. Invece silenzio.

Per tale motivo rilancio volentieri da questo blog il comunicato del Tavolo regionale per la difesa della scuola statale che, assieme ai comitati Per la scuola della Repubblica, ha ricorso al Tar per rivendicare l’illegittimità delle circolari che hanno determinato organici ed iscrizioni nell’anno scolastico in corso. Esse, per effetto delle conseguenze della Finanziaria 2008 e della “riforma” Gelmini (che all’epoca dell’emanazione delle circolari in questione non era ancora legge), hanno apportato notevoli tagli di ore di lezione e di posti di lavoro.

Il comunicato segue l’udienza di ieri, 17 febbraio: ora i giudici del Tar del Lazio devono decidere se confermare o no definitivamente il precedente pronunciamento sull’illegittimità delle circolari. Una conferma vorrebbe dire – in termini concreti – una rivoluzione nelle scuole (il conseguente reintegro di circa 30mila lavoratori, tanti quelli espulsi quest’anno); e, soprattutto, un ristabilimento delle procedure democratiche. Si tratterebbe di un segnale immensamente significativo, che darebbe respiro e fiducia in una situazione di enorme sofferenza, per la scuola e non solo.

Ma il comunicato sottolinea un ulteriore aspetto, che non si deve sottovalutare: l’acquiescenza di quegli enti locali (Regioni di centrosinistra in primo luogo) che avrebbero potuto appoggiare l’iniziativa e schierarsi apertamente contro l’irregolarità delle procedure. Se una legge (la “riforma” Gelmini) diventa tale solo perché si incammina – a dispetto dell’opposizione di gran parte della scuola – a diventare tale, qual è la certezza del diritto a cui andiamo incontro? È possibile legiferare attraverso circolari? Quali altri margini di deroga alle procedure democratiche possiamo ipotizzare?

Tavolo regionale per la difesa della scuola statale*

Firenze, pr. Circolo ARCI, via delle Porte Nuove, n. 33

Tel. 3384900801 – Fax 055-588820

Il Tar del Lazio decide i ricorsi contro i tagli nella scuola

Si è svolta ieri al Tar del Lazio l’udienza per la discussione dei ricorsi contro i tagli alla spesa per la scuola ed in particolare agli organici. Peraltro ulteriori pesanti tagli sono previsti anche per il prossimo anno scolastico. Nel corso della discussione è stato possibile rilevare che gli stessi giudici del Tar sembravano convinti delle illegittimità degli atti della Gelmini (e Tremonti), anche se hanno manifestato qualche dubbio sull’attualità dell’interesse processuale; la documentazione prodotta e le argomentazioni difensive avrebbero dovuto dissipare tali dubbi. Fra un paio di mesi si conoscerà l’esito.

Il Tavolo peraltro, nella convinzione che le iniziative legali possono avere maggiore efficacia se sono inserite in una più ampia mobilitazione politica, più volte aveva sollecitato la contestazione di tutti gli atti conseguenti ai tagli agli organici e l’impegno degli enti locali e soprattutto delle Regioni; al ricorso hanno aderito le Province di Bologna, Cosenza, Perugia, Pistoia e Vibo Valentia ed i Comuni di Fiesole, Imola e del Circondario dell’Empolese-Val d’Elsa e gli altri Comuni e Province che pure hanno protestato contro i tagli. Ma soprattutto è stata gravissima l’assenza delle Regioni di centrosinistra che, nonostante siano state snobbate dalla Gelmini che non ha nemmeno acquisito il parere della Conferenza unificata, per legge obbligatorio, e nonostante siano state ripetutamente sollecitate, hanno risposto con un silenzio tanto assordante quanto grave.
Ovviamente ognuno dovrà assumersi le piena responsabilità di ciò che ha fatto e di ciò che, pur dovendo fare e pur sollecitato, non ha fatto.

* Hanno aderito finora al tavolo regionale: Sinistra per la Costituzione, Sinistra Ecologia Libertà, Rifondazione Comunista, PdCI, Socialismo 2000,PdCI – Federazione della Sinistra di Firenze, Verdi, Per un’altra città, Flc- Cgil di Firenze, Cobas di Firenze, Unicobas ,Federazione Rdb-Cub, Pd della Versilia, Anief Toscana, Idv di Grosseto il coordinamento Uaar della Toscana,, Com. di Firenze “Per la scuola della Repubblica”, Anpi Prov.e Firenze, Cidi di Grosseto, Coord Gen. Dem. (Cgd),Sinistra Unita e Plurale di Firenze (Sup) , Alternativa ed inoltre il Collettivo Insegnanti Precari/e e Inoccupati/e ( Cipì), il coordinamento provinciale di Pistoia per la difesa della scuola pubblica ed i rappresentanti dei Comitati genitori-insegnanti di Firenze, Empoli, Fiesole, Pontassieve, Londa, Dicomano, Scandicci, Sesto Fiorentino, Bagno a Ripoli, Versilia, Prato, Arezzo, Grosseto, Livorno, Pistoia e S. Miniato e M. Luisa Moretti, Assessore alla Pubblica istruzione del Comune di Fiesole.

Fonte: Il Fatto Quotidiano

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Blocco degli scatti, la pensione slitta di un biennio. Pronta una raffica di ricorsi.

ROMA - In pensione con 40 anni di anzianità anzi no, con 42. E con due anni di lavoro gettati al vento. Ma solo nella scuola. Un bel rompicapo da sbrogliare che parte da viale Trastevere ed arriva nelle classi di tutta Italia, tra docenti e bidelli alle prese con la pensione. Il contestato blocco degli scatti di anzianità, per il biennio 2011-2012, non manca di portare conseguenze anche agli aspiranti pensionati: coloro infatti che, dal 1 gennaio 2011 al 31 dicembre 2012 raggiungono la soglia dei 40 anni di servizio, imposta dalla legge 133 del 2008, si ritroveranno nei conteggi finali uno o due anni in meno di anzianità.

A sottolineare quest’aspetto è stato proprio il Ministero della Gelmini con la nota 657 del 27 gennaio scorso, in cui consente di fatto ai lavoratori della scuola di rimanere in servizio oltre i 40 anni, per superare il blocco degli scatti e raggiungere il massimo del punteggio: «Per coloro che avrebbero maturato nel corso del successivo anno scolastico un miglioramento economico, può essere concesso il differimento di un anno del collocamento a riposo». Quarantadue anni di lavoro, quindi, che ai fini pensionistici però ne valgono solo 40: un bel danno per i lavoratori della scuola prossimi alla pensione, oltre cinquantamila. Insorge l’Anief, pronto a dare battaglia a suon di ricorsi.

Ma non è tutto, dopo la recente sentenza della Corte Costituzionale che boccia di fatto l’inserimento in coda dei precari nelle graduatorie di diverse province dando ragione a 15 mila ricorrenti Anief, ieri con il decreto legge “Milleproroghe” approvato al Senato sono state congelate al 2009 le graduatorie in cui potranno entrare solo i ricorrenti vincitori: inevitabile allora, in arrivo su viale Trastevere, una nuova valanga di ricorsi. (ass)

Fonte: Leggo Milano

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Il Pd avverte: "Non ci possono essere blocchi. Il congelamento delle liste provinciali è incostituzionale". I sindacati: "evitare risse e guerre fra poveri". L'Anief: "Subito l'inserimento a pettine degli aventi diritto".

ROMA - Dopo il pronunciamento della Consulta, è bufera sulle graduatorie dei precari della scuola. Per il Pd il “congelamento” delle liste provinciali, approvato in commissione Bilancio a Palazzo Madama la settimana scorsa, è “incostituzionale. Mentre il ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, non ha ancora spiegato come intende applicare la sentenza che dichiara illegittime le graduatorie di “coda”. I tecnici di viale Trastevere sono alla ricerca di una soluzione che applichi il pronunciamento dei giudici costituzionali, ma al contempo eviti di stravolgere l’impostazione data al problema dal governo Berlusconi.

E i sindacati? La Cisl scuola, ricordando la complessità della situazione, raccomanda di evitare “risse” e “guerre fra poveri”. Mentre l’Anief, che ha portato avanti il ricorso, chiede l’inserimento “a pettine da subito”. Niente congelamenti e slittamenti “che violano la Costituzione”, insomma. A testimonianza del momento di confusione che interessa le graduatorie, interviene l’ex viceministro dell’Istruzione, Mariangela Bastico. “Ancora una volta – dichiara – il governo, con un emendamento al Milleproroghe, interviene sul reclutamento dei docenti con una norma contraddittoria, irragionevole e quindi incostituzionale. Da un lato infatti stabilisce il blocco delle graduatorie fino al 2012, dall'altro dà doverosamente attuazione alla sentenza della Corte costituzionale: dice insieme che le graduatorie sono bloccate e che si devono rifare”.

“Questa norma – spiega la senatrice – provocherà un insostenibile caos nel prossimo anno scolastico, suscitando numerosi ricorsi da parte dei tanti docenti che vedono lesi i propri diritti. Con questa scelta il ministro intende prolungare una situazione di illegittimità e incertezza, con un danno gravissimo per la qualità della scuola pubblica, guadagnando tempo. Scelta irresponsabile, alla quale il Partito democratico – conclude – contrappone l’unica via d’uscita: approvare l'emendamento Pd per un piano straordinario di stabilizzazione di 61mila docenti e 38mila e trecento Ata per il prossimo anno scolastico, corrispondenti ai posti attualmente vacanti e ai pensionamenti”.

Le graduatorie dei precari, dalle quali vengono reclutati i supplenti annuali, quelli fino al termine delle lezioni e metà degli immessi in ruolo, in ogni provincia sono composte da due tronconi: quelle “di merito” e le “code”. Nel 2009, all’atto del rinnovo delle graduatorie, venne impedito il trasferimento da una provincia all’altra, “concedendo” ai supplenti di inserirsi in altre tre province, oltre quella di appartenenza, ma solo “in coda”. L’idea di bloccare le graduatorie dei supplenti, che da “permanenti” divennero “ad esaurimento”, venne all’ex ministro della Pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, nel 2007. Ma quell’azione, giustificata dalla volontà di eliminare il precariato, era accompagnata da un piano di 150 mila assunzioni che, in attesa di dare una cattedra a tutti, avrebbe sfoltito di parecchi le graduatorie.

Quando a Palazzo della Minerva salì la Gelmini, il blocco delle graduatorie rimase e il Piano delle assunzioni sparì. In più, vennero introdotte “le graduatorie di coda”. Quelle che la Consulta ha dichiarato illegittime perché ad avere la cattedra deve essere chi ha più punteggio (ed esperienza) e non, come avviene spesso ora, chi ha meno anni di servizio alle spalle. Nelle code, al Nord, ci sono migliaia di docenti meridionali con punteggi di gran lunga superiori ai “residenti” inseriti nelle liste “di merito”. Se gli interessati fossero stati inseriti “a pettine”, cioè con il loro punteggio avrebbero occupato quasi tutti i posti: sia per le supplenze sia per le assunzioni a tempo indeterminato.

Una eventualità che, come ha più volte dichiarato richiedendo “graduatorie dei supplenti regionali”, alla Lega non va proprio giù. Ed è proprio del Carroccio l’emendamento che “congela” per altri due anni le liste dei precari “fatti salvi gli adempimenti conseguenti alla declaratoria di illegittimità costituzionale”. Già, perché le graduatorie dovrebbero essere aggiornate proprio in questi mesi, visto che il provvedimento Gelmini che introduceva le “code”, valeva fino all’anno scolastico 2010/2011. Per i due anni successivi, il 2011/2012 e il 20012/2013, era previsto l’inserimento a pettine. Ma la Corte costituzionale ha cancellato l’intero comma ed è tutto da rifare. La pronuncia della Consulta – dichiara Francesco Scrima della Cisl scuola – deve ovviamente trovare applicazione: il come non è facile da immaginare, a causa di un dispositivo che azzera totalmente, e non solo in parte, la norma di legge contestata, determinando un quadro giuridico molto complesso”. “Per questo – prosegue – un rinvio dell’aggiornamento non appare privo di motivazioni plausibili”.

Una posizione che fa saltare dalla sedia Marcello Pacifico, presidente dell’Anief. “L’Anief diffida il ministero – dichiara Pacifico – dall’adottare provvedimenti illegittimi, che violano la Costituzione e la normativa vigente”. Secondo l’Anief sono oltre 15 mila i precari che possono chiedere l’esecutività dei ricorsi pendenti “in executivis” per l’inserimento a pettine. “E’ evidente – conclude il sindacalista – che la normativa previgente prevede l’aggiornamento biennale delle graduatorie e il diritto al cambio di provincia all’atto dell’aggiornamento. Consigliamo prudenza e saggezza: basta soltanto applicare la normativa, eseguire le decisioni dei giudici e, forse, ripassare anche un poco quella Costituzione che si insegna con tanto amore nelle nostre scuole”.

Fonte: repubblica.it

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Gli insegnanti costretti ad andare in pensione per aver compiuto i 40 anni di servizio devono lavorare altri due anni se vogliono andare in pensione con gli scatti di anzianità al completo. Lo sostiene l'associazione Anief sottolineando che per il ministero resta il blocco degli scatti per il biennio 2009-2011.

''Chi è costretto ad andare in pensione per i 40 anni di servizio, può rimanere", spiega un comunicato dell'associazione sindacale, che cita la nota 657 del 27 gennaio con la quale il ministero chiarisce che, in merito alla risoluzione unilaterale del rapporto di lavoro nei casi di raggiungimento del 40° anno di anzianità contributiva prevista dalla legge 133/2008 "per coloro che raggiungono i 40 anni di anzianità contributiva entro il 31 agosto 2011 e avrebbero maturato nel corso del successivo anno scolastico un miglioramento economico, può essere concesso, a richiesta, il differimento di un anno del collocamento a riposo a tutela della legittima aspettativa degli interessati", sempre che si realizzino le economie di spesa necessarie per finanziare l'operazione.

Altrimenti, fa notare l'Anief, si andrebbe in pensione "con 42 anni di servizio al prezzo di 40''. Anche per questo, conclude il sindacato, è opportuno ricorrere al giudice per recuperare gli scatti ''bloccati illegittimamente contro la Costituzione''.

Fonte: tuttoscuola.com

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C’è attesa per la sentenza della Corte Costituzionale sulle iscrizioni nelle graduatorie provinciali ad esaurimento dei docenti precari.

Ieri mattina la Consulta ha esaminato l’ordinanza del 5 febbraio 2010 con la quale il Tribunale amministrativo regionale per il Lazio aveva sollevato dubbi di legittimità costituzionale sull’articolo 1, c. 4° ter del decreto legge 25/09/2009 n. 134, aggiunto da legge 24/11/2009 n. 167, relativo all’aggiornamento e integrazione delle graduatorie.

La legge in discussione (cosiddetta salvaprecari) aveva chiuso, a suo tempo, il lungo contenzioso sulle iscrizioni in graduatoria (in coda o a pettine), fornendo l’interpretazione autentica e definitiva secondo cui l’iscrizione in graduatorie di altre province comportava l’accodamento dei nuovi iscritti.

Diversi docenti, sostenuti dall’Anief, avevano portato, comunque, la questione davanti al Tar del Lazio che ha ritenuto non manifestamente infondato il dubbio di illegittimità della norma.

Dalla Consulta verrà ora la parola definitiva. Se saranno accolti i dubbi del Tar, le iscrizioni avverranno non più con accodamento bensì con inserimento secondo punteggio posseduto. In tal caso cadrà anche l’ipotesi di emendamento al decreto legge “milleproroghe” con il quale si intenderebbe prorogare di un ulteriore anno la validità delle graduatorie, costruite a suo tempo con gli inserimenti in coda. Se il “pettine” dovesse rivivere, si aprirebbe uno scenario dagli sviluppi imprevedibili.

Se invece la Consulta giudicherà legittima la norma sulle graduatorie, sarà possibile prorogare le attuali graduatorie con un emendamento apposito.

http://www.tuttoscuola.com/cgi-local/disp.cgi?ID=24850

Il provvedimento farebbe slittare di un anno il rinnovo previsto nella prossima primavera. Secondo l’Anief è un chiaro tentativo del Miur di rimandare l’attuazione a ‘pettine’ dell’inserimento nelle liste dei prof supplenti. Il preludio di un’altra battaglia legale?
Le voci di fondo stavolta erano fondate: nel 2011 il rinnovo delle graduatorie ad esaurimento, dove sono collocati circa 240mila docenti non di ruolo, non verrà attuato. Il rinnovo, previsto in primavera attraverso la presentazione di  titoli e i servizi prodotti nell’ultimo biennio, si sposterà in avanti almeno di un altro anno: nel decreto “Milleproroghe”, infatti, è prevista una norma da cui si evince, in ‘burocratese’ stretto, che le graduatorie “vigenti per il biennio 2009/2010 – 2010/2011 sono prorogate per l’anno scolastico 2011/2012”.
La nuova disposizione prevede che il rinnovo delle liste delle oltre cento liste di attesa dislocate in tutto il territorio nazionale non abbiano più effetto per "il biennio scolastico 2011/2012 – 2012/2013", come previsto dal decreto legge 25 settembre 2009, n. 134: il 'Milleproroghe' prevede, infatti, la validità del rinnovo “per il biennio scolastico 2012/2013- 2013/2014".
Anche se il decreto è ancora modificabile, l’ipotesi di ‘congelamento’ delle graduatorie ha già prodotto delle polemiche. A formularle è stato il sindacato Anief, che difendendo molti neo-abilitati ha chiesto l’immediata "soppressione di questa eventuale norma che creerebbe soltanto l'ennesimo pasticcio e confermerebbe l'incapacità del ministro Gelmini di gestire le graduatorie come i suoi predecessori". Il sindacato degli educatori in formazione, artefice di una battaglia legale per l’inserimento dei docenti precari, all’interno delle nuove graduatorie richieste, con il medesimo punteggio di partenza e non in coda come previsto nel 2009 dal Miur, ha anche fatto sapere che "solleciterà gli onorevoli e i senatori a non approvare una norma che vorrebbe intervenire soltanto e inutilmente per evitare il trasferimento a ‘pettine’ previsto per il prossimo aggiornamento. Se la Corte costituzionale, infatti, si pronuncerà a favore del ‘pettine’, questo assumerà titolo giudiziale, ragion per cui – continua l’Anief - tutti i ricorrenti dovranno essere inseriti subito a pettine dal commissario ad acta prima delle prossime convocazioni. A quel punto – conclude il sindacato - anche i non ricorrenti potranno ottenere un pronunciamento del giudice del lavoro sul risarcimento danni e sulla mancata stipula del contratto di lavoro".
Di parere opposto è sicuramente la Fgu-Gilda, che in passato ha più volte espresso le sue critiche all’Anief sostenendo che il cambio delle regole, sulle graduatorie, non può essere attuato in corsa.
 

A.G. - La Tecnica Della Scuola

 

Graduatorie blindate senza possibilità di aggiornamento fino al 2013. Vale a dire che per due anni scolastici (2012/2013, 2013/2014) non ci potranno essere modifiche agli elenchi provinciali ad esaurimento degli insegnanti. Impossibile tentare la sorte in altre province se la propria è troppo ingolfata. Le graduatorie esistenti vengono prorogate e mantenute tali e quali. Impossibile andare da Nord a Sud e, soprattutto, viceversa.
Lo prevede il milleproroghe votato ieri in Consiglio dei ministri. Sono ancora in corso verifiche sul testo, ma la cosa sembra fatta. La decisione, si legge nel testo del decreto, è stata presa "nelle more dell'emanazione del regolamento sul reclutamento del personale docente delle scuole di ogni ordine e grado". Regolamento che è ancora in fase di studio.
Il sindacato Anief è subito intervenuto a commentare la notizia, che, se confermata, scrive l'organizzazione, "deve in primo luogo passare dalle forche caudine del Parlamento dove già una volta sono stati cambiati i testi di legge approvati dal Governo".
L'Anief "solleciterà gli onorevoli e i senatori a non approvare una norma che vorrebbe intervenire soltanto e inutilmente per evitare il trasferimento a pettine previsto per il prossimo aggiornamento e bloccato dalla Gelmini e dalla Lega. Se la Corte costituzionale, infatti, si pronuncerà a favore del pettine, questo assumerà titolo giudiziale, ragion per cui tutti i ricorrenti Anief dovranno essere inseriti subito a pettine dal commissario ad acta prima delle prossime convocazioni. A quel punto, anche i non ricorrenti potranno rivolgersi all'Anief per ottenere un pronunciamento del giudice del lavoro sul risarcimento danni e sulla mancata stipula del contratto di lavoro. Cui prodest? Anche per questa ragione - chiude il sindacato - chiederemo la soppressione di questa eventuale norma che creerebbe soltanto l'ennesimo pasticcio e confermerebbe l'incapacità del ministro Gelmini di gestire le graduatorie come i suoi predecessori".

http://www.tuttoscuola.com/cgi-local/disp.cgi?ID=24643

La sentenza del Tribunale toscano riguarda una prof e si basa sulla normativa comunitaria: tornano a sperare decine di migliaia di supplenti. Il requisito essenziale è che il posto occupato risulti vacante. Intanto a Palermo si consuma un altro dramma della disperazione: un collaboratore scolastico precario 51enne, con quattro figli, ha minacciato di lanciarsi dal quarto piano dell'Usp"

http://www.tecnicadellascuola.it/index.php?id=29903&action=view

Pubblichiamo un articolo apparso su redattoresociale.it il 31 agosto 2010.

Il numero di docenti di sostegno stabilizzati quest’anno (5 mila su 10 mila complessivi nella scuola) deriva dalle norme della legge finanziaria 2008 (governo Prodi): “E’ stato un percorso triennale e nessuna regione ha superato quel limite”

ROMA - “Non c’è nessun regalo al sud, ma solo l’adeguamento alla legge che dispone di stabilizzare, in base ai numeri di organico 2006-2007, il 70% degli insegnanti di sostegno: circa 22mila persone. E di farlo solo nel sostegno e, in tranche annuali, entro il biennio 2010-2011”. Marcello Pacifico, presidente dell’Anief (Associazione professionale e sindacale) nega che sul sostegno ci siano stati favoritismi nei confronti del meridione.
 
Per Pacifico “non è possibile dimenticare la legge 244/2007” (è la finanziaria dell’ultimo governo Prodi) nella quale “il legislatore abolì la distinzione tra insegnante di sostegno di fatto e insegnante di sostegno di diritto, portando il numero complessivo di immessi in ruolo nel sostegno in numero pari al 70% dell’intero organico 2006-2007”. “In quegli anni – ricorda - il precariato colpiva un insegnante su due nel sostegno e uno su sei nel curriculare: operavano circa 42 mila insegnanti di sostegno di fatto e circa 45 mila di diritto: un esercito di quasi 90 mila insegnati di sostegno”. “Con quella manovra finanziaria – ricorda - si decise di portare il numero complessivo di immessi in ruolo nel sostegno in un numero pari al 70% di tutto l’organico 2006-2007 e nel triennio a seguire, nelle sue immissioni in ruolo, si è seguita questa regola, fino all’ultima tranche attuata dal ministro Gelmini”. Si è ora arrivati ad un organico di sostegno “di diritto” pari a 65 mila persone sulle 90 mila complessive, il 70%”.
 
Secondo Pacifico nell’assegnare i posti in organico si è valutata questa situazione: “Ecco perché su 10 mila nuove immissioni, più della metà sono state riservate all’immissione in ruolo di insegnanti di sostegno”. Il presidente dell’Anief spiega che “nessuna regione ha assunto in ruolo più del 70%  degli insegnanti di sostegno” e che non è giusto leggere il dato solo sulla percentuale degli assunti di quest’ultimo anno, essendo parte di un processo durato tre anni e imposto dalla legge.
 
Sul passaggio dal sostegno al curriculare, definito come “scorciatoia” dal dossier di TuttoScuola, il presidente Anief ricorda che un insegnante curriculare può cambiare materia dopo 3 anni, mentre quello di sostegno può chiedere di passare a curriculare solo dopo 5 anni: “E’ già questo un modo per limitare il passaggio”. E sulla formazione “non si ometta di dire che oggi servono 400 ore, ma solo nel 2001 ne erano necessarie 90”. Come dire che passi avanti se ne sono già fatti. (eb/ska)

Pubblichiamo un articolo apparso su “Il Messaggero” del 29 agosto 2010 a firma di Alessandra Migliozzi.

ROMA - Fuga dei prof in Spagna per l’abilitazione. In Italia per chi vuole insegnare alle medie e alle superiori la strada, ad oggi, è sbarrata: non ci sono più le Ssis, le scuole di specializzazione chiuse dalla Gelmini nel 2008, non si fanno i concorsi e la nuova formazione degli insegnanti ancora non è legge. Così c’è chi tenta la via spagnola. Fino all’anno scorso bastava un corsetto di tre mesi, il cosiddetto Cap. Ora la strada è più ardua: bisogna seguire un intero master di sette-otto mesi. Ma in città come Madrid è boom di italiani che vogliono abilitarsi all’insegnamento. A giugno si è chiusa la prima tornata di corsi. «Nel nostro master - spiega Juan Miguel Belmonte, segretario accademico dell’istituto di Scienze dell’Educazione dell’università Complutense di Madrid - su settecento iscritti una trentina erano italiani. Mi dicono che da voi non è possibile abilitarsi in questo momento. Come mai? Come fate per formare gli insegnanti?». Il master costa fino a tremila euro, a seconda che lo si faccia in una università pubblica o privata. Il corso è diviso fra teoria e pratica. Per entrare non c’è test di accesso. Bisogna solo certificare l’uso di una lingua europea a livello B1, un livello intermedio. Gli italiani, spiegano sempre dall’ateneo madrileno, «scelgono soprattutto di abilitarsi in materie scientifiche, quelle che poi possono spendere anche in patria, o nelle lingue». Il titolo in Italia va convertito. Nel 2009, quando furono riaperte le graduatorie per alcuni nuovi inserimenti, fu spianata la strada anche a chi aveva ottenuto l’abilitazione all’insegnamento in Europa visto che l’Ue obbliga il riconoscimento reciproco dei titoli. Su cosa accadrà nel 2011 quando ci saranno, come spiega la legge salva precari approvata a novembre del 2009, «l’integrazione e l’aggiornamento delle graduatorie» per il biennio 2011/2013 non c’è ancora certezza. «Ma con ogni probabilità sarà previsto l’inserimento di chi si è abilitato all’estero come avvenuto nel 2009 - commenta Marcello Pacifico, a capo dell’Anief, sindacato che ha dato spesso battaglia al ministero con ricorsi al Tar-. Il paradosso è che ad oggi ci sono docenti che si abilitano per insegnare strumento musicale o per la scuola primaria che non hanno sbocchi, che non si possono inserire. Mentre chi si è abilitato all’estero ha potuto e potrà farlo». La pensa diversamente la Flc Cgil secondo cui questa possibilità non ci sarà. «Ma la legge salva precari effettivamente è ambigua- dice Massimo Di Menna, segretario nazionale della Uil Scuola-. Parla di aggiornamento e integrazione delle graduatorie, quindi potrebbero esserci nuovi inserimenti. Se invece non fossero previsti potrebbero partire dei ricorsi. Quel che è certo è che bisognerebbe smetterla con questo sistema delle graduatorie che di fatto impone ai nostri giovani di spendere dei soldi per abilitarsi o aggiornarsi con il solo scopo di comprarsi un posto in graduatoria. Bisognerebbe bloccare definitivamente le liste e dove ci sono posti liberi ricominciare seriamente a fare i concorsi per assumere». Per esempio al Nord le graduatorie delle discipline scientifiche vanno spesso esaurite e non di rado le scuole, scorrendo le proprie liste interne, arrivano a chiamare come supplenti laureati non abilitati. Fra questi c’è anche Francesca, la chiameremo così, insegnante del Nord che preferisce l’anonimato e che a 34 anni, per paura di non riuscire più a fare supplenze perché non abilitata, ha deciso che questo autunno andrà in Spagna. «Ho fatto le pratiche- racconta- sto aspettando di capire se tutta la documentazione è in regola e se potrò entrare nel master che ormai per me è l’unica strada per potermi abilitare. Qui in Italia è tutto fermo e c’è tanta fame di lavoro non posso più rimanere senza titolo e rischiare di restare fuori per sempre dalle supplenze». Diverse società di consulenza offrono aiuto con le pratiche a prezzi che partono dai tremila euro fino ad arrivare quasi ad ottomila. Insomma, l’avventura spagnola, se ci si caricano sopra i costi dei consulenti, di base può costare, alloggio e vitto esclusi, anche più di diecimila euro. Ma c’è chi non demorde e vuole partire. «Noi consigliamo agli insegnanti di accertarsi che le società a cui si rivolgono siano serie- sottolinea Rino Di Meglio, della Gilda degli Insegnanti-, bisogna fare attenzione a chi alimenta sogni chiedendo un sacco di soldi». Il web, intanto, pullula di forum in cui i prof chiedono informazioni, cercano chi ha fatto già questa esperienza. E in Italia che ne sarà delle abilitazioni? Si aspetta il decreto per la formazione degli insegnanti che è passato nelle commissioni parlamentari ma poi è rimasto fermo. «Mancano solo alcuni passaggi burocratici. Nel corso del nuovo anno accademico- assicura Max Bruschi, il consigliere ministeriale che sta seguendo il provvedimento- dovrebbero partire i tirocini formativi che consentiranno a chi ne ha i requisiti di abilitarsi. Per entrare però ci saranno un test e una selezione per titoli». In tanti potrebbero rimanere esclusi. E non è detto che anche quelli non scelgano la via spagnola.

 

 

Pubblichiamo i link a due articoli apparsi su Tuttoscuola.com e su Tecnicadellascuola.it sull’ordinanza del TAR Lazio, in seguito a ricorso Anief, che impedisce il depennamento dei docenti di ruolo dalle GaE.

 

Tuttoscuola.com: i professori di ruolo non vanno depennati dalle graduatorie ad esaurimento

 

Tecnicadellascuola.it: prof di ruolo in graduatorie ad esaurimento, dubbi sulla cancellazione