La denuncia del giovane sindacato sul triste record di supplenze dell’estate 2019 e sulla necessità di approvare un decreto urgente, per evitare il caos, è stata ora raccolta da tutto il mondo della scuola. Anche da quei sindacati che a fine aprile firmavano trionfanti accordi a perdere sul precariato, oltre che su regionalizzazione e stipendi, con il premier Giuseppe Conte e con il ministro dell’Istruzione. Peccato che la presa di coscienza e l’ammissione che era tutto inutile sia arrivata con quattro mesi di ritardo, fuori tempo massimo. Ed ancora peggio, l’unico a non ammettere la realtà, fatta di oltre 150 mila cattedre vacanti e 200 mila supplenze annuali, è il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti, che continua a mandare messaggi tranquillizzanti via facebook. È dallo scorso mese di marzo che Anief insiste su questo pericolo: sul fatto che i vincitori del prossimo concorso a cattedra potrebbero non essere assunti nemmeno nel 2020 e che è indispensabile l’attivazione del doppio canale di reclutamento e l’assorbimento dei vecchi vincitori e idonei pure su altre regioni.
Marcello Pacifico (Anief): Alla base di tutto, il problema del precariato scolastico rimane il fatto che le 58 mila assunzioni programmate quest’anno dal Miur sono solo un terzo di quelle che servivano, perché ci sono 100 mila posti in organico di fatto in realtà liberi dal docente titolare. Inoltre, prevediamo che almeno il 70 per cento non si realizzeranno, superando il già altissimo numero di mancate risposte alle convocazioni per le immissioni in ruolo dello scorso anno, quando su 57 mila assunzioni ne saltarono quasi 33 mila.
La supplentite continua a caratterizzare le oltre 8 mila scuole italiane. Perché non c’è alcuna volontà da parte del Miur di stabilizzare i precari storici con oltre 36 mesi di servizio svolto, a dispetto di quello che ci chiede l’Europa da 20 anni, e tra qualche mese ne vedremo delle belle: solo considerando i 40 mila pensionamenti, le 33 mila mancate immissioni in ruolo della scorsa estate e i 50 mila posti in deroga, si arriva ad un numero inaudito di supplenze annuali, con scadenza 30 giugno 2020 o 31 agosto 2020.
PEGGIO DELLE PREVISIONI
Addirittura, le cose sono andate peggio delle previsioni del giovane sindacato, perché nel frattempo gli oltre 20 mila pensionamenti di Quota 100, dopo non essere stati utili per le operazioni di mobilità, sono state escluse pure dalle assunzioni a tempo indeterminato e aggiunte nel “calderone” dei posti da affidare a precari improvvisati, spesso nemmeno abilitati e senza esperienza. È di queste ore la pubblicazione di un articolo di Repubblica, dove si dice “credibile che il prossimo anno scolastico possa partire con 160-170 mila insegnanti precari in cattedra, cifra da primato, e contemporaneamente le graduatorie pre-ruolo sempre piene. In Veneto e Lombardia – regioni che spingono per l’approvazione dell'Autonomia differenziata, soprattutto nel campo scolastico – i vuoti dal primo settembre assumeranno dimensioni mai viste prima”.
IL COMMENTO DEL PRESIDENTE ANIEF
Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, “invece di riaprire le GaE e utilizzare anche la seconda fascia delle graduatorie d’istituto per il doppio canale di reclutamento, oltre che assorbire nei ruoli dello Stato tutti i vincitori ed anche gli idonei, pure fuori regione, al Miur continuano solo a programmare concorsi ordinari e straordinari. Ma i fatti dimostrano che la stesura delle graduatorie delle procedure concorsuali è lenta e comunque non risolutiva. Basta ricordare cosa è accaduto nel concorso del 2016 per la scuola primaria, a cominciare dalla Sicilia e dalla Campania, dove ci sono oltre mille candidati mai immessi in ruolo e che ora sono costretti a ricorrere al giudice del lavoro, perché rischiano pure di scomparire poiché le graduatorie dove sono collocati potrebbero cancellarsi con la pubblicazione della procedura concorsuale successiva”.
“Con questo modo di procedere, finalizzato a fare cassa risparmiando sui precari, la verità è che si produce una scuola con mille problemi organizzativi e didattici. Non solo, l’Italia stavolta più che mai rischia di incassare una specifica procedura d’infrazione da Bruxelles. Infine – conclude Pacifico - lo Stato italiano continua a far un danno a se stesso, all’erario, per via del sempre più alto numero di ricorsi risarcitori presentati in tribunale dai singoli docenti, che anche Anief patrocina”.
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