Crescono le possibilità di caduta anticipata dell’Esecutivo giallo-verde: il presidente del Consiglio e il vicepremier Matteo Salvini sono ai ferri corti e giovedì potrebbe essere la giornata decisiva. In tal caso, per la scuola si chiuderebbe un ciclo all’insegna del nulla di fatto. In un anno, non si è realizzato niente per onorare le tante promesse espresse in campagna elettorale. Il decreto dignità non ha risolto il problema delle 50 mila maestre con diploma magistrale inserite con riserva nelle GaE. Inoltre, i concorsi straordinari insieme a quelli ordinari hanno graduatorie strapiene di idonei all'insegnamento con migliaia di cattedre in ruolo andate vacanti. La proposta di legge presentata dal presidente della VII Commissione del Senato, sen. Mario Pittoni, della Lega, si è rivelata uno specchietto per le allodole. I ricorsi per risarcimento dell'abuso dei contratti continuano a fioccare. Di certo, in caso di elezioni, i 300 mila precari docenti e Ata punirebbero le mancate o sbagliate decisioni della politica.
Marcello Pacifico (Anief): Ribadiamo l'importanza dell'approvazione urgente del decreto senza se e senza ma, perché non si possono tradire i lavoratori e le famiglie per interessi di partito. Perché vanno subito riaperte le GaE, prevista la stabilizzazione dei precari attraverso l'estensione del doppio canale alle graduatorie d’Istituto, degli idonei presenti in quelle di merito e anche in quelle di merito regionali introdotte a seguito, oltre che le conferma dei ruoli degli immessi in ruolo con riserva, a partite dai maestri con diploma magistrale.
Mentre il Governo si rivela in bilico, si scopre che la partita sulla regionalizzazione senza scuola non è affatto chiusa: i governatori del Lombardo-Veneto, Attilio Fontana e Luca Zaia, hanno infatti minacciato di non firmare l’accordo raggiunto il 19 luglio in Consiglio dei Ministri, che in linea teorica lascerebbe fuori l’istruzione pubblica dall’autonomia differenziata. In realtà, le regioni è vero che non potranno assumere docenti, ma comunque sembra che rimarrà in vita l’assurdo vincolo di permanenza di cinque anni per le nuove assunzioni dei docenti. Inoltre, ogni singola regione potrà legiferare un tempo di permanenza anche maggiore, andando a ledere diversi principi costituzionali, a partire dal diritto alla famiglia.
In questa situazione, diventa ancora più importante approvare un decreto urgente, perché le 58 mila assunzioni programmate quest’anno dal Miur sono solo un terzo di quelle che servivano e ci sono 100 mila posti in organico di fatto in realtà liberi dal docente titolare. Inoltre, prevediamo che almeno il 70 per cento non si realizzeranno, superando il già altissimo numero di mancate risposte alle convocazioni per le immissioni in ruolo dello scorso anno, quando su 57 mila assunzioni ne saltarono quasi 33 mila.
Il decreto chiesto da Anief, quindi, permetterebbe l’immissione in ruolo di tutti i docenti inseriti nelle graduatorie di merito e in quelle del concorso 2018. Nel computo dei precari papabili per le immissioni in ruolo andrebbero anche tutti i vincitori e idonei dei concorsi pubblici di altre regioni, oltre che i docenti abilitati dalle GaE e i precari con 36 mesi inseriti nelle graduatorie d'istituto. Il tempo però sta scadendo e tra un po’, senza provvedimenti d’urgenza, a settembre la scuola si ritroverà nel caos più totale.
PER APPROFONDIMENTI:
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