Utilizzare la mole non indifferente di fondi comunitari, i cosiddetti PON, per creare un programma di contrasto reale alla dispersione scolastica, ferma al 14,5% mentre la stessa UE ci chiede di portarla al 10% entro il prossimo anno: la richiesta è giunta in questi giorni dalla Corte dei Conti, attraverso la relazione su “La lotta alla dispersione scolastica: risorse e azioni intraprese per contrastare il fenomeno”. E la sottolineatura non è sfuggita alla rivista specializzata Orizzonte Scuola, che parla di invito, da parte della Corte, ad utilizzare al meglio i fondi UE.
“Il rapporto della Corte dei Conti non ammette repliche – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – sulla necessità di supportare il sistema scolastico delle regioni più indietro a livello territoriale, attraverso adeguati supporti: quando si sostiene che occorre spendere meglio i finanziamenti, significa attuare una politica incentrata prima di tutto su un rinforzo degli organici. Anief lo sostiene da tempo: il numero degli alunni può essere solo una delle variabili che incide su questo aspetto. Perché gli alunni più a rischio vanno tenuti sotto controllo. Poi, occorre revisionare i percorsi formativi ed un supporto vero da esperti esterni e territorio”.
Contro la dispersione scolastica un “rilevante ausilio è giunto dai fondi comunitari”. Eppure i risultati non si vedono. “Nel periodo di programmazione PON 2007-2013 – scrive la Corte dei Conti - il totale complessivo delle risorse finanziarie utilizzate per la lotta alla dispersione è stato pari a 309.690.333,10 euro. L’importo programmato per il periodo 2014/2020 è di euro 345.945.951,00”. La Corte prospetta, quindi, l’utilità di un piano nazionale programmatico e di un monitoraggio legato a un costante aggiornamento dell’anagrafe degli studenti insieme a una funzionante “rete” tra tutte le istituzioni pubbliche (in particolare quelle delle scuole) con la possibile costituzione di un comitato di esperti con competenze elevate nelle politiche e nei dispositivi di contrasto alla dispersione.
I NUMERI PARLANO CHIARO
In conclusione, secondo l’organo di rilievo costituzionale, le ingenti somme che provengono dall’Unione Europea devono servire per combattere con maggiore efficacia la dispersione scolastica: un fenomeno che in alcune province dell’Italia del Sud, come confermano pure i più recenti risultati Invalsi sulle competenze acquisite, continua a mantenere livelli preoccupanti, addirittura superiori al 40%. Basta ricordare che la Sicilia fa registrare il record di oltre il 35% dei giovani che non arriveranno a conseguire la maturità. Pertanto, “vanno utilizzati meglio i fondi Ue”, sintetizza il Sole 24 Ore.
IL PARERE DEL PRESIDENTE
“Se si vuole davvero attuare un cambio di passo – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief - occorre il supporto anche di esperti esterni, di psicologi, di assistenti sociali, di una rete territoriale pronta a subentrare nei momenti più difficili. Altro che regionalizzazione. Inoltre, al livello generale, quello che potrebbe incidere sicuramente in modo positivo per ridurre la dispersione scolastica è anche la revisione dei percorsi formativi, con l’anticipo almeno a 5 anni e l’obbligo portato dagli attuali 16 anni fino alla maggiore età. Finché tutto questo non si farà – conclude Pacifico - difficilmente il numero di alunni che lasciano la scuola prima del tempo potrà ridursi in modo sensibile”.
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