Per la scuola, come per tutto il pubblico impiego, sono in arrivo molti meno soldi rispetto a quelli annunciati: così, le cifre previste, 65 euro lordi, sono ritenute del tutto insufficienti dai sindacati, alcuni dei quali hanno ribadito la necessità di aumenti più sostanziosi e di trasferire i fondi del bonus merito e della carta docente direttamente in busta paga. Di sicuro, se non ci saranno le risorse per un aumento a tre cifre, i sindacati non apriranno nemmeno il dibattito. Con alte possibilità di avvio di una stagione di proteste e di ricorsi. Ma anche il ministro dell’Istruzione non starà a guardare, tanto da avere confermato le sue dimissioni qualora non si riuscissero a trovare i tre miliardi per l’istruzione. A questo scopo, continua a contrattare con le Finanze e quindi con il ministro dell’economia Roberto Gualtieri.
Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief: “Siccome siamo abituati a commentare fatti e non promesse tutte da verificare, dobbiamo rimanere fermi a 35 euro netti, consapevoli che le possibilità di vedere salire questa cifra media sono davvero ridotte, ancora di più perché dovranno servire pure per finanziare l’elemento perequativo, ovvero gli aumenti da 85 euro lordi medi che il Governo precedente non ha accordato solo per coloro che percepiscono stipendi più bassi. In queste condizioni sarà davvero difficile ridurre il gap con l’Europa, sopra di 9 mila euro annui e recuperare gli oltre mille euro di potere d’acquisto andati persi negli ultimi sette anni”.
A poco più di un mese dall’approvazione della Legge di Bilancio 2020, dei soldi promessi da tempo ai dipendenti pubblici e della scola non vi è traccia: il rinnovo del contratto, scaduto ormai da quasi un anno, si prospetta con “aumenti stipendi ancora bassi, circa 65 euro lordi, ovvero 35 euro in busta paga mensili”, scrive Orizzonte Scuola. Con il ministro dell’Istruzione, Lorenzo Fioramonti, che continua a sperare in un miracolo di fine anno: “Per ora le risorse sono queste, sto lavorando per farle crescere”, è stata la risposta del ministro dell’istruzione a proposito degli aumenti stipendiali per docenti e Ata nell’ultimo incontro con i sindacati.
Il parere del giovane sindacato
Anief giudica positivamente gli sforzi del ministro dell’Istruzione, impegnato in una gara contro il tempo e a caccia di risorse, anche alternative, per portare nuovi fondi a un dicastero che da troppi anni viene utilizzato come ‘bancomat’ per risollevare le sorti del Paese. Il giovane sindacato, tuttavia, è anche consapevole dalle basse possibilità di realizzazione dell’inversione di tendenza tanto decantata, andando ad incentivare i compensi di una categoria che da troppi anni viene pagata molto meno dei colleghi d’oltre confine che svolgono lo stesso lavoro.
La proposta Anief
Anief, tra i 40 emendamenti presentati al Disegno di legge di Bilancio 2020 AS 1586, prevede anche le modalità per garantire l’avanzamento dei compensi dei dipendenti e dei dirigenti pubblici eliminando i tanti vincoli che limitano la portata. “Di certo – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief - non bisognava arrivare a questo punto. Per evitare che ciò accadesse, abbiamo fatto di tutto, sino ad arrivare a scioperare e presentare una lunga serie di richiesta di modifica, ben 40, della manovra di fine anno. Certamente, avremmo preferito farlo assieme agli altri sindacati del comparto Scuola, che si sono svegliati con netto ritardo”.
PER APPROFONDIMENTI:
I docenti italiani sono i più vecchi d’Europa. Anief: l’insegnamento va inserito nell’Ape Social
Italia, Francia e Portogallo tra i Paesi europei con maggiore carenza di docenti qualificati
Manovra 2020, Anief elabora 40 proposte di modifica per la V Commissione del Senato
Legge di Bilancio, stipendi piccoli anche per colpa di norme sbagliate