Il progetto, ha detto la titolare dell’Istruzione, ha messo al centro la scuola, così da superare il tasso di abbandono scolastico che grava sui territori delle regioni meridionali: come in Campania (19%), in particolare a Napoli (22%), ma anche in alcune province siciliane, dove si supera il 30%. Le risorse stanziate serviranno a ridurre il divario, in materia di istruzione, con le regioni del Nord. Già dal prossimo anno scolastico - ha proseguito Azzolina - sarà attiva una Task Force nelle regioni del Mezzogiorno per ampliare offerta formativa, incrementare docenti e tutor, realizzare laboratori e ammodernare le strumentazioni, potenziare le attività pomeridiane nelle scuole.
Anief reputa positiva la decisione del Governo di concentrare gli sforzi per risollevare l’istruzione pubblica del Meridione. Perché solo ampliando gli organici è possibile attuare sdoppiamenti di classe, in presenza di un’elevata quantità di iscritti, e di tenere sempre aperte le scuole del Sud, dove occorre riallineare i livelli di apprendimento. “Per avere un riscontro agli annunci della ministra Lucia Azzolina – precisa Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – è bene però che ora giungano risorse nuove, finalizzate allo scopo, attraverso il Def di primavera: produrre uno sforzo importante, con investimenti veri, significa incrementare gli organici del personale scolastico, creare nuovi laboratori e attrezzature, attuare il tempo pieno e in generale aumentare quello passato a scuola. Non ci si può certo fermare all’emendamento del M5S al decreto Milleproroghe, che, pur nella sua positività, va a cancellare meno di mille classi pollaio, a fronte di oltre 15 mila oggi ancora esistenti nelle nostre scuole”
Il Piano per il Sud, presentato nei giorni scorsi a Gioia Tauro, è un progetto a cui il Governo tiene molto: lo ha fatto intendere la ministra Lucia Azzolina, in un’intervista rilasciata a “Il Mattino”, parlando della Task Force che l’esecutivo in carica vuole attivare nelle regioni del Mezzogiorno per ampliare offerta formativa, incrementare docenti e tutor. Partendo dall’uccisione del 15enne ucciso a Napoli, dopo aver tentato una rapina nei confronti di un carabiniere, la ministra dell’Istruzione ha illustrato alcuni dei contenuti del Piano per il Sud, affermando che l’antidoto contro la criminalità è proprio la scuola.
Il giovane sindacato ha già detto che, se si vuole davvero voltare pagina, occorre introdurre un surplus di 40 mila docenti aggiuntivi, in organico di diritto, pari ad almeno cinque docenti in più per istituto, i quali andranno in prevalenza impiegati nelle scuole dove si prevede un incremento di orario di apertura delle istituzioni scolastiche. Del resto, è nello stesso testo di presentazione del Piano per il Sud che si parla della necessità di “favorire l’apertura delle scuole in orario pomeridiano nelle regioni del Mezzogiorno”. Inoltre, tra “i risultati attesi” con l’attuazione del progetto, vi è proprio quello di “ampliare l’offerta formativa e l’attività pomeridiana, estendere a tutte le regioni del sud le best practice dei programmi di scuole aperte, incrementare docenti e tutor, realizzare i laboratori necessari alle attività e ammodernare la strumentazione”.
“L’aumento dei docenti - afferma Marcello Pacifico, presidente del giovane sindacato - servirà anche a sopperire alla mancanza di un servizio adeguato nelle regioni del Sud per la fascia scolastica 0-6 e contestualmente prevedere un aumento delle strutture che oggi sono quasi esclusivo appannaggio di strutture private con un esborso economico notevole per le famiglie”.
A proposito dei lavori su questo tema della Commissione Istruttoria per le politiche sociali e lo sviluppo sostenibile per la preparazione del documento programmatico, che sarà presentato a breve al ministro dell’Istruzione, il leader dell’Anief si dice “pienamente d’accordo con l’esigenza di aumentare gli organici, sulla base delle necessità del territorio, delle particolari dislocazioni, delle reti di collegamento con le stesse istituzioni scolastiche nelle piccole isole o comunità montane, dell’ubicazione in luoghi a rischio, delle percentuali di dispersione scolastica e dei processi migratori”.
L’obiettivo a lungo termine, ha detto anche Mila Spicola sull’Huffington Post, è quello di “combattere la dispersione scolastica, innalzare il livello delle competenze di base”. Solo che sino a oggi lo Stato ha offerto “ad alcuni bambini (perlopiù al Nord e nei centri) 8 ore di scuola ordinamentale, con organico e risorse connesse per il funzionamento delle mense, continua, uniforme, stabile al giorno (tempo pieno) e ad altri (perlopiù poveri, delle periferie, del Sud) 4/5 ore di scuola al giorno, farcendoli però di ogni tipo di ‘progetto’”. La contraddizione è palese. “Lo ha chiaramente detto anche l’UE: in Italia si tende a utilizzare i fondi UE per compensare vuoti che lascia lo Stato. Non funziona”. In tal modo, “a questi altri bambini, si sta facendo un torto grave in termini di diritti costituzionali e di livelli essenziali di prestazione”.
Pure al Cnel, nei giorni scorsi, è stato detto che occorre affrontare il problema prevenendo la condizione di drop out e quindi fenomeni di Early School Leavers e NEET anche con piani straordinari per il Mezzogiorno. Durante i lavori, è stata accolta e inserita tra le proposte da suggerire al ministro la richiesta dell’Anief di aumentare stabilmente gli organici di docenti e personale Ata per un sostegno alla didattica in generale. La priorità, quindi, diventa quella di prevedere azioni integrate tra la scuola e l’extra scuola, intervenendo sia sulla condizione di svantaggio di partenza sia sull’offerta educativa di qualità, mediante opportune azioni formative, pur nel rispetto dell’autonomia scolastica.
Convinta di questo, da diversi anni, l’associazione sindacale Anief ha presentato formale proposta per l’anticipo dell'obbligo scolastico a 5 anni, prevedendo nel contempo anche l’estensione dell’obbligo formativo sino a 18 anni. Allo stesso tempo, il sindacato – consapevole che il Centro-Sud continua ad arrancare - ritiene sempre più centrale l’implementazione del tempo scuola e degli organici del personale, poiché le attività scolastiche rimangono essenziali per vincere abbandoni ed espansione dei Neet, che proprio al Sud hanno assunto proporzioni gigantesche.
Altre proposte del giovane sindacato riguardano il potenziamento e l’apertura al mondo del lavoro in regioni con poche aziende. Questo si può realizzare con il recupero della tradizione artigianale e artistica (restauro e altro) e delle tradizioni gastronomiche e agricole proprie del territorio. Inoltre un grosso incentivo dovrebbe avere la formazione di competenze dirette all’imprenditoria giovanile soprattutto in forma collettiva/cooperativa e favorire la conoscenza della specificità culturale ed economica del territorio, per attivare percorsi formativi con laboratori che favoriscano l’avviamento al lavoro.
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