Siamo all’assurdo: ad Invorio, nel novarese, dieci maestre della scuola primaria locale sono state denunciate per essersi incontrate a scuola dove avrebbero dovuto svolgere una riunione. A chiamare le forze dell’ordine, lunedì 9 marzo, dopo aver visto le docenti fuori dall’istituto scolastico, sono stati i vigili urbani: le maestre avevano invitato i rappresentanti dei genitori per consegnare loro i libri di testo che i figli dovrebbero utilizzare a casa per svolgere compiti e attività didattica a distanza. Intervenuto sul posto, sembra anche nei locali scolastici, il Commissario Prefettizio, non ha voluto saperne e ha denunciato le maestre alla Procura della Repubblica di Novara.
Marcello Pacifico (Anief): “Ci sembra davvero un’esagerazione, anche perché i piccoli raggruppamenti sono previsti dalla normativa straordinaria vigente e il motivo dell’iniziativa era finalizzato ad attuare la didattica a distanza. Non comprendiamo, inoltre, per quale motivo lo stesso Governo prevede la presenza nei locali scolastici del personale amministrativo e tecnico, che negli istituti più grandi prevede la presenza contemporanea per sette ore al giorno di ben oltre le nove unità, e si debba poi sanzionare delle docenti impegnate a svolgere al meglio il proprio dovere anche in una situazione come questa”.
Nove maestre sono state denunciate in provincia di Novara per avere disatteso le indicazioni di obbligo di rimanere nella propria dimora, salvo deroghe, previsto dal Dpcm del 9 marzo scorso. E la “stretta” delle ultime ore sottoscritta dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte, vieta ogni forma di assembramento di persone in luoghi pubblici o aperti al pubblico.
Anief ritiene quanto avvenuto poco logico. Le docenti, infatti, si trovavano a scuola non certo per motivi futili o personali ma esclusivamente per mettere i loro alunni nelle condizioni di ottemperare alle disposizioni previste dallo stesso Governo, attuate dal ministero dell’Istruzione con la Nota 279 che per fronteggiare l’emergenza del Covid-19 e ridurre le possibilità di contagio, ha previsto la sospensione dell’attività didattica in presenza, nonché l’avvio delle lezioni a distanza al momento fino al prossimo 3 aprile.
Nella stessa nota ministeriale è vero che è scritto che vengono sospese anche le riunioni in presenza degli organi collegiali, ma è altrettanto vero che si lascia l’opportunità di “valutare attentamente l’opportunità di mantenere impegni collegiali precedentemente calendarizzati”: pertanto, non è del tutto preclusa la presenza a scuola degli insegnanti, sempre rispettando la regola dei “piccoli gruppi” e della distanza interpersonale di almeno un metro. E, francamente, nove docenti non rappresentano di certo un raggruppamento eccessivo.
Ci si chiede, inoltre, come mai tanta solerzia e rigidità non sia stata attuata per la presenza negli istituti scolastici del personale Ata: per loro, infatti, non è prevista ad oggi alcuna turnazione di lavoro, se non la possibilità, solo per i primi, di accedere allo smart working, ma solo per i lavoratori in possesso di determinati requisiti e attrezzature tecniche. È il caso, quindi, alla luce del protrarsi forzato dell’attuale situazione emergenziale, che il Governo e il ministero dell’Istruzione provvedano a sanare con urgenza queste contraddizioni.
PER APPROFONDIMENTI:
CORONAVIRUS – Anief chiede indicazioni certe su situazione scuole a Palermo
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