Scongiurato il taglio, da settembre, di 700 posti: il numero di insegnanti rimarrà invariato. Nell’anno scolastico 2020/21 avremo la stessa quantità di cattedre di oggi. Gli altri sindacati esultano, ma per Anief c’è poco da festeggiare. Perché i parametri di formazione delle classi rimangono immutati: fino a 29 alunni nella scuola dell’infanzia, 27 allievi alla primaria e 30 alle medie. Solo alle superiori arriva il “tetto” di 23 studenti, ma riguarderà un ristretto numero di casi. E poi ci sono più di 50 mila cattedre di sostegno che “gridano vendetta”, perché rimangono collocate in deroga, quindi non a disposizione per le immissioni in ruolo e nemmeno per i movimenti: il ministero pensa di cavarsela con il passaggio in organico di diritto di appena un migliaio di posti di didattica speciale. Non si fa così.
Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief: “È inaccettabile iniziare l’anno scolastico con quasi 20 mila classi composte ognuna da più di 30 alunni: non sono numeri da Paese avanzato. Lo ricordiamo, in particolare, a chi governa le sorti dell’Istruzione e ai parlamentari che possono cambiare i parametri voluti più di dieci anni fa dal Governo Berlusconi-Gelmini. Quella concentrazione di alunni in un’aula è un oltraggio al diritto allo studio e ai limiti imposti dalle norme sulla sicurezza. Inoltre, come si farà in queste classi, anche da 25-26 alunni, ad assicurare le norme che nei prossimi mesi imporranno le autorità sanitarie per prevenire il sempre possibile contagio del Covid-19 e passare così alla fase 2?”.
Mentre il Governo si sta impegnando per prevedere un ritorno in classe, una volta superata la fase 1 del contagio da Coronavirus, con possibile distanziamento tra alunni e la cancellazione delle classi pollaio, il ministero dell’Istruzione comunica ai sindacati che l’anno prossimo si mantiene l’attuale organico di insegnanti. Con i sindacati firmatari di contratto pure contenti. Già, perché solo il giorno prima gli era stato prospettato un calo di circa 700 cattedre: 513 posti tagliati tra gli Insegnanti Tecnico Pratici e 184 tra varie discipline della secondaria. Il calo di insegnanti era previsto dalla relazione tecnica di accompagnamento del DLgs 61/2017 sulla revisione dei percorsi degli istituti professionali.
LA MANCATA CONSIDERAZIONE DELLA REALTÀ
L’assurdo di quanto è avvenuto è che il calcolo di posti da insegnante da accordare è stato realizzato ancora una volta sulla base del mero numero di alunni (-73.000, a causa della riduzione del tasso demografico). All’inizio del confronto tra amministrazione e sindacati, non c’è stato alcun riferimento alla spaventosa situazione epidemiologica che avrebbe dovuto dettare legge: invece di impostare gli organici degli insegnanti sulla base della salute della popolazione, e quindi confermare in toto l’attuale composizione numerica del corpo insegnante, si è ragionato come sempre.
Ma stiamo o no parlando dei nostri giovani e delle generazioni del futuro? Come si fa a pensare che anche in questo stato, le necessità economiche vengono prima? Questo modo di pensare e di agire, ora più che mai, non è più accettabile. Come non è accettabile pensare che ai 280 mila alunni con disabilità iscritti nelle nostre scuole debbano essere ancora assegnati 50 mila docenti di sostegno con contratto fino al 30 giugno, assicurando in questo modo una didattica speciale a tempo determinato.
IL COMMENTO DEL PRESIDENTE
Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, “anche nel tempo del Coronavirus, si procede con l’assurda logica di approfittare del calo demografico per giustificare l’invarianza del personale. Invece, si dovrebbe programmare una formazione degli organici differenziata, da determinare in funzione delle esigenze legate alla salute e al rischio contagio da virus, quindi prevedendo un forte incremento di docenti, così da aumentare il numero di classi e ridurre la quantità fino a non oltre 22 per ogni aula”.
“A questo – continua il sindacalista autonomo – vi sono poi sempre da salvaguardare le necessità del territorio, della dislocazione delle sedi scolastiche, della rete di collegamento delle istituzioni, a partire da quelle collocate nelle piccole isole o nelle comunità montane, dell’ubicazione in località a rischio, ad alto tasso di dispersione scolastica e migratorio, oltre che in zone economicamente arretrate”.
LA MODIFICA DA FARE AL DECRETO “CURA ITALIA”
Spinta da questo motivazioni, l’Anief, con un emendamento al DL “Cura Italia” n. 18 del 17 marzo 2020, ha chiesto nei giorni passati di modificare la legge Tremonti-Gelmini n. 133/2008, ridurre in tre anni il rapporto medio nazionale alunni-classe dello 0,40; introdurre il divieto di costituire classi iniziali, comprese dell'infanzia, con un numero d’alunni oltre a 22-23 e comunque mai di 20 in presenza di disabili: tale modifica al testo approvato dal CdM permette quindi di evitare la costituzione di classi numerose, oggi attivabili anche con più di 30 allievi. Infatti, queste disposizioni, garantirebbero “ricadute positive sulla didattica e sull’apprendimento degli alunni”, più “sicurezza, igiene e vivibilità degli ambienti di apprendimento” e la “piena integrazione degli studenti disabili”.
PER APPROFONDIMENTI:
Alle superiori abbandoni da record, uno studente su quattro non arriva alla maturità
Regionalizzazione, Fontana chiama la Corte Costituzionale a sua difesa
ISTRUZIONE – Al Sud scuole sfavorite: classi pollaio, niente tempo pieno e tanti precari
RAPPORTO SVIMEZ – Confermato il disimpegno su Scuola e Istruzione
Alunni che lasciano prima della maturità, al Sud è dramma: a Nuoro il 43%, a Napoli e Palermo il 31%
Un alunno su quattro non arriva alla maturità: serve più Scuola. Anief: rivediamo i cicli
Obbligo scolastico esteso dai 3 ai 18 anni, la proposta Anief piace al Governo
Riduzione classi pollaio e tempo pieno al Sud, Anief: servono 40 mila docenti aggiuntivi
SCUOLA - Nuove classi, sempre numeri maxi: possono formarsi anche con 30 alunni