In Europa si cercano soluzioni per far sì che le scuole abbiano a disposizione fondi sufficienti, incoraggiando al contempo l'uso efficace delle risorse pubbliche. Per tali ragioni il finanziamento dell'istruzione è diventato una priorità politica, ma questo processo non sembra attecchire in Italia
Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief: “La scuola pubblica statale deve tornare al centro delle politiche del Governo, affinché sia davvero gratuita, democratica, aperta, inclusiva e innovativa”
In Europa tutti i paesi cercano soluzioni per garantire che le scuole abbiano a disposizione fondi sufficienti, incoraggiando al contempo l'uso efficace delle risorse pubbliche. Per tali ragioni il finanziamento dell'istruzione è diventato una delle massime priorità politiche, nonché in materia di ricerca. Questo processo non sembra attecchire in Italia.
Lo stato in cui versa la scuola italiana è di una tale gravità che dovrebbe preoccupare chiunque, non solo gli addetti ai lavori. Fra i 37 Paesi dell'Ocse, l'Italia è stabilmente all'ultimo posto per la percentuale di spesa pubblica riservata all'istruzione. Com'è possibile che un paese moderno, con un'economia in costante recessione e una drammatica prospettiva di ulteriore marginalità, non abbia mai avuto un Governo in grado di intendere che investire in istruzione e ricerca è di gran lunga l'investimento più redditizio che si possa immaginare? Allo stato attuale, con i due provvedimenti del governo Conte in seguito alla crisi sanitaria del Covid-19, alla scuola sono stati destinati la metà dei fondi destinati ad Alitalia.
Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, ha affermato che “la scuola pubblica statale deve tornare al centro delle politiche del Governo, affinché sia davvero gratuita, democratica, aperta, inclusiva e innovativa. Il punto di partenza è alzare la spesa pubblica per l’istruzione passando dal 6,9% di oggi al 10,2% della media europea. Bisogna eliminare i danni provocati da vent’anni di tagli che hanno sottratto all’istruzione quasi 9 miliardi di euro, impoverendo l’offerta formativa”, conclude Pacifico.
La proposta della Task Force di Colao per altro non è una novità, ricalca il modello aziendale di gestione introdotto con lo School Bonus (L.107/2015). Il finanziamento dei privati a favore delle scuole è contestato da Anief per l’ingerenza delle imprese nel sistema d’istruzione. “Il piano perfeziona sia la «riforma» Gelmini che la «Buona scuola» di Renzi – dichiara Andrea Messina, segretario genarale Anief - Noi siamo convinti che l’uso e la destinazione delle risorse non siano mai un fatto neutro, ecco perché esprimiamo tutta la nostra contrarietà a provvedimenti che nel sottrarre risorse al sistema pubblico di istruzione ampliano, invece, le opportunità dei soggetti privati”.
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