È stato approvato a Montecitorio un ordine del giorno sugli insegnanti ex corsisti FIT assunti dalle graduatorie di merito del 2018 nella scuola secondaria immessi in ruolo nel corrente anno scolastico con il vincolo dell’obbligo a non trasferirsi di sede per ben 5 anni. La richiesta contenuta nell’ordine del giorno è quella di sanare la disparità di trattamento tra tali docenti assunti dalle recenti graduatorie regionali di merito ad esaurimento (cui il Governo M5S-Lega ha imposto il blocco quinquennale) e i docenti assunti con le ordinarie graduatorie di merito o ad esaurimento (per i quali permane il blocco triennale), riportando il blocco al triennio come previsto nel Testo Unico della Scuola del 1994.
Marcello Pacifico (Anief): “Apprezziamo l’iniziativa del M5S, perché va a sanare una situazione di discriminazione palese, oltre che di mancata aderenza costituzionale. Riteniamo anche che sia ora di farla finita con certe decisioni contraddittorie e schizofreniche del legislatore, il quale a seconda della maggioranza di turno sembra volersi piegare a posizione ideologico-partitiche andando però a giocare sul destino professionale e familiare di una fetta di docenti. Noi, come sindacato autonomo e rappresentativo, lo abbiamo sempre detto: certe novità illegittime che ricadono sulla testa dei lavoratori non possono essere e non saranno mai accettate. Per questo confermiamo di volerci battere in tutte le sedi per eliminare il vincolo alla mobilità, a costo di rivolgerci alla Corte Costituzionale”.
“Porre in essere, nel primo provvedimento utile, iniziative per i docenti immessi in ruolo nell’anno scolastico 2019/20 tramite il Fit 2018, permettendo così omogenea disciplina alla medesima categoria di docenti”: è quanto prevede un ordine del giorno approvato da Montecitorio, presentato dall’on. Vittoria Casa del M5S, in relazione al ‘vincolo quinquennale’ a cui sono legati i docenti neoassunti dalle graduatorie di merito del concorso 2018 per la scuola secondaria. La norma da superare prevede che, a partire dalle immissioni in ruolo dell’anno scorso, questi docenti sono tenuti a stazionare obbligatoriamente nell’istituzione scolastica di immissione in ruolo, nel medesimo tipo di posto e classe di concorso, per ulteriori quattro anni, salvo i casi di sovrannumero o esubero.
Nell’ordine del giorno della Camera, leggermente modificato nel corso della seduta, si ricorda che “nel corrente anno scolastico la mobilità del personale docente educativo ed ausiliario tecnico e amministrativo (ATA) per l’anno scolastico 2020/2021 è stato postergato a causa dell’emergenza COVID-19 ma molti sono i vincoli previsti per i docenti neoassunti in ruolo dalle graduatone di merito del concorso 2018 bandito per la scuola secondaria, infatti il personale docente che si trova nelle condizioni di cui all’articolo 13, comma 3, del decreto legislativo 13 aprile 2017 N. 59 come modificato dalla legge 30 dicembre 2018, n 145, articolo 1 comma 792, lettera m), 3), (Legge di bilancio 2019) è tenuto a rimanere presso l’istituzione scolastica di immissione in ruolo nel medesimo tipo di posto e classe di concorso, per almeno altri quattro anni salvo in caso di sovrannumero o esubero”.
In sostanza, si prevede il vincolo di permanenza per cinque anni su scuola per i docenti neo-immessi in ruolo nel 2019/2020 da graduatoria di merito del concorso DDG 85/18 compresi coloro che sono individuati con decreto ministeriale N. 631 del 2019 e immessi, comunque, in ruolo con decorrenza giuridica ed economica dall’anno scolastico 2019/2020, tenuto conto che secondo quanto previsto dall’articolo 1 comma 795, della legge 30 dicembre 2018 n 145, ai soggetti avviati al percorso triennale di formazione inalale tirocinio e inserimento nella funzione docente (FIT) nell’anno scolastico 2018/2019 continuano ad applicarsi le disposizioni preesistenti.
“Pertanto – conclude l’odg - , il vincolo quinquennale non si applica ai docenti immessi in ruolo nell’anno scolastico 2018/2019 in quanto introdotto successivamente con la legge n 145 del 2018 (Legge di bilancio 2019) questa forte distinzione tra la medesima categoria entrata in ruolo con lo stesso concorso ma in anni differenti paventa una forte discriminazione tra docenti impegna il Governo a porre in essere, nel primo provvedimento utile iniziative per i docenti immessi in ruolo nell’anno scolastico 2019/2020 tramite il FIT 2018, permettendo così omogeneità di disciplina alla medesima categoria di docenti”.
Anief ritiene che la scuola non può continuare ad essere succube dei colori della politica. Va ricordato come il blocco quinquennale è stato vigente soltanto per il biennio 2011/2012 e 2012/2013 con la modifica introdotta dall’articolo 9, comma 21 della legge n. 106/2011 - con l’esclusione del blocco per l’assegnazione provvisoria fino all’ottavo anno di vita del bambino prevista dal contratto - a seguito della riapertura delle GaE “a pettine” ottenuta dall’Anief. La norma, che era stata pensata per contenere l’assunzione di docenti meridionali nelle regioni italiane del Settentrione, fu abrogata per l’evidente incostituzionalità dall’articolo 15, comma 10-bis della legge n. 128/2013, dopo le pressanti denunce, le ripetute richieste emendative e i ricorsi presentati dal giovane sindacato.
Così dall’anno scolastico 2013/2014 al 2018/2019, fu ripristinata la richiesta di trasferimento, assegnazione provvisoria o utilizzazione in altra provincia dopo tre anni di effettivo servizio nella provincia di titolarità, riportando la norma sulla mobilità, per lo più, a quanto previsto dall’originario comma 3 dell'articolo 399 del testo unico di cui al decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, che permetteva il trasferimento ad altra sede nella stessa provincia dopo due anni e in altra provincia dopo 3 anni, mentre l’assegnazione provvisoria dopo un anno, in vigore dall’anno scolastico 1994/1995 al 2010/2011.
Nel corso della XVIII legislatura, la maggioranza giallo-verde, in sintonia con le nuove norme sulla regionalizzazione della scuola, ripristinò la norma sul vincolo quinquennale precedentemente sospesa, ma soltanto per il personale assunto dalle nuove GRME, con effetto del provvedimento a partire dal 1° settembre 2019 con eccezione del personale avente diritto individuato entro il 31 dicembre 2018. L’attuale maggioranza giallo-rossa, alla ricerca di una presunta parità di trattamento, invece di sanare la disparità, ha voluto estendere il blocco a tutti i neo-assunti, indipendentemente dal percorso di reclutamento, senza riflettere sulla illegittimità del ripristino del blocco quinquennale stesso e della perdurante disparità di trattamento rispetto ai docenti assunti negli anni precedenti. Ora, però, l’ordine del giorno approvato alla Camera potrebbe rimettere giustamente tutto in discussione.
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