Nel mondo della scuola cresce la speranza dopo l’impegno preso ieri a Villa Pamphili del premier Giuseppe Conte davanti a sindacati e associazioni di categoria durante gli Stati Generali dell’Economia. Marcello Pacifico (Anief): “Siccome questi argomenti sono legati alla riapertura delle scuole in sicurezza a settembre, e non possiamo aspettare i soldi dall'Europa, serve una riprogrammazione delle risorse in bilancio per adottare il provvedimento durante la legge di conversione del Decreto Legge ‘Rilancio’ come descritto in alcuni emendamenti all'articolo 230 già presentati nello stesso provvedimento in via di conversione parlamentare”.
La ripresa dell’attività scolastica in presenza potrebbe portare buone nuove alla formazione delle nuove generazioni. Il presidente del Consiglio, assieme alla ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, ha espresso la volontà di affrontare l’annoso problema delle classi pollaio, della garanzia di un tempo scuola adeguato, della lotta alla povertà educativa. Sono temi collocati nell'agenda del piano del Governo per rilanciare il Paese e che lo stesso premier ha fornito ai rappresentati dei lavoratori sotto forma di un documento progettuale dettagliato.
LA PROPOSTA SINDACALE
Il sindacato prende atto dalla centralità dei punti individuati dal Governo: a partire dall’alto numero di alunni per classe, che rappresentata il tallone di Achille mai affrontato dai precedenti governi per ragioni puramente economiche. È giunto il momento, dopo l’esplosione del Covid, di rivedere i numeri che regolano la formazione delle classi e che anche per l’anno scolastico 2020/21 permetteranno la costituzione di gruppi-classi con oltre 30 alunni. Del resto, in Italia si contano circa 20 mila classi pollaio: una realtà che non può nemmeno lontanamente essere compatibile con le regole di distanziamento sociale imposte dai virologi, ma nemmeno con quelle ordinarie del diritto allo studio.
Allo stesso tempo, diventa fondamentale ricostituire le ore settimanali precedenti alla legge Tremonti-Gelmini del 2008, che ha cancellato inopinatamente, nella foga del risparmio sulla pelle degli alunni, anche l’insegnamento specialistico e il modulo alla primaria, almeno 100 mila cattedre e oltre 40 mila posti di personale Ata, assieme a 4 mila istituti scolastici.
“Sono gli stessi istituti – dice Marcello Pacifico - che oggi potrebbero essere recuperati, assieme ad altri edifici dismessi dello Stato, per svolgere l’attività didattica a settembre, quando tra il 30% e il 50% degli alunni di ogni scuola dovrà essere ricollocato in spazi alternativi per svolgere quelle lezioni in presenza indispensabili per pensare di tornare ad una scuola vera e non discriminante, a causa anche del digital divide, tecnologico e di competenze, che ha escluso un milione e mezzo di alunni durante la didattica a distanza”.
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