A pochi giorni dalla prima campanella, che in Piemonte non suona dalla fine dello scorso febbraio, il governatore del Piemonte, Alberto Cirio, ha dichiarato che la temperatura agli studenti dovrebbe essere rilevata prima di entrare a scuola e non solo, come previsto attualmente, dalle famiglie prima che escano da casa.
Ed è proprio per valutare la fattibilità di questa proposta che si è svolto oggi, in videoconferenza, il confronto tra l’assessore regionale all’istruzione della Regione Piemonte, Elena Chiorino, il direttore generale dell’ufficio scolastico del Piemonte, Fabrizio Manca, e i rappresentanti delle organizzazioni rappresentative della Scuola. Per ANIEF ha partecipato il presidente regionale per il Piemonte, Marco Giordano.
L’assessore Chiorino ha confermato la disponibilità della Regione Piemonte a stanziare fondi (la cifra annunciata è di 500mila euro) per consentire l’acquisto di termoscanner da distribuire a tutte le scuole piemontesi. Il timore, ha spiegato l’assessore, è che ci possano essere genitori sbadati, che dimenticano di misurare la febbre ai figli prima di uscire (ricordiamo in caso di temperatura superiore a 37,5 °C non si può uscire da casa e si deve avvertire il medico di famiglia), oppure altri che addirittura vogliano rifiutarsi di farlo – è il caso dei cosiddetti “negazionisti” –. La giunta regionale del Piemonte – ha aggiunto Chiorino – è consapevole del fatto che possano esserci criticità ma ritiene che la misurazione della temperatura a scuola sia una misura indispensabile.
“Siamo convinti – ha dichiarato nel suo intervento Marco Giordano, presidente regionale ANIEF Piemonte – che tutte le misure atte ad aumentare il livello di sicurezza e a garantire la salute di studenti, docenti, ata e dirigenti scolastici siano benvenute. Allo stesso tempo, tuttavia, chiediamo che sulla scuola non si consumino strumentalizzazioni politiche né scontri tra Stato e Regioni con fughe in avanti di queste ultime. Il tema della salute e della sicurezza a scuola deve necessariamente avere una regia nazionale ai tavoli in cui, peraltro, sono già presenti anche le organizzazioni sindacali proprio per garantire la tutela del diritto alla salute di chi a scuola lavora o studia”.
Nel corso dell’incontro, infatti, è stato evidenziato come il coinvolgimento delle famiglie sia indispensabile per evitare che gli studenti possano uscire da casa con la febbre, rischiando così di diffondere il virus sui mezzi pubblici prima di arrivare a scuola. Inoltre non è possibile ignorare la grave carenza di personale: con le risorse attuali, infatti, in Piemonte avremo solo la metà dei collaboratori scolastici di cui le scuole necessitano, per cui non è immaginabile assegnare loro ulteriori mansioni. Per non parlare, poi, della formazione necessaria per interventi di questo tipo, oggi del tutto assente, nonché degli ulteriori rischi per la salute cui tale personale sarebbe esposto.
Anche il fattore tempo rende difficilmente praticabile la misurazione della temperatura a scuola: mancano ormai pochissimi giorni all’inizio delle lezioni, previsto per il 14 settembre, e in così poco tempo sarà complicato garantire l’approvvigionamento degli strumenti. Inoltre bisogna considerare che misurare la temperatura a più di mille studenti in ingresso a scuola vorrebbe dire ritardare in modo eccessivo l’inizio delle lezioni al mattino. Per non considerare il rischio di assembramenti dovuto alle prevedibili code fuori dagli edifici scolastici degli studenti in attesa di entrare.
“Il vero nodo da affrontare – afferma Marco Giordano – è quello degli organici. Servono risorse aggiuntive in termini di personale scolastico, docente e non, per garantire classi meno affollate, pulizia più frequente e accurata dei locali, sorveglianza all’ingresso, all’uscita, nei bagni e nei corridoi per essere sicuri che tutti rispettino le norme igieniche, indossino la mascherina e garantiscano il necessario distanziamento. Sono questi gli investimenti che vorremmo la Regione Piemonte proponesse e su cui saremmo prontissimi a discutere. Il solo acquisto di termometri, invece, per quanto lodevole rischia di non servire a molto”.
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