Quasi il 50 per cento del personale della scuola, circa mezzo milione tra docenti e non docenti, ha svolto il test sierologico per il Covid 19 e di questi il 2,6% - cioè circa 13 mila persone - è risultato positivo e non prenderà servizio fino a quando il tampone non darà esito negativo. Sono i dati dell'ufficio del Commissario per l'emergenza Domenico Arcuri che aveva avviato nelle settimane scorse la campagna con la distribuzione di 2 milioni di test agli istituti scolastici. Il dato, diffuso dal Tg1 e ripreso dai maggiori mass media, tra cui La Repubblica, non tiene conto dei 200 mila tra docenti e non docenti del Lazio in quanto la Regione sta operando in maniera autonoma.
“Come sindacato – spiega il presidente nazionale Anief, Marcello Pacifico – abbiamo sempre considerato importante aderire alla possibilità di svolgere il test sierologico prima dell’inizio dell’anno scolastico ed in caso di positività di procedere successivamente con il tampone, che fornisce risposte rapide e veritiere. Nello stesso tempo, però, riteniamo che la stessa facoltà doveva essere concessa anche agli studenti, soprattutto gli iscritti agli istituti superiori, poiché potenzialmente portatori asintomatici in misura e numero maggiore rispetto al personale scolastico. Inoltre, permangono problemi legati all’effettivo svolgimento del test sierologico: tra negazioni di una buona parte dei medici di famiglia e lunghe attese presso le Asl, quello che emerge è un quadro che non sembra premiare le esigenze di priorità espresse dallo stesso ministero dell’Istruzione e dalle istituzioni sanitarie competenti. Pertanto, considerando il tempo sempre più ridotto in vista dell’inizio delle lezioni, ribadiamo la necessità di collocare il personale scolastico, anche quello precario che sottoscrive contratto di supplenze, tra i casi urgenti, così da avere la priorità di svolgimento degli esami sierologici”.
LE PERCENTUALI
Al 9 settembre, la regione più virtuosa di docenti e Ata che si sono sottoposti all’esame sierologico era la Lombardia, con il 70% di test effettuati mentre all'ultimo posto c'era la Sardegna con solo il 5% del personale. Entro il 24 settembre dall'Ufficio del commissario prevedono che la percentuale possa salire al 60-70%. L’indagine non tiene conto dei test svolti nel Lazio, che sta operando in maniera autonoma, si era arrivati a circa 30 mila, ma ne sono stati fissati altri 20 mila: il totale delle persone alle quali fare il test in questa regione sarebbe 120 mila.
LA POSIZIONE DELL’ANIEF
Secondo l’Anief questi dati numerici confermano che il senso di responsabilità della categoria dei lavoratori che operano nella scuola è tale che vi sono dei territori dove due docenti su tre hanno svolto il test sierologico consigliato indistintamente da scienziati e virologi. I lavoratori hanno quindi risposto positivamente anche agli inviti dello stesso giovane sindacato e del suo presidente nazionale Marcello Pacifico, che nelle scorse settimane ha chiesto ad insegnanti e personale amministrativo, tecnico e ai collaboratori scolastici di sottoporsi al test sierologico e, laddove ve ne siano motivazioni, anche a visita medica di competenza, come previsto da apposita Circolare del ministero della Salute, per valutare i rischi derivanti da eventuali contagi: sempre in vista della maggiore sicurezza possibile in corrispondenza dell’inizio delle lezioni.
Per quanto riguarda le percentuali di positività sinora riscontrate, l’Anief ritiene che non siano giustificabili allarmismi, poiché sufficientemente in linea con quelle presenti in altri settori lavorativi. Il sindacato ribadisce, infine, la sua opposizione contro l’ordinanza 70 dell’8 settembre scorso dalla Regione Campania sull’obbligo tassativo di docenti e personale Ata di sottoporsi al test sierologico per verificare l’eventuale contagio da Covid19, con tanto di multa (salata), fino a 3.000 euro, per chi dovesse rifiutarsi, confermando l’intenzione di far annullare eventuali contestazioni.
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