Sono allarmanti i numeri sulla positività al Covid19 da parte dei docenti e del personale Ata: in Lombardia, su 56.953 gli insegnanti e operatori scolastici non docenti che si sono sottoposti al test sierologico sono risultati positivi in 2.723 e quindi sottoposti al tampone. A farlo sapere è stata la Regione Lombardia, spiegando che dei 206.687 docenti e non si sono registrati in 98.470 per il test: al fine di garantire la massima copertura degli screening agli insegnanti, - ha detto l'assessore al welfare Giulio Gallera – è stato anche scelto di posticipare al 18 settembre il termine delle operazioni rispetto alla scadenza precedentemente prevista dal governo per il 7 settembre. Anche da altre regioni giungono notizie sui primi casi di positività anche tra gli alunni, come a Roma dove risulta infetto uno studente dell’istituto Marymount International ed in via precauzionale sono stati posti in isolamento 60 compagni e docenti. Anche le notizie sui contagi che si stanno riscontrando nelle scuole (diverse delle quali già chiuse dalle autorità) che provengono dall’estero, come in Germania in questi giorni anche in Francia, non lasciano presagire nulla di buono.
Secondo Anief rimane centrale, per tenere la situazione sotto controllo, puntare sulla prevenzione facendo certamente applicare il distanziamento sociale. A tal fine non bisognerebbe avere più di 15 alunni per classe, utilizzando gli spazi forniti dalle istituzioni locali, senza quindi tornare alla Dad. Sarà fondamentale anche tutelare la salute di tutti i lavoratori, a iniziare da coloro che versano in condizioni di “fragilità”. Risulta necessario dunque allargare lo screening a tutti i lavoratori.
“Bisogna puntare – dice il leader del giovane sindacato, Marcello Pacifico - sulla somministrazione del test sierologico a tutti i docenti e Ata che hanno espresso intenzione di svolgerlo. Invece, continuano a giungere informazioni di medici e Asl che non sembrano considerare tale esigenza prioritaria. I tempi di attesa devono essere minimizzati, in questo momento è la scuola, assieme ai casi urgenti, ad avere la priorità di svolgimento degli esami sierologici. E in caso di positività, va effettuato con immediatezza anche il tampone, con risposte rapide e veritiere. Nel frattempo, rimane importante che si produca una check list su tutto quello che è stato chiesto e non si è ottenuto, da parte di ogni singola scuola attraverso dei monitoraggi analitici da attuare in ogni singola scuola”.
Si torna a scuola proprio mentre i contagi risultano in pericolosa ascesa. Ma come si dovranno comportare le scuole, qualora un docente, Ata o studente risultasse positivo al test sierologico?
LE INDICAZIONI DELL’USR VENETO
A fornire delle spiegazioni pratiche, sulla scorta delle linee guida dell’Istituto superiore di sanità contenute nella Nota 15404 del 4 settembre 2020 sul Rapporto n. 58/2020 dell’ISS “Indicazioni operative per la gestione di casi e focolai di SARS-CoV-2 nelle scuole e nei servizi educativi dell’infanzia”, è stato l’Usr per il Veneto: l’Ufficio scolastico ha prodotto la Nota n. 345038 del 2 settembre della Direzione Prevenzione, Sicurezza Alimentare, Veterinaria della Regione del Veneto, nella quale si sottolinea l’importanza di una comunicazione tempestiva ed efficace tra i Dipartimenti di Prevenzione delle Aziende ULSS del Veneto e le Istituzioni scolastiche e i Servizi educativi dell’infanzia.
Di rilievo per le istituzioni scolastiche sono le regole di riammissione a scuola di bambini, alunni e studenti stabilite nella nota in parola per i casi confermati di COVID-19, per i casi con sintomi sospetti non confermati dal tampone rino-faringeo e, infine, per i casi di assenze per motivi di salute non sospetti per COVID-19. In particolare, la nota spiega che “la ricerca dei contatti e le conseguenti disposizioni di quarantena saranno avviate a partire dalla conferma del caso (tampone rino-faringeo positivo per COVID-19)” e che “Il Dipartimento di Prevenzione valuterà la strategia più adatta circa eventuali screening al personale scolastico e agli alunni in considerazione della situazione specifica e delle misure preventive adottate dal servizio in cui si è verificato il caso”.
SMART WORKING PER I GENITORI E PIÙ SPAZI
È in quest’ottica, per fornire la possibilità alle famiglie di dare un supporto ai figli in quarantena, dal Consiglio dei ministri di pochi giorni fa è stato approvato un decreto anti-Covid che prevede “misure in materia di smart working e congedi straordinari per i genitori di figli minori di quattordici anni nei casi di quarantena obbligatoria dei figli”. Oltre al congedo o smart working per i genitori di ragazzi in quarantena, al fine di facilitare le procedure per il reperimento di spazi per garantire il corretto e regolare avvio dell’anno scolastico 2020-2021 nel rispetto del distanziamento fisico imposto dalle linee guida del Comitato tecnico-scientifico, il testo consente di utilizzare, per le annualità 2020 e 2021, le risorse disponibili attualmente destinate alla copertura dei canoni di locazione a disposizione dell’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro (INAIL) per il programma di investimento scuole innovative e poli dell’infanzia anche per le aree interne, ancora in fase preliminare, finalizzandole prioritariamente alle spese per affitti di spazi e relative spese di conduzione e adattamento alle esigenze didattiche e noleggio di strutture temporanee.
COSA CHIEDE IL SINDACATO
Anief ritiene che è certamente fondamentale una scrupolosa organizzazione da parte dell’istituzione scolastica, con gli alunni responsabilizzati, assieme alle famiglie, all’importanza del rispetto delle regole che ogni scuola sta determinando a seguito delle delibere degli organi collegiali. Premesso questo, rimane indispensabile, anzi prioritaria, la necessità di evitare assembramenti attraverso la determinazione di gruppi classe non numerosi: da mesi, dal mese di aprile, il sindacato ha indicato l’esigenza di creare delle classi con non oltre 15 alunni, utilizzando spazi forniti dalle istituzioni locali e senza ritorno della didattica a distanza. In certi casi, considerando la presenza possibile contemporanea di più docenti, anche di sostegno, si sfiorerebbe comunque il numero di 20 unità per classe. Derogare al limite dei 15 alunni diventa un rischio che va evitato. Senza dimenticare l’attenzione massima, da normare, per tutto il personale in condizioni di “fragilità”.
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