Tra i trenta articoli della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani figura l’articolo 23 che “tutela i lavoratori nella libera scelta d’impiego e nella lotta alla disoccupazione. Si affermano inoltre i principi di equità salariale e garanzia di remunerazione soddisfacente ai bisogni del lavoratore e di ricorso ad associazioni sindacali”
Marcello Pacifico (Anief): “Lottiamo affinché i diritti dei lavoratori vengano difesi e diamo voce a chi spesso una voce forte non ha. Una parte compatta delle nostre battaglie è proprio indirizzata verso l’abbattimento del precariato e riteniamo che il diritto al lavoro sia uno dei principi più importante da salvaguardare. Indispensabile fare in modo che ognuno possa giungere là dove spera: crediamo che chi ha la passione e ha scelto di insegnare, vivendo la professione come una missione, debba poter raggiungere questo traguardo. Come associazione sindacale tuteliamo i diritti dei lavoratori in tutte le sedi, dal parlamento, attraverso la richiesta di emendamenti, ai tribunali, con azioni legali atte a far rispettare un diritto leso. Se si vuole almeno limare l’inflazione che nell’ultimo decennio ha sovrastato di oltre il 10% gli stipendi fermi del personale della scuola si deve procedere con maggiori finanziamenti diretti. Ma anche adottando delle indennità specifiche, come l’elevato rischio biologico, sinora riconosciuto solo ad altri comparti”
Oggi, 10 dicembre, ricorre la Giornata mondiale dei diritti umani che ha il fine di divulgare i valori della democrazia, della diversità e della tolleranza: la ricorrenza è stabilita “in memoria della proclamazione della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, avvenuta presso l’Assemblea delle Nazioni Unite a Parigi il 10 dicembre 1948.” L’importante documento venne prodotto nel Dopoguerra, quando i territori europei e asiatici risultavano devastati dalle conseguenze della Seconda Guerra Mondiale e il mondo era turbato dalla scoperta del sistema di campi di concentramento ideato dal regime nazista. Gli allora 58 paesi dell’ONU facevano confluire nella Carta un’elaborazione secolare di principi umanitari e civili, condensata in un elenco di 30 articoli, che ricalcavano i grandi documenti costitutivi della storia dell’umanità, “come ad esempio la Dichiarazione d’Indipendenza Americana del 1776 o la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino nata dalla Rivoluzione Francese. L’obiettivo dichiarato era quello di diffondere in tutto il mondo i valori di democrazia, diversità e tolleranza”.
La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani si compone di “30 articoli e un preambolo, nel quale gli stati membri dell’ONU considerano la necessità di conferire forma giuridica sovranazionale ai principi fondamentali dei diritti dell’uomo. In tal maniera l’Istituzione si fece garante della loro applicazione e diffusione nel mondo”. Tra i trenta articoli della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani figura l’articolo 23 che “tutela i lavoratori nella libera scelta d’impiego e nella lotta alla disoccupazione. Si affermano inoltre i principi di equità salariale e garanzia di remunerazione soddisfacente ai bisogni del lavoratore e di ricorso ad associazioni sindacali”.
Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, ha affermato che “come sindacato da sempre lottiamo affinché i diritti dei lavoratori vengano difesi e diamo voce a chi spesso una voce forte non ha. Una parte compatta delle nostre battaglie è proprio indirizzata verso l’abbattimento del precariato e riteniamo che il diritto al lavoro sia uno dei principi più importante da salvaguardare. Indispensabile fare in modo che ognuno possa giungere là dove spera: crediamo che chi ha la passione e ha scelto di insegnare, vivendo la professione come una missione, debba poter raggiungere questo traguardo. Come associazione sindacale tuteliamo i diritti dei lavoratori in tutte le sedi, dal parlamento, attraverso la richiesta di emendamenti, ai tribunali, con azioni legali atte a far rispettare un diritto leso”.
Per quanto riguarda poi il salario dei lavoratori della scuola, il sindacalista autonomo ha dichiarato che, per ottenere una somma adeguata e in linea con le retribuzioni degli omologhi europei, “se si vuole almeno limare l’inflazione che nell’ultimo decennio ha sovrastato di oltre il 10% gli stipendi fermi del personale della scuola – tranne l’incremento del 3,48% medio del 2018 -, si deve procedere con maggiori finanziamenti diretti. Ma anche adottando delle indennità specifiche, come l’elevato rischio biologico, sinora riconosciuto solo ad altri comparti”.
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