Una parte dei quasi 20 miliardi del Recovery Plan destinati all’Istruzione e alla Ricerca dovrà necessariamente essere destinata "alla valorizzazione del personale e quindi degli stipendi. In questo rientra l’indennità di rischio: oggi è rischio Covid, ieri e domani è burnout. L’obiettivo deve essere valorizzare chi deve formare le generazioni del domani”. A sostenerlo è Marcello Pacifico, presidente del sindacato rappresentativo Anief: nel corso di un’intervista rilasciata a Orizzonte Scuola, il sindacalista autonomo ha affermato che “bisogna prendere impegni precisi col governo e chiedere di ottemperare alla valorizzazione di chi lavora in tutto il settore Istruzione e Ricerca. Ora abbiamo 19,5 miliardi da investire, dobbiamo lavorare per capire come investirli. Chiediamo al governo di essere convocati per sapere almeno quali sono le idee del sindacato”.
Gli stipendi dei docenti italiani restano fra i più bassi d’Europa: a ricordarlo è stato l’ultimo rapporto Ocse – Education at a glance 2020. Anief, se convocato, direbbe che “il problema della scuola italiana è vecchio e non è il Covid”, ma i tagli. E non solo degli aumenti stipendiali. Alla primaria, ad esempio è stato cancellato “l’insegnamento per moduli”, abbandonando la docenza specializzata. Ma nell’ultimo decennio sono arrivate anche le “classi pollaio, i tagli sul personale Ata” e, invece, della “revisione dei profili professionali” non c’è traccia. Ecco perché “vogliamo essere coinvolti nelle scelte, per evitare spese inutili come quella fatta con i banchi monoposto, che tra l’altro a dicembre devono ancora arrivare. Se qualcuno ci avesse chiesto un parere avremmo detto di no e che sarebbe stato più opportuno ripristinare i 12mila plessi” dismessi a partire dal dimensionamento imposto con la Legge 133/08.
SI ASCOLTI CHI CONOSCE LA SCUOLA
Marcello Pacifico spiega che il suo sindacato non vuole “essere inserito nelle task force, ma dire come spendere i soldi perché conosciamo le vere problematiche del personale che ogni giorno lavora nelle scuole. Ora resta comunque importante dare da gennaio l’aumento di 100 euro, a condizione che sappiamo che il gap rispetto all’Europa è elevato anche sugli stipendi, soprattutto sugli organici e poi sugli apprendimenti”.
L’ELENCO DELLE PRIORITÀ
Il leader dell’Anief spiega che il sindacato ha in serbo delle proposte che serviranno “per migliorare tutto il sistema: aumentare il successo formativo dei nostri studenti, garantire il passaggio all’università, garantire il raccordo scuola-mondo lavoro. Ma per questo dobbiamo partire dalla valorizzazione del personale e quindi dagli stipendi, dalla lotta alla precarietà, dagli organici. Invitiamo il governo a vedere davvero l’Europa”.
ORGANICI DA RIVEDERE
Quella degli organici scarsi e organizzati in modo sbagliato è una problematica seria, anche a livello di categorie: “È uno sbaglio mettere nell’organico 100mila insegnanti di sostegno se si considera il rapporto alunni-docenti, e sono uno sbaglio 30mila insegnanti di religione – dice Pacifico -. Quando hai nella scuola il più alto tasso di precarietà del pubblico impiego del mondo e quando hai il corpo docente più vecchio ti devi interrogare sul reclutamento. Precariato, organici, revisione profili professionali, sono tre i cluster da attivare. Per quanto riguarda gli organici dobbiamo guardare le esigenze delle scuole”.
SÌ AL SALARIO MINIMO
Il sindacalista sostiene che “bisogna rivedere la tabella dei profili professionali e gli stipendi per quel che riguarda la differenziazione tra personale. Ma anche per fare questo servono risorse aggiuntive. A nostro avviso il salario minimo deve essere orientato alla copertura almeno dell’inflazione, ma ancora oggi abbiamo stipendi 10 punti sotto l’inflazione”, conclude Pacifico.
PER APPROFONDIMENTI:
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