Sulle modalità di riapertura delle scuole il 7 gennaio arriva l’intesa della Conferenza Unificata Stato-Regioni: alla presenza del ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia, e della ministra dell’istruzione, Lucia Azzolina, la Conferenza ha dato il via libera al ritorno in classe subito dopo l’Epifania, ma ad una condizione: nella prima fase del rientro la presenza di studenti scenderebbe dal 75% al 50%, una percentuale da aumentare poi nel corso del tempo se ve ne saranno le condizioni.
Secondo Marcello Pacifico, presidente del sindacato Anief, “sul rientro in classe devono certamente essere le scuole autonome a decidere in concerto con le autorità sanitarie sulla base sui dati epidemiologici, ma solo dopo un’accurata indagine di tutta la popolazione studentesca e del personale. I cambiamenti continui sulle percentuali di studenti dimostrano che si sta procedendo in modo sperimentale, decisamente empirico, su un contesto complicato, con il numero dei contagi mutevole e le variabili per agevolare la prevenzione complicate da coordinare. Quello che serve per ripartire, quindi, sono le certezze derivanti da uno screening sul personale e sugli studenti. Altrimenti rischiamo di ritrovarci ogni settimana con disposizioni sempre diverse. Cambiare le percentuali significa anche che ora le scuole dovranno riformulare il loro piano orario settimanale da adottare al rientro, dopo averlo fatto approvare solo qualche giorno fa dagli organi collegiali giusto prima delle festività natalizie. E non è detto che gli orari scaglionati e i doppi turni, che molte prefetture stanno chiedendo da adottare, siano attuabili in tutte le scuole superiori”.
Si va verso la riduzione della presenza in classe degli studenti delle superiori, quando il 7 gennaio riprenderanno le lezioni. La nuova percentuale, al 50%, è stata avallata dalla la Conferenza unificata Stato-Regioni ed enti locali. Il testo provvisorio prevede di mettere a punto un piano operativo per garantire le operazioni di tracciamento dei contagiati e per l’applicazione rapida, efficace e tempestiva dei protocolli sanitari nell’ambito scolastico, prevedendo, anche con l’ausilio delle autorità sanitarie militari, la presa in carico di eventuali persone sintomatiche.
L’ACCORDO
Il documento prodotto, come riportato dalla stampa specializzata, prevede anche la realizzazione di un sistema di comunicazione rapido ed efficace attraverso cui le scuole “sappiano con precisione quali studenti o unità di personale debbano essere posti in quarantena, per quanto tempo e con quali modalità di rientro a scuola”. Inoltre, la bozza prevede che una eventuale sospensione o limitazione delle attività didattiche in presenza dovrà essere prevista “come misura residuale e disposta unicamente sulla base di evidenze scientifiche”. Da parte sua il governo si impegna a incrementare – si legge ancora nel testo – “il Fondo per il Miglioramento dell’Offerta Formativa per il riconoscimento del salario accessorio al personale Ata, al fine di garantire il proseguimento del funzionamento delle istituzioni scolastiche secondarie di secondo grado anche nelle ore pomeridiane”.
LA PREMESSA DEL MINISTERO
Già il Ministero, con la nota n.28290 del 22 dicembre, aveva reso noto che è emersa l’esigenza di modificare la disposizione indicata, nel senso di fissare come obbligatorio il raggiungimento del 50% dell’attività didattica in presenza, con l’obiettivo di assicurare il raggiungimento del 75%, in modo graduale, ove questo non sia da subito possibile. A tal fine, atteso che non verrà adottato nell’immediato un nuovo DPCM in materia, sarà richiesto che tale misura sia prevista tramite apposita ordinanza del Ministro della Salute. Il ministero dell’Istruzione aveva precisato: “Il rientro per le scuole di secondo grado avverrà partendo con il 50% di studenti in presenza per arrivare al 75%. Su questo punto sarà predisposta un’Ordinanza del Ministero della Salute”.
LA POSIZIONE DEL SINDACATO
Anief ritiene che si sta procedendo senza un progetto definito. Lo stesso DPCM del 3 dicembre, che prevedeva il 75% di studenti da collocare in classe il prossimo 7 gennaio, sembra ora vacillare. La retromarcia dello stesso Governo è probabilmente arrivata dopo che, sulla base dei resoconti dei governatori delle Regioni, si è reso conto che il virus è ancora vivo, non tutte le province sono in grado di garantire una maggiorazione adeguata di mezzi di trasporto e sono molti gli istituti scolastici a non detenere spazi e organici adeguati a garantire il rientro in sicurezza del 75% di allievi. Il rischio, in queste condizioni, è che la sicurezza non possa essere garantita.
PER APPROFONDIMENTI:
Assunzioni e supplenze, graduatorie tutte digitalizzate: domani incontro ministero-sindacati
Mobilità docenti e Ata, dopo i trasferimenti sbagliati entrano in scena le finte cattedre di fatto
Decreto Rilancio in approvazione, tutte le novità in arrivo per sostenere la ripresa a settembre
Graduatorie provinciali supplenze, attese un milione di domande: 100 mila solo in Lombardia
Formazione docenti, in 650 mila ricevono i 500 euro della carta docente: sempre esclusi i precari