Tra domande di pensionamento e posti già vacanti, l’anno scolastico prossimo si aprirà con un numero impressionante di posti disponibili da insegnante nella scuola pubblica. Se a questi aggiungiamo gli 80mila di sostegno e quelli in organico di fatto, il 2021 rischia fortemente di superare ogni record in fatto di supplenze. Il dato dei pensionamenti, pari a circa 35 mila posti, quindi più di quanto era trapelato nelle passate settimane, non è definitivo: si tratta di domande, ma la percentuale di bocciature da parte dell’amministrazione o di ripensamenti dei diretti interessati è storicamente risibile. I posti che si andranno a liberare, saranno divisi equamente tra la mobilità 2021 e le immissioni in ruolo della prossima estate: “a questi – scrive Orizzonte Scuola, che fornisce pure i dati per provincia - vanno sommati quelli rimasti vacanti dopo le operazioni dello scorso anno scolastico, circa 64.000” posti.
Per il sindacato, si tratta di numeri importanti. Che andranno coperti con personale nuovo ed in alto numero con immissioni in ruolo. Ancora di più perché il Comitato europeo dei diritti sociali ha accolto il reclamo Anief collettivo n. 146/2017, che apre alle assunzioni dopo 36 mesi e costringe il Governo d’ora in poi a prevedere nuovi concorsi per titoli, così evitare una dura condanna dall’Europa: la rilevante novità verrà presentata domani pomeriggio in una conferenza stampa.
Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, ritiene che “a fronte di questi numeri sui pensionamenti 2021, le procedure che regolano mobilità e assunzioni necessitino di modifiche urgenti. La prima, quella che riguarda i trasferimenti, le utilizzazioni e le assegnazioni provvisorie, deve prevedere il decadimento dei vincoli quinquennali e triennali che impediscono di realizzare la propria candidatura allo spostamento di sede, anche per motivi gravi e negando anche il diritto al ricongiungimento alla propria famiglia. Una condizione che diventa ingiustificabile quando sussistono i posti disponibili e quindi le condizioni perché il trasferimento, definitivo o annuale, possa realizzarsi. Per quanto riguarda le assunzioni a tempo indeterminato, indispensabili per attuare il turn over, l’Anief continua a chiedere la collocazione nelle GaE di tutti gli abilitati e l’utilizzo anche delle graduatorie d’Istituto, poiché il fallimento degli ultimi anni, con i due terzi delle assunzioni già finanziate e programmate andate clamorosamente perse, non può continuare a passare inosservato”.
LE RICHIESTE DEL SINDACATO
Ben 35 mila docenti e 10 mila Ata: sono numeri importanti quelli che riguardano i pensionamenti nella scuola, ancora di più perché l’uscita dal mondo del lavoro, per la meritata pensione, sembra destinato a crescere. A proposito dei pensionamenti, l’Anief continua ad avere una posizione inflessibile: il comparto della docenza ed in generale dei dipendenti della scuola non può infatti permettersi di continuare a collocare in pensione i propri dipendenti alle soglie dei 70 anni. L’organizzazione sindacale ritiene, quindi, che sia giunta l’ora di tornare ai parametri sui contributi utili. Il sindacato reputa quindi indispensabili rendere di nuovo attuative le disposizioni normative previgenti all’approvazione della cosiddetta legge Monti-Fornero, in particolare l’articolo 24, della legge 22 dicembre 2011.
L’esigenza di svecchiare la docenza scolastica, anche perché l’età media di quella italiana è tra le più alte al mondo, si deve anche al diffuso e gravoso stress psicofisico, unito all’attuale pesante gap generazionale tra personale scolastico e discenti necessita di un’apposita finestra che permetta l’accesso e la decorrenza del trattamento pensionistico di vecchiaia o di anzianità. Ecco perché l’Anief reputa “indispensabile allargare l’attuale finestra di pensione anticipata prevista soltanto per il personale delle forze armate”: è un dato di fatto quello di considerare “gravoso” il lavoro svolto “in tutti gli ordini di scuola”.
Il pensionamento anticipato si giustifica anche misurando l’alto stress che comporta l’operare nelle mura scolastiche, oltre che le malattie conseguenti e l’alto rischio biologico. Ecco perché riteniamo che, in attesa di una vera riforma, sarebbe utile agganciare le professionalità della scuola all’Ape Social, non producendo, in tal modo, alcuna decurtazione all’assegna di quiescenza, esattamente così come si applica ai dipendenti statali in divisa. Il concetto che secondo il sindacato deve passare è che i lavoratori della scuola vanno considerati tra le professionalità “fragili”.
Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, “dobbiamo considerare che in realtà i numeri dei pensionamenti sarebbero dovuti essere molto più alti: moltissimi insegnanti sono stati infatti costretti, loro malgrado, a rimanere in servizio fino a 67 anni, perché obbligati da norme che impediscono l’accesso alla pensione oppure lo permetterebbero ma in cambio di una inaccettabile riduzione sull’assegno di quiescenza, come per esempio accade con Opzione donna, con 600 euro in meno al mese rispetto all’uscita prevista dalla Legge Monti-Fornero”.
PER APPROFONDIMENTI:
Decreto Legge N. 126/2019: sbloccati i posti “Quota 100”
Lavori gravosi, entro gennaio commissione tecnica al lavoro
Nel 2020 rimangono Quota 100, Opzione Donna e Ape Social: in arrivo Quota 41
Pensioni, Anief: tornare ai parametri preesistenti alla riforma Fornero
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