Anief: Assurdo andare in pensione a 70 anni. Se un organismo internazionale interviene perché uno Stato sovrano destina 7,5 miliardi per permettere ai suoi lavoratori di andare in pensione seppur con penalizzazione sull'asse contributivo entro la media degli altri Paesi potrebbe cominciare a perdere di credibilità
Nella media dei Paesi OCDE l'età pensionabile è di 63 anni. In Italia, per il secondo anno consecutivo, si permette di accedere alla pensione con una penalizzazione pro rata a 62 anni, rispetto ai requisiti previsti dalla legge Fornero. Cosa ci sia di scandaloso per l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico per la quale occorre aumentare l’età pensionabile “limitando indebiti sussidi di prepensionamento”, a partire proprio da “Quota 100”, perché lasciare il lavoro a 62 anni non è ammissibile? Il giovane sindacato non lo capisce.
Perché un lavoratore con quasi 40 anni di contributi versati, soprattutto quando sottoposto ad uno stress particolarmente accentuato, come quello che arreca la scuola, deve essere costretto a rimanere in servizio? I conti di uno Stato si possono far quadrare in tanti modi, non di certo sulla pelle dei suoi cittadini.
“Anief – ricorda il suo presidente nazionale Marcello Pacifico - in audizione alla Camera ha di recente espressamente chiesto di sbloccare i posti liberati con ‘Quota 100’ per le assunzioni, con l’emendamento al decreto salva-precari che sta procedendo in questa direzione, e reputa particolarmente grave che si possa pensare che tutte le professioni siano uguali: non a caso, il giovane sindacato ha richiesto che la Legge di Bilancio possa contenere una norma che collochi l’insegnamento tra le professioni gravose, finanziando l’operazione dal fondo con la legge 23 dicembre 2014 n. 190. Ecco perché non c’è altra scelta che collocare l’insegnamento, non solo quello nella scuola dell’infanzia, tra le professioni a carattere gravoso, quindi nell’Ape Social”.
Mentre in Italia il Governo italiano conferma l’anticipo pensionistico “Quota 100” almeno fino al 2021, l’Ocse sostiene che invece la norma va abolita: secondo l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, in Italia a rischio è la sostenibilità del sistema macroeconomico e quindi occorre assicurare “adeguate prestazioni di vecchiaia limitando la pressione nel breve, medio e lungo periodo”. Il problema, secondo l’Organizzazione internazionale, è che in Italia si lascia il lavoro per andare in pensione a 62 anni, 63 e poco più per gli uomini e 61 per le donne. In Europa invece, per gli altri paesi Ocse, l’età del passaggio lavoro-pensione si attesta a poco più di 65 anni per gli uomini e 63 per le donne.
Le indicazioni dell’Ocse non tengono evidentemente conto di alcune specificità lavorative. Come quelle di chi svolge lavori di relazioni umane: la scuola ne è l’esempio massimo. È tutto dire che e anche l’Organizzazione mondiale della Sanità ha ultimamente affermato che il burnout è il tipico malessere cronico che si riscontra nei lavoratori della scuola, in particolare tra i docenti, poiché comporta una sindrome che conduce allo ‘stress cronico’ impossibile da curare con successo, c’è davvero da preoccuparsi e affrontare il problema. Come già avviene nella maggior parte dei Paesi europei.
Il giovane sindacato ricorda che “le malattie professionali dei docenti che determinano l’inidoneità all’insegnamento nell’80% dei casi presentano una diagnosi psichiatrica”. Ad evidenziare il problema, scrive ancora il giovane sindacato nelle motivazioni degli emendamenti al Disegno di legge di Bilancio 2020 AS 1586, sono anche gli “studi sullo stress da lavoro correlato e burnout” condotti dal “dott. Vittorio Lodolo D’Oria, ragion per cui risulta indispensabile allargare l’attuale finestra di pensione anticipata prevista soltanto per il personale dell’infanzia”. Lo stesso esperto in materia ha di recente ricordato che “dal 1992 al 2012 sono intervenute quattro riforme previdenziali ‘al buio’, cioè senza valutare la salute della categoria professionale dei docenti”.
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